BENEDETTO XVI: ECCO LA SUA TESTIMONIANZA INEDITA SULLA CRISI DRAMMATICA DELLA CHIESA.

11 Aprile 2019 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari Stilumcuriali, grazie alla cortesia di un commentatore abituale del nostro sito pubblichiamo il documento che Benedetto XVI ha pubblicato – previa consultazione con il Segretario di Stato, card. Pietro Parolin, e con il Pontefice regnante, su un giornale bavarese. È un testo di grande forza e drammaticità, che sottolinea, con la delicatezza e la fermezza caratteristiche di Joseph Ratzinger, lo stato di devastazione in cui si trova la Chiesa, e con esso i suoi fedeli. Buona lettura.

 

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Dal 21 al 24 febbraio 2019, su invito di Papa Francesco, si sono riuniti in Vaticano i presidenti di tutte le conferenze episcopali del mondo per riflettere insieme sulla crisi della fede e della Chiesa avvertita in tutto il mondo a seguito della diffusione delle sconvolgenti notizie di abusi commessi da chierici su minori. La mole e la gravità delle informazioni su tali episodi hanno profondamente scosso sacerdoti e laici e non pochi di loro hanno determinato la messa in discussione della fede della Chiesa come tale. Si doveva dare un segnale forte e si doveva provare a ripartire per rendere di nuovo credibile la Chiesa come luce delle genti e come forza che aiuta nella lotta contro le potenze distruttrici.

Avendo io stesso operato, al momento del deflagrare pubblico della crisi e durante il suo progressivo sviluppo, in posizione di responsabilità come pastore nella Chiesa, non potevo non chiedermi – pur non avendo più da Emerito alcuna diretta responsabilità – come a partire da uno sguardo retrospettivo, potessi contribuire a questa ripresa. E così, nel lasso di tempo che va dall’annuncio dell’incontro dei presidenti delle conferenze episcopali al syo vero e proprio inizio, ho messo insieme degli appunti con i quali fornire qualche indicazione che potesse essere di aiuto in questo mo­mento difficile. A seguito di contatti con il Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, e con lo stesso Santo Padre, ritengo giusto pubblicare su “Klerusblatt” il testo così concepito.

Il mio lavoro è suddiviso in tre parti. In un primo punto tento molto breve­ mente di delineare in generale il contesto sociale della questione, in mancanza del quale il problema risulta incomprensibile. Cerco di mostrare come negli anni ‘60 si sia verificato un processo inaudito, di un ordine di grandezza che nella storia è quasi senza precedenti. Si può affermare che nel ventennio 1960-1980 i criteri validi sino a quel momento in tema di sessualità sono venuti meno completamente e ne è risultata un’assenza di norme alla quale nel frattempo ci si è sforzati di rimediare.

In un secondo punto provo ad accennare alle conseguenze di questa si­tuazione nella formazione e nella vita dei sacerdoti.

Infine, in una terza parte, svilupperò alcune prospettive per una giusta ri­ sposta da parte della Chiesa.

I
Il processo iniziato negli anni ’60 e la teologia morale

1. La situazione ebbe inizio con l’introduzione, decretata e sostenuta dallo Stato, dei bambini e della gioventù alla natura della sessualità. In Ger­ mania Kate Strobel, la Ministra della salute di allora, fece produrre un film a scopo informativo nel quale veniva rappresentato tutto quello che sino a quel momento non poteva essere mostrato pubblicamente, rap­ porti sessuali inclusi. Quello che in un primo tempo era pensato solo per informare i giovani, in seguito, come fosse ovvio, è stato accettato come possibilità generale.

Sortì effetti simili anche la «Sexkoffer» (valigia del sesso) curata dal governo austriaco. Film a sfondo sessuale e pornografici divennero una realtà, sino al punto da essere proiettati anche nei cinema delle stazioni. Ricordo ancora come un giorno, andando per Ratisbona, vidi che attendeva te va di fronte a un grande cinema una massa di persone come sino ad allora si era vista solo in tempo di guerra quando si sperava in qual­ che distribuzione straordinaria. Mi è rimasto anche impresso nella memoria quando il Venerdì Santo del 1970 arrivai in città e vidi tutte le colonnine della pubblicità tappezzate di manifesti pubblicitari che presentavano in grande formato due persone completamente nude abbracciate strettamente.

Tra le libertà che la Rivoluzione del 1968 voleva conquistare c’era anche la completa libertà sessuale, che non tollerava più alcuna norma. La tita la proiezione di film a sfondo sessuale, giacché nella piccola comu­ nità di passeggeri scoppiava la violenza. Poiché anche gli eccessi nel ve­ stire provocavano aggressività, i presidi cercarono di introdurre un ab­bigliamento scolastico che potesse consentire un clima di studio.

Della fisionomia della Rivoluzione del 1968 fa parte anche il fatto che la pedofilia sia stata diagnosticata come permessa e conveniente. Quantomeno per i giovani nella Chiesa, ma non solo per loro, questo fu per molti versi un tempo molto difficile. Mi sono sempre chiesto come in questa situazione i giovani potessero andare verso il sacerdozio e accet­tarlo con tutte le sue conseguenze. Il diffuso collasso delle vocazioni sa­cerdotali in quegli anni e l’enorme numero di dimissioni dallo stato cle­ricale furono una conseguenza di tutti questi processi.

2. Indipendentemente da questo sviluppo, nello stesso periodo si è verifica­to un collasso della teologia morale cattolica che reso inerme la Chiesa di fronte a quei processi nella società. Cerco di delineare molto brevemente lo svolgimento di questa dinamica. Sino al Vaticano II la teologia morale cattolica veniva largamente fondata giusnaturalistica­ mente, mentre la Sacra Scrittura veniva addotta solo come sfondo o a supporto. Nella lotta ingaggiata dal Concilio per una nuova compren­sione della Rivelazione, l’opzione giusnaturalistica venne quasi comple­tamente abbandonata e si esigette una teologia morale completamente fondata sulla Bibbia. Ricordo ancora come la Facoltà dei gesuiti di Francoforte preparò un giovane padre molto dotato (Bruno Schüller) per l’elaborazione di una morale completamente fondata sulla Scrittura. La bella dissertazione di padre Schüller mostra il primo passo dell’elaborazione di una morale fondata sulla Scrittura. Padre Schüller venne poi mandato negli Stati Uniti d’America per proseguire gli studi e tornò con la consapevolezza che non era possibile elaborare sistemati­camente una morale solo a partire dalla Bibbia. Egli tentò successiva­ mente di elaborare una teologia morale che procedesse in modo più pragmatico, senza però con ciò riuscire a fornire una risposta alla crisi della morale.

Infine si affermò ampiamente la tesi per cui la morale dovesse essere de­ finita solo in base agli scopi dell’agire umano. Il vecchio adagio «il fine giustifica i mezzi» non veniva ribadito in questa forma così rozza, e tut­tavia la concezione che esso esprimeva era divenuta decisiva. Perciò non poteva esserci nemmeno qualcosa dì assolutamente buono né tantome­no qualcosa dì sempre malvagio, ma solo valutazioni relative. Non c’era più il bene, ma solo ciò che sul momento e a seconda delle circostanze è relativamente meglio.

Sul finire degli anni ’80 e negli anni ’90 la crisi dei fondamenti e della presentazione della morale cattolica raggiunse forme drammatiche. Il 5 gennaio 1989 fu pubblicata la «Dichiarazione di Colonia» firmata da 15 professori di teologia cattolici che si concentrava su diversi punti critici del rapporto fra magistero episcopale e compito della teologia. Questo testo, che inizialmente non andava oltre il livello consueto delle rimo­ stranze, crebbe tuttavia molto velocemente sino a trasformarsi in grido di protesta contro il magistero della Chiesa, raccogliendo in modo ben visibile e udibile il potenziale dì opposizione che in tutto il mondo anda­ va montando contro gli attesi testi magisteriali di Giovanni Paolo II (cfr. D. Mieth, Kölner Erklärung, LThK, VI3,196).

Papa Giovanni Paolo II, che conosceva molto bene la situazione della teologia morale e la seguiva con attenzione, dispose che s’iniziasse a la­vorare a un’enciclica che potesse rimettere a posto queste cose. Fu pubblicata con il titolo Veritatis splendor il 6 agosto 1993 suscitando violente reazioni contrarie da parte dei teologi morali. In precedenza già c’era stato il Catechismo della Chiesa cattolica che aveva sistematica­ mente esposto in maniera convincente la morale insegnata dalla Chiesa.

Non posso dimenticare che Franz Böckle – allora fra i principali teologi morali di lingua tedesca, che dopo essere stato nominato professore emerito si era ritirato nella sua patria svizzera -, in vista delle possibili decisioni di Veritatis splendor, dichiarò che se l’Enciclica avesse deciso che ci sono azioni che sempre e in ogni circostanza vanno considerate malvagie, contro questo egli avrebbe alzato la sua voce con tutta la forza che aveva. Il buon Dio gli risparmiò la realizzazione del suo proposito; Böckle morì l’8 luglio 1991. L’Enciclica fu pubblicata il 6 agosto 1993 e in effetti conteneva l’affermazione che ci sono azioni che non possono mai diventare buone. Il Papa era pienamente consapevole de peso di quella decisione in quel momento e, proprio per questa parte del suo scritto, aveva consultato ancora una volta esperti di assoluto livello che di per sé non avevano partecipato alla redazione dell’Enciclica. Non ci poteva e non ci doveva essere alcun dubbio che la morale fondata sul principio del bilanciamento di beni deve rispettare un ultimo limite. Ci sono beni che sono indisponibili. Ci sono valori che non è mai lecito sacrificare in nome di un valore ancora più alto e che stanno al di sopra anche della conservazione della vita fisica. Dio è di più anche della sopravvivenza fisica. Una vita che fosse acquistata a prezzo del rinnegamento di Dio, una vita basata su un’ultima menzogna, è una non-vita. Il martirio è una categoria fondamentale dell’esistenza cristiana. Che esso in fondo, nella teoria sostenuta da Böckle e da molti altri, non sia più moralmente necessario, mostra che qu1 ne va dell’essenza stessa del cristianesimo.

Nella teologia morale, nel frattempo, era peraltro divenuta pressante un’altra questione: si era ampiamente affermata la tesi che al magistero della Chiesa spetti la competenza ultima e definitiva («infallibilità») solo sulle questioni di fede, mentre le questioni della morale non potrebbero divenire oggetto di decisioni infallibili del magistero ecclesiale. In questa tesi c’è senz’altro qualcosa di giusto che merita di essere ulteriormente discusso e approfondito. E tuttavia c’è un minimum morale che è inscindibilmente connesso con la decisione fondamentale di fede e che deve essere difeso, se non si vuole ridurre la fede a una teoria e si riconosce, al contrario, la pretesa che essa avanza rispetto alla vita concreta. Da tutto ciò emerge come sia messa radicalmente in discussione l’autorità della Chiesa in campo morale. Chi in quest’ambito nega alla Chiesa un’ultima competenza dottrinale, la costringe al silenzio proprio dove è in gioco il confine fra verità e menzogna.

Indipendentemente da tale questione, in ampi settori della teologia mo­rale si sviluppò la tesi che la Chiesa non abbia né possa avere una propria morale. Nell’affermare questo si sottolinea come tutte le affermazioni morali avrebbero degli equivalenti anche nelle altre religioni e che dunque non potrebbe esistere un proprium cristiano. Ma alla questione del proprium di una morale biblica, non si risponde affermando che, per ogni singola frase, si può trovare da qualche parte un’equivalente in al­ tre religioni. È invece l’insieme della morale biblica che come tale è nuo­vo e diverso rispetto alle singole parti. La peculiarità dell’insegnamento morale della Sacra Scrittura risiede ultimamente nel suo ancoraggio all’immagine di Dio, nella fede nell’unico Dio che si è mostrato in Gesù Cristo e che ha vissuto come uomo. Il Decalogo è un’applicazione alla vi­ta umana della fede biblica in Dio. Immagine di Dio e morale vanno in­sieme e producono così quello che è specificamente nuovo dell’atteggiamento cristiano verso il mondo e la vita umana. Del resto, sin dall’inizio il cristianesimo è stato descritto con la parola hodòs. La fede è un cammino, un modo di vivere. Nella Chiesa antica, rispetto a una cultura sempre più depravata, fu istituito il catecumenato come spazio di esistenza nel quale quel che era specifico e nuovo del modo di vivere cristiano veniva insegnato e anche salvaguardato rispetto al modo di vivere comune. Penso che anche oggi sia necessario qualcosa di simi­ le a comunità catecumenali affinché la vita cristiana possa affermarsi nella sua peculiarità.

II
Prime reazioni ecclesiali

1. Il processo di dissoluzione della concezione cristiana della morale, da lungo tempo preparato e che è in corso, negli anni ‘60, come ho cercato di mostrare, ha conosciuto una radicalità come mai c’era stata prima di allora. Questa dissoluzione dell’autorità dottrinale della Chiesa in materia morale doveva necessariamente ripercuotersi anche nei diversi spazi di vita della Chiesa. Nell’ambito dell’incontro dei presidenti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo, interessa soprattutto la questione della vita sacerdotale e inoltre quella dei seminari. Riguardo al problema della preparazione al ministero sacerdotale nei seminari, si constata in effetti un ampio collasso della forma vigente sino a quel momento di questa preparazione.

In diversi seminari si formarono club omosessuali che agivano più o meno apertamente e che chiaramente trasformarono il clima nei seminari. In un seminario nella Germania meridionale i candidati al sacerdozio e i candidati all’ufficio laicale di referente pastorale vivevano in­sieme. Durante i pasti comuni, i seminaristi stavano insieme ai referenti pastorali coniugati in parte accompagnati da moglie e figlio e in qualche caso dalle loro fidanzate. Il clima nel seminario non poteva aiutare la formazione sacerdotale. La Santa Sede sapeva di questi problemi, senza esserne in formata nel dettaglio. Come primo passo fu disposta una Visita apostolica nei seminari degli Stati Uniti.

Poiché dopo il Concilio Vaticano II erano stati cambiati pure i criteri per la scelta e la nomina dei vescovi, anche il rapporto dei vescovi con i loro seminari era differente. Come criterio per la nomina di nuovi vescovi va­ leva ora soprattutto la loro «conciliarità», potendo intendersi natural­ mente con questo termine le cose più diverse. In molte parti della Chie­sa, il sentire conciliare venne di fatto inteso come un atteggiamento cri­ tico o negativo nei confronti della tradizione vigente fino a quel momen­ to, che ora doveva essere sostituita da un nuovo rapporto, radicalmente aperto, con il mondo. Un vescovo, che in precedenza era stato rettore, aveva mostrato ai seminaristi film pornografici, presumibilmente con l’intento di renderli in tal modo capaci di resistere contro un comportamento contrario alla fede. Vi furono singoli vescovi – e non solo negli Stati Uniti d’America – che rifiutarono la tradizione cattolica nel suo complesso mirando nelle loro diocesi a sviluppare una specie di nuova, moderna «cattolicità». Forse vale la pena accennare al fatto che, in non pochi seminari, studenti sorpresi a leggere i miei libri venivano considerati non idonei al sacerdozio. I miei libri venivano nascosti come letteratura dannosa e venivano per così dire letti sottobanco.

La Visita che seguì non portò nuove informazioni, perché evidentemente diverse forze si erano coalizzate al fine di occultare la situazione reale. Venne disposta una seconda Visita che portò assai più informazioni, ma nel complesso non ebbe conseguenze. Ciononostante, a partire dagli anni ‘70, la situazione nei seminari in generale si è consolidata. E tutta­via solo sporadicamente si è verificato un rafforzamento delle vocazioni, perché nel complesso la situazione si era sviluppata diversamente.

2. La questione della pedofilia è, per quanto ricordi, divenuta scottante solo nella seconda metà degli anni‘80. Negli Stati Uniti nel frattempo era già cresciuta, divenendo un problema pubblico. Così i vescovi chiesero aiuto a Roma perché il diritto canonico, così come fissato nel Nuovo Co­dice, non appariva sufficiente per adottare le misure necessarie. In un primo momento Roma e i canonisti romani ebbero delle difficoltà con questa richiesta; a loro avviso, per ottenere purificazione e chiarimento sarebbe dovuta bastare la sospensione temporanea dal ministero sacerdotale. Questo non poteva essere accettato dai vescovi americani perché in questo modo i sacerdoti restavano al servizio del vescovo venendo così ritenuti come figure direttamente a lui legate. Un rinnovamento e un approfondimento del diritto penale, intenzionalmente costruito m modo blando nel Nuovo Codice, poté farsi strada solo lentamente.

A questo si aggiunse un problema di fondo che riguardava la concezione del diritto penale. Ormai era considerato «conciliare» solo il così detto «garantismo». Significa che dovevano essere garantiti soprattutto i diritti degli accusati e questo fino al punto da escludere di fatto una condanna. Come contrappeso alla possibilità spesso insufficiente di difendersi da parte di teologi accusati, il loro diritto alla difesa venne talmente esteso nel senso del garantismo che le condanne divennero quasi impossibili.

Mi sia consentito a questo punto un breve excursus. Di fronte all’estensione delle colpe di pedofilia, viene in mente una parola di Gesù che dice: «Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare» (Mc 9,42). Nel suo significato originario questa parola non parla dell’adescamento di bambini a scopo sessuale. Il termine «i piccoli» nel linguaggio di Gesù designa i credenti semplici, che potrebbero essere scossi nella loro fede dalla superbia intellettuale di quelli che si credono intelligenti. Gesù qui allora protegge il bene della fede con una perentoria minaccia di pena per coloro che le recano offesa. Il moderno utilizzo di quelle parole in sé non è sbagliato, ma non deve occultare il loro sen­ so originario. In esso, contro ogni garantismo, viene chiaramente in luce che è importante e abbisogna di garanzia non solo il diritto dell’accusato. Sono altrettanto importanti beni preziosi come la fede. Un diritto canonico equilibrato, che corrisponda al messaggio di Gesù nella sua interezza, non deve dunque essere garantista solo a favore dell’accusato, il cui rispetto è un bene protetto dalla legge. Deve proteg­gere anche la fede, che del pari è un bene importante protetto dalla legge.Un diritto canonico costruito nel modo giusto deve dunque contenere una duplice garanzia: protezione giuridica dell’accusato e protezione giuridica del bene che è in gioco. Quando oggi si espone questa concezione in sé chiara, in genere ci si scontra con sordità e indifferenza sulla questione della protezione giuridica della fede. Nella coscienza giuridica comune la fede non sembra più avere il rango di un bene da proteggere. È una situazione preoccupante, sulla quale i pastori della Chiesa devo­no riflettere e considerare seriamente.

Ai brevi accenni sulla situazione della formazione sacerdotale al mo­mento del deflagrare pubblico della crisi, vorrei ora aggiungere alcune indicazioni sull’evoluzione del diritto canonico in questa questione. In sé, per i delitti commessi dai sacerdoti è responsabile la Congregazione per il clero. Poiché tuttavia in essa il garantismo allora dominava am­ piamente la situazione, concordammo con papa Giovanni Paolo II sull’ opportunità di attribuire la competenza su questi delitti alla Con­gregazione per la Dottrina della Fede, con la titolatura «Delicta maiora contra fidem». Con questa attribuzione diveniva possibile anche la pena massima, vale a dire la riduzione allo stato laicale, che invece non sa­rebbe stata comminabile con altre titolature giuridiche. Non si trattava di un escamotage per poter comminare la pena massima, ma una con­ seguenza del peso della fede per la Chiesa. In effetti è importante tener presente che, in simili colpe di chierici, ultimamente viene danneggiata la fede: solo dove la fede non determina più l’agire degli uomini sono possibili tali delitti. La gravità della pena presuppone tuttavia anche una chiara prova del delitto commesso: è il contenuto del garantismo che rimane in vigore. In altri termini: per poter legittimamente comminare la pena massima è necessario un vero processo penale. E tuttavia, in questo modo si chiedeva troppo sia alle diocesi che alla Santa Sede. E così stabilimmo una forma minima di processo penale e lasciammo aperta la possibilità che la stessa Santa Sede avocasse a sé il processo nel caso che la diocesi o la metropolia non fossero in grado di svolgerlo. In ogni caso il processo doveva essere verificato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede per garantire i diritti dell’accusato. Alla fine, però, nella Feria IV (vale a dire la riunione di tutti i membri della Congrega­zione), creammo un’istanza d’appello, per avere anche la possibilità di un ricorso contro il processo. Poiché tutto questo in realtà andava al di là delle forze della Congregazione per la Dottrina della Fede e si verifica­ vano dei ritardi che invece, a motivo della materia, dovevano essere evi­tati, papa Francesco ha intrapreso ulteriori riforme.

III
Alcune prospettive

1. Cosa dobbiamo fare? Dobbiamo creare un’altra Chiesa affinché le cose possano aggiustarsi? Questo esperimento già è stato fatto ed è già falli­ to. Solo l’amore e l’obbedienza a nostro Signore Gesù Cristo possono in­dicarci la via giusta. Proviamo perciò innanzitutto a comprendere in modo nuovo e in profondità cosa il Signore abbia voluto e voglia da noi.

In primo luogo direi che, se volessimo veramente sintetizzare al massi­mo il contenuto della fede fondata nella Bibbia, potremmo dire: il Signo­re ha iniziato con noi una storia d’amore e vuole riassumere in essa l’intera creazione. L’antidoto al male che minaccia noi e il mondo intero ultimamente non può che consistere nel fatto che ci abbandoniamo a questo amore. Questo è il vero antidoto al male. La forza del male nasce dal nostro rifiuto dell’amore a Dio. È redento chi si affida all’amore di Dio. Il nostro non essere redenti poggia sull’incapacità di amare Dio. Imparare ad amare Dio è dunque la strada per la redenzione degli uo­mini.

Se ora proviamo a svolgere un po’ più ampiamente questo contenuto es­ senziale della Rivelazione di Dio, potremmo dire: il primo fondamentale dono che la fede ci offre consiste nella certezza che Dio esiste. Un mon­ do senza Dio non può essere altro che un mondo senza senso. Infatti, da dove proviene tutto quello che è? In ogni caso sarebbe privo di un fondamento spirituale. In qualche modo ci sarebbe e basta, e sarebbe privo di qualsiasi fine e di qualsiasi senso. Non vi sarebbero più criteri del bene e del male. Dunque avrebbe valore unicamente ciò che è più forte. Il potere diviene allora l’unico principio. La verità non conta, anzi in realtà non esiste. Solo se le cose hanno un fondamento spirituale, so­ lo se sono volute e pensate – solo se c’è un Dio creatore che è buono e vuole il bene- anche la vita dell’uomo può avere un senso.

Che Dio ci sia come creatore e misura di tutte le cose, è innanzitutto un’esigenza originaria. Ma un Dio che non si manifestasse affatto, che non si facesse riconoscere, resterebbe un’ipotesi e perciò non potrebbe determinare la forma della nostra vita. Affinché Dio sia realmente Dio nella creazione consapevole, dobbiamo attenderci che egli si manifesti in una qualche forma. Egli lo ha fatto in molti modi, e in modo decisivo nella chiamata che fu rivolta ad Abramo e diede all’uomo quell’orientamento, nella ricerca di Dio, che supera ogni attesa: Dio di­ viene creatura egli stesso, parla a noi uomini come uomo.

Così finalmente la frase «Dio è» diviene davvero una lieta novella, pro­prio perché è più che conoscenza, perché genera amore ed è amore. Rendere gli uomini nuovamente consapevoli di questo, rappresenta il primo e fondamentale compito che il Signore ci assegna.

Una società nella quale Dio è assente -una società che non lo conosce più e lo tratta come se non esistesse- è una società che perde il suo cri­ terio. Nel nostro tempo è stato coniato il motto della «morte di Dio». Quando in una società Dio muore, essa diviene libera, ci è stato assicurato. In verità, la morte di Dio in una società significa anche la fine della sua libertà, perché muore il senso che offre orientamento. E perché vie­ne meno il criterio che ci indica la direzione insegnandoci a distinguere il bene dal male. La società occidentale è una società nella quale Dio nella sfera pubblica è assente e per la quale non ha più nulla da dire. E per questo è una società nella quale si perde sempre più il criterio e la misura dell’umano. In alcuni punti, allora, a volte diviene improvvisa­ mente percepibile che è divenuto addirittura ovvio quel che è male e eh distrugge l’uomo. – il caso della pedofilia. Teorizzata ancora non tempo fa come del tutto giusta, essa si è diffusa sempre più. E ora, scossi e scandalizzati, riconosciamo che sui nostri bambini e giovani si commet­tono cose che rischiano di distruggerli. Che questo potesse diffondersi anche nella Chiesa e tra i sacerdoti deve scuoterci e scandalizzarci in misura particolare.

Come ha potuto la pedofilia raggiungere una dimensione del genere? In ultima analisi il motivo sta nell’assenza di Dio. Anche noi cristiani e sacerdoti preferiamo non parlare di Dio, perché è un discorso che non sembra avere utilità pratica. Dopo gli sconvolgimenti della Seconda guerra mondiale, in Germania avevamo adottato la nostra Costituzione dichiarandoci esplicitamente responsabili davanti a Dio come criterio guida. Mezzo secolo dopo non era più possibile, nella Costituzione euro­ pea, assumere la responsabilità di fronte a Dio come criterio di misura. Dio viene visto come affare di partito di un piccolo gruppo e non può più essere assunto come criterio di misura della comunità nel suo complesso. In quest a decisione si rispecchia la situazione dell’Occidente, nel quale Dio è divenuto fatto privato di una minoranza.

Il primo compito che deve scaturire dagli sconvolgimenti morali del no­ stro tempo consiste nell’iniziare di nuovo noi stessi a vivere di Dio, rivol­ti a lui e in obbedienza a lui. Soprattutto dobbiamo noi stessi di nuovo imparare a riconoscere Dio come fondamento della nostra vita e non ac­cantonarlo come fosse una parola vuota qualsiasi. Mi resta impresso il monito che il grande teologo Hans Urs von Balthasar vergò una volta su uno dei suoi biglietti: dl Dio trino, Padre, Figlio e Spirito Santo: non presupporlo ma anteporlo!». In effetti, anche nella teologia, spesso Dio viene presupposto come fosse un’ovvietà, ma concretamente di lui non ci si occupa. Il tema “Dio” appare così irreale, così lontano dalle cose che ci occupano. E tuttavia cambia tutto se Dio non lo si presuppone, ma lo si antepone. Se non lo si lascia in qualche modo sullo sfondo ma lo si riconosce come centro del nostro pensare, parlare e agire.

2. Dio è divenuto uomo per noi. La creatura uomo gli sta talmente a cuore che egli si è unito a essa entrando concretamente nella storia. Parla con noi, vive con noi, soffre con noi e per noi ha preso su di sé la morte. Di questo certo parliamo diffusamente nella teologia con un linguaggio e con concetti dotti. Ma proprio così nasce il pericolo che ci facciamo si­gnori della fede, invece di lasciarci rinnovare e dominare dalla fede.

Consideriamo questo riflettendo su un punto centrale, la celebrazione della Santa Eucaristia. Il nostro rapporto con l’Eucaristia non può che destare preoccupazione. A ragione il Vaticano II intese mettere di nuovo al centro della vita cristiana e dell’esistenza della Chiesa questo sacra­ mento della presenza del corpo e del sangue di Cristo, della presenza della sua persona, della sua passione, morte e risurrezione. In parte questa cosa è realmente avvenuta e per questo vogliamo di cuore rin­ graziare il Signore.

Ma largamente dominante è un altro atteggiamento: non domina un nuovo profondo rispetto di fronte alla presenza della morte e risurrezio­ ne di Cristo, ma un modo di trattare con lui che distrugge la grandezza del mistero. La calante partecipazione alla celebrazione domenicale dell’Eucaristia mostra quanto poco noi cristiani di oggi siamo in grado di valutare la grandezza del dono che consiste nella Sua presenza reale. L’Eucaristia è declassata a gesto cerimoniale quando si considera ovvio che le buone maniere esigano che sia distribuita a tutti gli invitati a ra­ gione della loro appartenenza al parentado, in occasione di feste familia­ ri o eventi come matrimoni e funerali. L’ovvietà con la quale in alcuni luoghi i presenti, semplicemente perché tali, ricevono il Santissimo Sa­cramento mostra come nella Comunione si veda ormai solo un gesto cerimoniale. Se riflettiamo sul da farsi, è chiaro che non abbiamo bisogno di un’altra Chiesa inventata da noi. Quel che è necessario è invece il rinnovamento della fede nella realtà di Gesù Cristo donata a noi nel Sacramento.

Nei colloqui con le vittime della pedofilia sono divenuto consapevole con sempre maggiore forza di questa necessità. Una giovane ragazza che serviva all’altare come chierichetta mi ha raccontato che il vicario parrocchiale, che era suo superiore visto che lei era chierichetta, introduceva l’abuso sessuale che compiva su di lei con queste parole: «Questo è il mio corpo che è dato per te». È evidente che quella ragazza non può più ascoltare le parole della consacrazione senza provare terribilmente su di sé tutta la sofferenza dell’abuso subìto. Sì, dobbiamo urgentemen­te implorare il perdono del Signore e soprattutto supplicarlo e pregarlo di insegnare a noi tutti a comprendere nuovamente la grandezza della sua passione, del suo sacrificio. E dobbiamo fare di tutto per proteggere dall’abuso il dono della Santa Eucaristia.

3. Ed ecco infine il mistero della Chiesa. Restano impresse nella memoria le parole con cui ormai quasi cento anni fa Romano Guardini esprimeva la gioiosa speranza che allora si affermava in lui e in molti altri: «Un evento di incalcolabile portata è iniziato: La Chiesa si risveglia nelle anime». Con questo intendeva dire che la Chiesa non era più, come prima, semplicemente un apparato che ci si presenta dal di fuori, vissu­ta e percepita come una specie di ufficio, ma che iniziava ad essere sen­tita viva nei cuori stessi: non come qualcosa di esteriore ma che ci toc­cava dal di dentro. Circa mezzo secolo dopo, riflettendo di nuovo su quel processo e guardando a cosa era appena accaduto, fui tentato di capo­ volgere la frase: «La Chiesa muore nelle anime». In effetti oggi la Chiesa viene in gran parte vista solo come una specie di apparato politico. Di fatto, di essa si parla solo utilizzando categorie politiche e questo vale persino per dei vescovi che formulano la loro idea sulla Chiesa di domani in larga misura quasi esclusivamente in termini politici. La crisi cau­sata da molti casi di abuso ad opera di sacerdoti spinge a considerare la Chiesa addirittura come qualcosa di malriuscito che dobbiamo decisa­ mente prendere in mano noi stessi e formare in modo nuovo. Ma una Chiesa fatta da noi non può rappresentare alcuna speranza.

Gesù stesso ha paragonato la Chiesa a una rete da pesca nella quale stanno pesci buoni e cattivi, essendo Dio stesso colui che alla fine dovrà separare gli uni dagli altri. Accanto c’è la parabola della Chiesa come un campo sul quale cresce il buon grano che Dio stesso ha seminato, ma anche la zizzania che un “nemico” di nascosto ha seminato in mezzo al grano. In effetti, la zizzania nel campo di Dio, la Chiesa, salta all’occhio per la sua quantità e anche i pesci cattivi nella rete mostrano la loro forza. Ma il campo resta comunque campo di Dio e la rete rimane rete da pesca di Dio. E in tutti i tempi c’è e ci saranno non solo la zizzania e i pesci cattivi ma anche la semina di Dio e i pesci buoni. Annunciare in egual misura entrambe con forza non è falsa apologetica, ma un servizio necessario reso alla verità.

In quest’ambito è necessario rimandare a un importante testo della Apocalisse di San Giovanni. Qui il diavolo è chiamato accusatore che accusa i nostri fratelli dinanzi a Dio giorno e notte (Ap 12, 10). In questo modo l’Apocalisse riprende un pensiero che sta al centro del racconto che fa da cornice allibro di Giobbe (Gb 1 e 2, 10; 42, 7-16). Qui si narra che il diavolo tenta di screditare la rettitudine e l’integrità di Giobbe co­me puramente esteriori e superficiali. Si tratta proprio di quello di cui parla l’Apocalisse: il diavolo vuole dimostrare che non ci sono uomini giusti; che tutta la giustizia degli uomini è solo una rappresentazione esteriore. Che se la si potesse saggiare di più, ben presto l’apparenza della giustizia svanirebbe. Il racconto inizia con una disputa fra Dio e il diavolo in cui Dio indicava in Giobbe un vero giusto. Ora sarà dunque lui il banco di prova per stabilire chi ha ragione. «Togligli quanto possie­de – argomenta il diavolo – e vedrai che nulla resterà della sua devozio­ne». Dio gli permette questo tentativo dal quale Giobbe esce in modo po­sitivo. Ma il diavolo continua e dice: «Pelle per pelle; tutto quanto ha, l’uomo è pronto a darlo per la sua vita. Ma stendi un poco la mano e toccalo nell’osso e nella carne e vedrai come ti benedirà in faccia» (Gb 2, 4s). Così Dio concede al diavolo una seconda possibilità. Gli è permesso anche di stendere la mano su Giobbe. Unicamente gli è precluso ucci­derlo. Per i cristiani è chiaro che quel Giobbe che per tutta l’umanità esemplarmente sta di fronte a Dio è Gesù Cristo. Nell’Apocalisse, il dramma dell’uomo è rappresentato in tutta la sua ampiezza. Al Dio creatore si contrappone il diavolo che scredita l’intera creazione e l’intera umanità. Egli si rivolge non solo a Dio ma soprattutto agli uo­ mini dicendo: «Ma guardate cosa ha fatto questo Dio. Apparentemente una creazione buona. In realtà nel suo complesso è piena di miseria e di schifo». Il denigrare la creazione in realtà è un denigrare Dio. Il diavolo vuole dimostrare che Dio stesso non è buono e vuole allontanarci da lui.

L’attualità di quel che dice l’Apocalisse è lampante L’accusa contro Dio oggi si concentra soprattutto nello screditare la sua Chiesa nel suo complesso e così nell’allontanarci da essa. L’idea di una Chiesa migliore creata da noi stessi è in verità una proposta del diavolo con la quale vuole allontanarci dal Dio vivo, servendosi di una logica menzognera nella quale caschiamo sin troppo facilmente. No, anche oggi la Chiesa non consiste solo di pesci cattivi e di zizzania. La Chiesa di Dio c’è an­ che oggi, e proprio anche oggi essa è lo strumento con il quale Dio ci salva. È molto importante contrapporre alle menzogne e alle mezze verità del diavolo tutta la verità: sì, il peccato e il male nella Chiesa sono. Ma anche oggi c’è pure la Chiesa santa che è indistruttibile. Anche oggi ci sono molti uomini che umilmente credono, soffrono e amano e nei quali si mostra a noi il vero Dio, il Dio che ama. Anche oggi Dio ha i suoi testimoni («martyres») nel mondo. Dobbiamo solo essere vigili per vederli e ascoltarli.

Il termine martire è tratto dal diritto processuale. Nel processo contro il diavolo, Gesù Cristo è il primo e autentico testimone di Dio, il primo martire, al quale da allora innumerevoli ne sono seguiti. La Chiesa di oggi è come non mai una Chiesa di martiri e così testimone del Dio vivente. Se con cuore vigile ci guardiamo intorno e siamo in ascolto, ovunque, fra le persone semplici ma anche nelle alte gerarchie della Chiesa, possiamo trovare testimoni che con la loro vita e la loro soffe­renza si impegnano per Dio. È pigrizia del cuore non volere accorgersi di loro. Fra i compiti grandi e fondamentali del nostro annuncio c’è, nel limite delle nostre possibilità, il creare spazi di vita per la fede, e soprat­tutto il trovarli e il riconoscerli.

Vivo in una casa nella quale una piccola comunità di persone scopre di continuo, nella quotidianità, testimoni così del Dio vivo, indicandoli an­ che a me con letizia. Vedere e trovare la Chiesa viva è un compito meraviglioso che rafforza noi stessi e che sempre di nuovo ci fa essere lieti della fede.

Alla fine delle mie riflessioni vorrei ringraziare Papa Francesco per tutto quello che fa per mostrarci di continuo la luce di Dio che anche oggi non è tramontata. Grazie, Santo Padre!

♠♠♠



Oggi è il 227° giorno in cui il pontefice regnante non ha, ancora, risposto.

Quando ha saputo che McCarrick era un un uomo perverso, un predatore omosessuale seriale?

È vero o non è vero che mons. Viganò l’ha avvertita il 23 giugno 2013?

Joseph Fessio, sj: “Sia un uomo. Si alzi in piedi, e risponda”.


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Padre Amorth. Memorie di un esorcista.

Inchiesta sul demonio.

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105 commenti

  • Adriana ha detto:

    Ma , in buona sostanza , chi è questa Falasca che , con tanta arroganza , vuole silenziare Benedetto e lo bacchetta di brutto ?
    Quali studi ha fatto ? Che alti incarichi ricopre ? In nome di chi parla ?

  • Mazzarino ha detto:

    La Chiesa Cattolica muore per un cancro appalesatosi nel 68. Su questo e su molto altro sono d’accordo con Papa Benedetto XVI. Tuttavia se la società ha contratto la malattia per esposizione ventennale all’edonismo materialista del dopoguerra irradiato da oltreoceano, la Chiesa invece lo ha contratto per trasfusione di sangue canceroso iniziata nel 1958 e completata nel CVII. Ratzinger ne vide i sintomi fin dai primi anni 70. Fin dai primi anni 80 poteva intervenire ma avrebbe dovuto farlo radicalmente cambiando la rotta conciliare. Ha denunciato i segni della malattia mettendola bene in luce su tanti aspetti. Ma ora come allora il suo storicismo gli fece sbagliare diagnosi ed origine. Non avrebbe potuto il mondo (il 68) distruggere la Chiesa a meno che questa (il Concilio Vaticano II) non le avesse aperto la vena e lo avesse consentito. O non lo ha capito o, come per Fatima, ha ritenuto politicamente di trocare e sopire. Purtroppo è stato a lungo Prefetto CDF e poi Papa, poteva con un atto di umiltà e sottomissione affondare il bisturi e risolvere. Ha deciso razionalmente di non farlo, ed il suo abbandono del timone ne è logica e necessaria conseguenza. Così l’abbandono “politico” del Soglio di Pietro non poteva che portare al presidente Bergoglio. E alla chiesa partito politico cattocomunista del 1968. Cioè alla fine del Papato e di Santa Roma Chiesa così come conosciuta dai nostri padri. La pedofilia e l’omosessualità nel clero non arrivano dal 68, purtroppo erano ben presenti anche prima. Ma si sviluppano tantissimo in quel periodo perchè non teologicamente contrastati ed implicitamente consentiti dai “ma anche” del CVII. Proprio come avvenne in ambito familiare con la teologia dell’amore coniugale. LGBT cattolica ed Amoris Laetitia dunque figli dello stesso padre teologico il CVII. Non del 1968.

    • GMZ ha detto:

      In queste brevi di Benedetto XVI, in effetti, manca solo il nominarlo; ma è lì e ben presente, autentico convitato di pietra: il Concilio, col suo spettro inquietante e minaccioso.
      Chissà se un giorno anche Benedetto si concederà, finalmente, uno sfogo di fantozziana memoria…!

  • giulia anna meloni ha detto:

    Si, rendiamo Grazie a Dio Padre che ha compassione del suo popolo smarrito potenziando il coraggio della Fede a Benedetto XVI, Cardinale Sarah, Muller,Burke e a tutti quei vescovi, sacerdoti, laici fedeli a Nostro Signore Gesù Cristo e al suo Vangelo. PARLERANNO ANCHE LE PIETRE PER DIFENDERE LA CHIESA UNICA CATTOLICA APOSTOLICA ROMANA FONDATA DA CRISTO, COSÌ COME IL REDENTORE LA FONDÒ, PERFETTA ED IMMUTABILE PER VOLERE DIVINO, FINO ALLA FINE DEI TEMPI. SE NE FACCIANO UNA RAGIONE CHI NON IN ACCORDO CON IL SIGNORE.

  • Clizia ha detto:

    A me quella.frase non verrà in mente. Vorrei sapere quale alternativa.proponga illettore …fondare un’altra Chiesa? Esperimento già tentato senza esito. Come dice Ratzinger. Essere fedeli noi…far riflettere il.clero.questo solo.può. mutare le.cose

  • Andrea ha detto:

    Non so chi sia a filmare la scena in cui Bergoglio bacia i piedi ai leader politici ma se si fa attenzione lo si sente per un attimo ridacchiare sotto i baffi. Ecco l’effetto che questo gesto suscita e susciterá nelle persone lontane da Cristo. Io non mi permetto di ridere di Bergoglio, è un’azione superba. Più che altro ho provato imbarazzo e pena non per la persona ma per ciò che rappresenta: quel gesto ha manifestato la prostrazione del potere divino a quello umano. L’ennesimo gesto ateo di chi cerca la pace sulla terra per vie umane arrivando perfino a ridicolizzarsi (inutilmente) invece di fidarsi delle vie di Gesù che ci ha detto che avremo la pace solo quando saremo uniti a Lui. Che nè è della frase: chi cercherà di salvare la sua vita la perderá ma chi la perderá per causa mia la troverá? Ormai scomparsa. Resistere al peccato certe volte può ridurre in fin di vita. E verrebbe da domandarsi se serve… vedendo un papa che umilia la Chiesa piegandosi al mondo pur di salvare il corpo. Qualcuno appunto ridacchia vedendo Bergoglio che fa quel gesto ma dietro di esso si nasconde davvero una convinta e determinata visione umanista e massonica, che aggredisce continuamente la fede delle persone. Come dire una Chiesa disposta a tutto, anche ad umiliarsi, ridicolizzarsi, sottomettersi pur di salvare le vite terrene. Ma è disposta a fare altrettanto per salvare le anime? Sembra proprio di no. Anche perchè come ha insegnato Gesù le cose si escludono a vicenda: non preoccupatevi di ciò che uccide il corpo ma di ciò che uccide l’anima. Non è che dobbiamo auspicarci le guerre ma queste andrebbero combattute con la conversione non la sottomissione. Con una netta difesa del vangelo, insegnando che l’uomo deve sottomettersi alla volontà ed intelligenza divina e non il contrario. Ma se all’anima, alla vita dopo la morte, in realtà non si crede ecco che si arriva a qualsiasi gesto, inutile, pur di cercare di avere la pace terrena. Per questa ci si spingerà un giorno fino a negare la divinità di Gesù. Ma quando il mondo esclamerà che la pace è fatta, inizierá la fine. Ai piccoli, a noi, non resta che credere o meno. E pregare. Io non fatico a definirmi e sentirmi miserabile peccatore e non ho nessun problema a prostrarmi al Santissimo. Non avrei neanche timore a lavar i piedi ad un povero, anzi è un gesto molto bello. Ma baciare i piedi alla politica? Ad un potere che in piena volontà esclude Cristo per celebrare l’uomo? È come baciare gli zoccoli di satana. Farlo non sortirà nessun effetto positivo.

    • Adriana ha detto:

      ANDREA ,
      concordo . Bravo .

      • Andrea ha detto:

        Ciao Adriana, son forse bravo a parole, ma nei fatti son ancora molto scarso. Però la verità va sempre ribadita se no si finisce per perderla. Pur dal mio basso, dalla mia nullità non sopporto che il dono della vita eterna che il Signore ci ha fatto venga degradato da dei vigliacchi a mero benessere materiale e temporale. Questa non è fede. È ideologia. Si può eliminare la fame e la guerra nel mondo ma se, con esse, scompare concretamente Dio e l’orizzonte eterno dal nostro cuore, in poco tempo l’umanitá diventerá solo egoistica bestialitá. La massoneria è sempre un male, non esiste massoneria buona, dal primo all’ultimo solo ciechi e superbi che rifiutano l’amore e l’autoritá di Dio.

        • Adriana ha detto:

          ” La Verità va sempre ribadita , se no si finisce per perderla …”,
          tanto più quando viene contraffatta , come oggi accade .

    • Eowin ha detto:

      Ben detto. Questa pretesa di andare d’accordo con tuti…non c’è riuscito Gesù Vero Dio e Vero Uomo, figuriamoci noi o questo insopportabile papa, insopportabile, perché punta tutto sulla vita di questo mondo.

  • Maria Cristina ha detto:

    Preghiamo, preghiamo preghiamo per Benedetto!Gia’la muta dei lupi sguinzagliata dall’Inferno gli e’addosso, gia’l’attaccano da ogni parte. Solo il card. Becciu , strano, osa dire pubblicamente che l’intervento di Benedetto e’un atto di amore verso.la Chiesa.
    I vari Andrea Grillo, Massimo Faggioli, e i superprogressisti americani gia’gli sono alle calcagna e lo attaccano schiumanti rabbia.Ha osato mettere in dubbio il superdogma che dopo il Concilio Vaticano II la Chiesa e’andata meglio! Ha osato attaccare il sessantotto e la mentalita’modernaHa osato ricordare la differenza tra bene e male! Dagli al novantenne, crucifige, crucifige

    Preghiamo questa Settimana Santa per Benedetto e per la Chiesa: offriamo qualche sacrificio perche’ molti altri vescovi e cardinali abbiano.il coraggio di non fuggire davanti ai lupi.

    • Ultimo ha detto:

      Non sono ratzingeriano. Ho letto il suo scritto e l ho apprezzato. Che la rivoluzione sessuale sia stata una RIVOLUZIINE mi e’ ben chiaro. Dubito purtroppo che NELLA CHIESA, NEL SACERDOZIO, sia il 68 a fare danni. Anzi! Una volta i gay facevano i preti. Oggi possono fare altro. Comunque capisco che Ratzinger si sfoghi anche lui. Magari non ha lo smartphone per scrivere a STILLUM CURIAE. Poi riflessioni potrei farne parecchie.Sinpotrebbe dire ciò che e’ sempre stato negato e ora e’ lapalissiano. Me ne viene in mente UNA. MACIEL. Nessuno ancora in Vaticano l ha coperto? Li anche da bergogkiano non ho la risposta. C e una lobby gay o protettrice dei gay che non e’ stata toccata , nemmeno da Vigano’. Dati non ne ho. Però ricordo benissimo come si rideva delle vittime di Maciel…..

      • Ultimo ha detto:

        L intervento prima era sgrammaticato. Per me c e stata poca misericordia verso ecclesiastici gay e giustamente molta per curiali e da parte mia pure per il papa. Chiaro che GPII ha conosciuto Maciel. Ma e’ colpa non dolo. Fu il secondo ad ingannarlo, come Giuda.
        Comunque lascerei da parte i casi singolim MC carrickk era un mostro gli altri no. Ecco questo mi fa pensare? Perché altribnomi CURIALI non sono usciti? O anche loro come Wojtila non credevano. Perché le immagini ci sono. Mi riferisco ad es. al cardinal Sodano. Comunque …….. Stop😪

    • Lucy ha detto:

      Ma se l’intervento di Papa Benedetto è stato come agitare un drappo rosso davanti ai tori fumanti super turiferari di Bergoglio , allora è la prova evidente che il documento è proprio un “controcanto ” dell’attuale pontificato. Più furbo il cardinale Becciu che ha parlato di ” intervento dettato dal suo amore per la chiesa”.Ma quale chiesa ? Noi interpretiamo ” amore per la Chiesa di sempre “. Comunque la parte bellissima dedicata all’Eucarestia forse ( forse) servirà a mettere una pietra tombale sull’ ” intercomunione” ancora in standby , almeno ufficialmente. Ma bisogna che Dio conceda al vecchio leone ancora vita quaggiù .

    • Anima smarrita ha detto:

      Ci saranno frange che strumentalizzeranno il suo intervento – ha aggiunto – e questo farà soffrire Benedetto XVI -. Per lui sarebbe il dolore più grande che si parli di contrapposizione con Francesco”.
      Sbaglierò, ma la postilla del card. Becciu – a margine dell’articolo dell’Huffpost – mi appare come la rete di protezione per un trapezista spericolato, un argine alle prevedibili reazioni che il documento avrebbe potuto scatenare (e il boato infatti si è sentito!), con il sottinteso avvertimento ad astenersi dagli attacchi, camuffato dalla diplomatica preoccupazione di risparmiare un motivo di “dolore più grande” a Benedetto XVI.

  • Sr. Apostasia ha detto:

    Mah, a me sembra un contentino ai cattolici per lasciarli nell’illusione che ci sia anche e ancora un papa cattolico.
    Ora siamo tutti contenti che lui ha parlato, ci chiediamo perplessi se il finale con gli elogi a Bergoglio sia autografo…. ci divertiamo a chiacchierare un po’ a fare illazioni, a emettere le ns battute di spirito… e così si va avanti ancora un pochettino nell’illusione che esista ancora una Chiesa Cattolica.
    E alla prossima comunione ci verrà in mente la frase riportata da Ratzingher detta dal prete pedofilo alla chierichetta… e avremo dissacrato ancora, un po’ di più la Sanra Eucaristia.
    ..e mi chiedo se titto questo possa essere intenzionale…

  • Catholicus ha detto:

    Mi associo al 100% Lucius

  • Astore da Cerquapalmata ha detto:

    Ho letto tutto. Molto interessante.
    Una delle conseguenze del degrado della fede nella Chiesa descritta da Papa Benedetto sono riscontrabili anche nelle SCELTE POLITICHE di tanti Pastori della Chiesa.
    Infatti, quando i Pastori non sentono più l’esigenza di un PARTITO di riferimento per i cattolici, vuol dire che i valori della FEDE non sono più indicati come ideale di vita anche SOCIALE.
    Vuol dire che sono i Pastori a ricercare la PROTEZIONE di PAPPONI della politica di partiti non cristiani.
    Se non ci sono formazioni politiche che, senza detenerne il monopolio, sono capaci di riunire i cristiani, che sia la DEMOCRAZIA CRISTIANA, o la FALANGE SPAGNOLA, o la GUARDIA DI FERRO della Romania ortodossa degli anni Trenta, i credenti si DIVIDONO ideologicamente e la fede si corrompe, vittima del laicismo di formazioni politiche che, se non sono per Cristo, sono necessariamente CONTRO Cristo.

  • Lucy ha detto:

    ” Chi non si inginocchia davanti a Dio si inginocchia davanti agli uomini “.
    Chesterton.

  • Adriana ha detto:

    Bergoglio , finalmente , ha colto la sua occasione di prostrarsi in una bella supplica islamica …che eleva i cu+i – ehm – cuori !

  • VITMARR ha detto:

    Questo scritto di Benedetto XVI mi lascia sconcertato. Infatti da una parte recita:“ L’idea di una Chiesa migliore creata da noi stessi è in verità una proposta del diavolo con la quale vuole allontanarci dal Dio vivo, servendosi di una logica menzognera nella quale caschiamo sin troppo facilmente” ed anche :« In effetti oggi la Chiesa viene in gran parte vista solo come una specie di apparato politico. ». Ma questa è la nuova chiesa che sta creando Francesco e non la vera Chiesa che abbiamo ereditato dai nostri padri immutata nei secoli e a conferma di ciò basta confrontare la chiesa di Francesco con le profezie della beata Emmerich . Di conseguenza come si può alla stesso tempo dire queste cose e ringraziare lo stesso Francesco per il bene che sta facendo alla vera Chiesa ? . Molti dubbi ho sulla autenticità della parte finale di questo scritto che arriva in tempi di redazione delle denunce dei redditi.
    Restiamo fermi alle parole di San Paolo:«Se anche un angelo vi annunciasse un Vangelo diverso da quello che vi è stato dato, sia anatema» Lettera ai Galati (1,6-10). Ma anche 2Cor 10,5 “rendiamo soggetta ogni intelligenza, così che ubbidisca a Cristo” Questa traduzione è dello stesso Benedetto XVI in “La Comunione nella Chiesa” che ora interpreta in Mc 9,42 l’episodio dello scandalo ai piccoli (“micron”) preferibilmente come scandalo agli umili nella fede. Ma in Mc 9,37 la ‘accoglienza’ ai fanciulli (“paidion”) cioè ‘ abbracciare loro’ ( come sarebbe meglio tradurre dal significato della radice del verbo greco usato cioè “mano destra”, in quanto i piccoli si accolgono con l’abbraccio e non con prediche teologiche) significa abbracciare Gesù nel suo nome e “abbracciare Gesù” significa “abbracciare Dio”. E’ quindi la nostra innocenza resa tale con l’ imitazione della vita stessa di Gesù come comportamento morale, passione e morte, che ci unisce a Dio. Restiamo fermi nella parola salvifica di Dio nella sua semplicità e immediatezza.

    • Mia70 ha detto:

      E se leggessimo questo ringraziamento da un’altra prospettiva? Grazie a ciò che BERGOGLIO fa, emerge in tutta chiarezza la luce della Chiesa di Cristo rispetto al buio della nuova chiesa delle tenebre.

  • Ángel Manuel González Fernández ha detto:

    Caro Direttore:
    Lei che è a Roma intervistare a Benedetto, e gli domanda sulla sua rinuncia e tutto quello che creda che deve domandarlo.
    Una povera donna che diceva fino al 2015 che riceveva messaggi di Dio affermava che Francesco era stato rapito … Rapito con 106 intravista per il momento…? Allora Benedetto come sta…?
    Saluti.

    Estimado Director:
    Usted que está en Roma entreviste a Benedicto, y le pregunta sobre su renuncia y todo lo que crea que debe preguntarle.
    Una pobre mujer que hasta el 2015 decía que recibía mensajes de Dios afirmaba que Francisco estaba secuestrado… ¿Secuestrado con 106 entrevistas por el momento…? ¿Entonces Benedicto cómo está…?
    Saludos.

  • Il veritiero ha detto:

    Oggi sono stato un Po’ distratto, ma ho capito bene? Veramente bergoglio si è steso in terra come un tappetino per baciare i piedi ai leader del sud sudan? Il vicario di cristo in terra ha umiliato il ruolo del pontefice in questo modo? Gesù Cristo i piedi li lavava.. E non baciava…. E sopratutto lo faceva ai poveri…E non ai RE… baciare i piedi a un RE è un gesto ben diverso…..E ora arriva la parte divertente , mentre questi 2 stavano in vaticano a farsi baciare i piedi in Sudan hanno fatto il colpo di stato e ora al comando ci sono i militari. Mi servono pop corn e coca cola per godermi questo telefilm di fantascienza 😂

  • Ira Divina ha detto:

    https://www.intopic.it/rdr.php?go_njs=16346055
    Menomale che era impossibilitato ad inginocchiarsi!
    Con Bergoglio le buffonate non hanno limiti!

    • Maria Cristina ha detto:

      Siamo evidentemente di fronte ad una personalita’disturbata squilibrata. Nel giro di pochi giorni passa da togliere bruscamente la mano da baciare ai fedeli a stendersi a tappetino per baciare i piedi dei notabili del SudSudan .C’e’un evidente squilibrio, dei comportamenti disdociati ed istrionici.
      Non e piu la chiesa in uscita siamo.ormai alla chiesa in caduta libera con un clown anzi un “evil clown” come capo.
      SE non si vuole una escalation di comportamenti assurdi e risibili bisogna che la maggioranza dei vescovi e cardinali abbia il.coraggio di deporre questo individuo, magari per “sospetti disturbi psichici”. Magari non e’colpa sua ma non e’in grado di fare il.papa.

      • GMZ ha detto:

        Le carnevalate quaresimali sono una specialità del pampa (sebbene dopo l’elezione egli rifiutò sdegnato la mozzetta ritenendola una pagliacciata…). È che ha un dono affatto unico tra i successori di Pietro, e cioé la capacità di umiliare le cose sacre e di elevare le cose profane.
        Ha minato l’indissolubilità del matrimonio mettendo il turbo alla Rota e inserendo la famigerata noticina velenosa alla sua più celebre schifezza. Dopodiché s’è premurato di inscenare una “spontanea” celebrazione in volo per ridicolizzare quanto restava in piedi del sacramento… Non credo sia squilibrato: credo che sappia esattamente cosa vuole, e credo stia perseguendo i suoi intenti con pervicacia.
        Insomma, è astuto; tanto quanto quei bravi padri conciliari che posero le premesse di quello sfascio di cui oggi si lamenta il buon Benedetto XVI…

  • Nicola B. ha detto:

    Dunque se non ricordo male ( se sbaglio correggetemi) il Papa non riceve il baciamano dei fedeli per motivi di igiene…….Invece il prostrarsi del Papa ai piedi dei leaders africani ( del Sud Sudan) e baciargli le scarpe va bene e non presenta problemi di igiene…..E non faccio altre considerazioni di ordine spirituale in merito…. Faccio mia però una considerazione sul Papa di Mauro Fortini il presenzialista tv che appare sempre in tv dietro i personaggi famosi. Anche attraverso la bocca di una persona umile e non particolarmente istruita può manifestarsi la Verità.

    https://youtu.be/kpqZDnFUtHI

    http://www.rinocammilleri.com/2015/08/fortini/

  • Diana ha detto:

    Ecco, la preoccupazione del pastore è tutta per la Chiesa, per la fede dei suoi figli. Mi ha sempre intristito molto l’assoluta mancanza di una visione soprannaturale della Chiesa in Bergoglio. Come un qualunque materialista, imbevuto di TdL, percepisce la Chiesa come un’istituzione oppressiva per “il popolo di Dio” (categoria fluida comprendente anche non battezzati che lui intende come Chiesa). Non vede la comunione dei santi, i martiri e gli angeli che rendono gloria a Dio attorno all’altare. Ha tutte quelle fissazioni, la croce pettorale di metallo vile, niente anello piscatorio vero, niente stemma sulla stola, niente scarpe rosse, la mantella bianca, il “vescovo di Roma”, l’Angelus in latino biascicato di malavoglia, Castel Gandolfo ridotto a museo, Santa Marta anziché l’appartamento papale… Che tristezza, bisogna pregare molto per lui. E pure per noi, che non se ne può più. Credo che il prossimo Giovedì sarà durissimo.

  • A volte tornano ha detto:

    “Il Papa bacia i piedi ai leader del Sud Sudan e sui social si scatena la protesta
    Il Papa bacia i piedi ai leader del Sud Sudan e sui social si scatena la protesta
    di Franca Giansoldati

    Giovedì 11 Aprile 2019 Ultimo aggiornamento 21:27”

    Ma non aveva gravi problemi alle anche? Sempre e solo quando è davanti al Santissimo!!!!

    Fuori tema o forse no, perché marca la distanza abissale tra il Gigante Benedetto e il nanerottolo argentino innominabile!!!!!

  • Andrea ha detto:

    https://video.corriere.it/papa-francesco-bacia-piedi-leader-sud-sudan-basta-guerre/7f0e6128-5c83-11e9-b6d2-280acebb4d6e

    Questa non è carità verso i poveri ma sottomissione verso i politici.
    Gesù non ha mai baciato i piedi ai potenti del mondo. Non ci sono più parole.

  • Lucis ha detto:

    A me quasi quasi danno più disgusto questi pastori cattolici che denunciano i mali e chiacchierano e parlano e dicono cose cattoliche sempre però senza arrivare a denunciare apertamente Bergoglio. .. come a tirare il sasso e nascondete la mano. Ratzingher, Sarah, Muller, ecc… Quasi quasi mi danno più disgusto di Bergoglio e tutti i modernisti che almeno hanno più coraggio e determinazione e coerenza nella loro opera di distruzione della Chiesa.

    • Lucis ha detto:

      Ma è fuori di testa? Ma si tratta di un qualche messaggio che sanno decifrare tra massoni o roba del genere??? Ma è l’ennesima pagliacciata?

    • key ha detto:

      precisazioni da chi ? da Tornielli ? c’è chi bacia l’anello, chi bacia i piedi, chi bacia il c…. Sto qui bacia tutto tranne ….

  • Donna ha detto:

    Preferisco l’intervento del cardinal Sarah in occasione dell’uscita del suo ultimissimo libro, nettamente più incisivo, coraggioso e senza sconti.
    Inoltre la finale scritta da Benedetto dedicata a Bergoglio,i non posso proprio condividerla.

  • Maria ha detto:

    Homilie citato alla fine del XVI. Dal Natale di Papa Benedetto del Natale 2010 rivolto ai membri della villa romana: “Il volto della Chiesa è coperto di polvere, ei suoi vestiti sono strappati per i peccati dei sacerdoti”. Il Papa ha ripetutamente invitato la Chiesa a cercare la verità, il rinnovamento radicale, con umiltà.
    Homíliája végén idézett XVI. Benedek pápa 2010-es karácsonyi beszédéből, amelyet a Római Kúria tagjaihoz intézett: „Az egyház arcát por borítja, ruháját megszaggatták a papok bűnei miatt”. A pápa több ízben is arra szólította fel az egyházat, hogy alázattal keresse az igazságot, a gyökeres megújulást.

  • deutero.amedeo ha detto:

    Amico Tosatti, mi permetta una divagazione impertinente, ma molto pertinente.
    Verità, apparenza, realtà. Potrebbe essere il titolo di un articolo e invece è solo una mia piccola riflessione personale che dedico agli amici che manifestano dubbi.
    Oggi tutti i telegiornali e notiziari vari hanno mostrato la foto scattata ad un “buco nero”. Bene poiché la distanza di quell’oggetto dalla terra è di 15 milioni di anni luce e la velocità della luce non è infinita, quello che è stato fotografato oggi è un buco nero che esisteva 15 milioni di anni fa. La foto è vera, l’immagine che vediamo è vera, ma quel buco nero oggi potrebbe essere tutto diverso o, al limite, non esistere più.
    Quindi, prima di dare per vero qualcosa, pensiamoci bene.

    • Andrea ha detto:

      Uno scienziato disse che il progresso alla fine non sarebbe stato altro che un allontanamento dall’umanità… questo non significa certo che si debba rinunciare allo studio, alla scienza… ma se non ci sforziamo di mettere sempre Dio al di sopra di tutto, stabilendo le priorità umane diventeremo un giorno dei super uomini senza vita. Dei super zombie. Anzi, siamo già a buon punto.

      • deutero.amedeo ha detto:

        La gente pensa che l’unico atto di fede sia quello di credere in Dio, ma non si rende conto che di atti di fede ne compie a centinaia ogni giorno anche rispetto al mondo fisico. Di esempi del tipo che ho fatto sopra ce n’è un’infinità. Per questo io non mi vergogno di dire apertamente a tutti che credo in Dio.

    • dseutero.amedeo ha detto:

      Aggiornamento: la distanza pare sia di 55 milioni di anni luce e non 15 milioni come era stato detto in un primo tempo. Il ragionamento rimane comunque valido, anzi ancora più consistente. Se domani cessasse di esistere gli uomini continuerebbero ad osservarlo per altri 55 milioni di anni. Io magari sarò già morto 🙂 !

  • GUY ha detto:

    TOSATTI ! SURSUM CORDA ! MONS DARIO VIGANO’ E’ TORNATO AD OPERARE MODIFICANDO I DOCUMENTI DI PAPA BENEDETTO ! CIO’ SIGNIFICA CHE POTREMO DIVERTIRCI ANCORA UN PO’ CON LE SCIOCCHEZZE CHE LEGGEREMO , TIPO LA CONCLUSIONE DI QUESTO DOCUMENTO DI PAPA RATZINGER , CHE E’ SUO QUANTO LAUDATO SI E’ DI BERGOGLIO… SOLO UN DUBBIO MI RODE ,MA MONS GEORG GANSWEIN NON PUO’ CONTROLLARE DI PIU’ O VUOLE DIVENTARE VESCOVO DI COLONIA O FRANCOFORTE ?

  • moriarty ha detto:

    TOSATTI ! SURSUM CORDA ! MONS DARIO VIGANO’ E’ TORNATO AD OPERARE MODIFICANDO I DOCUMENTI DI PAPA BENEDETTO ! CIO’ SIGNIFICA CHE POTREMO DIVERTIRCI ANCORA UN PO’ CON LE SCIOCCHEZZE CHE LEGGEREMO , TIPO LA CONCLUSIONE DI QUESTO DOCUMENTO DI PAPA RATZINGER , CHE E’ SUO QUANTO LAUDATO SI E’ DI BERGOGLIO… SOLO UN DUBBIO MI RODE ,MA MONS GEORG GANSWEIN NON PUO’ CONTROLLARE PIU’ O VUOLE DIVENTARE VESCOVO DI COLONIA O FRANCOFORTE ?

  • Andrea ha detto:

    Mi accodo ai dubbiosi. Una lettera, come altre in passato, che non sembra completa farina di Benedetto XVI. Quello che io provo, all’idea di seguire la via di Bergoglio, è una sensazione di maggiore comodità e convenienza… e questo continua a non convincermi. Sarebbe molto meglio se Ratzinger, invece delle lettere, facesse un videomessaggio ma ho la sensazione che siano altri che non glielo permettano. Poi la crisi della Chiesa non sta nel fatto che è sconvolta dai peccati: è fatta di peccatori e sempre ci sono stati i buoni e i cattivi. La crisi oggi sta nella negazione del peccato propagandata subdolamente dai piani alti. Predica che si diffonde poi verso il basso e che porta il clero ad uno scontro spirituale con se stesso. Perchè non è più il vecchio predicar bene e razzolar male che si limitava alla sfera privata di alcuni senza intaccare l’insegnamento pubblico della Chiesa. Oggi è un predicar male con il quale alcuni (cattivi) vanno a nozze e altri (buoni) devono fare i conti. Come faccia in questo momento a star sereno un sacerdote (buono) non lo comprendo. La fede è fiducia nella verità, altrimenti diventa alibi per chiudere gli occhi e dire che va tutto bene.

    • Fabrizio Giudici ha detto:

      “The deeply theological and esoteric missive, which Benedict called his contribution “in this difficult hour” for the church, was written “absolutely on his own” by Benedict, according to Archbishop Georg Gänswein, Benedict’s longtime personal secretary”

      (citato da Steve Skojec)

  • francesco parolin ha detto:

    su twitter, andreonzo ha sciolto le cagne da guardia. ieri cielline e ratzingeriane di ferro, oggi sputano addosso a Ratzinger. Ma quanto possono fare schifo?

  • deutero.amedeo ha detto:

    Per comodità di chi volesse leggere la Veritatis Splendor metto il link al testo ufficiale:
    http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_06081993_veritatis-splendor.html

  • Fabio ha detto:

    Nello scritto di Ratzinger è solo implicita e velata l’accusa al CVII come causa principale (anche se non unica e preceduta da altre) della situazione attuale. Ma non si poteva pretendere di più.

  • Ángel Manuel González Fernández ha detto:

    Caro Direttore ricorderà:
    Robert Sarah, 11 luglio 2017:
    “Basterebbe vedere il raccoglimento e la pietà con cui il Papa Francesco celebra la santa messa per comprendere la sua vera intenzione”:
    https://www.ilfoglio.it/chiesa/2017/07/11/news/chiesa-occidente-papa-francesco-parla-il-card-sarah-143867/
    Saluti.

    • Carlone ha detto:

      Non è che sei più furbo degli altri

      “liturgica. “Il Santo Padre mi manifesta tanta fiducia e tanto rispetto e cerco di seguire pienamente la sua volontà: rendere la liturgia più sacra, più bella, più silenziosa. Basterebbe vedere il raccoglimento e la pietà con cui il Papa Francesco celebra la santa messa per comprendere la sua vera intenzione”.

      • Fabrizio Giudici ha detto:

        Tu certo sei meno furbo degli altri, se riprendi una frase del 2017 in cui Sarah si mostrava ancora fiducioso in Francesco, mentre poi sappiamo come è stato di fatto esautorato nel suo ruolo (Francesco gli aveva manifestato sostegno per la questione celebrazione ad orientem, salvo poi sconfessarlo pubblicamente).

        • carlone ha detto:

          Anche tu sei un bel volpino , oggi si pretende di conoscere e raccontare cosa c|è nell animo di ogni uomo ,( tu lo sai qual è il motivo del ritiro ? ) ma non si riesce a riportare un discorso in modo appropriato così come è stato detto e riportato da un giornale.

    • LucioR ha detto:

      Al di là del fatto che “Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare” (ma oggi la questione è più complessa, non sempre si tratta di mancanza di coraggio), molte verità vengono espresse facendo uso di uno stile ironico. Purtroppo oggi l’ironia (tipica delle persone colte) non viene molto compresa.

      La frase di Sarah, a leggerla bene, può essere condivisibile (basti vedere come il soggetto di cui parla s’inginocchia davanti al Santissimo durante la Consacrazione). Così come può essere condivisibile il finale della lettera di Ratzinger, e mi sembra che qualcuno l’abbia ben interpretato (è proprio la mastodontica discrepanza tra il contenuto e il finale che dovrebbe far comprendere questo, a meno che non si voglia considerare Benedetto XVI lo scemo del villaggio o, al contrario, che Bendetto XVI consideri i lettori dei poveri scemi. Ma allora, per chi l’ha scritta?).

      A proposito di quest’ultima uno scampolo formidabile, sempre in chiave ironica, mi sembra quello dove il Papa (Benedetto XVI) dice:

      «Un vescovo, che in precedenza era stato rettore, aveva mostrato ai seminaristi film pornografici, presumibilmente con l’intento di renderli in tal modo capaci di resistere contro un comportamento contrario alla fede».

  • Gederson Falcometa ha detto:

    DALLA NOUVELLE THÉOLOGIE ALLA NUOVA MORALE DELLA SITUAZIONE

    http://www.sisinono.org/anteprime-dei-numeri-in-abbonamento/52-anno-2014/229-anno-xxxx-n°13.html

    Questa nuova morale è la morale di situazione che Pio XII già aveva condannato. Questa è un effeto della Nouvelle Théologie.

  • malibu stacy ha detto:

    per me gli andreonzi lo avvelenano come hanno fatto con i primi 2 cardinali dei dubia e come hanno provato a fare con gli altri due, ma non gli è andata bene e adesso i due stanno attenti, ma sono liberi. Ratzinger è prigioniero, chissà cosa gli fanno.
    Prima o poi tutti i maledetti andreonzi lekkalekka piegakukkiai e i loro compagni di merende del dicastero per la comunicazione nordcoreano torneranno nelle fogne dell’inferno da cui sono usciti.

  • Roberto Ceccarelli ha detto:

    Perché i contenuti dello scritto stridono fortemente con i “salamelecchi” finali.

  • Roberto Ceccarelli ha detto:

    Una domanda mi preme: Benedetto XVI ha coordinato veramente con Parolin e Bergoglio l’intervista oppure Parolin ci ha messo una “pezza” a posteriori anche con l’aggiunta dei ringraziamenti finali? Lei Direttore che dice?

    • tontolone ha detto:

      senta , nessuno potrà mai esserne certo ,ma se me lo concede , Benedetto XVI a Parolin non rivolge neppure una parolin …

  • gregorio ha detto:

    un’enciclica che potesse rimettere a posto queste cose. Fu pubblicata con il titolo Veritatis splendor il 6 agosto 1993 suscitando violente reazioni contrarie da parte dei teologi morali.
    Papa Benedetto XVI: chi leggeva i miei libri non era degno di leggere i miei libri.
    Ci sono ancora dubbi? l’apparato attuale è fuori dalla comunione ecclesiale. Siete scomunicati. Purtroppo avete messo a tacere anche don Minutella.

  • Roberto ha detto:

    Sono convinto che Benedetto XVI sia ancora il vero Papa e che Bergoglio sia un impostore: tutto quello che fa e dice testimonia che è il falso profeta. Peraltro sono pure convinto che la responsabilità del suo avvento sia proprio attribuibile alla carenza di Fede dello stesso Ratzinger. Condivisibile il suo scritto, ma più che mai dannoso perché con le ultime 2 righe di ringraziamento di fatto ne sancisce l’autorità come capo della Chiesa.
    Diversa la statura di Robert Sarah: é un vero gigante che non ha avuto la minima titubanza nel contrapporsi frontalmente con il suo libro all’eretico magistero della “pietra nera”.
    Preghiamo la SSma Vergine Maria affinché impetri presso il suo Divin Figlio che alla fine di questo tempo di tenebre ci faccia dono di averlo come Papa.

    • Fabrizio Giudici ha detto:

      Io ho grande ammirazione per il card. Sarah e mi auguro di vederlo presto papa. Però sono veramente arcistufo di vedere così tanto culto della personalità in ambito cattolico. Il card. Sarah tiene esattamente lo stesso atteggiamento di Ratzinger, mutato il ruolo diverso: si contrappone al magistero, non si contrappone frontalmente a Francesco. Non esiste un suo scritto in cui attacchi frontalmente Francesco, non esiste un tweet che rilanci un articolo che titoli “Sarah contro Francesco”; nel suo ultimo libro ha scritto una frase elogiativa di papa Francesco (“un papa solido…”), dopo due paragrafi di elogi a GPII e BXVI. Chi vuol capire capisce, ma la strategia è la stessa, così come per i cardd. Burke, Brandmueller, Mueller, eccetera.

      • Fabrizio Giudici ha detto:

        Precisazione: si contrappone al “magistero”, non si contrappone frontalmente a Francesco

  • Roberto Donati ha detto:

    Questa di papà Benedetto è la prima “Enciclica” cattolica dopo sei anni.

    • Enrico66 ha detto:

      Assolutamente vero.
      Basta questo a fare sintesi: “Quel che è necessario è invece il rinnovamento della fede nella realtà di Gesù Cristo donata a noi nel Sacramento.”
      Viva Benedetto

  • a mano e in lavatrice ha detto:

    nonostante le guardie e la sorveglianza strettissima cui è sottoposto nella prigione in cui lo tengono, benedetto xvi è riuscito a far uscire delle carte, un vecchio di più di 90 anni ha fregato andreonzo lekkalekka piegakukkiai e i suoi compagni di merende del dicastero della comunicazione nordcoreana. Chissà adesso cosa fanno a ratzinger, forse non arrivano a picchiarlo, ma chissà che altre torture aggiungeranno

    • Maria Cristina ha detto:

      Preghiamo intensamente per Benedetto, ringraziamo Dio di avercelo dato, e facciamo penitenza in espiazione dei nostri ed altrui peccati soprattutto contro il sacramento dell’ Eucarestia.
      Non si capira’ mai abbastanza come tutta la miseria umana e spirituale che ci circonda sia conseguenza del tradimento dei chierici verso la Santa Messa e il sacrificio eucaristico.

    • deutero.amedeo ha detto:

      Benedetto è un diversamente giovane in cammino, che segue un suo paradigma diversamente nuovo, finalizzato alla restaurazione di una chiesa che anziché credere nell’Uomo-dio creda nel Dio-uomo.

  • Marco Matteucci ha detto:

    Caro direttore; come può un pastore onesto e sapiente come papa Benedetto XVI° denunciare la crisi drammatica che la chiesa sta vivendo e poi terminare il suo discorso, a tratti di una drammaticità tale da far accapponare la pelle, ringraziando colui che è uno dei maggiori artefici di questa deriva grottesca e mondana del cattolicesimo.
    Certamente non è immaginabile che chiunque voglia denunciare in piena coscienza e onestà i mali di una qualunque istituzione, domandi il previo consenso agli amministratori dell’istituzione medesima, a meno che la dichiarazione non sia indirizzata ad altri secondi fini non dichiarati.

    “Ogni falsità è una maschera, e per quanto la maschera sia ben fatta, si arriva sempre, con un po’ di attenzione, a distinguerla dal volto.”

    (A. Dumas)

    • Fabrizio Giudici ha detto:

      Io ormai ci sono abituato, però almeno formalmente trasecolo. Un pezzo di seimila parole si conclude con tre righe puramente formali di saluto al pontefice regnante e dobbiamo commentare quelle?

      Tweet di Damian Thompson (Catholic Herald): “if you added together all the passages in which Benedict praises Francis, would there be enough for a haiku?”

  • Marco Matteucci ha detto:

    Caro direttore; come può un pastore onesto e sapiente come papa Benedetto XVI° denunciare la crisi drammatica che la chiesa sta vivendo e poi terminare il suo discorso, a tratti di una drammaticità tale da far accapponare la pelle, ringraziando colui che è uno dei maggiori artefici di questa deriva grottesca e mondana del cattolicesimo.
    Certamente non è immaginabile che chiunque voglia denunciare in piena coscienza e onestà i mali di una qualunque istituzione, non chieda previo consenso agli amministratori dell’istituzione medesima, a meno che la dichiarazione non sia indirizzata ad altri secondi fini non dichiarati.

    “Ogni falsità è una maschera, e per quanto la maschera sia ben fatta, si arriva sempre, con un po’ di attenzione, a distinguerla dal volto.
    (A. Dumas)

  • Ángel Manuel González Fernández ha detto:

    Caro Direttore, questa è la realtà:
    https://www.apnews.com/9d7f3eeb132646ee999be19a15a2f039
    Saluti.

  • deutero.amedeo ha detto:

    Da semplice fedele cattolico vecchio stampo non convertibile riassumo in tre parole quella che è stata la mia impressione:
    anamnesi sconcertante, diagnosi desolante, prognosi infausta.
    Ciononostante prego Dio ogni giorno come ho cominciato a fare, con la guida della mamma, dall’età di due o tre anni. Consolandomi col fatto che ogni giorno che passa è uno di meno che rimane da vivere in questo mondo sempre più strano e difficile.

    • Vittorio ha detto:

      A me resta la fede. La carita’? Non direi. Mi sento molto aggressivo. Sì che il lavoro mi porta qua’ e la’. Ma anche accidioso forse, sono. Non posso avvicinarmi alla comunione, non ho un esorcista ….. La morte e’ il dies natali, così come la Parusia non e’ la fine ma l’ inizio (direbbero gli scrittori apocalittici). Guardo il passato…..quanta gente meritevole più di me e’ stata delusa. Ok era uno sfogo, caro Amedeo. La “invidio”. Alla sua eta’….e poi ha fatto la sua vita!! Io ho paura. Sa a me piaceva Elvis 🙂 posso postare una canzone preghiera che mi e’ piaciuta? Si ricordi di me nelle sue preghiere! Potrei essere suo figlio , e non ho mai avuto forza…di vivere. Serena Pasqua a lei e i suoi cari.

  • Rafael Brotero ha detto:

    Curioso, tra il testo e le ultime 4 righe c’e’la stessa differenza che tra i loro due autori. Aveva ragione Buffon, lo stile é l’uomo.

  • Ángel Manuel González Fernández ha detto:

    “Alla fine delle mie riflessioni vorrei ringraziare Papa Francesco per tutto quello che fa per mostrarci di continuo la luce di Dio che anche oggi non è tramontata. Grazie, Santo Padre!”: Caro Direttore, lei se lo crede…?
    Io non mi credo niente di quello che dicono che scrive Benedetto, e non tolgo né aggiungo né una virgola di quello che scrissi a suo tempo:
    28 Febbraio di 2013: SE IL PAPA FUGGE…
    https://lossegadoresdelfindelmundo.blogspot.com/2013/02/si-el-papa-huye.html
    Saluti.

  • marco bianchi ha detto:

    Un Papa così lo abbiamo già avuto.Con l’esito che abbiamo visto. Una chiesa così cosa ha a che fare con quella che Pietro ebbe mandato di fondare da Gesù?

  • Astore da Cerquapalmata ha detto:

    Sicuramente la crisi parte da molto lontano, ma nel pontificato di Francesco ha forse raggiunto il suo apice.
    Trovo ingiusto dare tutte lem colpe a Francesco perché in realtà, col mito del dialogo, di per se cosa buona purché non divenga una scusa per farsi accettare dal mondo, molti Pastori del passato (non tanto i Papi) hanno ceduto riguardo la morale e la prassi liturgica.
    Il Papato di FRANCESCO però ha una particolarità: NON si appone al male. Neanche una condanna sull’omosessualita definita come PECCATO o sugli anticoncezionali.
    Io non voglio dubitare della buona fede di Papa Francesco, ma lui dovrebbe chiedersi se, ad esempio, la sua tolleranza riguardo le idee LGBT producono più bene alle anime o male. Se il Papa contribuisce di più a mandare le anime in Paradiso o non ne manda di più all’inferno.
    Da mia piccola esperienza posso dire che i relativisti, i modernisto, gli omosessuali, ecc., dicono che Francesco è il loro Papa. Ma non perché si sentono amati da lui, ma perché la Chiesa li “approva”.
    Se gli inglesi nel 1939 non avessero PER PRIMI dichiarato guerra a Hitler, in quanto stanti di TOLLERARE le sue prepotenze, qualche anno dopo il Raich, che aveva in cantiere armi che l’avrebbero reso umanamente invincibile, avrebbe causato molti più danni e più vittime.
    Una santa intolleranza è più meritoria di una viscida tolleranza. E salva più vite.

  • Natan ha detto:

    GRANDE RATZINGER. Conforto e sostegno a chi dentro la chiesa sta soffrendo la persecuzione dai vertici vaticani.

  • Anonima ha detto:

    Crede forse Benedetto che quel suo conclusivo ringraziamento possa toccare la coscienza del suo omologo? Ed anche se la sua fosse sottile ironia, che esito avrebbe nello stesso personaggio così distante dalle finezze di colui che scrive e così preso e intestardito a porre l’uomo al centro di tutto, anziché Dio? Fra i due si frappone un abisso: da un lato un gigante, dall’altra un nanerottolo.

    • roth ha detto:

      IL RINGRAZIAMENTO FINALE , COSì SCRITTO E’ CERTAMENTE UNA AGGIUNTA DI ALTRI , COME GIA’ AVVENUTO DA QUANDO è EMERITO

      • Lucis ha detto:

        Pia illusione. Durante il sessantesimo del suo sacerdozio Ratzingher ringraziò in diretta tv Bergoglio e si spreco’ in elogi e salamelecchi. Le parole uscirono proprio dalla sua bocca. Non vogliamo proprio guardare in faccia la realtà?

    • roth ha detto:

      UN SIMILE COMMENTO FINALE è STATO CERTO AGGIUNTO DA QUALCUN ALTRO . IMPENSABILE SIA DI BENEDETTO . PERALTRO E’ GIA’ SUCCESSO DUE VOLTE , DA QUANDO E’ EMERITO , CHE HAN MANIPOLATO I SUOI SCRITTI ( si pensi a Dario Viganò)

    • Gian Piero ha detto:

      Dopo due giganti della fede , Giovanni Paolo II e Benedetto XVI , e’ venuto un nano , Francesco I. E gli uomini preferiscono il nano ai giganti del Fede. ( Parafrasando San Giovanni , E gli uomini preferirono le tenebre alla luce…..)

  • Roberto Donati ha detto:

    Mi pare che il papà Benedetto XVI abbia qui risposto ampiamente ai Dubia a cui Bergoglio si ostina a non rispondere. Amori Laetitia è bacata!

  • Claudio ha detto:

    Gli appunti sono stati scritti non DOPO l’incontro delle Conferenze episcopali sul tema degli abusi, bensì “nel lasso di tempo che va dall’annuncio dell’incontro dei presidenti delle conferenze episcopali al syo vero e proprio inizio”. E’ ragionevole supporre che il Papa Emerito volesse inviare il proprio contributo all’incontro, ma ciò non gli è stato permesso. Chissà perché…

  • Sulcitano ha detto:

    Siano rese grazie a Dio per papa Benedetto XVI˚, che da fedele sentinella, suona la tromba per un pronto risveglio del Popolo di Dio e perché la Chiesa finalmente, viva un santo rinnovamento ispirato dalla santità dei tanti che non hanno ceduto alle tenebrose tentazioni del Principe di questo mondo.
    Preghiamo.
    SIA LODATO GESÙ CRISTO!

  • Patrizia ha detto:

    Quanto bisogno avremmo di un Papa cosi’!!!!

  • Enza ha detto:

    Nel leggere questo scritto ho pensato subito a una cosa non di poco conto. Molte volte si è detto dai vari siti che Benedetto é debole, sta male, è molto vecchio …..E ricordo pure come aveva trattato l’anno scorso….Parolin??? Non ricordo chi fosse, in merito all’introduzione che gli avevano chiesto di scrivere riguardo a quel famoso libro, ma che Benedetto aveva risposto picche.
    Ora questo….ma non è che spesso a pensar male si indovina? Sarà davvero tutto suo questo scritto, oppure ci avrà messo le mani qualcun altro?
    Leggendo l’intervista al cardinal Sarah capiamo bene che l’uomo non può portare avanti la chiesa senza mettere la croce al primo posto, ma dove la si vede una croce in questo papato? Se guardiamo anche ad Avvenire (giornale dei Vescovi) ora da ragione al partito radicale e la Bonino rimane sempre la “prima donna” in vaticano. Ieri ho fatto un video con l’intervista del cardinal Sarah…… Una boccata di aria fresca! Ecco il Papa che ci vuole! https://youtu.be/dEUiNUXwSKo

  • Lucy ha detto:

    Bellissima testimonianza di vera , profonda , autentuca Fede. Le forze fisiche stanno venendo meno, rimangono intatte quelle spirituali. Martedī 16 compirà 92 anni !!! Che il Signore ce lo conservi ancora perchè la sua voce possa continuare a darci luce di speranza.

    • tony ha detto:

      Si , se non manipolano i suoi messaggi ….a favore del suo successore. Come in questo .