DISPACCI DALLA CINA. BANNON E LA CONCORRENZA FRA PECHINO E WASHINGTON. E L’ACCORDO VATICANO.

8 Aprile 2019 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il Maestro Aurelio Porfiri ci ha inviato i suoi dispacci, molto centrati sull’intervista che Steve Bannon ha concesso a Raymond Arroyo, di grande interesse. E poi una bellissima poesia di Li Po. 

Bannon on China

Ho ascoltato una intervista all’ex stratega di Donald J. Trump, Steve Bannon, concessa a Raymond Arroyo per EWTN. Ora Bannon parla da americano e da cattolico, quindi le sue opinioni molto dure sull’avanzata della Cina, devono essere lette separatamente. Da americano infatti si preoccupa che la corazzata cinese possa relegare in un futuro non troppo lontano gli Stati Uniti ad un ruolo secondario nella scena mondiale. Opinione legittima, da americano, meno legittima quando si pensa alle aspirazioni di potenze come la Cina, che tendono ad allargare il loro campo di influenza. Cioè, posso immaginare che la Cina non debba sentirsi in colpa, per essersi messa in concorrenza con gli States. Gli analisti politici giudicano comunque la possibilità che la Cina possa sostituirsi agli Stati Uniti sulla scena mondiale come molto remota, visto che il gap esistente fra le due nazioni è ancora molto largo e il controllo delle rotte marittime, una delle chiavi del comando, è saldamente nelle mani degli Stati Uniti. Certo la Cina si allarga in Europa, anche grazie al ruolo infausto dell’Italia. Un’Italia stremata da una leadership politica e da un clima culturale che da decenni ha reso la nostra nazione ingovernabile e svendibile al miglior offerente.

Per le opinioni del Bannon cattolico, fortemente contrarie all’accordo riservato fra Cina e Vaticano, possiamo solo dire che esse non sono dissimili da quelle di molti osservatori dentro e fuori la Chiesa. Il problema vero non è tanto fare accordi con stati non democratici, cosa che è spesso necessaria, ma fare accordi di cui si sospetta fortemente che possano essere realmente applicati.

Elise Harris, su “Crux Now” dice che l’accordo fra Cina e Vaticano ha un pedigree tutto vaticano: “Fin dall’inizio, l’accordo di Papa Francesco con la Cina sulla nomina dei vescovi ha attirato l’attenzione dei critici che lo vedono come una catastrofe di lunga durata per i cattolici gettati “sotto un treno”. Più recentemente, un alto funzionario degli Stati Uniti ha intimato che da quando l’accordo è stato firmato lo scorso settembre, è anche peggiorata la persecuzione religiosa in Cina. Ancora altri dissidenti dall’accordo obiettano che i suoi termini rimangono segreti. Sei mesi più tardi, tutto ciò che sappiamo ufficialmente è che esiste un accordo, ma questo è poco prezioso non sapendo ciò che contiene. Qualunque sia la politica della Cina di Francesco, tuttavia, ecco la cosa: non è solo la sua, ma una strategia papale di vecchia data per avere a che fare con regimi comunisti ostili ed è risalente almeno all’era di San Paolo VI” (mia traduzione). Tutto vero, ma proprio questo è il problema, visto che la Fin dall’inizio, l’accordo di Papa Francesco con la Cina sulla nomina dei vescovi ha attirato l’attenzione dei critici che lo vedono come una catastrofe di lunga durata per i cattolici gettati “sotto un treno”. Più recentemente, un alto funzionario degli Stati Uniti ha intimato che da quando l’accordo è stato firmato lo scorso settembre, è anche peggiorata la persecuzione religiosa in Cina. Ancora altri dissidenti dall’accordo obiettano che i suoi termini rimangono segreti. Sei mesi più tardi, tutto ciò che sappiamo ufficialmente è che esiste un accordo, ma questo è poco prezioso non sapendo ciò che contiene. Qualunque sia la politica sulla Cina di Francesco, tuttavia, ecco la cosa: non è solo la sua, ma una strategia papale di vecchia data per avere a che fare con regimi comunisti ostili ed è risalente almeno all’era di San Paolo VI” (mia traduzione). Ma proprio questo è il problema, in quanto l’efficacia dell’Ostpolitik applicata ai regimi comunisti dell’Europa dell’Est specialmente sotto l’azione diplomatica del Cardinale Agostino Casaroli, che serviva sotto il Pontificato di Paolo VI, non trova tutti d’accordo. Anzi.

 

Pensatori

In un romanzo di Tommaso Pincio chiamato “Cinacittà”, un racconto distopico su i cinesi che quasi si appropriano di Roma, c’è questo periodo: “Basta fare mente locale: quanti grandi pensatori hanno partorito i cinesi in cinquemila anni di storia? Uno solo, Confucio. E dire che non sono affatto stupidi. È solo che prima di impegnarsi in qualcosa si domandano sempre che vantaggio gli porterà”. Ora questa affermazione, detta come paradosso, non è poi vera: i cinesi hanno prodotto un numero enorme di grandi pensatori, oltre a Confucio, grandi filosofi, artisti e scrittori. Ma vero è che sono molto calcolatori, in fondo non un difetto in quanto considerare bene a cosa ci porteranno certe azioni è una buona abitudine. Ma io credo sia bene tenere questo aspetto ben presente.

Questo ci fa anche capire perché, malgrado sembrava il Vaticano fosse molto disponibile, il presidente Xi non ha incontrato il Papa. Probabilmente la valutazione da parte cinese era che questo incontro allo stato attuale non era per nulla conveniente.

 

Chi sta sopra il cielo?

Questa poesia di Li Po, grande poeta cinese dell’ottavo secolo, è stata ritrovata incisa in una trave di un monastero buddista:

Bivacco notturno al monastero sui monti

Allungo la mano, afferro le costellazioni

Non oso parlare ad alta voce

Ho paura di svegliare chi sta sopra il cielo.

Penso che questa poesia racchiuda uno dei temi importanti del pensiero cinese, quell’interrogarsi su chi sta sopra il cielo. Troviamo un concetto simile in Confucio: “Confucio disse: «Desidero non parlare». Zigong obiettò: «Ma se il Maestro non parla, che cosa potranno tramandare i suoi discepoli?». Confucio disse: «Che il cielo forse parla? Le quattro stagioni seguono il loro corso e tutti gli esseri sono procreati. Che il cielo parla?»”. Trovo riportata nel web questa frase di Confucio: “Non abbiamo ancora imparato a conoscere la vita, come potremo conoscere la morte?”. Il rapporto con il soprannaturale nella cultura tradizionale sembra quasi di cauta, ma non ostile, diffidenza.

 

Viaggiatore

Il mio scrittore cinese preferito è Lin Yutang (1895-1976), che alla fine della sua vita si convertì al cristianesimo (o meglio ritornò al cristianesimo). I suoi libri sono una delizia e posso dire di averne letti molti. C’è una frase molto carina che voglio riportare: “Un buon viaggiatore è colui che non sa dove sta andando”. C’è un articolo delizioso di Lin Yutang che parla di come ordinare i libri in una biblioteca e qui anche si ritrova questo concetto espresso nella frase, il gusto per il piacere della scoperta imprevista. Certo nella vita dobbiamo essere pronti ad accettare rischi nel nostro viaggio se sappiamo che le nostre scarpe sono solide e resistenti.



Oggi è il 226° giorno in cui il pontefice regnante non ha, ancora, risposto.

Quando ha saputo che McCarrick era un un uomo perverso, un predatore omosessuale seriale?

È vero o non è vero che mons. Viganò l’ha avvertita il 23 giugno 2013?

Joseph Fessio, sj: “Sia un uomo. Si alzi in piedi, e risponda”.


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2 commenti

  • marco bianchi ha detto:

    https://it.gatestoneinstitute.org/14039/cina-nuovo-terzo-reich
    Altro che pensatori cinesi di secoli fa.Questa è la Cina reale.

  • VITMARR ha detto:

    Certamente ai tempi dello scrittore Lin Yutang , nella Cina ante 1949 ma anche un po’ dopo, un viaggiatore si sentiva sicuro di non trovare spiacevoli sorprese attraversando paesi di una civiltà ultra millenaria e non sentiva il bisogno di avere risposte da un cielo silente , sovrastante una storia umana immutabile nel tempo.
    Ma oggi , nella nostra civiltà è tutta un’altra storia. Infatti gli eventi si stanno mostrando coerenti con tante profezie di diversa provenienza ( Emmerich, Padre Pio, Daniele , S. Giovanni, Medjugorie ,….) ma tutte convergenti su un periodo di grandi sofferenze per l’umanità. Il cielo ci sta parlando , ma noi non vogliamo ascoltarlo.