UNA PETIZIONE MONDIALE AI VESCOVI: CHIEDIAMO GLI INGINOCCHIATOI PER I FEDELI CHE VOGLIANO COMUNICARSI IN GINOCCHIO.

22 Gennaio 2018 Pubblicato da

Marco Tosatti

Oggi vogliamo rilanciare un’iniziativa che ci sembra legittima e anche auspicabile, in un momento in cui il senso del sacro viene continuamente eroso, anche all’interno della Chiesa, da altre istanze e priorità, spesso legate a mode passeggere. Ci rifacciamo a una lettera che l’ex Prefetto della Congregazione per il Culto Divino, e ora arcivescovo di Valencia, il card. Canizares, ha indirizzato ai suoi sacerdoti a gennaio, che potete trovare sulla Nuova Bussola Quotidiana. Fra l’altro l’arcivescovo scriveva, riferendosi a una lettera pastorale di qualche tempo fa: “In questa stessa lettera ricordavo come darsi la pace e comunicarsi. Vi confesso che ci sono volte che sto male vedendo come si avvicinano alcuni, senza nessun raccoglimento e devozione, senza nessun gesto di adorazione, come si prende un biscotto o qualche cosa di simile. Insisto in quello che dicevo nella lettera citata sull’Eucarestia: ci si può comunicare direttamente in bocca, o con la mano per poi portarsi il corpo di Cristo alla bocca. Però devo aggiungere che la forma più consona con il mistero del Corpo di Cristo che si riceve è comunicarsi in ginocchio, e in bocca. Non sono retrogrado in questo, ma segnalo solo ciò che si accorda alla comunione”.

 E proprio in questi giorni è partita una richiesta, rivolta a tutti i vescovi cattolici, e a cui naturalmente è possibile aderire firmando. Ecco il testo:

Destinatario: Vescovi della Chiesa Cattolica

 Chiediamo gli inginocchiatoi per i fedeli che desiderano ricevere Gesù-Eucarestia in ginocchio; petizione promossa dal Comitato Uniti a Gesù Eucaristia per le Mani Santissime di Maria.

Sulla ricezione della Comunione sulla mano. Per comprendere l’importanza della modalità con cui ricevere la Santa Comunione, occorre partire da una breve riflessione sul significato della Messa, durante la quale il pane e il vino divengono il Corpo e il Sangue di Cristo. Il documento del Concilio Vaticano II Sacrosanctum Concilium afferma due cose centrali: messa come sacrificio e Presenza reale. Per giunta, la formulazione del Catechismo della Chiesa cattolica, sotto la regia di Ratzinger, ha ribadito tali connotazioni cattoliche a riguardo dell’Eucaristia. E proprio il pontefice che concluse il Concilio, Paolo VI, si sentì spinto persino a pubblicare un’Enciclica nella quale ribadì sia il carattere sacrificale della messa sia la legittima validità dell’adorazione dell’Eucaristia da parte dei fedeli fuori dalla messa.

Nel frattempo alle Conferenze nazionali veniva data facoltà di indulto per ricevere l’Eucaristia nelle mani,le balaustre e gli inginocchiatoi venivano eliminati, i tabernacoli venivano decentrati, nonostante il Catechismo (ancora nel 1992) ribadiva che il tabernacolo fosse situato “in un luogo particolarmente degno della chiesa, costruito in modo da evidenziare e manifestare la verità della presenza reale di Cristo nel Santissimo Sacramento”(n.1379). Circa la questione relativa alla ricezione eucaristica, bisogna anzitutto ricordare che nei documenti conciliari – anche in presenza di affermazioni avanzate a riguardo delle più significative novità proposte nella liturgia – mai si parla della comunione in mano. Eppure si fa passare per tema conciliare quanto il Concilio non si è preoccupato di trattare. In realtà la ricezione della Santa Eucaristia in mano rimane solo un indulto della Sede Apostolica. Quando i vescovi italiani (con soli due voti in più) approvarono la comunione nelle mani, vi fu chi, come il Presidente della Conferenza Episcopale, evidentemente contrario e preoccupato, fece inserire la raccomandazione a tutti, in particolare ai bambini e agli adolescenti, della pulizia delle mani. Invece di impedire l’abuso, ci si preoccupava di arginare già in partenza l’ovvia profanazione. Proprio questa generazione di fanciulli cattolici anni ’80-‘90 è quella che (a parte la controtendenza dei gruppi di preghiera legati alla Tradizione o alle apparizioni di Medjugorje) registra una certa disinvoltura a riguardo del culto eucaristico e dell’adorazione, non avendo la percezione di Chi si riceve. Il documento in questione – Istruzione Sulla comunione eucaristica – è quello del maggio 1989, seguito dal decreto della Conferenza Episcopale Italiana che la contiene, datato 19 luglio 1989 ed entrato in vigore il 3 dicembre dello stesso anno, prima domenica di Avvento.

Il testo dell’Istruzione sulla Comunione eucaristica circa la modalità di questo ulteriore modo di ricevere l’ostia consacrata spiega: “particolarmente appropriato appare oggi l’uso di accedere processionalmente all’altare ricevendo in piedi, con un gesto di riverenza, le specie eucaristiche, professando con l’Amen la fede nella presenza sacramentale di Cristo”. Dunque, dicevamo che si tratta di un indulto. Attraverso l’Istruzione Memoriale Domini promulgata dalla S. Congregazione per il culto Divino il 29 maggio 1969, la Santa Sede ha lasciato alle singole Conferenze Episcopali la possibilità di richiedere la facoltà di introdurre l’uso di ricevere la Comunione sulla mano.Possibilità non obbligo! Eppure non è una questione irrilevante, perché riguarda nientemeno che la Presenza reale di Gesù. Non è un retaggio, dunque, dei tradizionalisti, bensì è l’affare centrale di tutta la Chiesa che, prima ancora che preoccuparsi dell’ambiente e dell’ecologia, o della questione immigratoria, dovrebbe custodire e proteggere il Signore eucaristico con quell’amore e quella fedeltà che ebbe san Giuseppe nel proteggere Gesù Bambino. Nell’Eucaristia, infatti, per amore delle anime, Gesù si rende vulnerabile come quando era un piccolo infante, raggiunto dall’odio omicida di Erode.

Questo aspetto è stato configurato da mons. Schneider come ius Christi, cioè il diritto di Cristo. Ancora di recente, commentando questa intuizione di Schneider, il Card. Burke, grato di tale intuito, affermava: “ricordandoci l’umiltà totale dell’amore di Cristo che si dona a noi nella piccola Ostia, fragile per natura, Mons. Schneider richiama la nostra attenzione sul grave obbligo di proteggere ed adorare Nostro Signore. Infatti, nella santa Comunione, Egli, a motivo del Suo amore incessante e incommensurabile per l’uomo, si fa il più piccolo, il più debole, il più delicato fra noi. Gli occhi della Fede riconoscono la Presenza Reale nei frammenti, anche nei più piccoli, della santa Ostia, e ci conducono, così, all’Adorazione amorosa”. Come insegnava san Tommaso d’Aquino, Gesù è realmente presente tanto nell’intero quanto nel minimo frammento del pane consacrato. Il grande teologo domenicano affermava che l’Eucaristia è sacra e perciò può essere toccata solo dalle mani consacrate; perciò egli faceva riferimento all’uso di ricevere la Comunione solo sulla lingua, tanto che la distribuzione del Corpo del Signore apparteneva al solo sacerdote ordinato. Ciò per diversi motivi, tra i quali l’Angelico cita anche il rispetto verso il sacramento, che “non viene toccato da nessuna cosa che non sia consacrata: e quindi sono consacrati il corporale, il calice e così pure le mani del sacerdote, per poter toccare questo sacramento.

A nessun altro quindi è permesso toccarlo fuori di caso di necessità: se per esempio stesse per cadere per terra, o in altre contingenze simili” . Un esperimento condotto negli Stati Uniti, ha dimostrato che, ponendo la comunione in mano, diversi frammenti, difficilmente scorgibili ad occhio nudo, rimangono prima impressi nella palma della mano, quindi cascano a terra. Inoltre, accanto al rischio di profanazione continua, si presenta anche il problema delle “messe nere” e dei circoli satanisti che, quasi meravigliati di questa consuetudine, possono più facilmente prelevare l’ostia e condurla via. Di recente, diverse isolate ma significative voci si sono alzate, nella Chiesa, per indurre a riflettere sui danni e i rischi della comunione nelle mani. In particolare merita una menzione il lavoro pluriennale del già citato mons. Schneider, Vescovo Ausiliare di Astana che, in alcuni opuscoli tradotti in varie lingue, con coraggio ha denunciato i grandi rischi della comunione in mano. Così anche Benedetto XVI, per quanto si sia espresso a favore dei due usi (in ginocchio e in mano) ha tuttavia voluto dare risalto all’uso di riceverla in ginocchio nelle celebrazioni pontificie. Ancora di recente, il Prefetto della Congregazione per il Culto Divino (dunque il numero uno della liturgia cattolica!) a Milano è tornato sul tema con parole inequivocabili a riguardo dei rischi della comunione in mano. In Italia merita una menzione don Giorgio Maffei che si è battuto a lungo per questo tema. Diversi gli appelli, caduti nel vuoto, che egli con autentico afflato sacerdotale, rivolgeva ai confratelli, quando per esempio,in uno dei suoi diversi contributi sul tema, scriveva: “con l’uso della Comunione sulla mano, i frammenti rimangono sulla mano del fedele, che di solito non ci guarda nemmeno, non ci bada o non se ne accorge, finendo poi per terra dove vengono calpestati, spazzati via, profanati. Ciò è ben noto. I sacerdoti tutti lo sanno molto bene, perché come si è detto, ne hanno quotidiana esperienza.

Anche i sacerdoti giovani, che vengono istruiti a dare la Comunione sulla mano e non fanno uso del piattello, conoscono ugualmente questo particolare delle Ostie di perdere i frammenti, talora anche senza essere toccate. I fedeli hanno di ciò minore esperienza e sono meno colpevoli dei sacerdoti”. Il noto sacerdote tradizionalista aveva anche auspicato almeno il ripristino del piattello, argomento per il quale subirà umiliazioni e offese come di un prete fuori dai tempi e dai veri problemi. Eppure don Maffei riteneva che l’uso del piattello potesse ridurre notevolmente il rischio concreto della caduta di frammenti durante la comunione. In qualche occasione, non senza ragione, il prete bolognese paventava persino il rischio della scomunica per quanti permettevano la profanazione dei frammenti con l’uso della comunione nelle mani perché, diceva, il peccato commesso contro Dio e il suo Cristo è foriero di scomunica, e quale peccato più grave vi può essere che quello di oltraggiare le specie eucaristiche? Tra i mistici, ricordiamo la testimonianza dell’austriaca Maria Simma, che aveva un rapporto esclusivo con le anime del Purgatorio, la quale ebbe rivelato che tutti i Pastori della Chiesa che avevano approvato la Comunione in mano, se fossero morti in grazia di Dio, sarebbero comunque rimasti in Purgatorio fino al giorno in cui la Chiesa non avesse tolto tale indulto.

Si può pensare allora che questa novità, non proveniente dal Concilio, almeno non direttamente, trovi la sua origine nella regia che, infiltratasi nei ranghi di riguardo delle Conferenze episcopali nazionali, soprattutto nordeuropee, si è imposta. Intanto, veniva presa a prestito la ragione di un ritorno alle origini della fede, che nascondeva però il bisogno di delegittimare la controriforma tridentina. Proverò a spiegarmi meglio. Tutti i circoli che hanno richiesto la comunione nelle mani erano schierati in modo radicale nel progressismo teologico, di matrice modernista. In realtà, lo slogan di un auspicato ritorno alle fonti patristiche (per quanto suggestivo e meritorio), da quelle parti voleva dire il discredito della grande stagione del Concilio di Trento. E questo perché? Perché il discredito del grande spirito tridentino consentiva la riabilitazione di Lutero. Questa è una considerazione del teologo Ratzinger all’indomani del Concilio. E, dunque, in ogni caso, la riforma liturgica si orientava unilateralmente, in direzione della stagione patristica, ma come rifiuto latente della stagione tridentina. Come a dire che i primi cinque secoli sì, sono normativi, il resto non ci riguarda. Questa netta e inesistente contrapposizione, per quanto latente, accompagnava purtroppo la riforma liturgica manomessa dai modernisti. Si faceva valere la prassi in uso nei primi secoli del cristianesimo, attestata abbondantemente nei Padri, quella cioè di ricevere l’Eucaristia nelle mani.

Nelle prime comunità cristiane era normale ricevere il corpo di Cristo direttamente sulle mani; al riguardo vi sono numerose testimonianze, sia nell’area orientale, sia in quella occidentale: molti Padri della Chiesa (Tertulliano, Cipriano, Cirillo di Gerusalemme, Basilio, Teodoro di Mopsuestia), diversi canoni giuridici sanciti durante sinodi e concili (il Sinodo di Costantinopoli del 629; i Sinodi delle Gallie tra VI e VII secolo; il Concilio di Auxerre avvenuto tra il 561 e il 605), fino alle testimonianze dell’VIII secolo di san Beda il Venerabile e san Giovanni Damasceno: tutti attestano la medesima diffusa tradizione. E ciò era senz’altro utile riconoscerlo. Ma a questo punto ci si domandava che fine facesse invece, in termini di legittimazione teologica e liturgica, il passo ulteriore compiuto dalla fede ecclesiale. Quando nel medioevo alcune correnti teologiche misero in discussione la modalità della presenza reale di Cristo nel Santissimo Sacramento – arrivando alcuni a definirlo come un segno vuoto che richiama solo lontanamente la realtà sostanziale del Signore presente in mezzo a noi – la reazione della comunità ecclesiale fu di sottolineare maggiormente la venerazione e l’adorazione per le Specie Eucaristiche fino ad introdurre il nuovo rito di ricevere la Comunione direttamente sulla bocca ed in ginocchio proprio per sottolinearne la grandezza della presenza reale del corpo di Cristo. Se non si interverrà adeguatamente c’è il rischio concreto che l’Eucaristia venga del tutto profanata.

Aggiungiamo, umilmente, che anche da un punto di vista igienico è molto meglio se l’ostia viene toccata solo dal sacerdote, e non passa per mani che magari non hanno avuto la possibilità di lavarsi prima della messa. Chi, come il sottoscritto, si sposta in bicicletta, o chi si sposta in moto maneggia catene e lucchetti, che non sono certo il massimo dell’igiene...comunque ripetiamo qui il link.



Questo blog è il seguito naturale di San Pietro e Dintorni, presente su “La Stampa”.  Per chi fosse interessato al lavoro già svolto, ecco il link a San Pietro e Dintorni.

Se volete ricevere i nuovi articoli del blog, scrivete la vostra mail nella finestra a fianco.

L’articolo vi ha interessato? Condividetelo, se volete, sui social network, usando gli strumenti qui sotto.

Se invece volete aiutare sacerdoti “scomodi” in difficoltà, qui trovate il sito della Società di San Martino di Tours e di San Pio di Pietrelcina.

LIBRI DI MARCO TOSATTI SU AMAZON

Se siete interessati a un libro, cliccate sul titolo.

FATIMA, IL SEGRETO NON SVELATO E IL FUTURO DELLA CHIESA

SANTI INDEMONIATI: CASI STRAORDINARI DI POSSESSIONE

PADRE PIO CONTRO SATANA. LA BATTAGLIA FINALE

Condividi i miei articoli:

Libri Marco Tosatti

Tag: , , ,

Categoria:

36 commenti

  • Emilio M. ha detto:

    Lettera troppo lunga. Sanno benissimo i vescovi i motivi delle profanazioni. Sarebbe più utile un bastone sulle loro teste. Poi non comprendo questo accozzamento dei tradizionalisti con la setta dei gospari.

    “…Proprio questa generazione di fanciulli cattolici anni ’80-‘90 è quella che (a parte la controtendenza dei gruppi di preghiera legati alla Tradizione o alle apparizioni di Medjugorje) registra una certa disinvoltura a riguardo del culto eucaristico e dell’adorazione, non avendo la percezione di Chi si riceve…”

    I gospari che conosco sono ultramodernisti e prendono la comunione sulle mani.

  • Maria ha detto:

    @Michela
    Tu pensi che sia facile implementare il rito antico della Messa nelle nostre diocesi e parrocchie?
    Hai già provato a parlarne con un sacerdote?
    Io sì. Non ne vogliono sapere!

    • michela ha detto:

      Gentile Maria,
      so bene che non è facile, mi creda, ma, prima di darsi per vinti, bisogna usare tutti gli strumenti che Sua Santità benedetto XVI ci ha messo a disposizione quando ha emanato il Motu Proprio “Summorum Pontifium”. Fatta la ricerca tra i sacerdoti non i trova nessuno? (come spesso accade). Bene, il costituito coetus farà valere i suoi diritti presso l’ordinario della diocesi e, in assenza di un riscontro positivo, presso la Commissione Ecclesia Dei. Solo allora si sarà fatto tutto quanto è in nostro potere, umanamente parlando. Siamo nella società che ha fatto dei diritti una dei suoi cavalli di battaglia. Bene, per una volta è buono adeguarsi all’andazzo.
      Se ha bisogno di dritte pratiche, si può rivolgere al Coetus Nazionale Summorum Pontificum. Trova riferimenti su Internet. Buona battaglia.

  • michela ha detto:

    Iniziativa lodevole, benché quasi sicuramente non porterà a nulla di concreto, come già sottolineato da molti altri lettori, cui ho aderito volentieri. Ma sorge un quesito. Da più parti sento e leggo accorate e giustissime lamentele per la scomparsa dell’arte e della musica sacra, per la trasformazione delle nostre chiese in capannoni amorfi e squallidi in cui il Tabernacolo è l’oggetto misterioso da individuare, per la mancanza di silenzio e raccoglimento, per gli show dei celebranti che interpretano a modo loro ognuno come gli va, per la girandola di danze, battimani, bonghi, chitarre, protagonismi di ogni sorta laicali e clericali, infine per la faciloneria e superficialità con cui ci si accosta all’Eucarestia, cui concorre la prassi di riceverla in piedi e sulle mani, e per la scomparsa degli inginocchiatoi, come ci ricorda la petizione or ora propostaci. Tutto sacrosanto. Ma, oso sollevare il ditino: per ovviare a tutto questo basta semplicemente guardare un attimino alle nostre spalle, a ciò che era normale fino a qualche lustro fa. Noi cattolici già ora e con pieno diritto possiamo essere nutriti ed educati come Dio comanda, letteralmente, attraverso il Rito tridentino, che ha anche il pregio di essere universale, quindi cattolico, in quanto ovunque ci si trovi sul globo terrestre, la lingua è una, ed è quella della nostra storia e cultura. E non mi si venga a dire che è per pochi dotti perché il latino non si parla più… Ci sono sempre i sussidi con la traduzione in lingua vernacola. In conclusione, invece di supplicare improbabili brandelli in ordine sparso di una lex orandi che è stata dilaniata a coloro che si fregiano di esserne i devastatori, non è forse meno dispendioso, frustrante ed organico impegnarsi per implementare e diffondere in più diocesi possibili il Vetus Ordo? Con una mossa sola, tutti quei motivi di riprovazione che ho elencato sopra vengono a cadere contemporaneamente, si costruiscono comunità solide e coerenti nel tempo, da cui ed in cui il buon seme potrà essere salvato e tramandato. E lasciamo a Sansone il piacere di crollare con tutti i Filistei. Scusate la lunghezza di questo mio.

  • Anonimo ha detto:

    Gentile dottor Tosatti,
    premesso che l’ iniziativa è lodevole, ribadisco che la realtà dei fatti è che le petizioni sono quasi del tutto inutili perché inascoltate.
    Innanzitutto nelle chiese di nuova generazione vigono dei criteri di ordine architettonico che impediscono la presenza degli inginocchiatoi perché ostacolerebbero il defluire della gente. Poi il sacerdote non sa se mettersi davanti o dietro…tutte obiezioni che mi sono state rivolte in tutte le chiese in cui ho chiesto.
    Pur tuttavia, stavolta mi permetto di bacchettare i fedeli che ho visto e vedo togliersi scarpe e calzini per salire sul Podbrdo oppure si calano in ginocchio sulle spianate di Lourdes e di Fatima. Oppure fanno pellegrinaggi Mariani di km a piedi a dicembre o a gennaio. Ma se non hanno l’ inginocchiatoio restano in piedi in Chiesa. Mi sono chiesto come mai, dato che le ginocchia funzionano benissimo in certi luoghi mentre non si calano nella Chiesa “quotidiana”.
    Io ho risolto con e sul pavimento. Come me, a ruota, altri.
    Naturalmente non parlo di chi ha impedimenti fisici o di salute gravi, ma di coloro che fanno i “cristiani estremi” quando e dove possono lasciarsi prendere dal clima mistico della circostanza e poi si lasciano fermare dal “faccio una brutta figura in parrocchia” se mi metto a terra.
    Stavolta è colpa nostra.
    Vogliamo la comodità in Chiesa locale e poi facciamo i super asceti nei luoghi Santi. Ne vedo tanti “invasi” dal sacro fuoco della devozione soprattutto a Medjugorie dove le condizioni delle salite sono pazzesche. Le ho fatte anche io.
    Personalmente ho due grossi chiodi nel ginocchio sinistro in seguito ad un brutto intervento di ricostruzione dell’ intero ginocchio. Durante la fisioterapia mi fu detto che avrei recuperato quasi tutti i movimenti tranne il potermi mettere in ginocchio. Beh….è vero che non posso più salire in cima alle vette della Verna o sul Podbrdo ma è anche vero che sto in ginocchio sul pavimento e/o sul banco della Chiesa (senza il cuscinetto, per scelta) senza accusare il minimo dolore.
    Perché VOLERE è Potere di Dio.
    Perciò facciamo meno storie borghesi e snob e ci si metta in ginocchio a terra se la nostra convinzione è totale. Oppure la verità è che ci si lascia convincere molto facilmente dalla presenza dell’inginocchiatoio che in sé è già un permesso esplicito a poter ricevere la comunione in tale sacra posizione.
    Difficile è farlo senza l’ assenso e beccarsi l’insulto del prete.
    Ma dopo un po’….se si resiste agli insulti in silenzio senza proferire parola, il sacerdote si abitua e altri prendono coraggio.
    Se aspettiamo i Vescovi.. .Poi.. .
    Arriviamo al 31 aprile del 3000.
    Intanto cerchiamo di essere noi più convincenti e coerenti.
    Meno carismatici e più virili.
    Santa Giornata

  • Colaus de Arce (Francesco) ha detto:

    Ho già firmato qualche giorno fa, mi meraviglio di quanti pochi firmatari, non si riesce neanche a raggiungere 5000 firme, e, si che di tradizionalisti dovrebbero essere un pochino di più. forse non hanno il computer. 🙁

  • Iginio ha detto:

    Da tempo vado chiedendo come mai tutte le suore che vedo a Roma, anche quelle di origine straniera e quelle anziane, fanno la comunione con le mani. Evidentemente qualcuno deve aver ordinato loro di fare così. Un ordine che però è un abuso. Caro Vicariato, come la mettiamo?

  • Sergio Russo ha detto:

    Gent.mo Dott. Marco Tosatti,
    Desidero cortesemente informarla dell’uscita in commercio del nuovo libro:
    “SEI TU QUELLO, O DOBBIAMO ASPETTARNE UN ALTRO?”
    L’ultimo “tassello” mancante alla celebre profezia di Fatima
    di Sergio Russo (pp. 200, arricchito con foto, € 16).

    Questo libro, nel suo genere, è veramente destinato a far parlare di sé.
    L’Autore parte da una tesi, tanto semplice, quanto oggi dimenticata nella Chiesa Cattolica contemporanea, e cioè che il corpo-chiesa può avere un solo ed unico capo (visibile) al suo vertice, altrimenti, quel medesimo “corpo”, qualora abbia più di un “capo” (e qui non ha importanza se uno sia “emerito” o quant’altro) detto “corpo” sarebbe evidentemente una mostruosità!
    Quanto sia fondamentale ed imprescindibile che la Chiesa Cattolica debba assolutamente avere un univoco successore di Pietro, lo dimostrano, senza ombra di dubbio, ben due millenni di storia ecclesiale.
    Nel 2013 Benedetto XVI, dopo la sua clamorosa “rinuncia” (la settima, avvenuta durante l’intero arco di storia della Chiesa), ritiratosi a “vita privata”, non ritorna però ad essere il cardinal Joseph Ratzinger, ma inspiegabilmente, egli continua a vestirsi di bianco (prerogativa unica, riservata al solo Vicario di Cristo), a tenersi il suo stemma pontificio, a firmarsi ancora col nome papale, ecc.
    Mentre invece, Jorge Mario Bergoglio, appena eletto ed assumendo il nome di Francesco, egli dichiara al mondo di essere “semplicemente” il nuovo Vescovo di Roma, giunto lì dalla “fine del mondo”…
    Entrambi dunque (loro malgrado forse?) stanno in realtà inverando le più incredibili ed enigmatiche profezie mariane, assieme a quelle di numerosi mistici e santi cattolici, le quali tutte si riferiscono ai cosiddetti “ultimi tempi”, del mondo e della Chiesa innanzitutto, in cui si parla sia del Santo Padre (e Benedetto XVI è rimasto sostanzialmente tale), come pure di un “Vescovo vestito di bianco” (ed inaspettatamente proprio così si è autodefinito papa Bergoglio, nel centenario delle Apparizioni di Fatima, in Portogallo, il 13 maggio 2017), ambedue personaggi che, secondo le ormai note visioni della Beata Anna Caterina Emmerich, avrebbero governato – in questi nostri tempi, drammaticamente confusi e tragicamente perversi – l’uno, la Chiesa Cattolica di sempre, mentre l’altro, si sarebbe posto alla guida di una “nuova Chiesa: grande, strana e stravagante”, chiesa questa, che avrebbe avuto invece come principale obbiettivo, la riunificazione di tutte le confessioni cristiane (cattolici, ortodossi, protestanti e sette di vario genere e titolo), al tragico prezzo però, della apostasia dalla vera Fede!
    L’Autore comunque non si ferma qui (e ce ne sarebbe già abbastanza per lasciare di stucco anche l’agnostico più incallito!), ché anzi individua nel “Vescovo vestito di bianco”, la figura biblica del cosiddetto “falso profeta” (chiamato anche “bestia della terra”), magistralmente descritta nel più enigmatico Libro della Rivelazione cristiana: l’Apocalisse.
    E tale inusuale (oltreché inedito) accostamento, l’Autore lo compie prendendo spunto da un “particolare” che, a prima vista, potrebbe sembrare irrilevante: quel falso profeta infatti, pare essere “simile a un agnello, con due corna, che però parla come un drago”.
    Perché un “agnello”? E cosa sono quelle “due corna”?
    La soluzione è fornita da una “spiegazione” che la Madonna stessa (ovviamente per chi crede, ma il “tutto” è notevolmente coerente in se stesso), rivelò ad un carismatico Sacerdote: don Stefano Gobbi, fondatore del “Movimento Sacerdotale Mariano”, attualmente diffuso nei cinque continenti.
    Vi è dunque una “conclusione” sottesa a questo libro, che l’Autore si ripropone di lanciare come “salvagente” ai tanti cattolici contemporanei, smarriti e sconcertati dall’attuale pontificato: «coraggio – sembra egli dire – in alto gli animi, tutto ciò era stato già predetto…». Ne consegue quindi che, davvero Gesù Cristo è il Signore: l’assoluto padrone della storia umana e dei destini del mondo e della sua chiesa, e nulla sfugge dalle sue mani! A noi fedeli credenti pertanto, resta comunque un ben preciso dovere – che è poi quella famosa “prova finale”, destinata a scuotere la fede di molti credenti, e della quale si parla nel Catechismo della Chiesa Cattolica: “… una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità!” – il dovere cioè, di rimanere fedeli al vero Vangelo, a costo della vita, poiché anche “se qualcuno vi predicasse, fosse pure un angelo, un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema. Quanto a voi, carissimi, perseverate saldi nella Fede!”
    Note biografiche sull’Autore:

    SERGIO RUSSO è nato a Livorno nel 1955. Ha conseguito il Baccalaureato in Filosofia presso la Pontificia Università “Angelicum” in Roma e il Diploma in Scienze Religiose all’I.S.S.R. di Volterra.
    Dopo aver scritto nel 2013 il suo primo libro “Il fumo di satana”. Riflessioni su un gesto fondante del Cristianesimo (con Prefazione di Nicola Bux e una Nota Pastorale del Vescovo Mario Oliveri, presso le edizioni Città Ideale di Prato), di argomento prettamente liturgico, con tale nuovo libro invece, può adesso cimentarsi su di un tema – l’Escatologia (letteralmente “scienza delle cose ultime o finali”) – a cui ha dedicato svariati anni di studio e di ricerca.
    Attualmente vive e lavora a Guardistallo, in Toscana.
    P.S. Vorrei inviarle, se lei desidera, una copia omaggio, con la segreta speranza, sempre che Lei ne condivida il contenuto, in una sua pregevole recensione. (il libro, essendo pubblicato in “self-publishing”, attualmente e richiedibile soltanto direttamente all’autore: info@pergamene.net )

  • Miranda Daniela Azzolini ha detto:

    Don Giorgio Maffei era ferrarese e non bolognese.

  • Flora ha detto:

    Vedete come va il mondo (bergogliano) invece? A Loreto c’è da pochi mesi un nuovo vescovo, Fabio Dal Cin, di fresca nomina a vescovo, e cosa si son trovati i fedeli? Dal santuario sono scomparsi tutti i banchi provvisti di inginocchiatoi per essere sostituiti da una fila di nuovissimi banchi senza inginocchiatoi. Senza considerare il costo che è stato sostenuto, ma c’era davvero bisogno di nuovo banchi visto che i vecchi non erano poi vecchi per niente? Ma evidentemente c’era qualcuno a cui quei “vecchi” banchi, nel senso di desueti, provvisti di inginocchiatoi non andavano proprio a genio. Levati gli inginocchiatoi ai banchi, chi vorrà che vengano a disturbare la vista dei celebranti, tali inginocchiatoi piazzati proprio di fronte all’altare perché certe facce al peperoncino li pretendono? Non la vedo per niente facile l’accoglienza di tale richiesta. Comunque ho firmato giorni fa perché era giusto farlo.

  • Serena ha detto:

    Basterebbe che ci permettessero di inginocchiarci anche sul nudo pavimento. E’ vero che il povero sacerdote sarebbe costretto a piegarsi un po’ troppo, ma alla fine un po’ di penitenza non fa male a nessuno!

  • Antonia ha detto:

    Encomiabile iniziativa, che però difficilmente otterrà risultati positivi vista la furia distruttiva con cui si sono impegnati a togliere inginocchiatoi e balaustre (anche artisticamente pregevoli) pur di accelerare lo sfregio a Nostro Signore la cui reale presenza nell’Ostia consacrata tende sempre più ad essere ridimensionata, se non addirittura negata.
    Se la ride Lutero, già tronfio dei riverenti omaggi ricevuti da oltre un anno a questa parte, trascurando la Madonna Santissima e il centenario della Sua apparizione a Fatima: la migliore soddisfazione per il grande eresiarca.

    • Ecclesia afflicta ha detto:

      Stavolta Lutero non c’entra. In gran parte delle chiese luterane la comunione si fa in ginocchio e il pastore celebra rivolto ad oriente.

      • Antonia ha detto:

        Il pastore “celebri” pure verso oriente e si mettano pure in ginocchio i luterani, ma per fare quale comunione? Con un pezzo di pane qualunque, visto che non vi è alcun sacerdote che lo consacra, tanto meno il pastore celebrante? Altro se c’entra Lutero, il quale ha negato la transustanziazione, cioè l’essenza stessa dell’Eucaristia!

  • deutero.amedeo ha detto:

    Il voler conoscere tutto, comprendere tutto, spiegare, provare, dimostrare, razionalizzare tutto porta a rimuovere dalla nostra coscienza tutto ciò che è mistero. Ciò non toglie che il mistero rimanga. La stessa esistenza e’ un mistero, l’infinito e l’eterno sono misteri, Dio, che sembra essere la spiegazione di tutto, in realtà è il più grande mistero. Se dalla nostra mente e dal nostro linguaggio eliminiamo la parola mistero, tutto ciò che concerne la nostra fede decade a livello di mito, di favola, di racconto, di bella usanza, di piacevole incontro. E questo, purtroppo, vale anche per l’Eucaristia.

  • Rita ha detto:

    A parte l’igiene personale delle mani, cui non per tutti ha lo stesso significato, a me fa specie che la Comunione avviene DOPO lo scambio della pace, per cui quante mani si stringono e poi si protendono per ricevere il Corpo di Cristo? Non me lo permetterei mai. E quanto poco tempo a disposizione subito dopo, disturbato anche da canti rumorosi, in buona fede sia pure, per riflettere e dialogare con Gesù appena ricevuto? Infatti arriva il “preghiamo” e la benedizione finale… e il brusio che segue… A me manca qualche momento di silenzio subito dopo la Comunione.

    • Antonia ha detto:

      Cara Rita, mi trovo anch ‘io nelle sue stesse condizioni: fra canti a squarciagola e tempi brevissimi e confusione finale, non riesco mai a fare un ringraziamento decente. Cambiando chiesa, dove grazie a Dio non sono disturbata da canzonette insulse, non ho tempo di leggere le preghiere che desidero, che subito spengono le luci e si rimane al buio. Giusto per suggerire che è ora di andarsene.

    • Margherita Maria ha detto:

      Condivido in toto quanto hai scritto.Finita la Santa Messa non c’è brusio , ma mercato.Sembra di stare in piazza e non ho mai sentito un sacerdote richiamare al silenzio anche perché se ne va subito senza ringraziamento.Se siamo liberi di fare la Santa comunione e io la voglio fare in ginocchio, l’inginocchiatoio ci deve essere

  • Sulcitano ha detto:

    Grazie dott. Tosatti, per l’informazione su questa felicissima iniziativa che ho subito condiviso firmando. Penso che sia ormai giunto il giusto momento per ritornare all’antico retto vissuto da fedeli Cristiani Cattolici, in presenza della Santa Eucaristia.
    SIA LODATO GESÙ CRISTO.

  • Lucy ha detto:

    Concordo con Luisa S. che forse è troppo tardi per arginare questa ” deriva dissacratoria “.Aggiungo che la deriva non riguarda solo le “modalitå” di ricezione dell’Eucarestia ma l’Eucarestia stessa.È iniziato da circa due anni (visita di Bergoglio nov.2015 alla chiesa luterana di Roma) il ” processo” che deve portare al cambiamento della formula della consacrazione.Per questo ogni tanto vengono mandati avanti i pasdarán della rivoluzione che avrà la dicitura ” nata dal basso ” dalla “sperimentazione ” ( già iniziata) nelle chiese etc.etc.Sono funzionali a questo le ultime uscite del ” teologo ” Andrea Grillo ” la transustanziazione non è un dogma ” e quel lunghissimo documento di un altro “teologo “Manuel Belli che invito a leggere ( ma prima procuratevi i sali )insegnante al seminario di Bergamo (poveri seminaristi e poveri noi).Cosí lungo il ” processo” non si sa quanto lungo ma inserito in binari di ferro si arriverà alla famigerata ” messa ecumenica ” così testardamente voluta e programmata , come sa ben fare, da Bergoglio .Tutto in funzione di una chiesa luteran friendly.

  • Emilio Biagini ha detto:

    Dove si firma per gli inginocchiatoi?

    • wp_7512482 ha detto:

      Nell’articolo sono indicati due link. Cliccare sopra e si apre la pagina di Citizengo.

  • Luisa S. ha detto:

    Mi dispiace, mi dispiace veramente, ma ormai credo sia troppo tardi per poter arginare questa deriva dissacratoria. Può rimanere qualche resistenza personale, ma nulla più. Persone con cui parlo di queste cose dicono : così è più igienico non tutti quegli sbavamenti sulle mani del sacerdote; oppure: vuoi mettere la bellezza di accarezzare il signore. E potrei proseguire…. Il sentimento, il “bisogna rinnovarsi”, c’è così più confidenza col Signore, è quello che oggi interessa alle persone. Tanto più quanto sono praticanti, purtroppo.
    Del resto se nella S. Messa il tempo dell’adorazione dopo la Comunione non c’è più cosa volete che pensino i fedeli, che fatta la S, Comunione non rimane più nulla. Tutti a chiacchierare, a scambiarsi le ultime novità e ad augurarsi buona giornata.

  • Roberto Ceccarelli ha detto:

    Grandissima iniziativa, di cui personalmente sentivo urgente bisogno e a cui ho subito aderito. Per l’occasione auspicherei anche una petizione per ridurre l’impiego dei ministri straordinari a casi veramente eccezionali si da eliminare quello spettacolino indegno che ne vede l’impiego, ormai diventato consuetudine, anche quando a ricevere la SS.ma Eucaristia sono tre persone. Mi è più volte anche capitato di sentire il celebrante chiedere all’assemblea se fosse presente un ministro per aiutarlo nella distribuzione!? Troppo ovvie le conseguenti obiezioni del caso.

  • Vittorio ha detto:

    Volevo scrivere un po’ OT (tanto per cambiare) un ricordo personale. Mi pare di ricordare da bambino (alla meta’ degli anni 70!!), uno dei “metodi” con cui assumevo la SS. Eucarestia.
    1 ora di digiuno prima di farla,
    2 evitare di masticare l’ostia
    3 varie ed eventuali (tra cui mai in mano, non se ne parlava neppure)

    Non so da dove venissero tali prescrizioni (la dottrina ufficiale mi pare ci insegnasse il “catechismo stile olandese”) (erano quelli gli anni..)

    La mia “educazione” era dovuta probabilmente a mia madre.
    Una donna rigida (non direi bigotta); ma forse più rigida della sua generazione . Mi diede in seguito molti problemi. Ad esempio ricordo che su un libro scolastico lessi che Martin Lutero viveva nel terrore della dannazione eterna, della morte improvvisa, del “Dio giudice inflessibile”. Mi ritrovai nella sua esperienza infantile.

    Oggi, sposato con una divorziata non faccio piu’ la comunione sacramentale. Il mio vescovo interpreta così AL. Ma la mia rigidita’ di fondo e’ rimasta. Anche se mi dicessero VAI, avrei timore del sacrilegio. C’e’ da dire, nel mio caso, che la comunione spirituale e’ COMODA. Scusate l’ennesimo sfogo. 😋
    PS: immagino che il digiuno, la masticazione dell’ostia siano cose ormai remote. Chissa’ se negli anni 70 solo io mi ponevo il problema? (sinceramente NON RICORDO!!😖)

    • Serena ha detto:

      Caro Vittorio, un consiglio da sorella in Cristo che ti vuole un bene sincero: vivi in castità, per quanto possa costarti non è nulla, rispetto alla possibilità di ricevere Gesù in Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Se la tua convivente sembrerà non accettare, ricorda che fai anche il bene suo, dandole la possibilità di non peccare e di tornare completamente al Signore.
      Laudetur Iesus Christus!

    • giorgio rapanelli ha detto:

      Carissimo Vittorio, Io vivo in castità dal 1989, solo perché, terminata l’illusione dell’eterno amore di me divorziato e risposato verso mia moglie, mi sono trovato nella condizione di essere costretto dalla mia stessa moglie a fare il voto di castità, perché lei voleva ritornare all’Eucaristia. Oggi ho il caso di un divorziato di una certa età, risposato, che vorrebbe vivere in castità, ma la moglie non è d’accordo. Cosa fare? Distruggere il rapporto con la seconda moglie, lasciando i figli? Ognuno ha il destino che si è creato. Forse l’unica via è quella di rivolgersi allo Spirito Santo, chiedendogli di illuminarti la via per fare la Sua volontà. Credo che nostro Padre capisca la situazione e la nostra aspirazione… Ricordo una ninfomane che voleva essere casta, ma non ci riusciva. Credo che quella intenzione non sia andata persa.
      Caro Vittorio, il fatto che tu sia con e su STILUM CURIAE, che intervenga nella discussione e metta in luce i tuoi problemi, dimostra che sei in questo schieramento di lotta con Cristo e per la sua Chiesa Cattolica. Se sei battezzato, tu hai già il Verbo dentro di te. Tu ti stai battendo per difenderlo e difendere il Verbo che, già con l’eresia nel Battesimo, vorrebbero annullare, insieme all’Eucaristia. Posso comprendere la tua sofferenza nel non potere assumere il Corpo e il Sangue di Cristo, ma già lo stai assumendo spiritualmente. Forse sto dicendo una eresia? Comunque, esci dalla tua introversione e vivi nella lotta giornaliera insieme a noi, dentro la tua casa e fuori della tua casa, nei luoghi del lavoro, dello svago, sempre…
      Per favore, ditemi se ho sbagliato.

  • Sempliciotto ha detto:

    Bellissima iniziativa!
    Io estenderei la petizione anche per gli inginocchiatoi di chi semplicemente desidera pregare in ginocchio magari, che so… durante la Transustanziazione.
    Oggi sta prendendo piede la moda di mettere solo seggiole e presto si arriverà ai tavoli 😉 (apparecchiati)

    • Egli ha detto:

      Direi che ai tavoli apparecchiati ci siamo già arrivati 🙂

      • Acchiappaladri ha detto:

        @Egli
        Già arrivati in diverse chiese ma le prospettive di crescita del business del fake-Catholic-catering sono ancora enormi:
        vedrà, tassi di crescita annui a due cifre!

        Per gli inginocchiatoi: avevo già firmato settimane fa. Molto utile riproporre qui, su un blog molto seguito, quella iniziativa.
        Prevedo che a breve il risultato pratico sarà NULLO ma mi sembra una buona azione almeno testimoniare la volontà di rispettare maggiormente il vero corpo della Seconda persona della Divina Trinità.

      • Adriana ha detto:

        Allora…mancano divani e poltrone.Triclinii per mangiare comodi. Suggerisco che tutti i pavimenti vengano ricoperti da moquettes alte 20 cm…Si potrà meglio meditarvi distesi e fare la giusta pennichella o ….altro,a seconda della “situazione”.