VIRI PROBATI, VOCAZIONI. LETTERA DI UN PRETE: È COLPA NOSTRA, NON IRRADIAMO GIOIA.
10 Novembre 2019
Marco Tosatti
Cari Stilumcuriali, ci ha scritto un sacerdote per commentare le discussioni relative ai viri probati che hanno accompagnato il Sinodo sull’Amazzonia, appena concluso; e che di sicuro saranno un dei punti in discussione al Sinodo della Chiesa tedesca, che si sta aprendo in questi giorni, e proseguirà per due anni. Ci sembrano, quelle inviate dal sacerdote, considerazioni interessanti, e meritevoli di riflessione, e ve le proponiamo, ringraziando l’Autore per la fiducia mostrata in Stilum Curiae.
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Egregio Sig. Tosatti, non so se ho usato il canale giusto per inviarle queste mie riflessioni, spero vada bene. Mi permetto una mia analisi della situazione “celibato dei preti”. Veda lei se e come usarla. Grazie.
Al termine di un sinodo per l’Amazzonia, decisamente discusso e discutibile, sembra che stia prendendo piede l’opinione, diffusa ormai non solo tra la gente comune, ma anche tra il clero e la gerarchia, che il sacerdozio “celibe” non abbia più ragione di essere. Forse non lo si dice proprio così apertamente, ma si trovano altre scappatoie per giungere alla stessa conclusione: occorre ordinare “laici provati” per sopperire alla mancanza di preti!
Al di là della questione di sopprimere o meno il celibato del sacerdozio, che è una disciplina interna alla chiesa, vorrei che spostassimo un attimo la riflessione su un altro aspetto.
Ci siamo mai chiesti seriamente perché ci sia questa mancanza di persone pronte a dedicare interamente la loro vita al Vangelo? Perché il nocciolo della questione è proprio qui! Non tanto “se sia giusto o no che il prete sia celibe”, ma “come mai mancano preti?”.
Qualcuno superficialmente risponderà che il motivo sta proprio nel celibato: lasciate liberi i preti di sposarsi e vedrete che tornano le vocazioni!
Personalmente non ci credo: ed ho una idea ben diversa.
Il motivo principale per cui mancano i preti è perché la scelta di diventare preti non è associata alla gioia di donare la propria vita!
Oggi fare il prete non è più attrattivo!
E perché non lo è più? Io credo che sia perché noi preti non sappiamo trasmettere la gioia della nostra scelta: siamo felici di essere preti?
Nella maggior parte dei casi io credo di no: o per lo meno non sappiamo dimostrarlo!
Quando uno è felice, sa trasmettere la sua gioia: e oggi, nella maggior parte dei casi, il prete non dimostra di essere felice!
Non possiamo analizzare i motivi di questa mancanza di gioia profonda nell’essere quello che siamo, ma credo che fino al momento in cui continueremo a cercare compensazioni esterne (e l’abolizione del celibato è una di queste) difficilmente potremo riscoprire la gioia della nostra vocazione.
Come faccio a dire ad un giovane: guarda che essere prete è bello, se io per primo non ne sono convinto?
Se penso alla mia gioventù (parlo di 50 anni fa), ricordo il prete che ci seguiva in oratorio, che era lì tutti i giorni a seguire le attività, i gruppi, a gestire le difficoltà e le conquiste che noi giovani facevamo, lasciando trasparire tutta la gioia che il suo compito gli dava. Oggi i preti corrono da tutte le parti, non hanno mai tempo, sono dentro in mille commissioni…
Siamo proprio certi che sia questa la visione giusta da dare? Il prete sembra essere diventato un qualunque menager, di una qualunque impresa!
Un consiglio ai miei “colleghi”, senza pretesa di essere uno che ha capito tutto: siamo più gioiosi, dimostriamo un po’ di più che la nostra scelta è ampiamente ripagata da chi è nostro modello di vita: Gesù Cristo.
Forse vedremo di nuovo rifiorire vocazioni attorno a noi, perché chi chiama è Lui, e noi siamo “servi inutili” che hanno fatto, speriamo, tutto quello che dovevano fare!
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Tag: preti, Sinodo, viri provati, vocazioni
Categoria: Generale
Il vero problema è capire cosa significa “vocazione” e vale per il sacerdozio, per la vita consacrata e per il matrimonio.
La vocazione è una chiamata alla vita vera, alla felicità attraverso una forma stabile.
Come si fa a proporre i “viri probati” quando la vocazione al matrimonio viene anch’essa sminuita e non proposta invece come compimento dell’uomo e della donna in Cristo?
Oggi mancano i sacerdoti, domani, che è già oggi, mancheranno gli sposi cristiani.
Domani mancheranno i cristiani.
Quando il figlio dell’uomo tornerà, troverà ancora la fede sulla terra?
Nei paesi in via di sviluppo le vocazioni crescono; si sono ridotte drammaticamente invece nelle nazioni più sviluppate.
Le regioni sottosviluppate si trovano nelle condizioni delle nostre società di circa 100 anni fa, con ancora il senso di appartenenza a una comunità e a un comune sentire religioso, capillarmente diffuso a livello popolare, a cominciare dalla famiglia. Un ambiente che favorisce il nascere e il maturare delle vocazioni.
In una società cosmopolita e materialista come la nostra, invece, il mondo si è ridotto a un villaggio globale, senza identità civili e religiose specifiche.
E allora i giovani, se da una parte possono godere di un orizzonte di conoscenze ed esperienze mille volte amplificate rispetto a un tempo, per altro verso invece sono sempre più disorientati da una miriade di sollecitazioni diverse e spesso in antitesi tra loro, che non lasciano nemmeno il tempo per un serio discernimento.
Il risultato è che adolescenti e giovani (e anche molti adulti) non vanno nemmeno più a messa la domenica.
E’ una situazione drammatica. E la colpa non è del Papa o delle correnti teologiche o delle presunte apostasie, che nemmeno conoscono.
Forse in un mondo siffatto, dove negli ultimi 100 anni sono avvenuti mutamenti così repentini e radicali rispetto a millenni di storia precedente, l’unica soluzione possibile potrebbe essere un intervento diretto del Cielo, che indichi a tutta l’umanità la strada giusta da percorrere.
Non credo, come la maggior parte dei Stilumcuriali, che il sacerdote DEBBA trasmettere la gioia per poter favorire le vocazioni sacerdotali. La gioia è la conseguenza immediata e spontanea di una vita “convinta” dedicata a Cristo. Un piatto prelibato non “deve” emanare un buon profumo, LO EMANA NATURALMENTE.
Il sacerdote articolista impone ai suoi confratelli una conseguenza (la gioia) come un punto di partenza per convincere i giovani ad entrare nei seminari: ciò che può convincere i giovani è solo la testimonianza di vita, un’esistenza imperniata su Cristo, un cui si respira …… la presenza di Dio.
È esattamente quello che penso!
Forse non è un problema di gioia, ma di poco tempo passato ad adorare Gesù in ginocchio davanti al tabernacolo e durante le esposizioni Eucaristiche, a farGli compagnia e vegliare con Lui in quest’ora. Da quegli incontri, il sacerdote diventerà sempre più simile al divin Salvatore e porterà molto frutto, ed anche gioia. Consiglio la lettura di In Sinu Jesu, libro con rivelazioni private di Gesù e Maria ad un monaco irlandese, negli ultimi dieci anni. Il libro ha imprimatur del vescovo e tratta di questi argomenti. Dottor Tosatti, sarebbe bello se dalla sua pagina che ha molta visibilità, facesse pubblicità al libro.
Il vero problema è che sono stati nascosti i Novissimi:
In una recente canzoncina di un gruppo di discreto successo è inserita e ripetuta diverse volte la frase “e dell’inferno sai chi se ne fotte!”
Senza il riferimento ai Novissimi non si capisce più:
– perchè si è incarnato NSGC
– chi ha combattuto e sconfitto nel Getsemani e sul Calvario
– la maggior parte dei detti e delle parabole di NSGC
– il valore del ruolo della Chiesa e dei Sacerdoti.
Saluti al Don
Credo di averlo già scritto una volta, ma mi sembra un buon consiglio e lo ripropongo.
Chi è dubbioso sul celibato ecclesiastico dovrebbe leggere Le Torri di Barchester di Anthony Trollope.
Non per aspetti teologici o di disciplina. Semplicemente, per quelle che sono le conseguenze concrete dell’essere sposati e avere una famiglia sulla vita quotidiana dei pastori anglicani.
Il romanzo è ambientato in una diocesi inglese immaginaria nei primi decenni del XIX secolo. Non credo proprio che la situazione dell’anglicanesimo sia migliorata da allora a oggi, anzi credo che oggi sia ben peggiore.
Tra l’altro Trollope è uno scrittore grandissimo, per certi aspetti somiglia a Manzoni (probabilmente per il fatto che entrambi ebbero tra i loro modelli Thackeray), quindi ne vale la pena anche per il valore letterario.
Indubbiamente , il sacerdote ha ragione : manca la gioia, ma prima ancora manca o è molto tiepida la fede e , pochissimi alimentano in sé e negli altri una fiammella sempre più tremolante che rischia di spengersi. Viviamo in un deserto spirituale che . ogni giorno, si ingrandisce e rischia di inghiottirci.
Giovani e meno giovani, tutti noi abbiamo bisogno di una testimonianza di fede che ci ricordi chi è Gesu’ Cristo , quanto importante sia un rapporto vivo e vero con Lui , che Lo si metta al centro della predicazione e della vita della Chiesa.
Ci Possiamo allontanare dalla casa del PADRE e possiamo vagare , ma l’importante è sapere che esiste una Via , un porto cui approdare , un Padre che ci aspetta e nel E Figlio ci accoglie e, se pentiti, perdona .
Il problema non è irradiare gioia… secondo me è il mancare di personalità… purtroppo molti preti mancano di spina dorsale, di assertività nell’annunciare il Vangelo, di cultura e capacità di difendere la fede, santità a parte che anche un tempo non era appannaggio di tutti. Il prete di oggi spesso semplicemente non irradia fede e convinzione nel suo ministero… e allora chi volete che sia cosí fesso da voler entrare a far parte di una famiglia religiosa dove si fa gara a vergognarsi del Cristianesimo? Ad un giovane che voglia diventare prete oggi direi, parodiando una frase di Gene Hackman a Will Smith in “Enemy of the state”: o sei incredibilmente santo, o sei incredibilmente stupido.
Riguardo la disputa sulla continenza dei sacerdoti, suggerisco la lettura dell’articolo pubblicato pochi giorni fa da Sandro Magister nel suo Blog “Settimo cielo “.
Il teologo domenicano Padre Thomas Michelet-docente all’Angelicum- sostiene che sino al XII sec. si ordinavano sacerdoti sposati purché mantenessero la continenza e vivessero come fratello e sorella.
Tale impegno veniva fatto discendere dagli apostoli e dunque non era considerato materia di disciplina ecclesiastica.
Poiché nel tempo si avevamo casi di sacerdoti che non rispettavano l’impegno si decise di stabilire la norma ecclesiastica di ordinare solo uomini celibi.
Tale norma finì per oscurare l’origine apostolica del vincolo ritenendolo modificabile dalla Chiesa.
Se il vincolo è dovuto agli apostoli che avevano come modello Gesù Cristo che non era sposato, c’è poco da discutere; purtroppo però alcuni consacrati pensano di essere le avanguardie della Chiesa seguendo le sciocchezze mondane alla dan brown (scritto minuscolo apposta) e finiscono per essere le retroguardie del mondo (cfr articolo di Aldo Maria Valli sul blog “Duc in altum” sugli atei che rimpiangono Dio: Hitchens, Dawkins…).
Michele
Sul fatto che Gesù Cristo non fosse sposato io ha da sempre una mia opinione. Sottolineo opinione , o, se volete, convinzione. La butto là, visto che il commento di Michele me ne dà l’occasione.
Se Gesù si fosse sposato, con altissima probabilità avrebbe avuto figli. Questo, alla sua morte, avrebbe creato problemi di successione e ancora oggi la Chiesa dovrebbe in qualche modo rispondere agli eredi degli eredi di Gesù, come, seicento anni dopo, accadde agli eredi di Maometto.
Con Gesù dovevano avere compimento la Legge e i Profeti e avere la sua gloria finale la Stirpe di Davide. Grazie alla sua Gloriosa ascensione, di Gesù, sulla terra, rimangono molte vestigia ( la Sindone, la Casa di Loreto, la Tomba, molti luoghi della Terra Santa , ma della sua carne e del suo sangue, grazie alla sua verginità (non solo a quella di Maria) su questa terra non rimane più nulla . C’è però l’Eucaristia.
Ci sono problematiche teologiche enormi nella eventualità che Gesù si fosse sposato e avesse avuto dei figli. Che “natura” avrebbero avuto queste persone? Accanto alla natura umana avrebbereo ereditato in parte anche quella divina?
Sarebbero state sottomesse al peccato originale e alla morte queste persone? E in ogni caso non sarebbero state comunque in un rapporto diverso rispetto a tutti gli altri uomini e donne nell’economia della salvezza, sulla terra ed anche nel regno dei cieli?
Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, non poteva avere una vita in tutto uguale alla nostra. Incompatibile on la prerogativa di vero Dio.
Figuriamoci se il Signore, eterno Dio con il Padre e lo Spirito Santo, assume la natura umana per sposarsi.
Rispetto l’opinione, ma è una convinzione stupefacente
Alla lettura dell’art.di Magister nel suo blog Settimo Cielo circa le considerazioni di padre Thomas Michelet sul celibato sacerdotale del 1/11 vorrei aggiungere segnalandola come molto significativa sull’argomento, anche la lettura nello stesso testo di un altro art.”Eunuchi per il regno dei cieli.La disputa sul celibato ” .Può essere sfuggito perchè è riportato solo il titolo , è tutto da leggere perchè riporta il pensiero di Papa Benedetto sulla questione. In sintesi ci sono due punti chiave che i ” novatores ” portano avanti da tempo per superare la disciplina del celibato :1) che il celibato dei preti è una regola imposta nei secoli recenti al solo clero occidentale , 2) che ai sacerdoti cattolici dovrebbe essere consentito sposarsi “come nella chiesa primitiva”.Nel suo intervento Papa Benedetto smonta queste due tesi dicendo che queste due cose fanno entrambe a pugni con la storia e la teologia. Ora la cultura , la profondità di pensiero , l’amore per la verità storica di Papa Benedetto avrebbero dovuto porre fine alla querelle , ma non è stato e non sarà così perchè ottusamente e testardamente si continuerà nella via intrapresa da tempo per cui viri probati dopo viri probati dall’Amazzonia a tutto il mondo si arriverà alla distruzione di un altro pilastro della chiesa ormai ex -cattolica.
Attenzione per tutti i partecipanti al forum : non fate la confusione tipica di certe persone con solo la scuola dell’obbligo che confondono la legge del Signore con le leggi dello Stato.
Per una di queste persone era NORMALE portare delle povere immigrate ad abortire, dato che l’aborto era permesso dalla legge dello stato. Il concetto che l’aborto sia un peccato grave non la sfiorava nemmeno. Quindi, qualora fosse permesso ad un candidato al sacerdozio di contrarre matrimonio è evidente che non dovrebbe mai essere un matrimonio tra due persone dello stesso sesso e che non dovrebbe essere mai permesso il divorzio.
Credo che i partecipanti a questo blog siano in maggioranza abbastanza colti da apprezzare l’ironia. A volte in forma paradossale si dicono anche delle verità. Immaginare preti sposati e divorziati ovvero sposati con il proprio chierichetto preferito non significa certo auspicare queste stravaganze,. Al contrario, vuol dire che si ritiene giusto conservare l’ obbligo del celibato, anche per evitarle.
Per MARIO e CARLONE; ZANCHETTA e GALANTINO; PAGLIA, CARBALLO e compagnia bella.
«Giorni verranno in cui pochi consacrati rimarranno fedeli alla verità. Il fumo del demonio si diffonderà ovunque, causando cecità spirituale in molti dei Miei poveri figli» (Messaggio 9 novembre 2019).
https://www.apelosurgentes.com.br/it-it/mensagens/
https://gloria.tv/video/s6UVTaQQhfGY3Du7ixyPKvpPc
Sembra proprio che la situazione ecclesiale debba peggiorare ancora di più. Così anche i più ottusi riusciranno a capire qualcosa del grande IMBROGLIO che è in atto! Almeno lo speriamo.
“…Figli miei, sin dall’inizio ho pregato per la Chiesa. Perciò invito anche voi, apostoli del mio amore, a pregare per la Chiesa ed i suoi ministri, per coloro che mio Figlio ha chiamato. Vi ringrazio! ”
(Medjugorie 2/5/2019)
“…. Figli miei, come Madre vi dico: non potete percorrere la via della fede e seguire mio Figlio senza i vostri pastori. Pregate che abbiano la forza e l’amore per guidarvi. Le vostre preghiere siano sempre con loro. Vi ringrazio! ”
(Medjugorie 2/7/2019)
Molto bene… Speriamo che anche l’OTTUSO capisca che il CIELO non fa mai dei doppioni: il “taglio spirituale” e la “finalità apostolica” che appartengono ad una apparizione sono sempre diversi e complementari rispetto al “taglio spirituale” e alla “finalità apostolica” di un’altra apparizione. In altre parole, Anguera non esclude Medjugorie, e viceversa.
Ma dubito che l’OTTUSO mi capisca, perché è un ragionamento troppo difficile per lui. Infatti, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Pazienza…
“….Figlioli, non permettete che il vento dell’odio e dell’inquietudine regni in voi e attorno a voi. Voi, figlioli, siete invitati ad essere amore e preghiera. ”
(Medjugorie 25/4/2019)
“…. AscoltateMi, figli miei. Pregate per i pastori, per coloro le cui mani Mio Figlio ha benedetto. Vi ringrazio. ”
(Medjugorie 18/03/2019)
Infatti, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire…
“Cari figli, purtroppo in mezzo a voi c’è tanta lotta, odio, propri interessi ed egoismo. Figli miei, così facilmente dimenticate mio Figlio, le Sue parole ed il Suo amore.
… Amatevi gli uni e gli altri: questo è ciò che Lui chiede, questa è la via per la vita eterna.”
(Medjugorje 02.01.2019)
Penso che a contrapporre un’apparizione all’altra finisce che mentre si continua a discutere ci casca il fuoco dal cielo in testa.
A mio parere non c’è bisogno di preti che irradiano gioia – io per lo meno non ne sento la mancanza – bensì di preti che comunicano saggezza e solidità. Solo una persona superficiale potrebbe essere gioiosa in questo momento storico.
Quanto al celibato, direi che, quand’anche fosse concesso, non consiglierei il matrimonio a un religioso, in quanto si è estinto da tempo il modello di donna che poteva essere adatta allo scopo, per intenderci il tipo reso immortale dal Manzoni con il personaggio di Lucia Mondella.
Di donne in carriera oppure di veline in chiesa non si sente il bisogno…
D’accordo : la moglie del prete non dovrebbe essere né una velina, né una donna in carriera. Bisognerebbe aggiungere che sarebbe giusto che il matrimonio precedesse l’ordinazione, in modo che la sposa accettasse , insieme agli obblighi del suo nuovo stato di sposa, anche quelli connessi alla futura ordinazione del marito come sacerdote.
Tesoro, il matrimonio e’ matrimonio e se viene meno l’obbligo del celibato per i preti, ciascun prete ha il diritto di sposarsi chi gli pare e gli piace secondo il proprio gusto, visto che la disciplina del matrimonio e’ regolata dallo Stato e non dalla Chiesa: quindi un “prete” puo’ sposarsi con veline, donne in carriera, mignotte, nani e ballerine e financo un uomo nel momento in cui il matrimonio degli invertiti venga legalizzato in Italia. La Chiesa non ha la minima voce in capitolo per limitare a nessuno, nemmeno a un prete (qualora lo volesse fare) il diritto a sposarsi. Ah, e puo’ pure divorziare. Auguri e figli maschi.
Ottima analisi.
Da diiffondere, dott. Tosatti, Lei che ne ha la possibilita’,
a chi di dovere.
Certo che c’è carenza.
I ragazzi entrano per vercare il sacro, e invece trovano il profano. E se ne vanno.
Molti a causa dei cattivi formatori e di quello che vedono da dentro, arrivano addirittura a perdere la fede, o ad odiare la chiesa. A causa delle sporcizia che si trovano avanti. Perdono totalmente la fiducia.
Ad esempio. Adesoso voi ditemi come fa un ragazzo a fare un percorso vocazionale sereno, dopp che ha visto un Papa e alcuni cardinali, adorare un bel enorme pene eretto e la pachamama nei giardini vaticani?
Penseranno, a ragione, che la religione non è una cosa seria, ma solo un fenomeno folcloristico.
A parer mio il problema è duplice: la carenza di sacerdoti da un lato è un problema per noi semplici fedeli che ci sentiamo sempre più soli e abbandonati; dall’altro il problema è della Chiesa che con pochi sacerdoti malmessi (anziani, depressi, isolati, o, per contro, troppo mondanizzati ecc.ecc.) non riesce più a svolgere il suo compito di promuovere nel mondo la nostra Fede e la nostra Morale .
Le cause sono molteplici. Comunque a credere che tutte le Vocazioni debbano venire dallo Spirito Santo, sono solo i cristiani e non tutti nemmeno quelli. Per gli altri, al termine chiamata o vocazione è stato sostituito quello di motivazione (e ci sono montagne di studi in proposito).
Io ho fatto una rapidissima ricerca nella Bibbia del termine chiamata ed ho trovato alcuni versetti molto significativi. LI CONDIVIDO CON VOI.
[11] Anche per questo preghiamo di continuo per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua CHIAMATA e porti a compimento, con la sua potenza, ogni vostra volontà di bene e l’opera della vostra fede;
[12] perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo.
(2Ts 1,11-12)
[26] Considerate infatti la vostra CHIAMATA, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili.
(1 Cor 1,26)
[29] perché i doni e la CHIAMATA di Dio sono irrevocabili!
(Rm 11,29)
Applausi!!!
Caro Don , la Chiesa non è del mondo ma è nel mondo e in parte lo rispecchia fedelmente.
La tristezza non è solo un problema dei consacrati ma anche e sopratutto dei laici.
Dal messaggio di Fatima: “La guerra sta per finire; ma se non smetteranno di offendere Dio, durante il Pontificato di Pio XI ne comincerà un’altra ancora peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segno che Dio vi dà che sta per castigare il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre”.
Punire il mondo per mezzo “e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre”…
Forse la situazione della chiesa oggi è frutto di questa punizione: il modernismo?
Una guerra… e l’eresia delle eresie.
Concordo con l’analisi del sacerdote.
Se le leggi ecclesiastiche, invece di favorire la GRAZIA, corrono dietro alle idee mondane, la situazione peggiora, perché le soluzioni umane (nel senso che si basano su forze umane e non sulla GRAZIA), non danno frutti di salvezza.
E’ vero, manca la gioia.
Manca la gioia divina, quella che san Francesco chiama perfetta letizia e che, pur senza contrapporsi a ciò che è autenticamente umano, scaturisce solo dalla GRAZIA e la si può trovare anche nelle difficoltà, perché è un dono di Dio.
La “soluzione” dei viri provati, assomiglia alla liberalizzazione delle droghe: una soluzione che fa AUMENTARE i drogati, che fa AUMENTARE la criminalità in quanto i drogati sono pericolosi per il solo fatto di esserlo e più ce ne sono più c’è criminalità, mentre la criminalità organizzata troverà altre forme per delinquere, in quanto non penso che si convertirà all’onestà.
Ma soprattutto le droghe non vanno permesse perché è giusto. Punto.
Non si può permettere che i nostri figli si rovinino.
Così i viri provati non sembrano essere la soluzione di Dio.
E’ una soluzione per cui non si è pregato (come invece ha comandato di fare Gesù), e voluta da gente che non prega, o prega Dio allo stesso modo e della Pachamama.
Preciso che la gioia di un cristiano, e di un sacerdote in particolare, non deve essere quella falsa e mielosa esultanza che spesso viene declamata dai documenti pastorali. La gioia vera di Cristo è interiore, nutrita dalla preghiera e dai sacramenti: ha un’origine soprannaturale e non può essere solo frutto di studio umano, di uno sforzo personale, di una posa … La vera gioia non sempre si esprime in cameratismo e sorridenti, sa essere forte e decisa se necessario. Purtroppo ho incontrato molti sacerdoti infelici e schiacciati da questa falsa “felicità pastorale”, impegnati in tutto ma introvabili per la confessione. Ne ricordo uno in particolare, già circa venti anni fa, manager modello, parrocchia organizzatissima, frequentata, attiva. Un modello in diocesi. Lui girava instancabile fra un’attività e l’altra, (Non parlo di attività spirituali) era difficile anche solo parlargli. Ad un certo punto per lo stress si è ammalato abbastanza seriamente, ha ridotto le attività ma non cambiato stile. Oggi ha fatto carriera in diocesi come manager. Le persone della sua parrocchia continuano a girare in questa spaventosa organizzazione, la loro gioia per il Vangelo è in generale fatta di attività.
Sono d’accordo con la tua osservazione. Quando leggo queste frasi fatte, melense come “la gioia” “avere gioia” “non bisogna essere tristi” che escono da documenti papali e dallo scimmiottamento di alti prelati che basta guardarli in faccia per capire quanta “gioia” esprimono realmente, mi sembra che quello che hanno in mente sia una banda di (Tosatti, mi permetta l’espressione) “allegri coglioni”. La gioia e’ uno stato interiore, che non nega mica la drammaticita’ e la tragicita’ del reale. Altrimenti e’ solo superficiale allegrezza e coglioneria (chiedo scusa ancora).
Religione gioiosa è un ossimoro.
è un ossimoro anche borghese pasciuto e intelligente.
Questo vale a maggior ragione per il comunismo.
Bravo.
E’ cosi’ .
Religio, rilegare , tenere insieme il cielo e la terra , e’ tensione, e’ fatica, e’ sofferenza, e’ paura di fallire, e’ sacro timore.
Chi non lo capisce , oggi, purtroppo, e’ vestito di bianco e predica che la vita sia un parco giochi in cui basta mettersi d’accordo sui turni della giostra per realizzare l’eterno.
Dalla terza lettera di Giovanni (3Gv 1,4) :
–Non ho gioia più grande di questa, sapere che i miei figli camminano nella verità.–
Questa era, è e sarebbe la VERA CHIESA .
*Al di là della questione di sopprimere o meno il celibato del sacerdozio, che è una disciplina interna alla chiesa*
Anche lei pensa questo?
Ma non avete capito che il celibato NON È una disciplina interna della Chiesa, ma ha il suo fondamento nel Cristo Signore?
Come se il celibato fosse un valore solo dei religiosi?
E poi questa gioia che poco traspare… È quella del cosiddetto alleluia delle lampadine o similare?
La gioia vera del cristiano nasce passando attraverso la croce, unica via e porta al vero cambiamento.
Le vocazioni sono poi un dono di Dio per cui bisogna pregare.
Ricordo tuttavia che nuove fioriture di vocazioni sono state bloccate recentemente per motivazioni e commissariamenti ancora da chiarire. E non mi riferisco ai francescani dell’Immacolata
Quello che mi ha sempre colpito di questo entusiasmo modernista per dare anche ai sacerdoti la possibilita’ di sposarsi, etc. E’ che al di la’ di qualsiasi altra considerazione, questi non si rendono conto per niente che anche quella per il matrimonio e’ una vocazione.
Cioe’ non e’ che uno “si sposa” come se dovesse andare a fare il servizio militare obbligatorio (quando c’era). Ci si sposa se si ha questa vocazione, altrimenti e’ meglio (per un cattolico) lasciare perdere.
Quelli che stanno facendo questa battaglia per abolire il celibato ecclesiastico la fanno sulla base del concetto di diritto: sono impregnati di modernismo fino al punto di non capire piu’ nemmeno cosa sia il matrimonio nella dottrina cattolica. Probabilmente manco lo sanno che il matrimonio e’ una vocazione, e come tale uno puo’ anche non averla.
Il fatto e’ che i vescovi cardinali e papi eretici che imperversano oggi sono talmente infetti di modernismo che l’unico concetto che capiscono e’ quello di “diritti” in senso piatto, giuridico. Questo dimostra che questo movimento e’ contro la dottrina cattolica a un livello molto profondo.
A questo punto, e’ legittimo quindi chiedersi se questa gente abbia una vocazione genuina, visto che non ne capiscono l’essenza. Per me la risposta e’ ovvia.
Probabilmente dopo l’apertura al matrimonio dei sacerdoti ci sarà anche il matrimonio gay dei sacerdoti arcobaleno, perché no?
Quello che sembra non essere chiaro in questa discussione è il fatto che nessuno vuole distruggere il monachesimo. Sacerdozio e monachesimo sono, nell’autentica tradizione ecclesiastica due stati ben distinti. Chi non ha le idee chiare sembra essere invece chi, negli ultimi anni ha lottato contro il monachesimo con tutti i mezzi giuridici a disposizione.
Visto che la mettono sempre sul piano dei “diritti”, i geni della gang Bergoglio & c. si sono dimenticati che fra l’altro possono pure divorziare. Il matrimonio e’ un diritto regolato dallo Stato, non dalla Chiesa: e la Chiesa non ha alcun diritto di proibire il divorzio a chicchessia, fossero anche preti o cardinali. Quindi presto saremo pieni di preti divorziati, la fine definitiva della ex Chiesa Cattolica.
@ Boanerghes
È proptio come dici ” nuove fioriture di vocazioni sono state bloccate…….”. È quanto emerso durante i lavori della Plenaria della Congregazione per il clero ( il cui capo mons.Piacenza è stato defenestrato , more solito, e sostutuito col bergogliano mons.Stella) quando si è dibattuto(maggio/giugno 2017)tra le altre cose dei SEMINARISTI TRADIZIONALISTI .Ho già scritto su questo tema , lo riscrivo in quanto attuale e tragicamente illuminante :” ….ci creano ( i seminaristi tradizionalisti ) non poche difficoltà , prima ai formatori in seminario poi dopo l’ordinazione ai vescovi , rigidezza,filiazione in una chiesa passata anche nelle apparenze e nell’esteriorità , può rivelare personalità propense a fuggire dalle implicazioni pastorali reali per rifugiarsi nelle forme di un passato che non hanno vissuto e che non appartiene alla loro vita…”.Questa è una fotografia della situazione attuale. I responsabili della nuova chiesa NON VOGLIONO vocazioni di persone che non diano garanzie di progressismo e fanno loro analisi del sangue per vedere il tasso di amore oer la Tradizione della Chiesa.Così si trovano senza vocazioni o quasi e cercano di supplire ai vuoti crescenti con altre soluzioni che non risolvono nulla , come la crisi delle vocazioni nelle chiese protestanti che hanno il matrimonio dei pastori dimostra.Il ragionamento non detto ma chiaro è questo : meglio un sacerdote legato alla neochiesa di Bergoglio e anche nessun sacerdote che 100 sacerdoti fedeli alla Chiesa cattolica di sempre.
Può indicarci la fonte delle parole che riporta virgolettate? Grazie.
Lavori della Plenaria della Congregazione per il Clero svoltosi tra il 30/5/ e il 1/6/2017 in cui tra le aktre cose siè dibattuto sulla situazione dei seminaristi tradizionalisti.
E dove trovo il testo ufficiale?
Scusi , ma sentire dire che basta esser , o dimostrare di esser , felice di esser prete per stimolare vocazioni ,mi pare un pochino limitativo. Certo l’allegria di chi è e si sente figlio di Dio , come mille volte ripereva san Josemaria Escrivà, è fondamentale , ma per generare vocazioni ,temo, ci voglia ben altro. Anzitutto una Chiesa che apprezzi le vocazioni e faccia di tutto per dimostrarlo. Oggi ce lo scordiamo che ciò avvenga ? questo pontificato scoraggia le vocazioni, ritenendole inutili , uno spreco . Perchè ? perchè si sta preparando a spiegarci che per 2000 anni ci hanno mentito , scommettiamo ?
Una riflessione giusta quella del sacerdote. Aggiungo anche un’altra cavolata che si sente spesso dalla massa popolana (che in Chiesa naturalmente non ci va) ossia quella di eliminare il celibato e permettere ai preti di sposarsi così la smettono di abusare i bambini. Le parafilie non si contraggono con l’astinenza e chi commette certi atti (come appunto la pedofilia) continuerebbe a compierli anche da sposato. La stessa cosa vale per il detto comune della vita in prigione. Non tutti i detenuti a causa dell’astinenza diventano predatori sessuali. Alcuni di essi hanno già in partenza una mentalità perversa che non sa\non vuole contenersi e che li porta facilmente ad abusare di un corpo, di qualsiasi sesso sia. Eliminare il celibato per i preti non risolverebbe nulla. Ci sarebbe una parte di religiosi sposati che dovrebbe dividere in due le preoccupazioni, una parte per Dio e una per la famiglia. E poi ci sarebbe un’altra parte di religiosi con doppia vita, secondi fini, etc come già è adesso. Continuerebbero ad esistere gli abusi, perchè i lupi travestiti d’agnello ci saranno sempre e anzi la possibilitá di sposarsi permetterebbe loro di nascondersi meglio. Semplicemente ci sono persone che hanno la grazia di vivere in castità e altre che non ce l’hanno. Chi proprio non riesce a resistere non è obbligato a farsi ordinare. Si può servire Dio e farsi santi anche da laici con famiglia a seguito. Come dice bene il sacerdote, il problema è che oggi, in quest’epoca sgargiante, è difficile trovare uomini che vogliano donarsi interamente a Dio con gioia e quella del prete da missione assume sempre più la forma di un mestiere che diventa una via in qualche modo per sistemarsi portandosi dietro in certi casi delle piaghe gravi. È inutile sperare nell’abrogazione del celibato. Bisogna pregare e chiedere la grazia della purezza.
Condivido pienamente il suo pensiero. Inoltre se il Sacerdote fosse convinto e sapesse trasmettere ciò che dovrebbe vivere ,altro che ‘Pesca”farebbe ! Sembra poco per un consacrato la Grazia di dare la Benedizione agli uomini tutti in nome di Dio , scacciare in nome suo i demoni ,trasformare un pezzetto di pane nel CORPO DI CRISTO,rimettere i peccati e trasmettere la gioia di essere innamorato di LUI e di MARIA SANTISSIMA?!
vabbè , le abbiamo sentite tutte su perchè non ci sono vocazioni sacerdotali ..Ora pure la gioia . Eppure i Francescani dell’Immacolata , il Verbo Incarnato, ad altri, son pieni di vocazioni.Perchè ? Forse perchè sanno proporre valori altissimi ed assoluti ? Forse perchè insegnano la teologia di SanTommaso d’Aquino ? commentata da Cornelio Fabro ?
Certo le vocazioni son semiscomparse dopo il Vaticano II , dopo la teologia di Karl Rahner ed i commenti di Kasper . Senza dubbio le vocazioni scompariranno con Bergoglio , che insegna che tutte le religioni sono uguali, siam già tutti salvi e la chiesa non deve insegnare , deve ascoltare . E il card.Sarah so esalta pure…
Grazie, a tutti e due, per questa bella testimonianza, schietta e profonda assieme.
Sul tema, quando si incomincera’ ad ordinare uomini con famiglia (qualcuno ha dei dubbi su cio’?), mi dite quanti ventenni , pur sentendo la vocazione, faranno voto di celibato? Non sara’ piu’ facile, “ragionevole”, aspettare qualche annetto, per accertarsi che, magari, la vocazione riguarda solo il presbiterato, e non la castita’? Chi si sentira’ pronto a impegnarsi a vivere senza moglie, avendo accanto confratelli che, dopo il servizio se ne tornano alle loro accoglienti famigliuole? Per i religiosi, la questione e’ diversa, quella e’ gia’ una vocazione alla castita’, diciamo “per se stessa” (infatti, tra gli ortodossi ci sono, accanto ai pope capofamiglia, soprattutto monaci).
Ordinare uomini con famiglia?
Spero proprio MAI.
Il sacerdozio non è un lavoro come gli altri.
circa 30 anni, da giovane prete, fa mi trovavo a studiare inglese negli USA. una volta avevo partecipato ad un momento di preghiera dove ho incontrato una vedova di un vescovo Anglicano. Lei mi parlava delle difficolta’ a trovare nuove vocazioni per gli Anglicani.
Io con sorpresa le dicevo di non capire le ragioni, non avendo loro il celibato necessario e richiesto per i preti cattolici.
E quella signora vedova mi rispose qualcosa che mi e’ rimasto sempre in testa:
Padre, mi disse, non e’ una questione di celibato. La mancanza di vocazioni e’ un problema di fede. E’ la fede il vero fondamento della vocazione.
Esatto. Giustissimo. Tutta li’ la questione. E aggiungo che l’altra faccia della questione e’ che anche quella di sposarsi e’ una vocazione (per un cattolico). E non e’ certo assumendo questa come un “diritto” (come vogliono i modernisti) che si fanno dei buoni matrimoni. Il risultato finale di questa ennesima “innovazione” fatta sulla base dei “diritti” sara’ che avremo preti senza nessuna vocazione, cattivi preti e cattivi mariti.
Gioia di donare la propria vita ?
Anche questo è molto difficile da capire per un giovane di oggi.
Secondo me, quello che la chiesa attuale riesce a dare con difficoltà è il senso della trascendenza. I bracci della croce sono due : uno orizzontale e l’altro verticale. Una parte della chiesa dell’ultimo mezzo secolo è riuscita a cancellare il braccio verticale, quel senso della trascendenza che le cattedrali gotiche con le loro guglie che si spingevano in alto, comunicavano a tutto il popolo di Dio.
Abbiamo sostituito le guglie con cartelloni pubblicitari, forieri di una felicità materiale, limitata e illusoria. Difficile credere che si possano e debbano riscoprire le guglie.
Bella e vera la riflessione. Sono stato ordinato 38 anni fa e ancora oggi sono contento e gioioso di questa scelta-vocazione. Lasciamo l’ufficio parrocchiale e andiamo tra la gente con il sorriso e loro torneranno in chiesa e sicuramente i giovani risponderanno alla Voce di Cristo che chiama!
Certo, uno dei problemi può essere quello indicato, ma non dimentichiamo che non si coltiva sull’asfalto. Oggi Dio è al di fuori dell’orizzonte di giovani e adulti, anche di chi dice di credere, perché non induce a mettere in discussione seriamente mentalità, idee, comportamenti. Se non c’è una vita cristiana profonda, ma molto superficiale o inesistente come possiamo pensare che nascano vocazioni?
Caro don…nella maggior parte dei sacerdoti manca la gioia perchè manca la Fede.Anche io,come fedele,vivo questa assenza.Quando un sacerdote ha Fede ,una Fede assoluta ,non relativa,tutto il suo corpo ,la sua gestualità,le sue emozioni,il suo linguaggio parlano di ciò che ha dentro,nel bene e nel male,ma non di meno in tutte le persone.Dalla Fede arriva la Speranza,dalla Speranza arriva la gioia della certezza nella Fede.Ma non tutto è perso…
La gioia dovrebbe nascere dal sentirsi uniti a Cristo, ma non una gioia sciocca, ma quella serenità in ogni prova, che è granitica perché non nasce dall’ io, ma dal essere in Cristo. Quella Fede da cui nasce la Speranza e che veicola la Carità.
“Nulla ti turbi, nulla ti spaventi. Tutto passa, solo Dio non cambia. La pazienza ottiene tutto. Chi ha Dio non manca di nulla: solo Dio basta! Il tuo desiderio sia vedere Dio, il tuo timore, perderlo, il tuo dolore, non possederlo, la tua gioia sia ciò che può portarti verso di lui e vivrai in una grande pace.” (S.Teresa d’Avila)
Un pastore, per primo, dovrebbe fare sue queste parole, e noi pure.
Se un pastore ha fede , se l’ uomo ha fede, questa viene trasmessa, poiché la gioia di Cristo che in lui traspare non passa inosservata.
La gioia interiore, la pace spirituale è direttamente proporzionale alla fede in Gesù Cristo.
Concordo con Giulia
La gioia, se non la si ha, non la si può esprimere.
Credo che questa osservazione sia lapalissiana.
Per questo mi fanno sorridere ( mestamente ) le esortazioni del tipo : “siamo più gioiosi” che questo sacerdote rivolge ai suoi confratelli e che anche il papa ha più volte rivolto a tutti i fedeli.
Perché preti e laici cristiani non sono “gioiosi”?
La risposta è tutto sommato semplice: perche’ la loro fede è tiepida ( o si limita a essere solo “credenza” )
Penso che di questo ci si dovrebbe rendere conto, a tutti i livelli.
Il problema generale della Chiesa è la “conversione” (quella a Cristo, non quella “ecologica”)!
Direi piuttosto che a partire dal concilio si è persa la convizione che Fede e Grazia siano indispensabili per salvarsi. E che ci si possa salvare anche in altre religioni a prescindere da Gesù Cristo. Se non ci sono più una fede ed una dottrina da trasmettere ed una Grazia da amministrare tramite i Sacramenti perché farsi prete?
Non è un caso se gli ordini di dottrina e sensibilita tradizionali invece le vocazioni le hanno ancora
La laicizzazione imposta dalla cultura dominante ha, di fatto, relegato la fede nelle retrovie della vita. E la cultura dominante arriva a proporre, come esempi di fede, Scalfari e Mancuso. Ovvero i pasticcioni teologici sono in cattedra col beneplacito del Vaticano.
Non esiste nessuna laicizzazione dominante (solito alibi pari del pensiero unico), ma semplicemente libertà di scelta. I cattolici dimunuiscono perché si riduce sempre di più quella fascia di credenti “per abitudine”, che hanno frequentato gli ambienti religiosi solo per consuetudine sociale. Le persone ormai pensano e decidono da sole e se la fede non è più una priorità qualcosa vorrà pur dire….