DEL NOCE: ANCORA ATTUALE, TRENT’ANNI DOPO. CATTOLICI E POLITICA: UN SAGGIO DI LUCA DEL POZZO.
10 Aprile 2019
Marco Tosatti
Trent’anni fa cadeva il Muro di Berlino, e trent’anni fa scompariva Augusto Del Noce, studioso e filosofo cattolico. E proprio in questi giorni torna di vibrante attualità il problema a cui il pensatore ha dedicato tanta attenzione, e cioè quello della presenza – se e come – dei cattolici nella vita politica. Gli avvenimenti degli ultimi mesi, delle ultime settimane, hanno posto in evidenza da un lato le profonde spaccature presenti nell’universo cattolico italiano, non solo politiche, ma anche certamente politiche. E dall’altro il desiderio, da parte di qualche ambiente religioso, di creare se non un partito dei vescovi, almeno un’area di qualche genere identificabile come tale; vale a dire un movimento politico che possa godere dell’imprimatur della gerarchia, vaticana e italiana.
Proprio perché esce in questo contesto ci sembra che il libro di Luca Del Pozzo, dedicato alla figura e all’opera del filosofo cattolico, possa costituire un contributo prezioso per il dibattito in corso in una parte del mondo cattolico italiano. “Filosofia cristiana e politica in Augusto Del Noce” edito dalla casa editrice Pagine, sottolinea l’attualità della riflessione di Del Noce, e quanto siano tutt’altro che superati i problemi e le difficoltà illustrate dal pensatore per quanto riguarda la presenza politica cattolica in un mondo quasi totalmente secolarizzato, anche nelle sue parti che si definiscono religiose.
“Tanto per i suoi oppositori che per gli osservatori neutrali della politica – si legge nell’Introduzione – il fallimento del socialismo reale…suonò come la dimostrazione storica della bontà della scelta a favore della democrazia e del capitalismo. Ma per il filosofo cattolico – in questa come in tante altre questioni in totale sintonia con l’allora pontefice Karol Wojtyla – la partita non era affatto chiusa. Un nuovo e, per certi aspetti, più temibile avversario stava prendendo corpo – in estrema sintesi la società post-moderna compiutamente secolarizzata, nichilista e portatrice di un totalitarismo dal volto buono perchè fintamente democratico – il che poneva la necessità di ripensare la presenza dei cattolici nella società e nella politica. Restava insomma intatto, seppur in un contesto che stava cambiando velocemente, il “problema politico dei cattolici”. Da qui l’esigenza di riprendere e approfondire un pensiero che non solo conserva intatta la sua validità, ma che anzi oggi forse più di ieri rappresenta, in ambito cattolico ma non solo, una risposta alla situazione culturale, sociale e politica contemporanea che vada nella direzione di un pensiero neo-moderno. Gli eventi che hanno contrassegnato questo primo scorcio del XXI secolo e il dibattito culturale che da questi è scaturito hanno riproposto al centro dell’attenzione, in Italia e altrove, la questione che in ultima analisi costituisce il perno attorno a cui ruota tutta la riflessione delnociana, vale a dire il rapporto tra politica e religione, e in particolare tra politica e cattolicesimo…Da qui l’interesse nei confronti della proposta speculativa del filosofo cattolico, oltretutto tenendo conto del fatto che la questione del rapporto tra politica e cattolicesimo implica e investe in pieno la domanda sul senso e sul significato del cattolicesimo stesso, e con esso della modernità tout court”.
Il saggio ripercorre il lungo e travagliato percorso intellettuale del filosofo torinese alla ricerca di una filosofia cristiana capace di coniugare morale e storia, pensiero e azione, fede e traduzione di questa nella “polis”. La sintesi proposta è quella di “metafisica civile”, categoria che secondo l’Autore è in grado di rappresentare lo specifico della proposta filosofica di Del Noce. Essa consente infatti di cogliere la portata politica, cioè esistenziale e storica del suo pensiero illuminando il nesso che intercorre tra ontologismo, liberalismo e democrazia. Un pensiero, quello del filosofo torinese, tale da tradursi in ultima istanza in un liberalismo che pur non opponendosi ad una visione democratica, ma anzi implicandola, cerca tuttavia di superare le possibili involuzioni totalitarie della democrazia sulla base di una fondazione etico-religiosa della libertà politica. Che la democrazia corra seriamente il pericolo di trasformarsi in un nuovo totalitarismo è una tesi che Del Noce condivideva con altri, autorevoli, interpreti della realtà contemporanea, tra cui S. Giovanni Paolo II. Per Del Noce il vizio di fondo della democrazia sta nell’aver scisso libertà e verità. Nella sua ottica, invece, esiste una verità, un insieme di valori trascendenti ed eterni che “parlano” alla coscienza di ogni uomo e che gli si manifestano come evidenti. In tale prospettiva la democrazia si configura come il luogo politico dove devono essere garantite le condizioni che consentono l’accoglimento e il riconoscimento dei suddetti valori, e in tal senso, cioè come condizioni, sono da considerare i tre pilastri della concezione democratica di Del Noce: il rispetto della persona, il metodo della persuasione e il rifiuto della violenza. Se la pratica di questi principi non rende certo cristiana una democrazia (come d’altra parte riteneva lui stesso), essa tuttavia fornisce tutte le garanzie perché l’individuo possa liberamente aprirsi alla verità e ai valori che da questa discendono in modo che la verità, una e immutabile, possa tuttavia «centrarsi» sulla persona. Per Del Noce l’esigenza di ri-cristianizzare la democrazia non solo non implica alcuna omologazione di carattere etico, ma anzi favorisce lo sviluppo del vero «pluralismo» e di un autentico liberalismo. Si tratta insomma della proposta di un pensiero cattolico non contro ma dentro la modernità, e che anzi è tanto più moderno quanto più sa cogliere la dinamica intrinseca che lo connota: cioè quella di essere in costante rinnovamento restando però nel solco della Tradizione, e per questo in grado di rispondere meglio di altri alle reali esigenze dell’uomo contemporaneo e di assumere la sfida del nichilismo, epigono ultimo e necessario del razionalismo.
Un nodo centrale, fondamentale, rimane la considerazione di ciò che è il cristianesimo, che per Del Noce è un evento storico, non un’ideologia o un sistema di pensiero. Il filosofo vedeva nella riduzione del fatto religioso a “foro interno” il segno evidente e drammatico del cedimento di tanta parte della cultura cattolica a quell’idea di modernità che storicamente ha prevalso. Questo cedimento ha portato una duplice conseguenza: una sorta di “protestantizzazione” di fatto del cattolicesimo, e come possiamo osservare, anche almeno nelle spinte e tendenze, di diritto; e la continua ricerca di chiavi interpretative della storia contemporanea “altre” rispetto a quella cattolica. Presupposto necessario per poter essere ammessi nel consesso dei “moderni”, muovendo da un ingiustificato complesso d’inferiorità. Ma se si tiene ben presente la storicità del cristianesimo, ne consegue che questo non può non avere anche una traduzione politica, nel senso cioè di farsi “polis”, mondo, storia. Come? In quali forme? La domanda è più che mai aperta. E attende una risposta.
Luca Del Pozzo, Filosofia cristiana e politica in Augusto Del Noce, Roma, Pagine editore, 2019, pp. 273, euro 18,00.
Oggi è il 226° giorno in cui il pontefice regnante non ha, ancora, risposto.
Quando ha saputo che McCarrick era un un uomo perverso, un predatore omosessuale seriale?
È vero o non è vero che mons. Viganò l’ha avvertita il 23 giugno 2013?
Joseph Fessio, sj: “Sia un uomo. Si alzi in piedi, e risponda”.
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Tag: augusto del noce, luca del pozzo
Categoria: Generale
Questione vitale. Direi:
1 – “La sintesi proposta è quella di “metafisica civile”, categoria che secondo l’Autore è in grado di rappresentare lo specifico della proposta filosofica di Del Noce”.
Non sono un esperto, ma la “metafisica civile” non è quella di Kant?.. Il “comportarsi bene” laico?… Se è così, non funziona, perché, faceva dire Dostoevskij a uno dei suoi personaggi, “se Dio non esiste, tutto è permesso”.
2 – “Un pensiero, quello del filosofo torinese, tale da tradursi in ultima istanza in un liberalismo che pur non opponendosi ad una visione democratica, ma anzi implicandola, cerca tuttavia di superare le possibili involuzioni totalitarie della democrazia sulla base di una fondazione etico-religiosa della libertà politica”.
Il liberalismo, “pur non opponendosi a una visione democratica?”… Bontà sua, troppo gentile!… Mi pare tutta una serie di palesi contraddizioni in termini. Se il liberalismo infatti “cerca tuttavia di superare le possibili involuzioni totalitarie della democrazia sulla base di una fondazione etico-religiosa della libertà politica”, essendo il liberalismo stesso ateo e materialista, anzi ontologicamente anticristiano, e anzi tutt’al più deista in senso massonico, se fosse religioso in senso cristiano esso non sarebbe più liberalismo, e se è – come è – deista massonico, non risolve il problema, anzi! Quindi, di che si sta parlando?
3 – E’ bene sia chiaro, oltre che essere il liberalismo ontologicamente oligarchico e antitetico al cattolicesimo, vedi qui
https://lafilosofiadellatav.wordpress.com/incompatibilita-tra-cattolicesimo-e-liberalismo/
basandosi il liberalismo sulla democrazia solo rappresentativa, rigorosamente priva di sussidiarietà e partecipazione autentica della persona, della famiglia e dei corpi intermedi alla gestione della vita della “polis”, ebbene tale modello ristretto di democrazia ha GIA’ virato in una forma di totalitarismo pratico, vedi qui
https://lafilosofiadellatav.wordpress.com/2016/03/16/il-drago-del-new-deal-si-sta-alzando/
4 – Ribadisco quindi che, alla luce degli approfondimenti di cui sopra, è altrettanto palesemente contraddittorio e fuorviante dove dice:
“Per Del Noce l’esigenza di ri-cristianizzare la democrazia non solo non implica alcuna omologazione di carattere etico, ma anzi favorisce lo sviluppo del vero «pluralismo» e di un autentico liberalismo”.
5 – “Ma se si tiene ben presente la storicità del cristianesimo, ne consegue che questo non può non avere anche una traduzione politica, nel senso cioè di farsi “polis”, mondo, storia. Come? In quali forme? La domanda è più che mai aperta. E attende una risposta”.
La buona notizia è che la risposta c’è già, risiede nell’idea della “Società partecipativa” secondo Dottrina sociale, elaborata da quel grande e purtroppo misconosciuto intellettuale del ‘900 che è stato Pier Luigi Zampetti, vedi qui:
https://lafilosofiadellatav.wordpress.com/i-maestri-2/pier-luigi-zampetti/
Cioè, non è che tutte le volte dobbiamo ricominciare da capo, senno’ davvero non si finisce mai.
6 – L’idea di Zampetti, erede ideale e continuatore di Sturzo, può esser ben portata avanti dall’unico partito politico sturziano che abbiamo oggi, il “Popolo della Famiglia”, vedi qui
http://ilpopolodellafamiglia.net/
@Pier Luigi Tossani
Scrivi “…essendo il liberalismo stesso ateo e materialista anzi ontologicamente anticristiano….” mi permetto di non essere d’accordo ma dato che non è possibile fare oer evidenti ragioni di spazio una disquisizione filosofico -politica mi limito a portare la mia esperienza familiare e personale .Mio padre , uomo coltissimo , cattolico apostolico romano era filosoficamente e politicamente un liberale , votava infatti per il P.L.I. , il suo liberalismo era quello classico fondato sulla ” legge naturale ” nel suo profondo legame col cristianesimo , molto lontano , abissalmente lontano da quella variante oggi purtroppo predominante , del liberalismo dell’indifferenza etica che non sa produrre anticorpi a quel concetto di autonomia individuale assoluta che tende a produrre leggi basate sulla procedura del”numero ” e che possono avere qualsiasi contenuto , volte all’ ” autorealizzazione ” dell’uomo , diventando così complice e persino promotore dell’eugenetica, dell’aborto , dell’eutanasia , in nome di una libertà svincolata da ogni norma etica oggettiva e universale .Quando mio padre avvertì questo mutamento uscì dal P.L.I. perchè non era più il liberalismo delle origini , quello promosso e portato avanti da uomini religiosi , o, se agnostici , ” naturaliter christiani ” che avevano operato scelte di vita privata e pubblica ” velut si Deus daretur “.
Il problema ora mio e che non ho ancora risolto è se questa una variante degenerata del vero liberalismo o se in esso vada trovata la causa di questa degenerazione.
Cara Lucy,
Ci sono certamente brave persone in tutti i partiti, che in buona fede credono che quello che professa il tal partito sia cosa buona. Anch’io, da giovane, qualche volta ho votato per il PRI di Ugo La Malfa.
In realtà, il liberalismo, per sua essenza costitutiva, nasce dal secolo dei Lumi e dalla Rivoluzione Francese, nei termini che ho riportato nel mio commento. Non è “degenerato”, è semplicemente sempre stato così.
A questo link che avevo messo prima:
https://lafilosofiadellatav.wordpress.com/incompatibilita-tra-cattolicesimo-e-liberalismo/
a pag. 17 citavo il Toniolo:
““…Politicamente il liberalismo esprime affrancazione dell’individuo, la più
completa e sconfinata, ma pure dovunque esso tende a deprimere
l’autorità delle famiglie; le associazioni spontanee consente ed anco
favoreggia, ma rimane ognora riluttante a riconoscere la loro costituzione
permanente in forma di enti giuridici; le autonomie locali vengono
affermate negli statuti, ma fondate sopra aggregazioni artificiali, non
radicate nella costituzione naturale storica; le rappresentanze popolari
sono chiamate al governo, ma non rispondenti alla gerarchia delle varie
classi, organo di trasmissione al potere più che dei bisogni collettivi
sociali, della volontà smodata delle maggioranze, componendo
nell’insieme un assetto politico diretto, più che ad avvalorare la libertà, a
preparare l’eguaglianza livellatrice”.
e a pag. 33
“Jean Ousset, dove ancora
ne “Le quinte colonne della secolarizzazione”, l’autore cita Pio IX:
…Ugualmente, rivolgendosi alla Federazione dei Circoli Cattolici del Belgio, Pio IX
tornerà sulla stessa idea: «Ciò che più lodiamo nella vostra impresa religiosa è che
siete – si dice – pieni di avversione contro i principi cattolico liberali, i quali cercate
di cancellare dagli intelletti tanto quanto vi è possibile. Quanti sono imbevuti di tali
principi fanno professione, è vero, di amore e rispetto alla Chiesa e sembrano consacrarsi alla sua difesa con l’intelligenza e le opere; tuttavia non lavorano meno a pervertire il suo spirito e la sua dottrina: ciascuno di costoro, a seconda della particolare modo d’essere del suo spirito, propende a mettersi al servizio di Cesare o di quanti inventano diritti in favore della falsa libertà. Questo errore insidioso è più pericoloso di un’aperta inimicizia, perché si copre col velo ingannevole dello zelo e della carità e, sforzandovi di combatterlo e ponendo un’attenta cura nell’allontanare da esso gli ingenui, estirperete la fatale radice delle discordie e lavorerete efficacemente a produrre e mantenere una stretta unità nelle anime …».
…insomma, hai capito, Lucy… e devi pensare che oggi i partiti di cdx son tutti liberali… FI, Lega, FdI… la radice è quella. L’unico che si distingue è il “Popolo della Famiglia”, che, solo, si ispira alla Dottrina sociale e alla lezione di don Sturzo.
Se vorrai approfondire ancora, c’è anche, interessante, il Salleron, qui:
http://www.rassegnastampa-totustuus.it/cattolica/?p=41915
Grazie per la cortese risposta e per i suggerimenti.
Del Noce è tutt’ora attuale, dunque bene che se ne parli.
Tuttavia, credo che la questione vada inquadrata su un altro piano. Del Noce è uno dei tanti (certamente tra i più efficaci) che hanno saputo prevedere e descrivere le dinamiche con cui il mondo stava andando ad infognarsi nell’ennesima crisi. Ma tu queste analisi sarebbero state tutto sommato inutili se la Chiesa avesse fatto il proprio dovere. Riprendo un pezzo del card. Sarah oggi rilanciato da Cascioli:
«Alcuni vogliono che la Chiesa sia una società umana e orizzontale; vogliono che parli il linguaggio dei media. (…) Non vogliono che parli di Dio, ma che si getti anima e corpo nei problemi sociali: migrazioni, ecologia, dialogo, la cultura dell’incontro, la lotta alla povertà, per la giustizia e la pace. Ovviamente queste sono questioni importanti di fronte alle quali la Chiesa non può chiudere gli occhi. Ma una Chiesa come questa non interessa a nessuno. La Chiesa genera interesse solo perché ci permette di incontrare Gesù. L’unica sua legittimità sta nel passare a noi la Rivelazione»
Il card. Sarah in altri passaggi – chiese che si svuotano, lobby gay, eccetera – ribadisce che la causa prima è una crisi di fede. D’altronde è ovvio: se la casa si svuota, arrivano sette spiriti maligni ad infestarla. Cade la fede, il mondo e il Maligno partono all’attacco con questo o quel metodo. Che poi sia il partito radicale di massa, l’individualismo edonista, la massoneria, Soros, quel che volete, non fa gran differenza.
Ormai la Chiesa (visibile) non parla più di Gesù e trascendenza perché è caduta in un circolo vizioso, ma l’inizio di tutto è la crisi di fede e di preghiera (di nuovo il cardinale africano dice “non si prega abbastanza”).
Allora, senza che con questo io critichi la continua saggistica che ci ripropone giuste analisi su problemi sociologici, politici ed antropologici, mi piacerebbe però vedere anche un grande incremento di iniziative di preghiera, pubbliche e comuni. So benissimo che a livello locale ce ne sono non poche, ma complessivamente sono poco visibili e non coordinate. Qualcosa a livello globale c’è (penso p.es. ai “Guerrieri del Rosario” del card. Burke), ma è ancora poco.
Possibile che i buoni cardinali e vescovi, preso atto che hanno rinunciato ad ogni iniziativa diretta nei confronti di Papa Francesco, non siano in grado di coordinarsi tutti insieme per una grande iniziativa di preghiera? Roba forte, tipo Giona: pentitevi o perirete.
Le scelte politiche e pastorali di questo Papato e della CEI, che si ripercuotono sulle anime procurando danni spirituali enormi per le anime, sono numerosi.
A cominciare dal “dialogo” con gli LGBT, che sono PREGIUDIZIALMENTE e ideologicamente abortisti: è come dialogare coi NAZISTI, perché gli LGBT sono “geneticamente” nazisti