Gli incontri si possono benissimo organizzare a margine di una Santa Messa tridentina. Prima un paio di ore di chiacchiere e poi sacra funzione. Unendo l’utile al dilettevole suggerisco di fare piccoli gruppi che vadano a sostegno dei gruppi di fedeli esistenti per ottenere e/o aumentare la frequenza delle S.Messe in questo modo si: assolve un precetto, si sostiene la liturgia “di sempre” e si possono tracciare linee d’azione a sostegno di iniziative locali.
@Paradigma
Vedo un solo suo commento a me diretto, ma ho letto con attenzione le sue precedenti argomentazioni che, continuo a concordare con Giusy, trovo piuttosto “dotteggianti” (mi passi lo spontaneo neologismo) ma capziose, mentre ritengo che i commenti di Giusy, per quanto alle volte un po’ eccessivi o impulsivi (come lei stessa riconosce) sono comunque dettati da un sincero amore per la Santa Chiesa cattolica e per NSGC.
Personalmente le auguro buon viaggio e ottima permanenza su qualche altro blog; ne frequento così pochi, e così raramente, che probabilmente non ci capiterà di incontrarci nuovamente, ma in caso la saluterò volentieri, con la speranza che nel frattempo abbia compreso perché preferisco di gran lunga dialogare con Giusy che non con lei, e abbia perso quel pizzichino di ipocrisia che del tutto arbitrariamente attribuisce a Giusy.
@Giusy: concordo sul fatto che è più proficuo spiritualmente dedicarsi alla proposta di Anna che a “dotte”discussioni che finiscono per avere la medesima valenza di quelle antiche sul sesso degli Angeli.
Signor Paradigma, ragione a lei nemmeno se mi spara, non perché non possa in qualche cosa averne, na per la sua cattiveria. Piuttosto solo tanta pena per il suo livore e la sua malizia. Per tutto il resto vale quanto sopra, sulla saggezza degli anziani, sulla coda di paglia e sulla constatazione che ognuno di noi vede il prossimo attraverso le lenti che indossa e attraverso il suo vissuto, che lo influenza non poco, se non ha ancora avuto il coraggio di guardarlo affrontarlo e provare a risolverlo. Chi non ha nulla da nascondere non scappa.
Se ci sono rimasta io, con tutti gli insulti personali rivolti anche a mia mamma che ho ricevuto, non vedo perché non possa accettare anche lei un po’ di confronto, fra persone normali semplici e spontanee, con tutti i loro pregi e difetti.
PS Ben tornata Serena, concentriamoci invece sul bellissimo progetto di Anna, per iniziare tutto dovremmo però incontrarci, ma non dovrebbe essere difficile, magari a Settembre, individuare un Monastero o un Santuario autenticamente Cattolico E Fedele, chiedere la disponibilità e trovarci lì, tutti quelli motivati che lo desiderano, per una giornata di condivisione e Preghiera 😇😇🙏🙏 !
I nostri saggi anziani dicevano che chi raccoglie le frecciate ha la coda di paglia, altrimenti nemmeno lo sfiorerebbero. Inoltre ognuno vede il prossimo attraverso le lenti che indossa, quindi se qualcuno vede ipocrisia falsità e piagnisteo negli altri, presumibilmente è abituato a vivere e agire lui stesso così. Io sono una persona semplice normale e fin troppo sincera, al punto da scusarmi subito e sempre, ogni volta che mi accorgo di essere stata impulsiva ( mia fragilità questa che non ho mai negato), e continuo a scusarmi anche a rischio di beccarmi ulteriore astio dalle anime belle e troppo nobili che filosofeggiano sulla Santa Eucaristia anziché inginocchiarsi di fronte ad essa e ammutolire per un così Immenso Mistero. Mi permetto anche di ribadire che trovo un po’ codardo chi usa più nickname. Io ci ho provato una volta e mi è sembrato estremamente sgradevole e anche vigliacco. Meglio assumersi le proprie responsabilità sempre, nel male e nel bene.
Come vede avevo tentato di dialogare ma si è interposta giusy a cui lei fa da avvocato. La beata ignoranza era rivolta solo e unicamente a giusy, la quale l’ha abilmente estesa agli altri. Sopra ci sono degli spunti di discussione. Uno riguarda anche una stranezza di ratzinger su cui speravo di impostare un confronto. Se vuole discutiamo. Se invece vuol parlare di Giusy, passo e chiudo anche con lei.
@Paradigma
Domanda: perché non risponde anche a me sul merito del discorso invece di continuare la polemica con Giusy, visto e considerato che sono io uno degli (ultimi) utenti da cui ha potuto “recuperare la solidarietà” e che col suo aiuto “fraintendono sempre tutto”? A me non sembra proprio di aver frainteso, e ho espresso un’opinione sul modo di ricevere la Santa Comunione che concorda in pieno nella sostanza con l’opinione di Giusy ( e non solo), la qual Giusy a sua volta non ha affatto frainteso le chiarissime le parole “beata ignoranza” a lei rivolte in un suo precedente commento; e aggiungo, se non bastasse, che quelle del suo ultimo “sei senza speranza” ribadiscono ampiamente il concetto da lei espresso; (sorvolo sulle accuse di ipocrisia, ma anche quello sarebbe un concetto da approfondire con opportune argomentazioni).
La invito quindi, se lo desidera, ad approfondire con me sia l’argomento di come prendere l’Eucarestia, sia quello generico ignoranza, e anche quello di “fraintendimento”. Se lo farà le risponderò senz’altro in serata, perchè adesso purtroppo ho altri inpegni.
Buon pomeriggio e (se vuole) a stasera!
Giusy ti rispondo per l’ultima volta, poi torno a farmi i cavoli miei che tanto sei senza speranza, perchè provochi polemiche apposta, per poi ricomparire recitando la parte dell’umile pecorella che subisce accuse di ignoranza da utenti cattivi e saccenti. Sei solo una grande ipocrita che interviene per mandare in flame un discorso che non ti piace. Te l’ho detto, tu sai che è vero, incassa e scrivi pure quello che vuoi per salvare la faccia e recuperare la solidarietà degli altri utenti (che col tuo aiuto fraintendono sempre tutto, prova ne sia la ”patente di ignorante” che in realtà nessuno ha dato).La storiella di lutero valla pure a raccontare ai bambini dell’asilo: io e te sappiamo bene che erano frecciate dirette a me e all’altro che non eravamo del tutto d’accordo con la faccenda della comunione in mano. Confermo che sei ipocrita e bugiarda. E questo tu lo sai bene. Tanti saluti. Passo a chiudo con te.
Sia lodato Gesù Cristo! Questo saluto è per tutti i frequentatori di questo blog, e sarebbe bello che i cristiani lo usassero comunemente come saluto fraterno. Ho recentemente notato che qualche (raro) sacerdote ha ricominciato ad usarlo all’inizio e alla fine della lettura del Vangelo. Mi è sembrato un buon segno, anche se in fine Messa continuano con l’orrendo “buona serata a tutti”.
Anch’io, come il nostro ottimo ospite sono stata qualche giorno lontana dal web (anche se non purtroppo in vacanza). Oggi ho dato una scorsa ai commenti e ho desiderato dare il mio piccolo contributo riguardo al modo di accostarsi alla Santa Comunione. Non ci possono essere dubbi: in bocca e in ginocchio, anche se oggigiorno questo è reso oltremodo difficile (io faccio una genuflessione prima di accostarmi al sacerdote). Anche senza entrare nelle dotte dispute di archeologia religiosa, è così evidente che l’infinito e preziosissimo dono di Se stesso che Gesù ci fa vada accolto con l’atteggiamento anche esteriore di grandissimo “Timor di Dio”! (ovviamente il “Timor di Dio” NON è paura.. chi non conoscesse bene il concetto se lo vada a rivedere). Quindi in ginocchio e in bocca, non per una questione “biologica” come ha detto qualcuno, ma perché non a caso si parla delle mani del sacerdote come mani consacrate, e quindi le uniche che possono accostarsi degnamente al Corpo di Cristo, mentre i fedeli ricevono questo Corpo da quelle mani come nutrimento per la vera Vita; ovvia inoltre la considerazione che diversamente si moltiplicano le occasioni di profanazione.
@Anna: spero davvero si possa realizzare in qualche modo la bellissima proposta che condivido senz’altro.
@ Giusy: hai perfettamente ragione su quelli che distribuiscono “patenti di ignoranza”. Oltre a non aver compreso gli insegnamenti di Gesù, ignorano anche quelli di Socrate che aveva ampiamente spiegato che è davvero sapiente chi è cosciente di non sapere, non certo chi dà dell’ignorante agli altri.
@Attila flagello di dio: “Hai dimenticato serena…”
Non so se questo suo commento (del 1°agosto) era riferito a me, ma in ogni caso non sono riuscita a contestualizzarlo. Domanda: perché nel suo nickname scrive Dio con l’iniziale minuscola?
@Tutti: oltre al “Padrone del Mondo” di Benson consiglio a chi ancora non lo conosca “I Tre dialoghi e il racconto dell’Anticristo” di Vladimir Solov’ev, (o almeno l’ultima parte, il racconto dell’Anticristo). Scoprirete delle interessanti analogie. E’ corto e scaricabile in pdf gratuitamente dal web.
Riguardo chi distribuisce patenti di ignoranza fantasia fervida o altro, mi consola il fatto che Gesù Cristo non aveva lauree in teologia o altro da ostentare e non si è mai scagliato, pur essendo Figlio di Dio, contro la semplicità e l’ignoranza bensì contro i dottori gli scribi i dotti del tempo, che avendo precluso a sé stessi la Via del Paradiso la precludevano anche ai semplici. Non ho detto che Paradigma strizzi gli occhi a nessuno, ho solo espresso le cose che mi inquietano in modo ampio e generale. Ringrazio tutti coloro che avendo tempo e la fortuna di un’enorme conoscenza ci arricchiscono, ma se manca umiltà e pazienza, soprattutto se si appiccicano titoli denigratori a specifiche
persone, tutta la sapienza diventa vuota. In fondo tutti abbiamo ambiti che conosciamo perfettamente e altri in cui non sappiamo muoverci. Sarebbe bello aiutarsi reciprocamente con delicatezza e umanità.
@Alessandro 2, GRAZIE a lei! Non ho il tempo, e neppure le capacità, per argomentare le mie ragioni in modo più erudito, come tanti lettori di questo blog sono in grado di fare, lei compreso. Vi ringrazio perché siete una grande ricchezza per me, che posso limitarmi a testimoniare la mia fede in maniera molto semplice, un po’ popolare, solo per gratitudine verso Nostro Signore, per le meraviglie che ogni giorno compie nella vita della mia famiglia. Sia lodato Gesù Cristo.
A vantaggio di chi ancora non ha avuto modo di leggere lo scritto di Mons. Antonio Livi ne riporto, alcuni stralci:
QUANDO NELLA CHIESA DILAGA L’ERESIA OGNI CATTOLICO HA IL DOVERE DELLA RESISTENZA
[trattandosi di una lettera scritta a Riccardo Cascioli essa prende le mosse da una vicenda (oramai in atto da anni) di “scontro” fra Avvenire e la Bussola. Poi -ed è questo il centro del suo discorso- possa ad una serena disamina]
(….) Ma il caso di Avvenire, per quanto scandaloso, non è che la conseguenza di quella che il cardinale Ratzinger, al momento di diventare papa Benedetto, deprecò come «dittatura del relativismo». Si tratta di una dittatura ideologica che si serve della «svolta antropologica» di Karl Rahner per svuotare di senso la fede che la Chiesa ha professato per venti secoli e ha formalizzato nei dogmi
—> CONTINUA
Giusy non so chi abbia strizzato l’occhio a lutero qui (forse nella tua fervida fantasia). Quanto a livi, definire ”coraggioso” uno che invita alla resistenza senza fare nomi e cognomi e indicare precisamente gli errori a cui resistere, mi sembra un pò improprio, se non ridicolo. Non basta tirare fuori lo spauracchio rahner (che i predecessori di bergoglio avrebbero potuto sterilizzare e non lo hanno fatto, anzi…) e fare generici riferimenti a un male non identificato. Sono capaci tutti di dire quant’è brutto il mondo. Il coraggio è un’altra cosa (a casa mia almeno)
Non intendevo offendere nessuno, e spero di non ricadere nel circolo vizioso di provocazioni e contro- provocazioni di settimane fa. Quanto ad argomentare in questo momento, come già detto, non ho tutto il tempo di altri di fare copia incolla nè tantomeno amo lenzuolare. Di solito in sprazzi di tempo se leggo un intervento che trovo limpido e Fedele scrivo per condividerlo e punto, se non lo condivido dipende, se mi sembra saccente ed eccessivo rispondo a tono. Trovo i multinick un po’ codardi e ciò mi rende pungente. Chi strizza l’occhio a lutero mi angoscia perché lo temo come il demonio e come chiunque tradisce. L’articolo di Mons Livi mi è piaciuto moltissimo anche perché lui ha il coraggio di rischiare tutto ciò che in questo drammatico periodo per la Chiesa rischia chi osa denunciare e non allinearsi. E per quanto riguarda avvenire e il massonico la stampa, davvero tanto di cappello a Mons Livi. Con simpatia anche per paradigma.
Mari il testo che hai preso da cattolici romani (virtus) lo trovi più esteso su unavox con anche uno stralcio di pio xii sull ”archeologismo liturgico” molto interessante e pertinente. Su un sito di ortodossi è riportato il testo, senza il passaggio sull’inquinamento da peccato. Bisognerebbe capire l’estensione dell’interpolazione (tutto il testo? Solo la seconda parte? Solo l’ultima frase sull’inquinamento?). Di solito gli interpolatori scrivono poco perchè più ampio è il testo più facile è riconoscere un’altra mano
Mari grazie per la tua utilissima ”lenzuolata”. Naturalmente approfondirò non appena rientrato. La cosa che mi pare strana è che una circostanza del genere non sia emersa prima.
Purtroppo i testi dei padri sono molto rischiosi per le interpolazioni. Pensa che al concilio di firenze non si arrivò al ”dunque” con gli orientali sul filioque anche a causa di due testi divergenti di un Gregorio (di Nissa mi pare), ovviamente con accuse reciproche di interpolazione…ad oggi non risolte!
Ovviamente la solita nota Giusy offende senza argomentare. Pazienza. Contenta lei contenti tutti. Beata ignoranza.
Anch’io ringrazio entrambi per la segnalazione, che ho definito ”interessante” prima di ogni altra considerazione. Questo lo preciso per evitare che ancora una volta la solita nota Giusy generi volutamente dei fraintendimenti. Grazie davvero a voi e alla Bussola che l’ha pubblicata.
Sono andata a cercare la fonte della mia informazione in merito a quanto scritto circa il “Cirillo apocrifo”.
Logicamente io NON sono uno specialista, ma qualcuno che legge lo fosse lo inviterei ad approfondire l’argomento: sto scoprendo ogni giorno di più menzogne che ci sono state rifilate come oro colato per farci accettare orribili mutamenti della liturgia (sapeste quante sono poi riferite alla S. Messa!)
Perdonatemi la “lenzuolata” che per la prima volta copio-incollo (lo so, ne ho scritte anch’io: mi capita quando gli argomenti mi prendono, però non ho mai “copia-incollato”, non sono veloce e ci metto un sacco di tempo)
Ecco quanto ho avuto occasione di leggere:
(N.B. : Se penso che oggi autorità della Chiesa ci ricordano che ai tempi di Gesù non c’era il registratore, quindi le sue parole riportate dai Vangeli non sono poi così attendibili… mentre noi abbiamo subito gravissimi mutamenti giustificati col parziale, e capirete perchè, riporto di frasi di un autore sospetto di eresia… non posso non vedereci lo zampino del padre di ogni menzogna)
La Comunione sulla mano
Sia lodato Gesù Cristo!
Sono un Sacerdote e mi permetto di farvi partecipi di una “scoperta” molto interessante che ho fatto qualche giorno fa.
A sostegno della recezione della comunione sulla mano, molti si rifanno a un testo delle Catechesi Mistagogiche di San Cirillo di Gerusalemme, così da provare che questa pratica affonda le sue radici fin nell’età patristica. Pensate che ho addirittura trovato il testo fuori da un famoso santuario.
In realtà, è un falso!
Vi riporto il testo.
“Adiens igitur, ne expansis manuum volis, neque disiunctis digitis accede; sed sinistram velut thronum subiiciens, utpote Regem suscepturæ: et concava manu suscipe corpus Christi, respondens Amen”. (Andando quindi [alla Comunione] accostati non con le palme delle mani aperte, né con le dita disgiunte; ma tenendo la sinistra a guisa di trono sotto a quella che sta per accogliere il Re; e con la destra concava ricevi il corpo del Cristo, rispondendo Amen).
La citazione si conclude qui, ma in realtà il testo prosegue:
“Postquam autem caute oculos tuos sancti corporis contactu santificaveris, illud percipe… Tum vero post communionem corporis Christi, accede et ad sanguinis poculum: non extendens manus; sed pronus [in greco: ‘allà kùpton, che il Bellarmino traduce genu flexo], et adorationis ac venerationis in modum, dicens Amen, sancticeris, ex sanguine Christi quoque sumens. Et cum adhuc labiis tuis adbaeret ex eo mador, manibus attingens, et oculos et frontem et reliquos sensus sanctifica… A communione ne vos abscindite; neque propter peccatorum inquinamentum sacris istis et spiritualibus defraudate mysteriis”. (Dopo che tu con cautela abbia santificato i tuoi occhi mettendoli a contatto con il corpo del Cristo, accostati anche al calice del sangue: non tenendo le mani distese; ma prono e in modo da esprimere sensi di adorazione e venerazione, dicendo Amen, ti santificherai, prendendo anche del sangue del Cristo. E mentre hai ancora le labbra inumidite da quello, toccati le mani, e poi con esse santifica i tuoi occhi, la fronte e tutti gli altri sensi… Dalla comunione non staccatevi; né privatevi di questi sacri e spirituali misteri neppure se inquinati dai peccati). (P. G. XXXIII, coll. 1123-1126).
Ora vi domando, semplicemente: ” Vi sembra possibile che San Cirillo sia andato contro San Paolo?
Come conciliare questo testo con I Cor. 11,27-29?
Ricevere il Corpo di Cristo “inquinato dal peccato”?
“Absit”!
Lo stesso Cirillo che scrisse: “Sii vigilante affinchè tu non perda niente del corpo del Signore.
Se tu lasciassi cadere qualcosa, devi considerarlo come se tu avessi tagliato uno dei membri del tuo proprio corpo. Dimmi, ti prego, se qualcuno ti desse granelli d’oro, tu per caso non li terresti con la massima cautela e diligenza, intento a non perdere niente?
Non dovresti tu curare con cautela e vigilanza ancora maggiore, affinchè niente e nemmeno una briciola del corpo del Signore possa cadere a terra, perchè è di gran lunga più prezioso dell’oro o delle gemme?” ( S.Cyrillus Hier., Catech. Myst., 5, 21)
Si tratta infatti di un rito dovuto alla fantasia dell’autore delle Costituzioni Apostoliche: un anonimo Siriano che al libro VIII di dette Costituzioni apostoliche, aggiunge, attribuendo a san Clemente Papa, 85 Canoni degli Apostoli, canoni che Papa Gelasio I, nel Concilio di Roma del 494, dichiarò apocrifi: “Liber qui appellatur Canones Apostolorum, apocryfus “(P. L., LIX, col. 163).
La descrizione di questo rito entrò nelle Catechesi mistagogiche per opera di un successore di san Cirillo, che i piú ritengono sia il vescovo Giovanni, cripto-ariano, origeniano e pelagiano; e perciò contestato da sant’Epifanio, da san Gerolamo e sant’Agostino.
Questo argomento spero possa aiutare a fare ancora più chiarezza.
Un saluto a tutti.
Virtus
Importantissima e coraggiosa la lettera di Mons Livi, che sia accolta tiepidamente DAL solito noto non fa che aumentarne la credibilità e la fondatezza. Grazie ad Alessandro 2 e Cosimo per averla segnalata.
GRAZIE Alessandro 2 per la tua limpida testimonianza, finché non ci si rende conto della Sacralità di Ciò che Riceviamo Comunicandoci e i sacerdoti non sono più consapevoli della Sacralità del loro ministero, tutto il nostro argomentare diventa solo esercizio filosofico e verbale. Basterebbe fare nostro profondamente “Signore non sono degno di Partecipare alla Tua Mensa ma Dì soltanto una Parola e io sarò Salvato” e crolleremmo tutti letteralmente in ginocchio. PS: Non ci sono solo 3 soliti noti su questo blog ma anche uno o due soliti noti che cambiando continuamente Nick distribuiscono con grande “umiltà” la loro “sapienza” e ritengono di essere al di sopra di tutti. Pazienza, offriamo anche questo per la Salvezza della Santa Chiesa Cattolica. Amen.
Cari tutti, visto che si sta affrontando l’argomento, vi lancio uno spunto su cui mi piacerebbe riflettere insieme a voi.
Come mai nel catechismo tridentino si vieta la comunione ai minorati mentali (come da dottrina tomista che ne dimostra il fondamento) e papa benedetto ha invece ufficialmente raccomandato di farlo? Se le ragioni del precedente divieto risiedevano nella necessità della fede consapevole per la ricezione del sacramento, togliere il divieto non equivale a negare il presupposto della fede?
Interessante l’articolo di Livi. Noto purtroppo che, come sempre, manca qualsiasi elemento per identificare le caratteristiche peculiari della ”eresia dilagante” del clero al potere (salvo il vago riferimento a rahner, che fa sempre bene ma serve a poco). Assai poco utile, dunque per sostenere un invito ai fedeli a resistere (il fedele medio manco sa chi sia rahner e quelli informati, come i lettori di questo blog, sanno che è un babau brutto brutto ma non hanno letto nulla di suo).
Altra carenza del discorso di Livi: dopo aver detto (giustamente) che nei docc. pontifici non c’è eresia formale, insistere sulla necessità che il papa chiarisca la conformità dei docc con la tradizione (dubia) contraddice la REGOLA (codificata da Ratzinger) dell’interpretazione in continuità. Insomma: se AL è ambigua ma non eretica, i vescovi e i confessori dovrebbero far bene il loro lavoro e interpretarla in senso non eterodosso e conforme al precedente magistero (come fa il domenicano padre bellon, che non perde tempo nel cercare di leggere nel pensiero al papa). Forse ai preti di alto lignaggio dovrebbe essere imposto un periodo di lavori forzati: imparerebbero ad essere meno pigri ed a fare il loro lavoro con maggiore impegno (altro che scrivere libri e fare polemiche su riviste telematiche di dubbia scientificità).
Non c’è eresia, d’accordo. C’è mancanza di senso del sacro e quindi convenienza per la comunione in bocca, e magari inginocchiati; e anche su questo siamo d’accordo. Incontrovertibile poi che i maggiori Concilii ecumenici abbiano convenuto su questo punto. Fino al CVII, che ha lasciato libertà di scelta, ma non dappertutto. Leggete qui: http://www.novena.it/il_teologo_risponde/teologo_risponde_88.htm .
Si noti quanto cito di seguito: “è importante sottolineare come ricevere la Comunione sulla mano non è un obbligo, ma una possibilità, lasciando al singolo fedele la facoltà di scegliere la modalità più confacente alla propria sensibilità spirituale. Ed è altrettanto importante ribadire come questa duplice prassi non è prevista in tutte le nazioni, ma solo in quelle in cui la Conferenza Episcopale ha richiesto ed ottenuto tale facoltà dalla Santa Sede.”
Quindi, se putacaso mi comunico in una chiesa cattolica ungherese, potrebbe essere d’obbligo comunicarmi “in ore”.
Questo, a mio avviso, è un ulteriore sintomo del detrimentale relativismo liturgico e dottrinale del CVII.
Vittoria vorrei fare una precisazione. Il confronto epidermide mucosa era per rispondere all’argomento teologico sulla impossibilità di dare la particola in mano, sviluppato da qualcuno. L’argomento è insostenibile. Corretto invece sostenere la CONVENIENZA (non la NECESSITÀ) della comunione in bocca. Spero di aver chiarito, anche per evitare i voluti fraintendimenti dei soliti (tre) noti. Quanto a Cirillo, quando vedrò un’edizione critica (scientifica) delle catechesi che evidenzi la non originalità del passo, allora crederò a quel che dici. Fino a quel momento archivio l’informazione come una delle tante opinioni che si leggono. Attenta però a parlare di eresia: dove non c’è dogma (e la comunione in bocca non è dogma) non c’è eresia, che puaccia o meno. Ciao
Grazie Cosimo, Giusy, e soprattutto Vittoria: state agendo a favore della Verità, come la lettera aperta di mons. Livi giustamente suggerisce ad ogni buon cattolico. Vittoria: non si angusti se le persone non capiscono il suo ragionamento, che a me appare limpido e fondato sul buonsenso.
Buongiorno a tutti in particolare al dottor Tosatti che è ritornato a scrivere un post (ma direi “godiamoci” ancora la vacanza).
Piuttosto vorrei rilevare che è avvenuto un fatto molto importante: la pubblicazione della lettera/appello da parte di mons. Antonio Livi.
Il cui titolo dice tutto: “Quando nella Chiesa l’eresia dilaga ogni cattolico ha il dovere della resistenza”.
Consiglio a tutti i battezzati di leggerlo. E di attuare le poche indicazioni che vengono suggerite.
@Paolo Giuseppe.
Scusami se il mio cmmento è stato spigoloso, sicuramente non è il tuo caso, ma a me capita di vedere persone accostarsi alla Comunione nei modi più disparati, comprese le infradito da spiaggia (e non abito al mare). Non giudico, non spetta a me, mi limito a pensare che forse non sono pienamente consapevoli si quello che stanno facendo, ma non avendo il prosciutto sugli occhi non posso non esserne dispiaciuta. Davanti ad una personalità importante non andrebbero così. Ho parlato di patatina fritta proprio pensando a ciò che è successo durante il viaggio del papa nelle Filippine, che ha sdoganato ulteriormente la mancanza di rispetto per il Corpo di Cristo.
@Mary.
Grazie per la completezza e la profondita del tuo ultimo commento. Hai dato voce a pensieri che sono anche miei, ma non sono brava come te ad esporli.
@Paradigma.
Suppongo che il tuo commento sul “toccare”la particola fosse riferito a me. Non so se tu abbia conoscenze di anatomia e fisiologia. Io si. Non mi metto a fare un trattato di istologia, ti dico solo che il rivestimento della pelle è epidermide, quello della bocca è mucosa.
Non ho assolutamente la pretesa di dare spiegazioni teologiche, ma il buon senso a me dice che con la bocca faccio fondamentalmente 3 cose: nutrirmi, respirare, parlare. Con le mani faccio infinite cose ogni giorno, e se devo toccare qualcosa di “prezioso” prima le lavo molto bene. E per prezioso intendo anche il corpicino delle mie figlie. Me credo che non siano mai sufficientemente pure x toccare il Corpo del Signore. Se per te sono troppo terra-terra pazienza, me ne farò una ragione.
Sempre il buon senso faceva dire ai nostri vecchi “troppa confidenza fa perdere la riverenza”. E a chi più dobbiamo riverenza se non al Re dei re?
.. E per chi se lo fosse perso durante le ferie,
CONTINUA IL GRAN GIUBILEO DELLE CARITAS & COOP DELL’ACCOGLIENZA MIGRANTI CHE RENDE PIÙ DELLA DROGA: A SPESE DEI CITTADINI SOPRATTUTTO LORO MALGRADO:
# la Comunione sulla mano non è stata introdotta da Papa Francesco#
Beh, sicuramente accusare il vescovo di Roma di avere promosso anche questo… no. Ma, correggetemi se sbaglio, non mi pare di averlo mai visto distribuire di persona l’Eucarestia, nè in mano, nè in bocca ( come si potesse riceverla dai precedenti pontefici, lo so, ed era in bocca); ho però ancora negli occhi le immagini di un’ inqualificabile distribuzione di Ostie durante un suo viaggio nelle Filppine, mi pare; mi sembra la tattica solita: non essere dichiaratamente pro o contro, ma lasciar poi capire cosa può condividere dal non riprendere azioni quanto meno scandalose.
Purtroppo questa pessima pratica (pratica sollecitata da Lutero per desacralizzare l’ostia) ufficialmente mi pare sia stata introdotta in Italia solo negli ultimi anni 80, ma sono sicurissima che veniva proposta/imposta ben prima: ricordo la foto della prima comunione di mia sorella con le mani tese a ricevere la particola, ed era il ’73 (e se il permesso ufficiale non c’era si trattava di un abuso, giusto?)
# fino all’ottavo secolo almeno e forse anche dopo era il modo ufficiale di ricevere il Corpo di Cristo: vedi il Sinodo di Costantinopoli del 629; i Sinodi delle Gallie tra VI e VII secolo; il Concilio di Auxerre avvenuto tra il 561 e il 605…#
Questo è ciarpame archeologizzante : a fronte di decine di chiarissime posizioni in merito di santi e di mistici, di concili ( concili, non sinodi, come quello celeberrimo di Trento, che tratta l’argomento) si tirano fuori giustificazioni che si rifanno a presunte situazioni verificatesi anticamente e talmente importanti e famose che nessuno le conosce…
Anche il famoso passo che sempre salta fuori di “portare il tuo Signore sul palmo della mano come su un trono” ho letto che è stato estrapolato da testi di dubbia provenienza, erroneamente attribuito a san Cirillo e in odore (meglio : puzza) di eresia.
Chissà perchè però gli accorati difensori dell’ importanza di consuetudini stabilite da assemblee ecclesiastiche che si perdono nella nebbia dei secoli, (estrapolate quando fa comodo per avere giustificazioni che non trovano nella prassi ordinaria della Chiesa ), non ritengono, per esempio, che sia vincolante l’esortazione di San Paolo (riportata nero su bianco nelle sue Lettere), che stabilisce con chiarezza che le donne devono assistere col capo coperto alla celebrazione della Messa.
#Se domani Santa Madre Chiesa volesse tornare al rito della Comunione solo sulla lingua…#
Il grosso problema è proprio qui: Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI con la testimonianza della loro prassi facevano capire che era sicuramente auspicabile la comunione in bocca e possibilmente in ginocchio ( e Paolo VI manifestò chiaramente di non approvare l’ abuso) ma … lasciavano fare: nella Chiesa non esistono più le sanzioni (se non per chi vuole restare cocciutamente fedele al magistero bimillenario della Chiesa).
Cercavano di dare l’esempio ma ( e lo dico con sofferenza perchè per me il Papa è il vicario di Cristo in terra e a questi papi ero affezionata) tradivano in definitiva il loro preciso compito di dare chiare indicazioni in merito ( e sanzioni a chi sgarrava… da applicare! ).
Avevano paura di “offendere” qualcuno? Ma non si bada ai modi cortesi se si deve affermare e difendere la Divinità del Corpo di Cristo! Il sale deve restare sale e bruciare quando tocca ferite aperte.
#…mi adeguerei senza problemi proprio perchè il MODO non lo ritengo un problema importante#
…io invece credo che dovresti approfondire ulteriormente il COME si è arrivati a questo abuso ( io ho cercato “la comunione in mano e il concilio”: se non fermi al primo riferimento su internet, che riporta pari pari le tue argomentazioni, scoprirai parecchie cosette interessante che vengono deliberatamente nascoste dai partigiani della “particola-chips”) . Questo approfondimento potrebbe farti cambiare opinione e arrivare, come me, a scoprire che non è la prepotenza di una presunta maggioranza a fare la Verità.
Per parte mia posso tristemente constatare che la fregola di tanti parroci di “ammodernare” la Chiesa dopo il CVII ha segnato la sensibilità eucaristica dei loro fedeli, che, da bravi fedeli cattolici (ligi alla fiduciosa ubbidienza all’autorità) li hanno assecondati… ritrovandosi, senza nemmeno rendersene conto, “protestantizzati”
Dimenticavo una piccola chiosa sul verbo ”toccare”: che la particola sia toccata dall’epidermide della mano o dalla lingua, vi assicuro che ontologicamente e biologicamente non cambia niente. Sempre ”toccata” da corpo umano è. La spiegazione ”teologica” tentata sopra da qualcuna sul perchè i sacerdoti possono e i non sacerdoti non possono usare le mani, è battuta in breccia dal semplice buon senso. Ciao
Cari Vittoria, Giusi, Mari, Alessandro2,
Vi ringrazio per il tono amichevole delle vostre obiezioni al mio intervento sul modo di ricevere il SS. Sacramento. Le accetto volentieri come si fa con degli amici quali vi considero, ma confermo il mio modo di pensare sull’argomento.
Non ho nulla in contrario verso chi vuole ricevere l’ostia consacrata in bocca: se è un segno di rispetto verso Gesù ben venga!
Tuttavia devo alcune risposte:
– a Vittoria: il tuo commento è un po’ “spigoloso”: lo so anch’io che l’ostia non è una patatina fritta.
– a Mari: ti prego di non darmi del protestante. Tu citi Santa Brigida, io mi accontento di Sinodi e Concili (vedi sotto).
– ad Alessandro2: ti confermo che per me il MODO è l’ultimo dei problemi.
Concordo sul fatto che portare a spasso per la chiesa il Corpo di Cristo sulla mano sia vergognoso.
Ricordo anche che la Comunione sulla mano non è stata introdotta da Papa Francesco, per il quale provo il più profondo disinteresse, ma molto prima: fino all’ottavo secolo almeno e forse anche dopo era il modo ufficiale di ricevere il Corpo di Cristo: vedi il Sinodo di Costantinopoli del 629; i Sinodi delle Gallie tra VI e VII secolo; il Concilio di Auxerre avvenuto tra il 561 e il 605…
Se domani Santa Madre Chiesa volesse tornare al rito della Comunione solo sulla lingua, mi adeguerei senza problemi proprio perchè il MODO non lo ritengo un problema importante.
Un saluto a tutti gli amici di questo blog.
Paolo Giuseppe, perdonami se ti rispondo io. La mancanza di rispetto per il Santissimo Sacramento è precisamente il primo dei problemi. Prova a pensarci.
Avrei potuto scrivere un lunghissimo elenco sui motivi che ho di condividere al 100% l’accorato appello di Enza a ricevere il Corpo di Cristo manifestando l’adorazione e l’onore che gli devono essere assolutamente resi, ma questa mattina mi sono imbattuta su internet negli scritti di Santa Brigida di Svezia
(che, ricordo, il 1° ottobre del 1999, alle soglie del nuovo millennio, Giovanni Paolo II dichiarò compatrona dell’Europa insieme a Santa Caterina da Siena e Santa Benedetta della Croce):
(Nostro Signore…)
“… Ascoltate ancora, amici miei, quanta dignità conferisco ai sacerdoti al di sopra degli angeli e degli uomini: ho dato loro il potere di fare cinque cose:
legare e sciogliere in terra e in cielo;
trasformare i miei nemici in amici di Dio, e i demoni peccatori in angeli virtuosi;
predicare la mia parola;
consacrare e santificare il mio corpo, cosa che nessun angelo può fare;
TOCCARE IL MIO CORPO, COSA CHE NESSUNO DI VOI OSEREBBE FARE ».
Santa Brigida, Rivelazioni Libro IV, 133
Il tuo commento potrebbe essere condiviso al 100% solo da un protestante (ma tanti cattolici, purtroppo, senza avvedersene lo stanno diventando…)
Eh, potresti pensare, ma Santa Brigida è “Medioevo” … no, mio caro, anche Madre Teresa di Calcutta era d’accordo con Enza, me e tantissimi altri convinti che gli insegnamenti bimillenari della Chiesa in proposito non siano cambiati: non è la prepotenza di una presunta maggioranza a fare la Verità.
… E la Verità E’ GESU’ CRISTO ed è Lui a cui dobbiamo manifestare, anche coi gesti del corpo, la nostra ADORAZIONE.
Grazie Enza per il video che ascolto e riascolto. Dopo mesi di riflessione letture e Preghiera ho compreso profondamente il senso della Comunione non in mano e in ginocchio, e così lo sto già facendo, perché Ciò che riceviamo in quel Momento è talmente Immenso e Sacro, che anche stare in ginocchio è poco. Sia Lodato Gesù Cristo.
@Paolo Giuseppe. Gesù nell’Ultima Cena ha istituito il Sacramento dell’Eucarestia e quello dell’Ordine. Li ha consacrati, per questo hanno potuto toccare il Suo Corpo. Il vescovo, successore degli apostoli, consacra i presbiteri con l’unzione delle mani. Per questo le mani di un sacerdote, comunque peccatore, possono toccare il Corpo del Signore. Non è magia, è fede. E considerare il prendere in mano l’Ostia l’ultimo del problemi, sposta, e di parecchio, in basso il rispetto che si deve al Corpo di Cristo. Che non è una patatina fritta.
Cara Enza,
ho sempre apprezzato i tuoi commenti, ma quando auspichi che tutti assumano la Santa Eucaristia in bocca mi deludi.
Questo è l’ultimo dei problemi.
Ricevere la particola in mano o in bocca non sposta nulla a meno di attribuire una valenza quasi magica al gesto.
Gesù nell’ultima cena non ha messo in bocca agli apostoli il pane appena consacrato.
San Giovanni Maria Vianney, di cui oggi ricorre la memoria, conosciuto come il Santo Curato d’Ars, interceda per noi dal cielo e ci aiuti ad incontrare Santi Sacerdoti, noi pregheremo sempre per loro, soprattutto ascoltando e partecipando devotamente alle S. Messe!
Curato si utilizzava per significare colui che curava le anime, il Sacerdote ha quindi questo incarico, “missione divina” : di prendersi cura delle anime, come testimoniato da molti Santi, che traevano ogni delizia e forza dalla S.Messa:
La Santa Messa è la rinnovazione del Sacrificio della Croce.
La S. Messa è il sacrificio che trattiene la Giustizia divina, che regge tutta la Chiesa, che salva il mondo.
Nell’ora della morte, le Messe che avrai devotamente intese, formeranno la tua più grande consolazione.
Ogni Messa presso la Giustizia di Dio perora il tuo perdono.
Ad ogni Messa puoi diminuire la pena temporale dovuta ai tuoi peccati, più o meno secondo il tuo fervore.
Gesù ti perdona i peccati veniali da te non confessati e dei quali sei pentito.
Viene diminuito su te l’impero di Satana.
Una Messa ascoltata in vita sarà più salutare che tante altre, da altri intese per te dopo la tua morte. Sei preservato da molti pericoli e disgrazie, da cui saresti abbattuto!
Diminuisci il tuo purgatorio con ogni Messa.
Il S. Sacrificio è il più efficacie suffragio che sorpassa tutte le preghiere, le buone opere e penitenze;infallibilmente produce il suo effetto a pro delle anime per sua virtù propria ed immediata.
Ogni Messa ti procura un più alto grado di gloria in Cielo.
E vieni, pur benedetto nei tuoi affari e interessi personali.
«Se conoscessimo il valore del S. sacrificio della Messa, quale zelo maggiore porremmo mai nell’ascoltarla» (S. Curato d’Ars).
«Sappi, o cristiano, che la Messa è l’atto più santo della religione: tu non potresti far niente di più glorioso a Dio, né di più vantaggioso alla tua anima che di ascoltarla piamente e il più sovente» (B. P. Eymmard).
«Si merita di più ascoltando devotamente una Santa Messa che col distribuire ai poveri tutte le proprie sostanze e col girare pellegrinando tutta la terra» (S. Bernardo).
Una sola Messa dà più onore a Dio che tutte le virtù eminenti praticate dai giusti della terra e più che tutte le lodi fervorose espresse dai Santi e dagli Angeli in Cielo.
«Il Signore ci accorda tutto quello che nella Santa Messa Gli domandiamo, e ciò che è più ci dà quello che non pensiamo neppure di chiedere che ci è pur necessario» (S. Girolamo).
«Assicurati – disse Gesù a Geltrude – che a chi ascolta devotamente la Santa Messa, Io manderò, negli ultimi istanti della sua vita, tanti dei miei Santi per confortarlo e proteggerlo, quante saranno state le Messe da lui ben ascoltate» (Lib, 3, c.16)
Nonprevalebunt
L’unica roccaforte da fare ora sarebbe quella che tutti cattolici davvero credenti si inginocchia lascerò davanti allo carestia e la assumessero in bocca, perché tutto il male che c’è nella chiesa oggi proviene dalla grande disobbedienza negli anni 60 dei vescovi europei contro Paolo VI, e i vescovi santi che hanno cercato qui in Italia in ogni modo di mantenere la liturgia e l’eucarestia come la Chiesa ha sempre voluto, sono stati beffeggiati. Domanda: perché qualcuno viene obbligato ad obbedire al Papa pena punizioni forti, e altri invece che sono palesemente disobbedienti ed eretici, L’hanno sempre vinta? La risposta la da questo sacerdote nel video precedente a questo: nessuno, o molto pochi sono quelli disposti a perdere la vita per il signore. Il cattolico buono, cede sempre, ma qui ora siamo arrivati alle eresie più grandi e alle profanazioni più impensabili.
Per chi vuole può fare un cammino su questi video, io lo sto facendo, per grazia di Dio, e li offro in YouTube a beneficio di chi vuole conoscere alla perfezione ciò che la Chiesa dice al popolo cattolico
Buone vacanze a tutti
LILLO: l’impressione è quella che dici.
Purtroppo, l’impressione è anche quella che siano pochi, nel clero, a difendere la dottrina con coraggio, apertamente denunciando devianze, storture e perversioni come quelle che segnalavo riportando del caso di Stoccarda.
Appoggio ai gay Pride (anche d’alemiane equidistante di vescovi vanno così intesi nella loro posizione doppia, coi sé ed i ma, mai netta: appoggio indiretto ai gay Pride!), bandiere arcobalenate in Chiesa, tifoseria più o meno aperta per matrimoni omoerotici ed omoeretici e men che mai per chi prova a porvi rimedio, a contrapporre altra testimonianza.
Ah! Di cosa non sarebbero capaci, oggi, tanti (troppi) sacerdoti per non sentirsi rigidi di cuore e non sembrare delle facce da sottaceti.
E da Roma si guarda benevoli il surreale, grottesco, indecente spettacolo dentro la Chiesa.
Tristo spettacoli che sembra non avere argine, ognuno di questi diventa testa di ponte per consolidare nuova prassi per stravolgere dottrina ma, questo, mi pare logico: in fondo anche l’argine è un muro e si sa, a Roma, si preferiscono ponti.
Grazie Raz, sono contenta che abbia accolto le mie scuse. La cosa bella è che proprio dopo confronti un po’….vivaci….ho scoperto su questo blog persone bellissime che mi hanno tutte arricchita e aiutata nel mio faticoso Cammino sulla Strada Stretta. È un periodo difficilissimo per tutti, soprattutto spiritualmente, e può accadere che questo clima preoccupante faccia ogni tanto saltare i nervi😱😱! Aiutiamoci con la Preghiera e la comprensione gli uni per gli altri ma….mi raccomando, non esageriamo con la “misericordia” buonista😊😊
Dispiace troppo che appena il dottor Tosatti ha preso qualche giorno di ferie, qualche bergogliOne astioso ha approfittato per insultare e offendere il suo coraggioso lavoro di informazione con falsità e insulti squallidissimi. Ci riaggiorniamo al ritorno del nostro caro direttore😊
Le auguro buone vacanze caro dr Tosatti, si goda un felice periodo di svago e riposo con i suoi cari, distaccando un poco dalle cose gravi di cui ci fa partecipe in questo suo blog sulla conduzione della nostra Chiesa. Ma rimango in attesa di leggerla ancora, al più presto…
Carissima Anna, riprenderemo il discorso importantissimo iniziato, appena torna il dottor Tosatti a vigilare un po’, in questo momento non mi sento di scrivere nulla, per non dover poi sopportare commenti che più volgari, infantili e miseri non si può. A prestissimo cara Anna, intanto iniziamo a preparare un bel piano d’azione😇.
Molti vanno in vacanza, Bergoglio no!
Ma il papa della tenerezza come mai non incontra le pecorelle smarrite e senza pastore di Castel Gandolfo?
Non mi sembra che abbia usato molta misericordia. Non vi pare?
Domani sera giovedì 3 agosto ore 21 presso la Cattedrale di San Nicola a Sassari l’arcidiocesi di Sassari terrà una Celebrazione Eucaristica per implorare il dono della pioggia dal Signore.
Possiamo unirci spiritualmente o mobilitarci perché anche presso le nostre chiese o parrocchie si celebri una Santa Messa per questa intenzione chiedendo al Signore di liberarci da questa calamità.
Facciamo girare. Grazie
Gentile Giusy, ti rispondo qui dopo la lenzuolata successiva ai tuoi messaggi, per dirti (sperando che tu sia ancora in “circolazione”) che non hai nulla di cui scusarti con me, nulla da farti perdonare e che non ci sono rancori da parte mia.
Sono io, anzi, a farti le mie scuse per il tenore delle mie risposte, determinato da un’erronea esigenza difensiva.
Buone vacanze e tanti cari saluti.
Molto carina, bravo, almeno sei simpatico e non offensivo o becero…
Comunque ti ringrazio perché ritengo entrambi gli utenti con cui mi hai identificato di notevole caratura, quindi mi hai fatto un bel complimento!
Buone vacanze anche a te!
@andrea ufficio sgami
non sono giusy
non sono di sesso maskile
ne hai sbagliate due su due, se tutti i turiferarionzi leccacalzinazzari sono tutti come te il Santo Padre può stà tranquillo
xkè non torni a dar fastidio alla bussola? te menano troppo forte?
meditazione del dialogo tra Gesù e il giovane ricco ci ha permesso di raccogliere i contenuti essenziali della Rivelazione dell’Antico e del Nuovo Testamento circa l’agire morale. Essi sono: la meditazione del dialogo tra Gesù e il giovane ricco ci ha permesso di raccogliere i contenuti essenziali della Rivelazione dell’Antico e del Nuovo Testamento circa l’agire morale. Essi sono: la subordinazione dell’uomo e del suo agire a Dio, Colui che «solo è buono»; il rapporto tra il bene morale degli atti umani e la vita eterna; la sequela di Cristo, che apre all’uomo la prospettiva dell’amore perfetto; ed infine il dono dello Spirito Santo, fonte e risorsa della vita morale della «creatura nuova» (cf 2 Cor 5,17).
Nella sua riflessione morale la Chiesa ha sempre avuto presenti le parole che Gesù ha rivolto al giovane ricco. La Sacra Scrittura, infatti, rimane la sorgente viva e feconda della dottrina morale della Chiesa, come ha ricordato il Concilio Vaticano II: «Il Vangelo 1… fonte di ogni verità salutare e di ogni regola morale».43 Essa ha custodito fedelmente ciò che la parola di Dio insegna, non solo circa le verità da credere, ma anche circa l’agire morale, cioè l’agire che piace a Dio (cf 1 Ts 4,1), realizzando uno sviluppo dottrinale analogo a quello che si è avuto nell’ambito delle verità della fede. Assistita dallo Spirito Santo che la guida alla verità tutta intera (cf Gv 16,13), la Chiesa non ha cessato, e non può mai cessare, di scrutare il «mistero del Verbo incarnato», nel quale «trova vera luce il mistero dell’uomo».44
29. La riflessione morale della Chiesa, operata sempre nella luce di Cristo, il «Maestro buono», si è sviluppata anche nella forma specifica della scienza teologica, detta «teologia morale», una scienza che accoglie e interroga la rivelazione divina e insieme risponde alle esigenze della ragione umana. La teologia morale è una riflessione che riguarda la «moralità», ossia il bene e il male degli atti umani e della persona che li compie, e in tal senso è aperta a tutti gli uomini; ma è anche «teologia», in quanto riconosce il principio e il fine dell’agire morale in Colui che «solo è buono» e che, donandosi all’uomo in Cristo, gli offre la beatitudine della vita divina.
Il Concilio Vaticano II ha invitato gli studiosi a porre «speciale cura nel perfezionare la teologia morale in modo che la sua esposizione scientifica, maggiormente fondata sulla Sacra Scrittura, illustri l’altezza della vocazione dei fedeli in Cristo e il loro obbligo di apportare frutto nella carità per la vita del mondo».45 Lo stesso Concilio ha invitato i teologi, «nel rispetto dei metodi e delle esigenze proprie della scienza teologica, a ricercare modi sempre più adatti di comunicare la dottrina agli uomini della loro epoca, perché altro è il deposito o le verità della fede, altro è il modo con cui vengono enunciate, rimanendo pur sempre lo stesso il significato e il senso profondo».46 Di qui l’ulteriore invito, esteso a tutti i fedeli, ma rivolto in particolare ai teologi: «I fedeli dunque vivano in strettissima unione con gli uomini del loro tempo, e si sforzino di penetrare perfettamente il loro modo di pensare e di sentire, di cui la cultura è espressione».47
Lo sforzo di molti teologi, sostenuti dall’incoraggiamento del Concilio, ha già dato i suoi frutti con interessanti e utili riflessioni intorno alle verità della fede da credere e da applicare nella vita, presentate in forma più corrispondente alla sensibilità e agli interrogativi degli uomini del nostro tempo. La Chiesa e, in particolare, i Vescovi, ai quali Gesù Cristo ha affidato innanzitutto il servizio dell’insegnamento, accolgono con gratitudine tale sforzo ed incoraggiano i teologi a un ulteriore lavoro, animato da un profondo e autentico timore del Signore, che è il principio della sapienza (cf Prv 1,7).
Nello stesso tempo, nell’ambito delle discussioni teologiche postconciliari si sono sviluppate però alcune interpretazioni della morale cristiana che non sono compatibili con la «sana dottrina» (2 Tm 4,3). Certamente il Magistero della Chiesa non intende imporre ai fedeli nessun particolare sistema teologico né tanto meno filosofico, ma, per «custodire santamente ed esporre fedelmente» la Parola di Dio, 48 esso ha il dovere di dichiarare l’incompatibilità di certi orientamenti del pensiero teologico o di talune affermazioni filosofiche con la verità rivelata.49
30. Rivolgendomi con questa Enciclica a voi, Confratelli nell’Episcopato, intendo enunciare i principi necessari per il discernimento di ciò che è contrario alla «sana dottrina», richiamando quegli elementi dell’insegnamento morale della Chiesa che sembrano oggi particolarmente esposti all’errore, all’ambiguità o alla dimenticanza. Sono, peraltro, gli elementi dai quali dipende «la risposta agli oscuri enigmi della condizione umana che ieri come oggi turbano profondamente il cuore dell’uomo: la natura dell’uomo, il senso e il fine della nostra vita, il bene e il peccato, l’origine e il fine del dolore, la via per raggiungere la vera felicità, la morte, il giudizio e la sanzione dopo la morte, infine l’ultimo e ineffabile mistero che circonda la nostra esistenza, dal quale noi traiamo origine e verso il quale tendiamo».50
Questi e altri interrogativi, come: cosa è la libertà e qual è la sua relazione con la verità contenuta nella legge di Dio? qual è il ruolo della coscienza nella formazione del profilo morale dell’uomo? come discernere, in conformità con la verità sul bene, i diritti e i doveri concreti della persona umana?, si possono riassumere nella fondamentale domanda che il giovane del Vangelo pose a Gesù: «Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?». Inviata da Gesù a predicare il Vangelo e ad «ammae- strare tutte le nazioni…, insegnando loro ad osservare tutto ciò» che egli ha comandato (cf Mt 28,19-20),la Chiesa ripropone, ancora oggi, la risposta del Maestro: questa possiede una luce e una forza capaci di risolvere anche le questioni più discusse e complesse. Questa stessa luce e forza sollecitano la Chiesa a sviluppare costantemente la riflessione non solo dogmatica, ma anche morale in un ambito interdisciplinare, così com’è necessario specialmente per i nuovi problemi.51
È sempre in questa medesima luce e forza che il Magistero della Chiesa compie la sua opera di discernimento, accogliendo e rivivendo il monito che l’apostolo Paolo rivolgeva a Timoteo: «Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del Vangelo, adempi il tuo ministero» (2 Tm 4,1-5; cf Tt 1,10.13-14).
«Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,32)
31. I problemi umani più dibattuti e diversamente risolti nella riflessione morale contemporanea si ricollegano, sia pure in vari modi, ad un problema cruciale: quello della libertà dell’uomo.
Non c’ è dubbio che il nostro tempo ha acquisito una percezione particolarmente viva della libertà. «In questa nostra età gli uomini diventano sempre più consapevoli della dignità della persona umana», come costatava già la dichiarazione conciliareDignitatis humanae sulla libertà religiosa.52 Da qui l’esigenza che «gli uomini nell’agire seguano la loro iniziativa e godano di una libertà responsabile, non mossi da coercizione bensì guidati dalla coscienza del dovere».53 In particolare il diritto alla libertà religiosa e al rispetto della coscienza nel suo cammino verso la verità è sentito sempre più come fondamento dei diritti della persona, considerati nel loro insieme.54
Così, il senso più acuto della dignità della persona umana e della sua unicità, come anche del rispetto dovuto al cammino della coscienza, costituisce certamente un’acquisizione positiva della cultura moderna. Questa percezione, in se stessa autentica, ha trovato molteplici espressioni, più o meno adeguate, di cui alcune però si discostano dalla verità sull’uomo come creatura e immagine di Dio ed esigono pertanto di essere corrette o purificate alla luce della fede.55
32. In alcune correnti del pensiero moderno si è giunti adesaltare la libertà al punto da farne un assoluto, che sarebbe la sorgente dei valori. In questa direzione si muovono le dottrine che perdono il senso della trascendenza o quelle che sono esplicitamente atee. Si sono attribuite alla coscienza individuale le prerogative di un’istanza suprema del giudizio morale, che decide categoricamente e infallibilmente del bene e del male. All’affermazione del dovere di seguire la propria coscienza si è indebitamente aggiunta l’affermazione che il giudizio morale è vero per il fatto stesso che proviene dalla coscienza. Ma, in tal modo, l’imprescindibile esigenza di verità è scomparsa, in favore di un criterio di sincerità, di autenticità, di «accordo con se stessi», tanto che si è giunti ad una concezione radicalmente soggettivista del giudizio morale.
Come si può immediatamente comprendere, non è estranea a questa evoluzione la crisi intorno alla verità. Persa l’idea di una verità universale sul bene, conoscibile dalla ragione umana, è inevitabilmente cambiata anche la concezione della coscienza: questa non è più considerata nella sua realtà originaria, ossia un atto dell’intelligenza della persona, cui spetta di applicare la conoscenza universale del bene in una determinata situazione e di esprimere così un giudizio sulla condotta giusta da scegliere qui e ora; ci si è orientati a concedere alla coscienza dell’individuo il privilegio di fissare, in modo autonomo, i criteri del bene e del male e agire di conseguenza. Tale visione fa tutt’uno con un’etica individualista, per la quale ciascuno si trova confrontato con la sua verità, differente dalla verità degli altri. Spinto alle estreme conseguenze, l’individualismo sfocia nella negazione dell’idea stessa di natura umana.
Queste differenti concezioni sono all’origine degli orientamenti di pensiero che sostengono l’antinomia tra legge morale e coscienza, tra natura e libertà.
33. Parallelamente all’esaltazione della libertà, e paradossalmente in contrasto con essa, la cultura moderna mette radicalmente in questione questa medesima libertà. Un insieme di discipline, raggruppate sotto il nome di «scienze umane», hanno giustamente attirato l’attenzione sui condizionamenti di ordine psicologico e sociale, che pesano sull’esercizio della libertà umana. La conoscenza di tali condizionamenti e l’attenzione che viene loro prestata sono acquisizioni importanti, che hanno trovato applicazione in diversi ambiti dell’esistenza, come per esempio nella pedagogia o nell’amministrazione della giustizia. Ma alcuni, superando le conclusioni che si possono legittimamente trarre da queste osservazioni, sono arrivati al punto di mettere in dubbio o di negare la realtà stessa della libertà umana.
Si devono anche ricordare alcune interpretazioni abusive dell’indagine scientifica a livello antropologico. Traendo argomento dalla grande varietà dei costumi, delle abitudini e delle istituzioni presenti nell’umanità, si conclude, se non sempre con la negazione di valori umani universali, almeno con una concezione relativistica della morale.
34. «Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?». La domanda morale, alla quale Cristo risponde, non può prescindere dalla questione della libertà, anzi la colloca al suo centro, perché non si dà morale senza libertà: «L’uomo può volgersi al bene soltanto nella libertà».56 Ma quale libertà? Il Concilio, di fronte ai nostri contemporanei che «tanto tengono» alla libertà e che la «cercano ardentemente» ma che «spesso la coltivano in malo modo, quasi sia lecito tutto purché piaccia, compreso il male», presenta la «vera» libertà: «La vera libertà è nell’uomo segno altissimo dell’immagine divina. Dio volle, infatti, lasciare l’uomo “in mano al suo consiglio” (cf Sir 15,14), così che esso cerchi spontaneamente il suo Creatore, e giunga liberamente, con la adesione a lui, alla piena e beata perfezione».57 Se esiste il diritto di essere rispettati nel proprio cammino di ricerca della verità, esiste ancor prima l’obbligo morale grave per ciascuno di cercare la verità e di aderirvi una volta conosciuta.58 In tal senso il Card. J. H. Newman, eminente assertore dei diritti della coscienza, affermava con decisione: «La coscienza ha dei diritti perché ha dei doveri».59
Alcune tendenze della teologia morale odierna, sotto l’influsso delle correnti soggettiviste ed individualiste ora ricordate, interpretano in modo nuovo il rapporto della libertà con la legge morale, con la natura umana e con la coscienza, e propongono criteri innovativi di valutazione morale degli atti: sono tendenze che, pur nella loro varietà, si ritrovano nel fatto di indebolire o addirittura di negare la dipendenza della libertà dalla verità.
Se vogliamo operare un discernimento critico di queste tendenze, capace di riconoscere quanto in esse vi è di legittimo, utile e prezioso e di indicarne, al tempo stesso, le ambiguità, i pericoli e gli errori, dobbiamo esaminarle alla luce della fondamentale dipendenza della libertà dalla verità, dipendenza che è stata espressa nel modo più limpido e autorevole dalle parole di Cristo: «Conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi» (Gv 8,32).
I. La libertà e la legge
«Dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare» (Gn 2,17)
35. Leggiamo nel libro della Genesi: «Il Signore Dio diede questo comando all’uomo: “Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti”«(Gn 2,16-17).
Con questa immagine, la Rivelazione insegna che il potere di decidere del bene e del male non appartiene all’uomo, ma a Dio solo. L’uomo è certamente libero, dal momento che può comprendere ed accogliere i comandi di Dio. Ed è in possesso d’una libertà quanto mai ampia, perché può mangiare «di tutti gli alberi del giardino». Ma questa libertà non è illimitata: deve arrestarsi di fronte all’«albero della conoscenza del bene e del male», essendo chiamata ad accettare la legge morale che Dio dà all’uomo. In realtà, proprio in questa accettazione la libertà dell’uomo trova la sua vera e piena realizzazione. Dio, che solo è buono, conosce perfettamente ciò che è buono per l’uomo, e in forza del suo stesso amore glielo propone nei comandamenti.
La legge di Dio, dunque, non attenua né tanto meno elimina la libertà dell’uomo, al contrario la garantisce e la promuove. Ben diversamente però, alcune tendenze culturali odierne sono all’origine di non pochi orientamenti etici che pongono al centro del loro pensiero un presunto conflitto tra la libertà e la legge. Tali sono le dottrine che attribuiscono ai singoli individui o ai gruppi sociali la facoltà di decidere del bene e del male: la libertà umana potrebbe «creare i valori» e godrebbe di un primato sulla verità, al punto che la verità stessa sarebbe considerata una creazione della libertà. Questa, dunque, rivendicherebbe una tale autonomia morale che praticamente significherebbe la sua sovranità assoluta.
36. L’istanza moderna di autonomia non ha mancato di esercitare un suo influsso anche nell’ambito della teologia morale cattolica. Se questa, certamente, non ha mai inteso contrapporre la libertà umana alla legge divina, né mettere in questione l’esistenza di un fondamento religioso ultimo delle norme morali, è stata però provocata ad un profondo ripensamento del ruolo della ragione e della fede nell’individuazione delle norme morali che si riferiscono a specifici comportamenti «intramondani», ossia verso se stessi, gli altri e il mondo delle cose. subordinazione dell’uomo e del suo agire a Dio, Colui che «solo è buono»; il rapporto tra il bene morale degli atti umani e la vita eterna; la sequela di Cristo, che apre all’uomo la prospettiva dell’amore perfetto; ed infine il dono dello Spirito Santo, fonte e risorsa della vita morale della «creatura nuova» (cf 2 Cor 5,17).
Nella sua riflessione morale la Chiesa ha sempre avuto presenti le parole che Gesù ha rivolto al giovane ricco. La Sacra Scrittura, infatti, rimane la sorgente viva e feconda della dottrina morale della Chiesa, come ha ricordato il Concilio Vaticano II: «Il Vangelo 1… fonte di ogni verità salutare e di ogni regola morale».43 Essa ha custodito fedelmente ciò che la parola di Dio insegna, non solo circa le verità da credere, ma anche circa l’agire morale, cioè l’agire che piace a Dio (cf 1 Ts 4,1), realizzando uno sviluppo dottrinale analogo a quello che si è avuto nell’ambito delle verità della fede. Assistita dallo Spirito Santo che la guida alla verità tutta intera (cf Gv 16,13), la Chiesa non ha cessato, e non può mai cessare, di scrutare il «mistero del Verbo incarnato», nel quale «trova vera luce il mistero dell’uomo».44
29. La riflessione morale della Chiesa, operata sempre nella luce di Cristo, il «Maestro buono», si è sviluppata anche nella forma specifica della scienza teologica, detta «teologia morale», una scienza che accoglie e interroga la rivelazione divina e insieme risponde alle esigenze della ragione umana. La teologia morale è una riflessione che riguarda la «moralità», ossia il bene e il male degli atti umani e della persona che li compie, e in tal senso è aperta a tutti gli uomini; ma è anche «teologia», in quanto riconosce il principio e il fine dell’agire morale in Colui che «solo è buono» e che, donandosi all’uomo in Cristo, gli offre la beatitudine della vita divina.
Il Concilio Vaticano II ha invitato gli studiosi a porre «speciale cura nel perfezionare la teologia morale in modo che la sua esposizione scientifica, maggiormente fondata sulla Sacra Scrittura, illustri l’altezza della vocazione dei fedeli in Cristo e il loro obbligo di apportare frutto nella carità per la vita del mondo».45 Lo stesso Concilio ha invitato i teologi, «nel rispetto dei metodi e delle esigenze proprie della scienza teologica, a ricercare modi sempre più adatti di comunicare la dottrina agli uomini della loro epoca, perché altro è il deposito o le verità della fede, altro è il modo con cui vengono enunciate, rimanendo pur sempre lo stesso il significato e il senso profondo».46 Di qui l’ulteriore invito, esteso a tutti i fedeli, ma rivolto in particolare ai teologi: «I fedeli dunque vivano in strettissima unione con gli uomini del loro tempo, e si sforzino di penetrare perfettamente il loro modo di pensare e di sentire, di cui la cultura è espressione».47
Lo sforzo di molti teologi, sostenuti dall’incoraggiamento del Concilio, ha già dato i suoi frutti con interessanti e utili riflessioni intorno alle verità della fede da credere e da applicare nella vita, presentate in forma più corrispondente alla sensibilità e agli interrogativi degli uomini del nostro tempo. La Chiesa e, in particolare, i Vescovi, ai quali Gesù Cristo ha affidato innanzitutto il servizio dell’insegnamento, accolgono con gratitudine tale sforzo ed incoraggiano i teologi a un ulteriore lavoro, animato da un profondo e autentico timore del Signore, che è il principio della sapienza (cf Prv 1,7).
Nello stesso tempo, nell’ambito delle discussioni teologiche postconciliari si sono sviluppate però alcune interpretazioni della morale cristiana che non sono compatibili con la «sana dottrina» (2 Tm 4,3). Certamente il Magistero della Chiesa non intende imporre ai fedeli nessun particolare sistema teologico né tanto meno filosofico, ma, per «custodire santamente ed esporre fedelmente» la Parola di Dio, 48 esso ha il dovere di dichiarare l’incompatibilità di certi orientamenti del pensiero teologico o di talune affermazioni filosofiche con la verità rivelata.49
30. Rivolgendomi con questa Enciclica a voi, Confratelli nell’Episcopato, intendo enunciare i principi necessari per il discernimento di ciò che è contrario alla «sana dottrina», richiamando quegli elementi dell’insegnamento morale della Chiesa che sembrano oggi particolarmente esposti all’errore, all’ambiguità o alla dimenticanza. Sono, peraltro, gli elementi dai quali dipende «la risposta agli oscuri enigmi della condizione umana che ieri come oggi turbano profondamente il cuore dell’uomo: la natura dell’uomo, il senso e il fine della nostra vita, il bene e il peccato, l’origine e il fine del dolore, la via per raggiungere la vera felicità, la morte, il giudizio e la sanzione dopo la morte, infine l’ultimo e ineffabile mistero che circonda la nostra esistenza, dal quale noi traiamo origine e verso il quale tendiamo».50
Questi e altri interrogativi, come: cosa è la libertà e qual è la sua relazione con la verità contenuta nella legge di Dio? qual è il ruolo della coscienza nella formazione del profilo morale dell’uomo? come discernere, in conformità con la verità sul bene, i diritti e i doveri concreti della persona umana?, si possono riassumere nella fondamentale domanda che il giovane del Vangelo pose a Gesù: «Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?». Inviata da Gesù a predicare il Vangelo e ad «ammae- strare tutte le nazioni…, insegnando loro ad osservare tutto ciò» che egli ha comandato (cf Mt 28,19-20),la Chiesa ripropone, ancora oggi, la risposta del Maestro: questa possiede una luce e una forza capaci di risolvere anche le questioni più discusse e complesse. Questa stessa luce e forza sollecitano la Chiesa a sviluppare costantemente la riflessione non solo dogmatica, ma anche morale in un ambito interdisciplinare, così com’è necessario specialmente per i nuovi problemi.51
È sempre in questa medesima luce e forza che il Magistero della Chiesa compie la sua opera di discernimento, accogliendo e rivivendo il monito che l’apostolo Paolo rivolgeva a Timoteo: «Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del Vangelo, adempi il tuo ministero» (2 Tm 4,1-5; cf Tt 1,10.13-14).
«Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,32)
31. I problemi umani più dibattuti e diversamente risolti nella riflessione morale contemporanea si ricollegano, sia pure in vari modi, ad un problema cruciale: quello della libertà dell’uomo.
Non c’ è dubbio che il nostro tempo ha acquisito una percezione particolarmente viva della libertà. «In questa nostra età gli uomini diventano sempre più consapevoli della dignità della persona umana», come costatava già la dichiarazione conciliareDignitatis humanae sulla libertà religiosa.52 Da qui l’esigenza che «gli uomini nell’agire seguano la loro iniziativa e godano di una libertà responsabile, non mossi da coercizione bensì guidati dalla coscienza del dovere».53 In particolare il diritto alla libertà religiosa e al rispetto della coscienza nel suo cammino verso la verità è sentito sempre più come fondamento dei diritti della persona, considerati nel loro insieme.54
Così, il senso più acuto della dignità della persona umana e della sua unicità, come anche del rispetto dovuto al cammino della coscienza, costituisce certamente un’acquisizione positiva della cultura moderna. Questa percezione, in se stessa autentica, ha trovato molteplici espressioni, più o meno adeguate, di cui alcune però si discostano dalla verità sull’uomo come creatura e immagine di Dio ed esigono pertanto di essere corrette o purificate alla luce della fede.55
32. In alcune correnti del pensiero moderno si è giunti adesaltare la libertà al punto da farne un assoluto, che sarebbe la sorgente dei valori. In questa direzione si muovono le dottrine che perdono il senso della trascendenza o quelle che sono esplicitamente atee. Si sono attribuite alla coscienza individuale le prerogative di un’istanza suprema del giudizio morale, che decide categoricamente e infallibilmente del bene e del male. All’affermazione del dovere di seguire la propria coscienza si è indebitamente aggiunta l’affermazione che il giudizio morale è vero per il fatto stesso che proviene dalla coscienza. Ma, in tal modo, l’imprescindibile esigenza di verità è scomparsa, in favore di un criterio di sincerità, di autenticità, di «accordo con se stessi», tanto che si è giunti ad una concezione radicalmente soggettivista del giudizio morale.
Come si può immediatamente comprendere, non è estranea a questa evoluzione la crisi intorno alla verità. Persa l’idea di una verità universale sul bene, conoscibile dalla ragione umana, è inevitabilmente cambiata anche la concezione della coscienza: questa non è più considerata nella sua realtà originaria, ossia un atto dell’intelligenza della persona, cui spetta di applicare la conoscenza universale del bene in una determinata situazione e di esprimere così un giudizio sulla condotta giusta da scegliere qui e ora; ci si è orientati a concedere alla coscienza dell’individuo il privilegio di fissare, in modo autonomo, i criteri del bene e del male e agire di conseguenza. Tale visione fa tutt’uno con un’etica individualista, per la quale ciascuno si trova confrontato con la sua verità, differente dalla verità degli altri. Spinto alle estreme conseguenze, l’individualismo sfocia nella negazione dell’idea stessa di natura umana.
Queste differenti concezioni sono all’origine degli orientamenti di pensiero che sostengono l’antinomia tra legge morale e coscienza, tra natura e libertà.
33. Parallelamente all’esaltazione della libertà, e paradossalmente in contrasto con essa, la cultura moderna mette radicalmente in questione questa medesima libertà. Un insieme di discipline, raggruppate sotto il nome di «scienze umane», hanno giustamente attirato l’attenzione sui condizionamenti di ordine psicologico e sociale, che pesano sull’esercizio della libertà umana. La conoscenza di tali condizionamenti e l’attenzione che viene loro prestata sono acquisizioni importanti, che hanno trovato applicazione in diversi ambiti dell’esistenza, come per esempio nella pedagogia o nell’amministrazione della giustizia. Ma alcuni, superando le conclusioni che si possono legittimamente trarre da queste osservazioni, sono arrivati al punto di mettere in dubbio o di negare la realtà stessa della libertà umana.
Si devono anche ricordare alcune interpretazioni abusive dell’indagine scientifica a livello antropologico. Traendo argomento dalla grande varietà dei costumi, delle abitudini e delle istituzioni presenti nell’umanità, si conclude, se non sempre con la negazione di valori umani universali, almeno con una concezione relativistica della morale.
34. «Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?». La domanda morale, alla quale Cristo risponde, non può prescindere dalla questione della libertà, anzi la colloca al suo centro, perché non si dà morale senza libertà: «L’uomo può volgersi al bene soltanto nella libertà».56 Ma quale libertà? Il Concilio, di fronte ai nostri contemporanei che «tanto tengono» alla libertà e che la «cercano ardentemente» ma che «spesso la coltivano in malo modo, quasi sia lecito tutto purché piaccia, compreso il male», presenta la «vera» libertà: «La vera libertà è nell’uomo segno altissimo dell’immagine divina. Dio volle, infatti, lasciare l’uomo “in mano al suo consiglio” (cf Sir 15,14), così che esso cerchi spontaneamente il suo Creatore, e giunga liberamente, con la adesione a lui, alla piena e beata perfezione».57 Se esiste il diritto di essere rispettati nel proprio cammino di ricerca della verità, esiste ancor prima l’obbligo morale grave per ciascuno di cercare la verità e di aderirvi una volta conosciuta.58 In tal senso il Card. J. H. Newman, eminente assertore dei diritti della coscienza, affermava con decisione: «La coscienza ha dei diritti perché ha dei doveri».59
Alcune tendenze della teologia morale odierna, sotto l’influsso delle correnti soggettiviste ed individualiste ora ricordate, interpretano in modo nuovo il rapporto della libertà con la legge morale, con la natura umana e con la coscienza, e propongono criteri innovativi di valutazione morale degli atti: sono tendenze che, pur nella loro varietà, si ritrovano nel fatto di indebolire o addirittura di negare la dipendenza della libertà dalla verità.
Se vogliamo operare un discernimento critico di queste tendenze, capace di riconoscere quanto in esse vi è di legittimo, utile e prezioso e di indicarne, al tempo stesso, le ambiguità, i pericoli e gli errori, dobbiamo esaminarle alla luce della fondamentale dipendenza della libertà dalla verità, dipendenza che è stata espressa nel modo più limpido e autorevole dalle parole di Cristo: «Conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi» (Gv 8,32).
I. La libertà e la legge
«Dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare» (Gn 2,17)
35. Leggiamo nel libro della Genesi: «Il Signore Dio diede questo comando all’uomo: “Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti”«(Gn 2,16-17).
Con questa immagine, la Rivelazione insegna che il potere di decidere del bene e del male non appartiene all’uomo, ma a Dio solo. L’uomo è certamente libero, dal momento che può comprendere ed accogliere i comandi di Dio. Ed è in possesso d’una libertà quanto mai ampia, perché può mangiare «di tutti gli alberi del giardino». Ma questa libertà non è illimitata: deve arrestarsi di fronte all’«albero della conoscenza del bene e del male», essendo chiamata ad accettare la legge morale che Dio dà all’uomo. In realtà, proprio in questa accettazione la libertà dell’uomo trova la sua vera e piena realizzazione. Dio, che solo è buono, conosce perfettamente ciò che è buono per l’uomo, e in forza del suo stesso amore glielo propone nei comandamenti.
La legge di Dio, dunque, non attenua né tanto meno elimina la libertà dell’uomo, al contrario la garantisce e la promuove. Ben diversamente però, alcune tendenze culturali odierne sono all’origine di non pochi orientamenti etici che pongono al centro del loro pensiero un presunto conflitto tra la libertà e la legge. Tali sono le dottrine che attribuiscono ai singoli individui o ai gruppi sociali la facoltà di decidere del bene e del male: la libertà umana potrebbe «creare i valori» e godrebbe di un primato sulla verità, al punto che la verità stessa sarebbe considerata una creazione della libertà. Questa, dunque, rivendicherebbe una tale autonomia morale che praticamente significherebbe la sua sovranità assoluta.
36. L’istanza moderna di autonomia non ha mancato di esercitare un suo influsso anche nell’ambito della teologia morale cattolica. Se questa, certamente, non ha mai inteso contrapporre la libertà umana alla legge divina, né mettere in questione l’esistenza di un fondamento religioso ultimo delle norme morali, è stata però provocata ad un profondo ripensamento del ruolo della ragione e della fede nell’individuazione delle norme morali che si riferiscono a specifici comportamenti «intramondani», ossia verso se stessi, gli altri e il mondo delle cose.
Ancora buone vacanze Dottor Tosatti, il Signore benedica il suo riposo e quello della sua famiglia. Quando tornerà spero farà un po’ più fresco. Saluti!
@Stefano dici:
……la protestantizzazione della Chiesa Cattolica e l’idiozia di tanti prelati che la mala sorte ha messo sul nostro cammino: in primis galantino, paglia e forte.
E le migliaia di preti che li seguono formati a questa scuola protestante ed eretica dove li lasci?
@Giusy
Provo a mettere nero su bianco qualche spunto di riflessione su “un’Associazione di famiglie cristiane”, che si aiutino e siano di aiuto ad altre famiglie, che si troveranno a fronteggiare momenti di grave difficoltà (oltre a conoscerci, potremmo mettere in comune anche alloggi di fortuna, seconde case saltuariamente utilizzate o inutilizzate, da rendere abitabili, per i periodi di emergenza, con l’aiuto e le forze di molti, magari lavorando insieme nei tempi di vacanza, che ancora Dio ci concede).
Oggi, nella memoria di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori: “Dio usa misericordia a chi Lo teme, non a chi si serve della Sua misericordia per non temerLo”, ho trovato in una proposta del 1883 ( a firma dell’allora Patriarca di Venezia il cardinale Domenico Agostini (1825-1891), la proposta di caldeggiare paternamente le Famiglie Cristiane per una Consacrazione alla Sacra Famiglia, e sollecitata dallo stesso cardinale a seguito della grave situazione morale del tempo, tutta già dedita ad un’attacco frontale contro la Famiglia. (Tale premura si rinforzò grazie anche all’enciclica di Leone XIII in difesa della Famiglia, ArcanumDivinae, dopo le dure denunce contro coloro che minavano le sue fondamenta).
Una proposta che potremmo attualizzare, riprendendo quella del Patriarca Domenico Agostini circa così:
– I – Che in ogni Regione d’Italia ( il Patriarca, nella sua proposta del 1883 diceva Parrocchia, ma vista l’attuale crisi, sarebbe ora inattuabile) venga istituita la pia Associazione delle famiglie cattoliche consacrata alla Sacra Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe. Mia aggiunta (viste le richieste di Maria a Fatima): al suo interno (almeno un componente della famiglia) sia consacrata al Cuore Immacolato di Maria.
Una grande Imagine, che s’intitola — Patto di unione eterna tra la famiglia cattolica e la Sacra Famiglia, — è il simbolo della Pia Opera nelle domestiche abitazioni. — La preghiera della sera, fatta in comune davanti quest’Imagine è terminata coll’ invocazione stabilita: “ Gesù, Maria e Giuseppe illuminateci, soccorreteci, salvateci”, — ne è la pratica essenziale.
II – Che tutte le Famiglie cattoliche d’Italia, facenti parte di questa pia associazione, eleggano a loro principale Patrono lo Sposo purissimo di Maria Vergine Immacolata, S. Giuseppe e si trovino insieme per lavorare (se l’economia crollerà, dovremo utilizzare tutto ciò che avremo, condividendolo) per pregare, con l’aiuto di Sacerdoti fedeli, aiutandosi ed incoraggiandosi, mettendo in comune (liberamente) i propri beni, ospitando anche tra di loro, Sacerdoti che fossero in difficoltà.
Si potrebbe tenere come riferimento l’associazione di San Martino di Tours per i Sacerdoti in difficoltà, mentre questa sarebbe per le famiglie cristiane in difficoltà:
– dovrebbero esserci almeno tre riferimenti per le famiglie: al Nord, Centro e Sud Italia, per iniziare a conoscersi e a fornirsi i dati.
– successivamente, contatteremmo Sacerdoti fedeli, che saranno disponibili a guidare le famiglie cristiane (penso che se riuscissimo, saremmo di grande aiuto e conforto per molti Sacerdoti, ora confusi, titubanti, che ancora non vogliono prendere atto della grave crisi in cui versa la Chiesa, la famiglia, la società, ma quando tutto crollerà, troveranno famiglie cristiane, pronte ad aiutarli!)
“Gesù, Maria e Giuseppe illuminateci, soccorreteci, salvateci.”
Buone vacanze Dott. Tosatti e grazie di tutto. Riprenda le forze e combatta ancora insieme a noi contro la bergogliololatria, il viscido gesuitismo, il modernismo, la massoneria che spadroneggia negli ex Sacri Palazzi, la protestantizzazione della Chiesa Cattolica e l’idiozia di tanti prelati che la mala sorte ha messo sul nostro cammino: in primis galantino, paglia e forte. Le minuscole sono d’obbligo!
Saluti e buone vacanze a tutti i compagni di viaggio che continuano a non volersi bere il cervello…
Ad Anna:
ti chiedo di andare avanti con la tua proposta. Troviamo un luogo Santo, un Santuario, un Monastero, autenticamente Cattolico E diamoci appuntamento, sarà importante E confortante conoscerci. Speriamo venga anche il dottor Tosatti😃😇
Raz, continuo, le ho fatto pubbliche scuse in un commento altrove, lei mi è perfino diventato simpatico, spero abbia accettato le mie scuse, perché io desidero andare a prendere la Santa Comunione senza rancori con nessuno. Perdoni se puo’. Grazie
Poverino berghy, dicono, e chiedo conferma, che l’appartamento papale in Santa Marta in realtà coincida con un intero piano, grandissimo, confortevolissimo e aria condizionata…..aria condizionata contro cui a suo tempo El berghy aveva tuonato. Già, poverino, lui si che vive in povertà 😎!
Tosatti va bene essere tradizionalisti ma tu esageri: quegli occhiali non di usano più da vent’anni e quel pennarello…pensavo non fosse nemmeno più in commercio!! Modernizzati!!! 🙂
dobbiamo occuparci di questo piccolo inglese, per favore diffondiamo il più possibile.
gli inglesi insistono nel voler staccare la spina, perchè non sanno cosa fare. casi diverso, patologia diversa, soluzione uguale a quella che ha ricevuto Charlie Gard.
grazie per l’attenzione
Che Dio la benedica e la protegga sempre. E lo Spirito Santo, non quello del mondo, la illumini sempre. Saluti a tutti. Auguri di un Buon Ritrovarci. Fermi tutti! Che nulla accada nel frattempo!
Gli incontri si possono benissimo organizzare a margine di una Santa Messa tridentina. Prima un paio di ore di chiacchiere e poi sacra funzione. Unendo l’utile al dilettevole suggerisco di fare piccoli gruppi che vadano a sostegno dei gruppi di fedeli esistenti per ottenere e/o aumentare la frequenza delle S.Messe in questo modo si: assolve un precetto, si sostiene la liturgia “di sempre” e si possono tracciare linee d’azione a sostegno di iniziative locali.
@ Serena
Ottima analisi che condivido e sottoscrivo integralmente
@ Giusy
Grazie di cuore, ho dormito proprio bene
Bye bye
Buona notte di San Lorenzo comunque anche a lei Paradigma, che i suoi sogni più profondi si realizzino.
@Paradigma
Vedo un solo suo commento a me diretto, ma ho letto con attenzione le sue precedenti argomentazioni che, continuo a concordare con Giusy, trovo piuttosto “dotteggianti” (mi passi lo spontaneo neologismo) ma capziose, mentre ritengo che i commenti di Giusy, per quanto alle volte un po’ eccessivi o impulsivi (come lei stessa riconosce) sono comunque dettati da un sincero amore per la Santa Chiesa cattolica e per NSGC.
Personalmente le auguro buon viaggio e ottima permanenza su qualche altro blog; ne frequento così pochi, e così raramente, che probabilmente non ci capiterà di incontrarci nuovamente, ma in caso la saluterò volentieri, con la speranza che nel frattempo abbia compreso perché preferisco di gran lunga dialogare con Giusy che non con lei, e abbia perso quel pizzichino di ipocrisia che del tutto arbitrariamente attribuisce a Giusy.
@Giusy: concordo sul fatto che è più proficuo spiritualmente dedicarsi alla proposta di Anna che a “dotte”discussioni che finiscono per avere la medesima valenza di quelle antiche sul sesso degli Angeli.
Va bene così!! Ciao ciao
Signor Paradigma, ragione a lei nemmeno se mi spara, non perché non possa in qualche cosa averne, na per la sua cattiveria. Piuttosto solo tanta pena per il suo livore e la sua malizia. Per tutto il resto vale quanto sopra, sulla saggezza degli anziani, sulla coda di paglia e sulla constatazione che ognuno di noi vede il prossimo attraverso le lenti che indossa e attraverso il suo vissuto, che lo influenza non poco, se non ha ancora avuto il coraggio di guardarlo affrontarlo e provare a risolverlo. Chi non ha nulla da nascondere non scappa.
Se ci sono rimasta io, con tutti gli insulti personali rivolti anche a mia mamma che ho ricevuto, non vedo perché non possa accettare anche lei un po’ di confronto, fra persone normali semplici e spontanee, con tutti i loro pregi e difetti.
Perchè abbiamo tutti quanti di meglio da fare. Brava che hai sbloccato i messaggi. Bye
Brava? Sono un maschio.
Perché scappa signor Paradigma?
PS Ben tornata Serena, concentriamoci invece sul bellissimo progetto di Anna, per iniziare tutto dovremmo però incontrarci, ma non dovrebbe essere difficile, magari a Settembre, individuare un Monastero o un Santuario autenticamente Cattolico E Fedele, chiedere la disponibilità e trovarci lì, tutti quelli motivati che lo desiderano, per una giornata di condivisione e Preghiera 😇😇🙏🙏 !
Non avete sbloccato due miei messaggi a serena. Dovreste farlo. Se no fa niente. Adieu
Sentite, non perdete tempo a rispondermi ancora. Non abbiamo molto da discutere. Cambio blog. Arrivederci e in gamba!
Sbagliato: io non uso più nickname. Il resto non l’ho letto. Saluti.
I nostri saggi anziani dicevano che chi raccoglie le frecciate ha la coda di paglia, altrimenti nemmeno lo sfiorerebbero. Inoltre ognuno vede il prossimo attraverso le lenti che indossa, quindi se qualcuno vede ipocrisia falsità e piagnisteo negli altri, presumibilmente è abituato a vivere e agire lui stesso così. Io sono una persona semplice normale e fin troppo sincera, al punto da scusarmi subito e sempre, ogni volta che mi accorgo di essere stata impulsiva ( mia fragilità questa che non ho mai negato), e continuo a scusarmi anche a rischio di beccarmi ulteriore astio dalle anime belle e troppo nobili che filosofeggiano sulla Santa Eucaristia anziché inginocchiarsi di fronte ad essa e ammutolire per un così Immenso Mistero. Mi permetto anche di ribadire che trovo un po’ codardo chi usa più nickname. Io ci ho provato una volta e mi è sembrato estremamente sgradevole e anche vigliacco. Meglio assumersi le proprie responsabilità sempre, nel male e nel bene.
…tanto, aggiungo, giusy sa bene che non sbaglio. Saluti
Come vede avevo tentato di dialogare ma si è interposta giusy a cui lei fa da avvocato. La beata ignoranza era rivolta solo e unicamente a giusy, la quale l’ha abilmente estesa agli altri. Sopra ci sono degli spunti di discussione. Uno riguarda anche una stranezza di ratzinger su cui speravo di impostare un confronto. Se vuole discutiamo. Se invece vuol parlare di Giusy, passo e chiudo anche con lei.
@Paradigma
Domanda: perché non risponde anche a me sul merito del discorso invece di continuare la polemica con Giusy, visto e considerato che sono io uno degli (ultimi) utenti da cui ha potuto “recuperare la solidarietà” e che col suo aiuto “fraintendono sempre tutto”? A me non sembra proprio di aver frainteso, e ho espresso un’opinione sul modo di ricevere la Santa Comunione che concorda in pieno nella sostanza con l’opinione di Giusy ( e non solo), la qual Giusy a sua volta non ha affatto frainteso le chiarissime le parole “beata ignoranza” a lei rivolte in un suo precedente commento; e aggiungo, se non bastasse, che quelle del suo ultimo “sei senza speranza” ribadiscono ampiamente il concetto da lei espresso; (sorvolo sulle accuse di ipocrisia, ma anche quello sarebbe un concetto da approfondire con opportune argomentazioni).
La invito quindi, se lo desidera, ad approfondire con me sia l’argomento di come prendere l’Eucarestia, sia quello generico ignoranza, e anche quello di “fraintendimento”. Se lo farà le risponderò senz’altro in serata, perchè adesso purtroppo ho altri inpegni.
Buon pomeriggio e (se vuole) a stasera!
Giusy ti rispondo per l’ultima volta, poi torno a farmi i cavoli miei che tanto sei senza speranza, perchè provochi polemiche apposta, per poi ricomparire recitando la parte dell’umile pecorella che subisce accuse di ignoranza da utenti cattivi e saccenti. Sei solo una grande ipocrita che interviene per mandare in flame un discorso che non ti piace. Te l’ho detto, tu sai che è vero, incassa e scrivi pure quello che vuoi per salvare la faccia e recuperare la solidarietà degli altri utenti (che col tuo aiuto fraintendono sempre tutto, prova ne sia la ”patente di ignorante” che in realtà nessuno ha dato).La storiella di lutero valla pure a raccontare ai bambini dell’asilo: io e te sappiamo bene che erano frecciate dirette a me e all’altro che non eravamo del tutto d’accordo con la faccenda della comunione in mano. Confermo che sei ipocrita e bugiarda. E questo tu lo sai bene. Tanti saluti. Passo a chiudo con te.
Sia lodato Gesù Cristo! Questo saluto è per tutti i frequentatori di questo blog, e sarebbe bello che i cristiani lo usassero comunemente come saluto fraterno. Ho recentemente notato che qualche (raro) sacerdote ha ricominciato ad usarlo all’inizio e alla fine della lettura del Vangelo. Mi è sembrato un buon segno, anche se in fine Messa continuano con l’orrendo “buona serata a tutti”.
Anch’io, come il nostro ottimo ospite sono stata qualche giorno lontana dal web (anche se non purtroppo in vacanza). Oggi ho dato una scorsa ai commenti e ho desiderato dare il mio piccolo contributo riguardo al modo di accostarsi alla Santa Comunione. Non ci possono essere dubbi: in bocca e in ginocchio, anche se oggigiorno questo è reso oltremodo difficile (io faccio una genuflessione prima di accostarmi al sacerdote). Anche senza entrare nelle dotte dispute di archeologia religiosa, è così evidente che l’infinito e preziosissimo dono di Se stesso che Gesù ci fa vada accolto con l’atteggiamento anche esteriore di grandissimo “Timor di Dio”! (ovviamente il “Timor di Dio” NON è paura.. chi non conoscesse bene il concetto se lo vada a rivedere). Quindi in ginocchio e in bocca, non per una questione “biologica” come ha detto qualcuno, ma perché non a caso si parla delle mani del sacerdote come mani consacrate, e quindi le uniche che possono accostarsi degnamente al Corpo di Cristo, mentre i fedeli ricevono questo Corpo da quelle mani come nutrimento per la vera Vita; ovvia inoltre la considerazione che diversamente si moltiplicano le occasioni di profanazione.
@Anna: spero davvero si possa realizzare in qualche modo la bellissima proposta che condivido senz’altro.
@ Giusy: hai perfettamente ragione su quelli che distribuiscono “patenti di ignoranza”. Oltre a non aver compreso gli insegnamenti di Gesù, ignorano anche quelli di Socrate che aveva ampiamente spiegato che è davvero sapiente chi è cosciente di non sapere, non certo chi dà dell’ignorante agli altri.
@Attila flagello di dio: “Hai dimenticato serena…”
Non so se questo suo commento (del 1°agosto) era riferito a me, ma in ogni caso non sono riuscita a contestualizzarlo. Domanda: perché nel suo nickname scrive Dio con l’iniziale minuscola?
@Tutti: oltre al “Padrone del Mondo” di Benson consiglio a chi ancora non lo conosca “I Tre dialoghi e il racconto dell’Anticristo” di Vladimir Solov’ev, (o almeno l’ultima parte, il racconto dell’Anticristo). Scoprirete delle interessanti analogie. E’ corto e scaricabile in pdf gratuitamente dal web.
Riguardo chi distribuisce patenti di ignoranza fantasia fervida o altro, mi consola il fatto che Gesù Cristo non aveva lauree in teologia o altro da ostentare e non si è mai scagliato, pur essendo Figlio di Dio, contro la semplicità e l’ignoranza bensì contro i dottori gli scribi i dotti del tempo, che avendo precluso a sé stessi la Via del Paradiso la precludevano anche ai semplici. Non ho detto che Paradigma strizzi gli occhi a nessuno, ho solo espresso le cose che mi inquietano in modo ampio e generale. Ringrazio tutti coloro che avendo tempo e la fortuna di un’enorme conoscenza ci arricchiscono, ma se manca umiltà e pazienza, soprattutto se si appiccicano titoli denigratori a specifiche
persone, tutta la sapienza diventa vuota. In fondo tutti abbiamo ambiti che conosciamo perfettamente e altri in cui non sappiamo muoverci. Sarebbe bello aiutarsi reciprocamente con delicatezza e umanità.
@Alessandro 2, GRAZIE a lei! Non ho il tempo, e neppure le capacità, per argomentare le mie ragioni in modo più erudito, come tanti lettori di questo blog sono in grado di fare, lei compreso. Vi ringrazio perché siete una grande ricchezza per me, che posso limitarmi a testimoniare la mia fede in maniera molto semplice, un po’ popolare, solo per gratitudine verso Nostro Signore, per le meraviglie che ogni giorno compie nella vita della mia famiglia. Sia lodato Gesù Cristo.
A vantaggio di chi ancora non ha avuto modo di leggere lo scritto di Mons. Antonio Livi ne riporto, alcuni stralci:
QUANDO NELLA CHIESA DILAGA L’ERESIA OGNI CATTOLICO HA IL DOVERE DELLA RESISTENZA
[trattandosi di una lettera scritta a Riccardo Cascioli essa prende le mosse da una vicenda (oramai in atto da anni) di “scontro” fra Avvenire e la Bussola. Poi -ed è questo il centro del suo discorso- possa ad una serena disamina]
(….) Ma il caso di Avvenire, per quanto scandaloso, non è che la conseguenza di quella che il cardinale Ratzinger, al momento di diventare papa Benedetto, deprecò come «dittatura del relativismo». Si tratta di una dittatura ideologica che si serve della «svolta antropologica» di Karl Rahner per svuotare di senso la fede che la Chiesa ha professato per venti secoli e ha formalizzato nei dogmi
—> CONTINUA
Giusy non so chi abbia strizzato l’occhio a lutero qui (forse nella tua fervida fantasia). Quanto a livi, definire ”coraggioso” uno che invita alla resistenza senza fare nomi e cognomi e indicare precisamente gli errori a cui resistere, mi sembra un pò improprio, se non ridicolo. Non basta tirare fuori lo spauracchio rahner (che i predecessori di bergoglio avrebbero potuto sterilizzare e non lo hanno fatto, anzi…) e fare generici riferimenti a un male non identificato. Sono capaci tutti di dire quant’è brutto il mondo. Il coraggio è un’altra cosa (a casa mia almeno)
Non intendevo offendere nessuno, e spero di non ricadere nel circolo vizioso di provocazioni e contro- provocazioni di settimane fa. Quanto ad argomentare in questo momento, come già detto, non ho tutto il tempo di altri di fare copia incolla nè tantomeno amo lenzuolare. Di solito in sprazzi di tempo se leggo un intervento che trovo limpido e Fedele scrivo per condividerlo e punto, se non lo condivido dipende, se mi sembra saccente ed eccessivo rispondo a tono. Trovo i multinick un po’ codardi e ciò mi rende pungente. Chi strizza l’occhio a lutero mi angoscia perché lo temo come il demonio e come chiunque tradisce. L’articolo di Mons Livi mi è piaciuto moltissimo anche perché lui ha il coraggio di rischiare tutto ciò che in questo drammatico periodo per la Chiesa rischia chi osa denunciare e non allinearsi. E per quanto riguarda avvenire e il massonico la stampa, davvero tanto di cappello a Mons Livi. Con simpatia anche per paradigma.
Mari il testo che hai preso da cattolici romani (virtus) lo trovi più esteso su unavox con anche uno stralcio di pio xii sull ”archeologismo liturgico” molto interessante e pertinente. Su un sito di ortodossi è riportato il testo, senza il passaggio sull’inquinamento da peccato. Bisognerebbe capire l’estensione dell’interpolazione (tutto il testo? Solo la seconda parte? Solo l’ultima frase sull’inquinamento?). Di solito gli interpolatori scrivono poco perchè più ampio è il testo più facile è riconoscere un’altra mano
Mari grazie per la tua utilissima ”lenzuolata”. Naturalmente approfondirò non appena rientrato. La cosa che mi pare strana è che una circostanza del genere non sia emersa prima.
Purtroppo i testi dei padri sono molto rischiosi per le interpolazioni. Pensa che al concilio di firenze non si arrivò al ”dunque” con gli orientali sul filioque anche a causa di due testi divergenti di un Gregorio (di Nissa mi pare), ovviamente con accuse reciproche di interpolazione…ad oggi non risolte!
Ovviamente la solita nota Giusy offende senza argomentare. Pazienza. Contenta lei contenti tutti. Beata ignoranza.
Anch’io ringrazio entrambi per la segnalazione, che ho definito ”interessante” prima di ogni altra considerazione. Questo lo preciso per evitare che ancora una volta la solita nota Giusy generi volutamente dei fraintendimenti. Grazie davvero a voi e alla Bussola che l’ha pubblicata.
@Paradigma ha detto:
agosto 9, 2017 alle 2:32 pm
Sono andata a cercare la fonte della mia informazione in merito a quanto scritto circa il “Cirillo apocrifo”.
Logicamente io NON sono uno specialista, ma qualcuno che legge lo fosse lo inviterei ad approfondire l’argomento: sto scoprendo ogni giorno di più menzogne che ci sono state rifilate come oro colato per farci accettare orribili mutamenti della liturgia (sapeste quante sono poi riferite alla S. Messa!)
Perdonatemi la “lenzuolata” che per la prima volta copio-incollo (lo so, ne ho scritte anch’io: mi capita quando gli argomenti mi prendono, però non ho mai “copia-incollato”, non sono veloce e ci metto un sacco di tempo)
Ecco quanto ho avuto occasione di leggere:
(N.B. : Se penso che oggi autorità della Chiesa ci ricordano che ai tempi di Gesù non c’era il registratore, quindi le sue parole riportate dai Vangeli non sono poi così attendibili… mentre noi abbiamo subito gravissimi mutamenti giustificati col parziale, e capirete perchè, riporto di frasi di un autore sospetto di eresia… non posso non vedereci lo zampino del padre di ogni menzogna)
La Comunione sulla mano
Sia lodato Gesù Cristo!
Sono un Sacerdote e mi permetto di farvi partecipi di una “scoperta” molto interessante che ho fatto qualche giorno fa.
A sostegno della recezione della comunione sulla mano, molti si rifanno a un testo delle Catechesi Mistagogiche di San Cirillo di Gerusalemme, così da provare che questa pratica affonda le sue radici fin nell’età patristica. Pensate che ho addirittura trovato il testo fuori da un famoso santuario.
In realtà, è un falso!
Vi riporto il testo.
“Adiens igitur, ne expansis manuum volis, neque disiunctis digitis accede; sed sinistram velut thronum subiiciens, utpote Regem suscepturæ: et concava manu suscipe corpus Christi, respondens Amen”. (Andando quindi [alla Comunione] accostati non con le palme delle mani aperte, né con le dita disgiunte; ma tenendo la sinistra a guisa di trono sotto a quella che sta per accogliere il Re; e con la destra concava ricevi il corpo del Cristo, rispondendo Amen).
La citazione si conclude qui, ma in realtà il testo prosegue:
“Postquam autem caute oculos tuos sancti corporis contactu santificaveris, illud percipe… Tum vero post communionem corporis Christi, accede et ad sanguinis poculum: non extendens manus; sed pronus [in greco: ‘allà kùpton, che il Bellarmino traduce genu flexo], et adorationis ac venerationis in modum, dicens Amen, sancticeris, ex sanguine Christi quoque sumens. Et cum adhuc labiis tuis adbaeret ex eo mador, manibus attingens, et oculos et frontem et reliquos sensus sanctifica… A communione ne vos abscindite; neque propter peccatorum inquinamentum sacris istis et spiritualibus defraudate mysteriis”. (Dopo che tu con cautela abbia santificato i tuoi occhi mettendoli a contatto con il corpo del Cristo, accostati anche al calice del sangue: non tenendo le mani distese; ma prono e in modo da esprimere sensi di adorazione e venerazione, dicendo Amen, ti santificherai, prendendo anche del sangue del Cristo. E mentre hai ancora le labbra inumidite da quello, toccati le mani, e poi con esse santifica i tuoi occhi, la fronte e tutti gli altri sensi… Dalla comunione non staccatevi; né privatevi di questi sacri e spirituali misteri neppure se inquinati dai peccati). (P. G. XXXIII, coll. 1123-1126).
Ora vi domando, semplicemente: ” Vi sembra possibile che San Cirillo sia andato contro San Paolo?
Come conciliare questo testo con I Cor. 11,27-29?
Ricevere il Corpo di Cristo “inquinato dal peccato”?
“Absit”!
Lo stesso Cirillo che scrisse: “Sii vigilante affinchè tu non perda niente del corpo del Signore.
Se tu lasciassi cadere qualcosa, devi considerarlo come se tu avessi tagliato uno dei membri del tuo proprio corpo. Dimmi, ti prego, se qualcuno ti desse granelli d’oro, tu per caso non li terresti con la massima cautela e diligenza, intento a non perdere niente?
Non dovresti tu curare con cautela e vigilanza ancora maggiore, affinchè niente e nemmeno una briciola del corpo del Signore possa cadere a terra, perchè è di gran lunga più prezioso dell’oro o delle gemme?” ( S.Cyrillus Hier., Catech. Myst., 5, 21)
Si tratta infatti di un rito dovuto alla fantasia dell’autore delle Costituzioni Apostoliche: un anonimo Siriano che al libro VIII di dette Costituzioni apostoliche, aggiunge, attribuendo a san Clemente Papa, 85 Canoni degli Apostoli, canoni che Papa Gelasio I, nel Concilio di Roma del 494, dichiarò apocrifi: “Liber qui appellatur Canones Apostolorum, apocryfus “(P. L., LIX, col. 163).
La descrizione di questo rito entrò nelle Catechesi mistagogiche per opera di un successore di san Cirillo, che i piú ritengono sia il vescovo Giovanni, cripto-ariano, origeniano e pelagiano; e perciò contestato da sant’Epifanio, da san Gerolamo e sant’Agostino.
Questo argomento spero possa aiutare a fare ancora più chiarezza.
Un saluto a tutti.
Virtus
Importantissima e coraggiosa la lettera di Mons Livi, che sia accolta tiepidamente DAL solito noto non fa che aumentarne la credibilità e la fondatezza. Grazie ad Alessandro 2 e Cosimo per averla segnalata.
Ben detto Giusy! Pazienza! Soprattutto con i 3+2 noti!!
GRAZIE Alessandro 2 per la tua limpida testimonianza, finché non ci si rende conto della Sacralità di Ciò che Riceviamo Comunicandoci e i sacerdoti non sono più consapevoli della Sacralità del loro ministero, tutto il nostro argomentare diventa solo esercizio filosofico e verbale. Basterebbe fare nostro profondamente “Signore non sono degno di Partecipare alla Tua Mensa ma Dì soltanto una Parola e io sarò Salvato” e crolleremmo tutti letteralmente in ginocchio. PS: Non ci sono solo 3 soliti noti su questo blog ma anche uno o due soliti noti che cambiando continuamente Nick distribuiscono con grande “umiltà” la loro “sapienza” e ritengono di essere al di sopra di tutti. Pazienza, offriamo anche questo per la Salvezza della Santa Chiesa Cattolica. Amen.
Cari tutti, visto che si sta affrontando l’argomento, vi lancio uno spunto su cui mi piacerebbe riflettere insieme a voi.
Come mai nel catechismo tridentino si vieta la comunione ai minorati mentali (come da dottrina tomista che ne dimostra il fondamento) e papa benedetto ha invece ufficialmente raccomandato di farlo? Se le ragioni del precedente divieto risiedevano nella necessità della fede consapevole per la ricezione del sacramento, togliere il divieto non equivale a negare il presupposto della fede?
Interessante l’articolo di Livi. Noto purtroppo che, come sempre, manca qualsiasi elemento per identificare le caratteristiche peculiari della ”eresia dilagante” del clero al potere (salvo il vago riferimento a rahner, che fa sempre bene ma serve a poco). Assai poco utile, dunque per sostenere un invito ai fedeli a resistere (il fedele medio manco sa chi sia rahner e quelli informati, come i lettori di questo blog, sanno che è un babau brutto brutto ma non hanno letto nulla di suo).
Altra carenza del discorso di Livi: dopo aver detto (giustamente) che nei docc. pontifici non c’è eresia formale, insistere sulla necessità che il papa chiarisca la conformità dei docc con la tradizione (dubia) contraddice la REGOLA (codificata da Ratzinger) dell’interpretazione in continuità. Insomma: se AL è ambigua ma non eretica, i vescovi e i confessori dovrebbero far bene il loro lavoro e interpretarla in senso non eterodosso e conforme al precedente magistero (come fa il domenicano padre bellon, che non perde tempo nel cercare di leggere nel pensiero al papa). Forse ai preti di alto lignaggio dovrebbe essere imposto un periodo di lavori forzati: imparerebbero ad essere meno pigri ed a fare il loro lavoro con maggiore impegno (altro che scrivere libri e fare polemiche su riviste telematiche di dubbia scientificità).
Non c’è eresia, d’accordo. C’è mancanza di senso del sacro e quindi convenienza per la comunione in bocca, e magari inginocchiati; e anche su questo siamo d’accordo. Incontrovertibile poi che i maggiori Concilii ecumenici abbiano convenuto su questo punto. Fino al CVII, che ha lasciato libertà di scelta, ma non dappertutto. Leggete qui: http://www.novena.it/il_teologo_risponde/teologo_risponde_88.htm .
Si noti quanto cito di seguito: “è importante sottolineare come ricevere la Comunione sulla mano non è un obbligo, ma una possibilità, lasciando al singolo fedele la facoltà di scegliere la modalità più confacente alla propria sensibilità spirituale. Ed è altrettanto importante ribadire come questa duplice prassi non è prevista in tutte le nazioni, ma solo in quelle in cui la Conferenza Episcopale ha richiesto ed ottenuto tale facoltà dalla Santa Sede.”
Quindi, se putacaso mi comunico in una chiesa cattolica ungherese, potrebbe essere d’obbligo comunicarmi “in ore”.
Questo, a mio avviso, è un ulteriore sintomo del detrimentale relativismo liturgico e dottrinale del CVII.
Vittoria vorrei fare una precisazione. Il confronto epidermide mucosa era per rispondere all’argomento teologico sulla impossibilità di dare la particola in mano, sviluppato da qualcuno. L’argomento è insostenibile. Corretto invece sostenere la CONVENIENZA (non la NECESSITÀ) della comunione in bocca. Spero di aver chiarito, anche per evitare i voluti fraintendimenti dei soliti (tre) noti. Quanto a Cirillo, quando vedrò un’edizione critica (scientifica) delle catechesi che evidenzi la non originalità del passo, allora crederò a quel che dici. Fino a quel momento archivio l’informazione come una delle tante opinioni che si leggono. Attenta però a parlare di eresia: dove non c’è dogma (e la comunione in bocca non è dogma) non c’è eresia, che puaccia o meno. Ciao
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-quando-nella-chiesa-l-eresia-dilaga-ogni-cattolico-ha-il-dovere-della-resistenza-20698.htm
Grazie Cosimo, Giusy, e soprattutto Vittoria: state agendo a favore della Verità, come la lettera aperta di mons. Livi giustamente suggerisce ad ogni buon cattolico. Vittoria: non si angusti se le persone non capiscono il suo ragionamento, che a me appare limpido e fondato sul buonsenso.
Lutero continua a ringraziare.
Buongiorno a tutti in particolare al dottor Tosatti che è ritornato a scrivere un post (ma direi “godiamoci” ancora la vacanza).
Piuttosto vorrei rilevare che è avvenuto un fatto molto importante: la pubblicazione della lettera/appello da parte di mons. Antonio Livi.
Il cui titolo dice tutto: “Quando nella Chiesa l’eresia dilaga ogni cattolico ha il dovere della resistenza”.
Consiglio a tutti i battezzati di leggerlo. E di attuare le poche indicazioni che vengono suggerite.
Vittoria che entri a contatto con l’epidermide o con la mucosa, sempre toccata dal corpo umano viene. Non è difficile da capire. Ptovaci. Ciao.
@Paolo Giuseppe.
Scusami se il mio cmmento è stato spigoloso, sicuramente non è il tuo caso, ma a me capita di vedere persone accostarsi alla Comunione nei modi più disparati, comprese le infradito da spiaggia (e non abito al mare). Non giudico, non spetta a me, mi limito a pensare che forse non sono pienamente consapevoli si quello che stanno facendo, ma non avendo il prosciutto sugli occhi non posso non esserne dispiaciuta. Davanti ad una personalità importante non andrebbero così. Ho parlato di patatina fritta proprio pensando a ciò che è successo durante il viaggio del papa nelle Filippine, che ha sdoganato ulteriormente la mancanza di rispetto per il Corpo di Cristo.
@Mary.
Grazie per la completezza e la profondita del tuo ultimo commento. Hai dato voce a pensieri che sono anche miei, ma non sono brava come te ad esporli.
@Paradigma.
Suppongo che il tuo commento sul “toccare”la particola fosse riferito a me. Non so se tu abbia conoscenze di anatomia e fisiologia. Io si. Non mi metto a fare un trattato di istologia, ti dico solo che il rivestimento della pelle è epidermide, quello della bocca è mucosa.
Non ho assolutamente la pretesa di dare spiegazioni teologiche, ma il buon senso a me dice che con la bocca faccio fondamentalmente 3 cose: nutrirmi, respirare, parlare. Con le mani faccio infinite cose ogni giorno, e se devo toccare qualcosa di “prezioso” prima le lavo molto bene. E per prezioso intendo anche il corpicino delle mie figlie. Me credo che non siano mai sufficientemente pure x toccare il Corpo del Signore. Se per te sono troppo terra-terra pazienza, me ne farò una ragione.
Sempre il buon senso faceva dire ai nostri vecchi “troppa confidenza fa perdere la riverenza”. E a chi più dobbiamo riverenza se non al Re dei re?
Buona giornata
.. E per chi se lo fosse perso durante le ferie,
CONTINUA IL GRAN GIUBILEO DELLE CARITAS & COOP DELL’ACCOGLIENZA MIGRANTI CHE RENDE PIÙ DELLA DROGA: A SPESE DEI CITTADINI SOPRATTUTTO LORO MALGRADO:
/2017/08/07/migranti-la-cei-predica-accoglienza-ma-la-fa-a-spese-dello-stato
@ Paolo Giuseppe
# la Comunione sulla mano non è stata introdotta da Papa Francesco#
Beh, sicuramente accusare il vescovo di Roma di avere promosso anche questo… no. Ma, correggetemi se sbaglio, non mi pare di averlo mai visto distribuire di persona l’Eucarestia, nè in mano, nè in bocca ( come si potesse riceverla dai precedenti pontefici, lo so, ed era in bocca); ho però ancora negli occhi le immagini di un’ inqualificabile distribuzione di Ostie durante un suo viaggio nelle Filppine, mi pare; mi sembra la tattica solita: non essere dichiaratamente pro o contro, ma lasciar poi capire cosa può condividere dal non riprendere azioni quanto meno scandalose.
Purtroppo questa pessima pratica (pratica sollecitata da Lutero per desacralizzare l’ostia) ufficialmente mi pare sia stata introdotta in Italia solo negli ultimi anni 80, ma sono sicurissima che veniva proposta/imposta ben prima: ricordo la foto della prima comunione di mia sorella con le mani tese a ricevere la particola, ed era il ’73 (e se il permesso ufficiale non c’era si trattava di un abuso, giusto?)
# fino all’ottavo secolo almeno e forse anche dopo era il modo ufficiale di ricevere il Corpo di Cristo: vedi il Sinodo di Costantinopoli del 629; i Sinodi delle Gallie tra VI e VII secolo; il Concilio di Auxerre avvenuto tra il 561 e il 605…#
Questo è ciarpame archeologizzante : a fronte di decine di chiarissime posizioni in merito di santi e di mistici, di concili ( concili, non sinodi, come quello celeberrimo di Trento, che tratta l’argomento) si tirano fuori giustificazioni che si rifanno a presunte situazioni verificatesi anticamente e talmente importanti e famose che nessuno le conosce…
Anche il famoso passo che sempre salta fuori di “portare il tuo Signore sul palmo della mano come su un trono” ho letto che è stato estrapolato da testi di dubbia provenienza, erroneamente attribuito a san Cirillo e in odore (meglio : puzza) di eresia.
Chissà perchè però gli accorati difensori dell’ importanza di consuetudini stabilite da assemblee ecclesiastiche che si perdono nella nebbia dei secoli, (estrapolate quando fa comodo per avere giustificazioni che non trovano nella prassi ordinaria della Chiesa ), non ritengono, per esempio, che sia vincolante l’esortazione di San Paolo (riportata nero su bianco nelle sue Lettere), che stabilisce con chiarezza che le donne devono assistere col capo coperto alla celebrazione della Messa.
#Se domani Santa Madre Chiesa volesse tornare al rito della Comunione solo sulla lingua…#
Il grosso problema è proprio qui: Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI con la testimonianza della loro prassi facevano capire che era sicuramente auspicabile la comunione in bocca e possibilmente in ginocchio ( e Paolo VI manifestò chiaramente di non approvare l’ abuso) ma … lasciavano fare: nella Chiesa non esistono più le sanzioni (se non per chi vuole restare cocciutamente fedele al magistero bimillenario della Chiesa).
Cercavano di dare l’esempio ma ( e lo dico con sofferenza perchè per me il Papa è il vicario di Cristo in terra e a questi papi ero affezionata) tradivano in definitiva il loro preciso compito di dare chiare indicazioni in merito ( e sanzioni a chi sgarrava… da applicare! ).
Avevano paura di “offendere” qualcuno? Ma non si bada ai modi cortesi se si deve affermare e difendere la Divinità del Corpo di Cristo! Il sale deve restare sale e bruciare quando tocca ferite aperte.
#…mi adeguerei senza problemi proprio perchè il MODO non lo ritengo un problema importante#
…io invece credo che dovresti approfondire ulteriormente il COME si è arrivati a questo abuso ( io ho cercato “la comunione in mano e il concilio”: se non fermi al primo riferimento su internet, che riporta pari pari le tue argomentazioni, scoprirai parecchie cosette interessante che vengono deliberatamente nascoste dai partigiani della “particola-chips”) . Questo approfondimento potrebbe farti cambiare opinione e arrivare, come me, a scoprire che non è la prepotenza di una presunta maggioranza a fare la Verità.
Per parte mia posso tristemente constatare che la fregola di tanti parroci di “ammodernare” la Chiesa dopo il CVII ha segnato la sensibilità eucaristica dei loro fedeli, che, da bravi fedeli cattolici (ligi alla fiduciosa ubbidienza all’autorità) li hanno assecondati… ritrovandosi, senza nemmeno rendersene conto, “protestantizzati”
Lutero ringrazia per gli assist, da Cattolica invece io Comunione sulla lingua e in GINOCCHIO.
Dimenticavo una piccola chiosa sul verbo ”toccare”: che la particola sia toccata dall’epidermide della mano o dalla lingua, vi assicuro che ontologicamente e biologicamente non cambia niente. Sempre ”toccata” da corpo umano è. La spiegazione ”teologica” tentata sopra da qualcuna sul perchè i sacerdoti possono e i non sacerdoti non possono usare le mani, è battuta in breccia dal semplice buon senso. Ciao
Vedi anche Cirillo di Gerusalemme che spiegava anche come usare le mani, aggiungo io.
Cari Vittoria, Giusi, Mari, Alessandro2,
Vi ringrazio per il tono amichevole delle vostre obiezioni al mio intervento sul modo di ricevere il SS. Sacramento. Le accetto volentieri come si fa con degli amici quali vi considero, ma confermo il mio modo di pensare sull’argomento.
Non ho nulla in contrario verso chi vuole ricevere l’ostia consacrata in bocca: se è un segno di rispetto verso Gesù ben venga!
Tuttavia devo alcune risposte:
– a Vittoria: il tuo commento è un po’ “spigoloso”: lo so anch’io che l’ostia non è una patatina fritta.
– a Mari: ti prego di non darmi del protestante. Tu citi Santa Brigida, io mi accontento di Sinodi e Concili (vedi sotto).
– ad Alessandro2: ti confermo che per me il MODO è l’ultimo dei problemi.
Concordo sul fatto che portare a spasso per la chiesa il Corpo di Cristo sulla mano sia vergognoso.
Ricordo anche che la Comunione sulla mano non è stata introdotta da Papa Francesco, per il quale provo il più profondo disinteresse, ma molto prima: fino all’ottavo secolo almeno e forse anche dopo era il modo ufficiale di ricevere il Corpo di Cristo: vedi il Sinodo di Costantinopoli del 629; i Sinodi delle Gallie tra VI e VII secolo; il Concilio di Auxerre avvenuto tra il 561 e il 605…
Se domani Santa Madre Chiesa volesse tornare al rito della Comunione solo sulla lingua, mi adeguerei senza problemi proprio perchè il MODO non lo ritengo un problema importante.
Un saluto a tutti gli amici di questo blog.
Dite ai separati che non esiste nessun “diritto” all’adulterio. Il Sacramento è indissolubile.
POSTILLA: ma il blog non riapre neanche in caso di urgenze o eventi imprevisti? Chessò, la morte di un papa….
Paolo Giuseppe, perdonami se ti rispondo io. La mancanza di rispetto per il Santissimo Sacramento è precisamente il primo dei problemi. Prova a pensarci.
@Paolo Giuseppe
Avrei potuto scrivere un lunghissimo elenco sui motivi che ho di condividere al 100% l’accorato appello di Enza a ricevere il Corpo di Cristo manifestando l’adorazione e l’onore che gli devono essere assolutamente resi, ma questa mattina mi sono imbattuta su internet negli scritti di Santa Brigida di Svezia
(che, ricordo, il 1° ottobre del 1999, alle soglie del nuovo millennio, Giovanni Paolo II dichiarò compatrona dell’Europa insieme a Santa Caterina da Siena e Santa Benedetta della Croce):
(Nostro Signore…)
“… Ascoltate ancora, amici miei, quanta dignità conferisco ai sacerdoti al di sopra degli angeli e degli uomini: ho dato loro il potere di fare cinque cose:
legare e sciogliere in terra e in cielo;
trasformare i miei nemici in amici di Dio, e i demoni peccatori in angeli virtuosi;
predicare la mia parola;
consacrare e santificare il mio corpo, cosa che nessun angelo può fare;
TOCCARE IL MIO CORPO, COSA CHE NESSUNO DI VOI OSEREBBE FARE ».
Santa Brigida, Rivelazioni Libro IV, 133
Il tuo commento potrebbe essere condiviso al 100% solo da un protestante (ma tanti cattolici, purtroppo, senza avvedersene lo stanno diventando…)
Eh, potresti pensare, ma Santa Brigida è “Medioevo” … no, mio caro, anche Madre Teresa di Calcutta era d’accordo con Enza, me e tantissimi altri convinti che gli insegnamenti bimillenari della Chiesa in proposito non siano cambiati: non è la prepotenza di una presunta maggioranza a fare la Verità.
… E la Verità E’ GESU’ CRISTO ed è Lui a cui dobbiamo manifestare, anche coi gesti del corpo, la nostra ADORAZIONE.
Grazie Enza per il video che ascolto e riascolto. Dopo mesi di riflessione letture e Preghiera ho compreso profondamente il senso della Comunione non in mano e in ginocchio, e così lo sto già facendo, perché Ciò che riceviamo in quel Momento è talmente Immenso e Sacro, che anche stare in ginocchio è poco. Sia Lodato Gesù Cristo.
@Paolo Giuseppe. Gesù nell’Ultima Cena ha istituito il Sacramento dell’Eucarestia e quello dell’Ordine. Li ha consacrati, per questo hanno potuto toccare il Suo Corpo. Il vescovo, successore degli apostoli, consacra i presbiteri con l’unzione delle mani. Per questo le mani di un sacerdote, comunque peccatore, possono toccare il Corpo del Signore. Non è magia, è fede. E considerare il prendere in mano l’Ostia l’ultimo del problemi, sposta, e di parecchio, in basso il rispetto che si deve al Corpo di Cristo. Che non è una patatina fritta.
Cara Enza,
ho sempre apprezzato i tuoi commenti, ma quando auspichi che tutti assumano la Santa Eucaristia in bocca mi deludi.
Questo è l’ultimo dei problemi.
Ricevere la particola in mano o in bocca non sposta nulla a meno di attribuire una valenza quasi magica al gesto.
Gesù nell’ultima cena non ha messo in bocca agli apostoli il pane appena consacrato.
Buone vacanze
San Giovanni Maria Vianney, di cui oggi ricorre la memoria, conosciuto come il Santo Curato d’Ars, interceda per noi dal cielo e ci aiuti ad incontrare Santi Sacerdoti, noi pregheremo sempre per loro, soprattutto ascoltando e partecipando devotamente alle S. Messe!
Curato si utilizzava per significare colui che curava le anime, il Sacerdote ha quindi questo incarico, “missione divina” : di prendersi cura delle anime, come testimoniato da molti Santi, che traevano ogni delizia e forza dalla S.Messa:
La Santa Messa è la rinnovazione del Sacrificio della Croce.
La S. Messa è il sacrificio che trattiene la Giustizia divina, che regge tutta la Chiesa, che salva il mondo.
Nell’ora della morte, le Messe che avrai devotamente intese, formeranno la tua più grande consolazione.
Ogni Messa presso la Giustizia di Dio perora il tuo perdono.
Ad ogni Messa puoi diminuire la pena temporale dovuta ai tuoi peccati, più o meno secondo il tuo fervore.
Gesù ti perdona i peccati veniali da te non confessati e dei quali sei pentito.
Viene diminuito su te l’impero di Satana.
Una Messa ascoltata in vita sarà più salutare che tante altre, da altri intese per te dopo la tua morte. Sei preservato da molti pericoli e disgrazie, da cui saresti abbattuto!
Diminuisci il tuo purgatorio con ogni Messa.
Il S. Sacrificio è il più efficacie suffragio che sorpassa tutte le preghiere, le buone opere e penitenze;infallibilmente produce il suo effetto a pro delle anime per sua virtù propria ed immediata.
Ogni Messa ti procura un più alto grado di gloria in Cielo.
E vieni, pur benedetto nei tuoi affari e interessi personali.
«Se conoscessimo il valore del S. sacrificio della Messa, quale zelo maggiore porremmo mai nell’ascoltarla» (S. Curato d’Ars).
«Sappi, o cristiano, che la Messa è l’atto più santo della religione: tu non potresti far niente di più glorioso a Dio, né di più vantaggioso alla tua anima che di ascoltarla piamente e il più sovente» (B. P. Eymmard).
«Si merita di più ascoltando devotamente una Santa Messa che col distribuire ai poveri tutte le proprie sostanze e col girare pellegrinando tutta la terra» (S. Bernardo).
Una sola Messa dà più onore a Dio che tutte le virtù eminenti praticate dai giusti della terra e più che tutte le lodi fervorose espresse dai Santi e dagli Angeli in Cielo.
«Il Signore ci accorda tutto quello che nella Santa Messa Gli domandiamo, e ciò che è più ci dà quello che non pensiamo neppure di chiedere che ci è pur necessario» (S. Girolamo).
«Assicurati – disse Gesù a Geltrude – che a chi ascolta devotamente la Santa Messa, Io manderò, negli ultimi istanti della sua vita, tanti dei miei Santi per confortarlo e proteggerlo, quante saranno state le Messe da lui ben ascoltate» (Lib, 3, c.16)
http://www.presenzadivina.it/288.pdf
Nonprevalebunt
Correggo causa errori da parte della segretaria vocale:
L’unica cosa da fare ora sarebbe quella che tutti cattolici, davvero credenti, si inginocchiassero davanti all’Eucarestia e la assumessero in bocca……
Nonprevalebunt
L’unica roccaforte da fare ora sarebbe quella che tutti cattolici davvero credenti si inginocchia lascerò davanti allo carestia e la assumessero in bocca, perché tutto il male che c’è nella chiesa oggi proviene dalla grande disobbedienza negli anni 60 dei vescovi europei contro Paolo VI, e i vescovi santi che hanno cercato qui in Italia in ogni modo di mantenere la liturgia e l’eucarestia come la Chiesa ha sempre voluto, sono stati beffeggiati. Domanda: perché qualcuno viene obbligato ad obbedire al Papa pena punizioni forti, e altri invece che sono palesemente disobbedienti ed eretici, L’hanno sempre vinta? La risposta la da questo sacerdote nel video precedente a questo: nessuno, o molto pochi sono quelli disposti a perdere la vita per il signore. Il cattolico buono, cede sempre, ma qui ora siamo arrivati alle eresie più grandi e alle profanazioni più impensabili.
Per chi vuole può fare un cammino su questi video, io lo sto facendo, per grazia di Dio, e li offro in YouTube a beneficio di chi vuole conoscere alla perfezione ciò che la Chiesa dice al popolo cattolico
Buone vacanze a tutti
LILLO: l’impressione è quella che dici.
Purtroppo, l’impressione è anche quella che siano pochi, nel clero, a difendere la dottrina con coraggio, apertamente denunciando devianze, storture e perversioni come quelle che segnalavo riportando del caso di Stoccarda.
Appoggio ai gay Pride (anche d’alemiane equidistante di vescovi vanno così intesi nella loro posizione doppia, coi sé ed i ma, mai netta: appoggio indiretto ai gay Pride!), bandiere arcobalenate in Chiesa, tifoseria più o meno aperta per matrimoni omoerotici ed omoeretici e men che mai per chi prova a porvi rimedio, a contrapporre altra testimonianza.
Ah! Di cosa non sarebbero capaci, oggi, tanti (troppi) sacerdoti per non sentirsi rigidi di cuore e non sembrare delle facce da sottaceti.
E da Roma si guarda benevoli il surreale, grottesco, indecente spettacolo dentro la Chiesa.
Tristo spettacoli che sembra non avere argine, ognuno di questi diventa testa di ponte per consolidare nuova prassi per stravolgere dottrina ma, questo, mi pare logico: in fondo anche l’argine è un muro e si sa, a Roma, si preferiscono ponti.
@ Raz
Guarda che nell’immagine non c’è un pennarello ma un pugnale, uno stilo, secondo l’ironico gioco di parole del titolo di questo blog…
@ Mario
Purché vada rigorosamente contro la Dottrina Cattolica e per Roma sempre è tutto ok!
Grazie Raz, sono contenta che abbia accolto le mie scuse. La cosa bella è che proprio dopo confronti un po’….vivaci….ho scoperto su questo blog persone bellissime che mi hanno tutte arricchita e aiutata nel mio faticoso Cammino sulla Strada Stretta. È un periodo difficilissimo per tutti, soprattutto spiritualmente, e può accadere che questo clima preoccupante faccia ogni tanto saltare i nervi😱😱! Aiutiamoci con la Preghiera e la comprensione gli uni per gli altri ma….mi raccomando, non esageriamo con la “misericordia” buonista😊😊
Dispiace troppo che appena il dottor Tosatti ha preso qualche giorno di ferie, qualche bergogliOne astioso ha approfittato per insultare e offendere il suo coraggioso lavoro di informazione con falsità e insulti squallidissimi. Ci riaggiorniamo al ritorno del nostro caro direttore😊
A STOCCARDA SI CELEBRA IL GAY PRIDE IN CHIESA, CON L’AVALLO DELLA DIOCESI. TUTTO OK PER ROMA?
http://www.iltimone.org/36326,News.html
Le auguro buone vacanze caro dr Tosatti, si goda un felice periodo di svago e riposo con i suoi cari, distaccando un poco dalle cose gravi di cui ci fa partecipe in questo suo blog sulla conduzione della nostra Chiesa. Ma rimango in attesa di leggerla ancora, al più presto…
Carissima Anna, riprenderemo il discorso importantissimo iniziato, appena torna il dottor Tosatti a vigilare un po’, in questo momento non mi sento di scrivere nulla, per non dover poi sopportare commenti che più volgari, infantili e miseri non si può. A prestissimo cara Anna, intanto iniziamo a preparare un bel piano d’azione😇.
Molti vanno in vacanza, Bergoglio no!
Ma il papa della tenerezza come mai non incontra le pecorelle smarrite e senza pastore di Castel Gandolfo?
Non mi sembra che abbia usato molta misericordia. Non vi pare?
Il forte caldo purtroppo ad alcuni fa andare in tilt qualche rotella o forse sarà l’effetto di appartenere alla neo-chiesa😁
Domani sera giovedì 3 agosto ore 21 presso la Cattedrale di San Nicola a Sassari l’arcidiocesi di Sassari terrà una Celebrazione Eucaristica per implorare il dono della pioggia dal Signore.
Possiamo unirci spiritualmente o mobilitarci perché anche presso le nostre chiese o parrocchie si celebri una Santa Messa per questa intenzione chiedendo al Signore di liberarci da questa calamità.
Facciamo girare. Grazie
Gentile Giusy, ti rispondo qui dopo la lenzuolata successiva ai tuoi messaggi, per dirti (sperando che tu sia ancora in “circolazione”) che non hai nulla di cui scusarti con me, nulla da farti perdonare e che non ci sono rancori da parte mia.
Sono io, anzi, a farti le mie scuse per il tenore delle mie risposte, determinato da un’erronea esigenza difensiva.
Buone vacanze e tanti cari saluti.
Colombian Professor Criticizes Pope Francis, Declared Excommunicated
https://onepeterfive.com/colombian-criticizes-francis-excommunicated/
Galat himself recently made statements on his own television show, where, citing the “Sankt Gallen Mafia,” of whom Belgian cardinal Godfried Danneels is among the most famous members, he claimed that Pope Francis was unlawfully elected. He also claimed that Pope Francis is distorting many aspects of the Catholic Church’s fundamental teaching. [emphasis added]
https://onepeterfive.com/the-galat-case-a-lesson-in-prudence-for-papal-critics/
Molto carina, bravo, almeno sei simpatico e non offensivo o becero…
Comunque ti ringrazio perché ritengo entrambi gli utenti con cui mi hai identificato di notevole caratura, quindi mi hai fatto un bel complimento!
Buone vacanze anche a te!
@andrea ufficio sgami
non sono giusy
non sono di sesso maskile
ne hai sbagliate due su due, se tutti i turiferarionzi leccacalzinazzari sono tutti come te il Santo Padre può stà tranquillo
xkè non torni a dar fastidio alla bussola? te menano troppo forte?
Carina, ma errata,
riprova, sarai più fortunato!
@ pellicano si risparmi la fatica, a parte il fastidio di far scorrere il cursore, le sue lenzuolate non le legge nessuno
meditazione del dialogo tra Gesù e il giovane ricco ci ha permesso di raccogliere i contenuti essenziali della Rivelazione dell’Antico e del Nuovo Testamento circa l’agire morale. Essi sono: la meditazione del dialogo tra Gesù e il giovane ricco ci ha permesso di raccogliere i contenuti essenziali della Rivelazione dell’Antico e del Nuovo Testamento circa l’agire morale. Essi sono: la subordinazione dell’uomo e del suo agire a Dio, Colui che «solo è buono»; il rapporto tra il bene morale degli atti umani e la vita eterna; la sequela di Cristo, che apre all’uomo la prospettiva dell’amore perfetto; ed infine il dono dello Spirito Santo, fonte e risorsa della vita morale della «creatura nuova» (cf 2 Cor 5,17).
Nella sua riflessione morale la Chiesa ha sempre avuto presenti le parole che Gesù ha rivolto al giovane ricco. La Sacra Scrittura, infatti, rimane la sorgente viva e feconda della dottrina morale della Chiesa, come ha ricordato il Concilio Vaticano II: «Il Vangelo 1… fonte di ogni verità salutare e di ogni regola morale».43 Essa ha custodito fedelmente ciò che la parola di Dio insegna, non solo circa le verità da credere, ma anche circa l’agire morale, cioè l’agire che piace a Dio (cf 1 Ts 4,1), realizzando uno sviluppo dottrinale analogo a quello che si è avuto nell’ambito delle verità della fede. Assistita dallo Spirito Santo che la guida alla verità tutta intera (cf Gv 16,13), la Chiesa non ha cessato, e non può mai cessare, di scrutare il «mistero del Verbo incarnato», nel quale «trova vera luce il mistero dell’uomo».44
29. La riflessione morale della Chiesa, operata sempre nella luce di Cristo, il «Maestro buono», si è sviluppata anche nella forma specifica della scienza teologica, detta «teologia morale», una scienza che accoglie e interroga la rivelazione divina e insieme risponde alle esigenze della ragione umana. La teologia morale è una riflessione che riguarda la «moralità», ossia il bene e il male degli atti umani e della persona che li compie, e in tal senso è aperta a tutti gli uomini; ma è anche «teologia», in quanto riconosce il principio e il fine dell’agire morale in Colui che «solo è buono» e che, donandosi all’uomo in Cristo, gli offre la beatitudine della vita divina.
Il Concilio Vaticano II ha invitato gli studiosi a porre «speciale cura nel perfezionare la teologia morale in modo che la sua esposizione scientifica, maggiormente fondata sulla Sacra Scrittura, illustri l’altezza della vocazione dei fedeli in Cristo e il loro obbligo di apportare frutto nella carità per la vita del mondo».45 Lo stesso Concilio ha invitato i teologi, «nel rispetto dei metodi e delle esigenze proprie della scienza teologica, a ricercare modi sempre più adatti di comunicare la dottrina agli uomini della loro epoca, perché altro è il deposito o le verità della fede, altro è il modo con cui vengono enunciate, rimanendo pur sempre lo stesso il significato e il senso profondo».46 Di qui l’ulteriore invito, esteso a tutti i fedeli, ma rivolto in particolare ai teologi: «I fedeli dunque vivano in strettissima unione con gli uomini del loro tempo, e si sforzino di penetrare perfettamente il loro modo di pensare e di sentire, di cui la cultura è espressione».47
Lo sforzo di molti teologi, sostenuti dall’incoraggiamento del Concilio, ha già dato i suoi frutti con interessanti e utili riflessioni intorno alle verità della fede da credere e da applicare nella vita, presentate in forma più corrispondente alla sensibilità e agli interrogativi degli uomini del nostro tempo. La Chiesa e, in particolare, i Vescovi, ai quali Gesù Cristo ha affidato innanzitutto il servizio dell’insegnamento, accolgono con gratitudine tale sforzo ed incoraggiano i teologi a un ulteriore lavoro, animato da un profondo e autentico timore del Signore, che è il principio della sapienza (cf Prv 1,7).
Nello stesso tempo, nell’ambito delle discussioni teologiche postconciliari si sono sviluppate però alcune interpretazioni della morale cristiana che non sono compatibili con la «sana dottrina» (2 Tm 4,3). Certamente il Magistero della Chiesa non intende imporre ai fedeli nessun particolare sistema teologico né tanto meno filosofico, ma, per «custodire santamente ed esporre fedelmente» la Parola di Dio, 48 esso ha il dovere di dichiarare l’incompatibilità di certi orientamenti del pensiero teologico o di talune affermazioni filosofiche con la verità rivelata.49
30. Rivolgendomi con questa Enciclica a voi, Confratelli nell’Episcopato, intendo enunciare i principi necessari per il discernimento di ciò che è contrario alla «sana dottrina», richiamando quegli elementi dell’insegnamento morale della Chiesa che sembrano oggi particolarmente esposti all’errore, all’ambiguità o alla dimenticanza. Sono, peraltro, gli elementi dai quali dipende «la risposta agli oscuri enigmi della condizione umana che ieri come oggi turbano profondamente il cuore dell’uomo: la natura dell’uomo, il senso e il fine della nostra vita, il bene e il peccato, l’origine e il fine del dolore, la via per raggiungere la vera felicità, la morte, il giudizio e la sanzione dopo la morte, infine l’ultimo e ineffabile mistero che circonda la nostra esistenza, dal quale noi traiamo origine e verso il quale tendiamo».50
Questi e altri interrogativi, come: cosa è la libertà e qual è la sua relazione con la verità contenuta nella legge di Dio? qual è il ruolo della coscienza nella formazione del profilo morale dell’uomo? come discernere, in conformità con la verità sul bene, i diritti e i doveri concreti della persona umana?, si possono riassumere nella fondamentale domanda che il giovane del Vangelo pose a Gesù: «Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?». Inviata da Gesù a predicare il Vangelo e ad «ammae- strare tutte le nazioni…, insegnando loro ad osservare tutto ciò» che egli ha comandato (cf Mt 28,19-20),la Chiesa ripropone, ancora oggi, la risposta del Maestro: questa possiede una luce e una forza capaci di risolvere anche le questioni più discusse e complesse. Questa stessa luce e forza sollecitano la Chiesa a sviluppare costantemente la riflessione non solo dogmatica, ma anche morale in un ambito interdisciplinare, così com’è necessario specialmente per i nuovi problemi.51
È sempre in questa medesima luce e forza che il Magistero della Chiesa compie la sua opera di discernimento, accogliendo e rivivendo il monito che l’apostolo Paolo rivolgeva a Timoteo: «Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del Vangelo, adempi il tuo ministero» (2 Tm 4,1-5; cf Tt 1,10.13-14).
«Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,32)
31. I problemi umani più dibattuti e diversamente risolti nella riflessione morale contemporanea si ricollegano, sia pure in vari modi, ad un problema cruciale: quello della libertà dell’uomo.
Non c’ è dubbio che il nostro tempo ha acquisito una percezione particolarmente viva della libertà. «In questa nostra età gli uomini diventano sempre più consapevoli della dignità della persona umana», come costatava già la dichiarazione conciliareDignitatis humanae sulla libertà religiosa.52 Da qui l’esigenza che «gli uomini nell’agire seguano la loro iniziativa e godano di una libertà responsabile, non mossi da coercizione bensì guidati dalla coscienza del dovere».53 In particolare il diritto alla libertà religiosa e al rispetto della coscienza nel suo cammino verso la verità è sentito sempre più come fondamento dei diritti della persona, considerati nel loro insieme.54
Così, il senso più acuto della dignità della persona umana e della sua unicità, come anche del rispetto dovuto al cammino della coscienza, costituisce certamente un’acquisizione positiva della cultura moderna. Questa percezione, in se stessa autentica, ha trovato molteplici espressioni, più o meno adeguate, di cui alcune però si discostano dalla verità sull’uomo come creatura e immagine di Dio ed esigono pertanto di essere corrette o purificate alla luce della fede.55
32. In alcune correnti del pensiero moderno si è giunti adesaltare la libertà al punto da farne un assoluto, che sarebbe la sorgente dei valori. In questa direzione si muovono le dottrine che perdono il senso della trascendenza o quelle che sono esplicitamente atee. Si sono attribuite alla coscienza individuale le prerogative di un’istanza suprema del giudizio morale, che decide categoricamente e infallibilmente del bene e del male. All’affermazione del dovere di seguire la propria coscienza si è indebitamente aggiunta l’affermazione che il giudizio morale è vero per il fatto stesso che proviene dalla coscienza. Ma, in tal modo, l’imprescindibile esigenza di verità è scomparsa, in favore di un criterio di sincerità, di autenticità, di «accordo con se stessi», tanto che si è giunti ad una concezione radicalmente soggettivista del giudizio morale.
Come si può immediatamente comprendere, non è estranea a questa evoluzione la crisi intorno alla verità. Persa l’idea di una verità universale sul bene, conoscibile dalla ragione umana, è inevitabilmente cambiata anche la concezione della coscienza: questa non è più considerata nella sua realtà originaria, ossia un atto dell’intelligenza della persona, cui spetta di applicare la conoscenza universale del bene in una determinata situazione e di esprimere così un giudizio sulla condotta giusta da scegliere qui e ora; ci si è orientati a concedere alla coscienza dell’individuo il privilegio di fissare, in modo autonomo, i criteri del bene e del male e agire di conseguenza. Tale visione fa tutt’uno con un’etica individualista, per la quale ciascuno si trova confrontato con la sua verità, differente dalla verità degli altri. Spinto alle estreme conseguenze, l’individualismo sfocia nella negazione dell’idea stessa di natura umana.
Queste differenti concezioni sono all’origine degli orientamenti di pensiero che sostengono l’antinomia tra legge morale e coscienza, tra natura e libertà.
33. Parallelamente all’esaltazione della libertà, e paradossalmente in contrasto con essa, la cultura moderna mette radicalmente in questione questa medesima libertà. Un insieme di discipline, raggruppate sotto il nome di «scienze umane», hanno giustamente attirato l’attenzione sui condizionamenti di ordine psicologico e sociale, che pesano sull’esercizio della libertà umana. La conoscenza di tali condizionamenti e l’attenzione che viene loro prestata sono acquisizioni importanti, che hanno trovato applicazione in diversi ambiti dell’esistenza, come per esempio nella pedagogia o nell’amministrazione della giustizia. Ma alcuni, superando le conclusioni che si possono legittimamente trarre da queste osservazioni, sono arrivati al punto di mettere in dubbio o di negare la realtà stessa della libertà umana.
Si devono anche ricordare alcune interpretazioni abusive dell’indagine scientifica a livello antropologico. Traendo argomento dalla grande varietà dei costumi, delle abitudini e delle istituzioni presenti nell’umanità, si conclude, se non sempre con la negazione di valori umani universali, almeno con una concezione relativistica della morale.
34. «Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?». La domanda morale, alla quale Cristo risponde, non può prescindere dalla questione della libertà, anzi la colloca al suo centro, perché non si dà morale senza libertà: «L’uomo può volgersi al bene soltanto nella libertà».56 Ma quale libertà? Il Concilio, di fronte ai nostri contemporanei che «tanto tengono» alla libertà e che la «cercano ardentemente» ma che «spesso la coltivano in malo modo, quasi sia lecito tutto purché piaccia, compreso il male», presenta la «vera» libertà: «La vera libertà è nell’uomo segno altissimo dell’immagine divina. Dio volle, infatti, lasciare l’uomo “in mano al suo consiglio” (cf Sir 15,14), così che esso cerchi spontaneamente il suo Creatore, e giunga liberamente, con la adesione a lui, alla piena e beata perfezione».57 Se esiste il diritto di essere rispettati nel proprio cammino di ricerca della verità, esiste ancor prima l’obbligo morale grave per ciascuno di cercare la verità e di aderirvi una volta conosciuta.58 In tal senso il Card. J. H. Newman, eminente assertore dei diritti della coscienza, affermava con decisione: «La coscienza ha dei diritti perché ha dei doveri».59
Alcune tendenze della teologia morale odierna, sotto l’influsso delle correnti soggettiviste ed individualiste ora ricordate, interpretano in modo nuovo il rapporto della libertà con la legge morale, con la natura umana e con la coscienza, e propongono criteri innovativi di valutazione morale degli atti: sono tendenze che, pur nella loro varietà, si ritrovano nel fatto di indebolire o addirittura di negare la dipendenza della libertà dalla verità.
Se vogliamo operare un discernimento critico di queste tendenze, capace di riconoscere quanto in esse vi è di legittimo, utile e prezioso e di indicarne, al tempo stesso, le ambiguità, i pericoli e gli errori, dobbiamo esaminarle alla luce della fondamentale dipendenza della libertà dalla verità, dipendenza che è stata espressa nel modo più limpido e autorevole dalle parole di Cristo: «Conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi» (Gv 8,32).
I. La libertà e la legge
«Dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare» (Gn 2,17)
35. Leggiamo nel libro della Genesi: «Il Signore Dio diede questo comando all’uomo: “Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti”«(Gn 2,16-17).
Con questa immagine, la Rivelazione insegna che il potere di decidere del bene e del male non appartiene all’uomo, ma a Dio solo. L’uomo è certamente libero, dal momento che può comprendere ed accogliere i comandi di Dio. Ed è in possesso d’una libertà quanto mai ampia, perché può mangiare «di tutti gli alberi del giardino». Ma questa libertà non è illimitata: deve arrestarsi di fronte all’«albero della conoscenza del bene e del male», essendo chiamata ad accettare la legge morale che Dio dà all’uomo. In realtà, proprio in questa accettazione la libertà dell’uomo trova la sua vera e piena realizzazione. Dio, che solo è buono, conosce perfettamente ciò che è buono per l’uomo, e in forza del suo stesso amore glielo propone nei comandamenti.
La legge di Dio, dunque, non attenua né tanto meno elimina la libertà dell’uomo, al contrario la garantisce e la promuove. Ben diversamente però, alcune tendenze culturali odierne sono all’origine di non pochi orientamenti etici che pongono al centro del loro pensiero un presunto conflitto tra la libertà e la legge. Tali sono le dottrine che attribuiscono ai singoli individui o ai gruppi sociali la facoltà di decidere del bene e del male: la libertà umana potrebbe «creare i valori» e godrebbe di un primato sulla verità, al punto che la verità stessa sarebbe considerata una creazione della libertà. Questa, dunque, rivendicherebbe una tale autonomia morale che praticamente significherebbe la sua sovranità assoluta.
36. L’istanza moderna di autonomia non ha mancato di esercitare un suo influsso anche nell’ambito della teologia morale cattolica. Se questa, certamente, non ha mai inteso contrapporre la libertà umana alla legge divina, né mettere in questione l’esistenza di un fondamento religioso ultimo delle norme morali, è stata però provocata ad un profondo ripensamento del ruolo della ragione e della fede nell’individuazione delle norme morali che si riferiscono a specifici comportamenti «intramondani», ossia verso se stessi, gli altri e il mondo delle cose. subordinazione dell’uomo e del suo agire a Dio, Colui che «solo è buono»; il rapporto tra il bene morale degli atti umani e la vita eterna; la sequela di Cristo, che apre all’uomo la prospettiva dell’amore perfetto; ed infine il dono dello Spirito Santo, fonte e risorsa della vita morale della «creatura nuova» (cf 2 Cor 5,17).
Nella sua riflessione morale la Chiesa ha sempre avuto presenti le parole che Gesù ha rivolto al giovane ricco. La Sacra Scrittura, infatti, rimane la sorgente viva e feconda della dottrina morale della Chiesa, come ha ricordato il Concilio Vaticano II: «Il Vangelo 1… fonte di ogni verità salutare e di ogni regola morale».43 Essa ha custodito fedelmente ciò che la parola di Dio insegna, non solo circa le verità da credere, ma anche circa l’agire morale, cioè l’agire che piace a Dio (cf 1 Ts 4,1), realizzando uno sviluppo dottrinale analogo a quello che si è avuto nell’ambito delle verità della fede. Assistita dallo Spirito Santo che la guida alla verità tutta intera (cf Gv 16,13), la Chiesa non ha cessato, e non può mai cessare, di scrutare il «mistero del Verbo incarnato», nel quale «trova vera luce il mistero dell’uomo».44
29. La riflessione morale della Chiesa, operata sempre nella luce di Cristo, il «Maestro buono», si è sviluppata anche nella forma specifica della scienza teologica, detta «teologia morale», una scienza che accoglie e interroga la rivelazione divina e insieme risponde alle esigenze della ragione umana. La teologia morale è una riflessione che riguarda la «moralità», ossia il bene e il male degli atti umani e della persona che li compie, e in tal senso è aperta a tutti gli uomini; ma è anche «teologia», in quanto riconosce il principio e il fine dell’agire morale in Colui che «solo è buono» e che, donandosi all’uomo in Cristo, gli offre la beatitudine della vita divina.
Il Concilio Vaticano II ha invitato gli studiosi a porre «speciale cura nel perfezionare la teologia morale in modo che la sua esposizione scientifica, maggiormente fondata sulla Sacra Scrittura, illustri l’altezza della vocazione dei fedeli in Cristo e il loro obbligo di apportare frutto nella carità per la vita del mondo».45 Lo stesso Concilio ha invitato i teologi, «nel rispetto dei metodi e delle esigenze proprie della scienza teologica, a ricercare modi sempre più adatti di comunicare la dottrina agli uomini della loro epoca, perché altro è il deposito o le verità della fede, altro è il modo con cui vengono enunciate, rimanendo pur sempre lo stesso il significato e il senso profondo».46 Di qui l’ulteriore invito, esteso a tutti i fedeli, ma rivolto in particolare ai teologi: «I fedeli dunque vivano in strettissima unione con gli uomini del loro tempo, e si sforzino di penetrare perfettamente il loro modo di pensare e di sentire, di cui la cultura è espressione».47
Lo sforzo di molti teologi, sostenuti dall’incoraggiamento del Concilio, ha già dato i suoi frutti con interessanti e utili riflessioni intorno alle verità della fede da credere e da applicare nella vita, presentate in forma più corrispondente alla sensibilità e agli interrogativi degli uomini del nostro tempo. La Chiesa e, in particolare, i Vescovi, ai quali Gesù Cristo ha affidato innanzitutto il servizio dell’insegnamento, accolgono con gratitudine tale sforzo ed incoraggiano i teologi a un ulteriore lavoro, animato da un profondo e autentico timore del Signore, che è il principio della sapienza (cf Prv 1,7).
Nello stesso tempo, nell’ambito delle discussioni teologiche postconciliari si sono sviluppate però alcune interpretazioni della morale cristiana che non sono compatibili con la «sana dottrina» (2 Tm 4,3). Certamente il Magistero della Chiesa non intende imporre ai fedeli nessun particolare sistema teologico né tanto meno filosofico, ma, per «custodire santamente ed esporre fedelmente» la Parola di Dio, 48 esso ha il dovere di dichiarare l’incompatibilità di certi orientamenti del pensiero teologico o di talune affermazioni filosofiche con la verità rivelata.49
30. Rivolgendomi con questa Enciclica a voi, Confratelli nell’Episcopato, intendo enunciare i principi necessari per il discernimento di ciò che è contrario alla «sana dottrina», richiamando quegli elementi dell’insegnamento morale della Chiesa che sembrano oggi particolarmente esposti all’errore, all’ambiguità o alla dimenticanza. Sono, peraltro, gli elementi dai quali dipende «la risposta agli oscuri enigmi della condizione umana che ieri come oggi turbano profondamente il cuore dell’uomo: la natura dell’uomo, il senso e il fine della nostra vita, il bene e il peccato, l’origine e il fine del dolore, la via per raggiungere la vera felicità, la morte, il giudizio e la sanzione dopo la morte, infine l’ultimo e ineffabile mistero che circonda la nostra esistenza, dal quale noi traiamo origine e verso il quale tendiamo».50
Questi e altri interrogativi, come: cosa è la libertà e qual è la sua relazione con la verità contenuta nella legge di Dio? qual è il ruolo della coscienza nella formazione del profilo morale dell’uomo? come discernere, in conformità con la verità sul bene, i diritti e i doveri concreti della persona umana?, si possono riassumere nella fondamentale domanda che il giovane del Vangelo pose a Gesù: «Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?». Inviata da Gesù a predicare il Vangelo e ad «ammae- strare tutte le nazioni…, insegnando loro ad osservare tutto ciò» che egli ha comandato (cf Mt 28,19-20),la Chiesa ripropone, ancora oggi, la risposta del Maestro: questa possiede una luce e una forza capaci di risolvere anche le questioni più discusse e complesse. Questa stessa luce e forza sollecitano la Chiesa a sviluppare costantemente la riflessione non solo dogmatica, ma anche morale in un ambito interdisciplinare, così com’è necessario specialmente per i nuovi problemi.51
È sempre in questa medesima luce e forza che il Magistero della Chiesa compie la sua opera di discernimento, accogliendo e rivivendo il monito che l’apostolo Paolo rivolgeva a Timoteo: «Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del Vangelo, adempi il tuo ministero» (2 Tm 4,1-5; cf Tt 1,10.13-14).
«Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,32)
31. I problemi umani più dibattuti e diversamente risolti nella riflessione morale contemporanea si ricollegano, sia pure in vari modi, ad un problema cruciale: quello della libertà dell’uomo.
Non c’ è dubbio che il nostro tempo ha acquisito una percezione particolarmente viva della libertà. «In questa nostra età gli uomini diventano sempre più consapevoli della dignità della persona umana», come costatava già la dichiarazione conciliareDignitatis humanae sulla libertà religiosa.52 Da qui l’esigenza che «gli uomini nell’agire seguano la loro iniziativa e godano di una libertà responsabile, non mossi da coercizione bensì guidati dalla coscienza del dovere».53 In particolare il diritto alla libertà religiosa e al rispetto della coscienza nel suo cammino verso la verità è sentito sempre più come fondamento dei diritti della persona, considerati nel loro insieme.54
Così, il senso più acuto della dignità della persona umana e della sua unicità, come anche del rispetto dovuto al cammino della coscienza, costituisce certamente un’acquisizione positiva della cultura moderna. Questa percezione, in se stessa autentica, ha trovato molteplici espressioni, più o meno adeguate, di cui alcune però si discostano dalla verità sull’uomo come creatura e immagine di Dio ed esigono pertanto di essere corrette o purificate alla luce della fede.55
32. In alcune correnti del pensiero moderno si è giunti adesaltare la libertà al punto da farne un assoluto, che sarebbe la sorgente dei valori. In questa direzione si muovono le dottrine che perdono il senso della trascendenza o quelle che sono esplicitamente atee. Si sono attribuite alla coscienza individuale le prerogative di un’istanza suprema del giudizio morale, che decide categoricamente e infallibilmente del bene e del male. All’affermazione del dovere di seguire la propria coscienza si è indebitamente aggiunta l’affermazione che il giudizio morale è vero per il fatto stesso che proviene dalla coscienza. Ma, in tal modo, l’imprescindibile esigenza di verità è scomparsa, in favore di un criterio di sincerità, di autenticità, di «accordo con se stessi», tanto che si è giunti ad una concezione radicalmente soggettivista del giudizio morale.
Come si può immediatamente comprendere, non è estranea a questa evoluzione la crisi intorno alla verità. Persa l’idea di una verità universale sul bene, conoscibile dalla ragione umana, è inevitabilmente cambiata anche la concezione della coscienza: questa non è più considerata nella sua realtà originaria, ossia un atto dell’intelligenza della persona, cui spetta di applicare la conoscenza universale del bene in una determinata situazione e di esprimere così un giudizio sulla condotta giusta da scegliere qui e ora; ci si è orientati a concedere alla coscienza dell’individuo il privilegio di fissare, in modo autonomo, i criteri del bene e del male e agire di conseguenza. Tale visione fa tutt’uno con un’etica individualista, per la quale ciascuno si trova confrontato con la sua verità, differente dalla verità degli altri. Spinto alle estreme conseguenze, l’individualismo sfocia nella negazione dell’idea stessa di natura umana.
Queste differenti concezioni sono all’origine degli orientamenti di pensiero che sostengono l’antinomia tra legge morale e coscienza, tra natura e libertà.
33. Parallelamente all’esaltazione della libertà, e paradossalmente in contrasto con essa, la cultura moderna mette radicalmente in questione questa medesima libertà. Un insieme di discipline, raggruppate sotto il nome di «scienze umane», hanno giustamente attirato l’attenzione sui condizionamenti di ordine psicologico e sociale, che pesano sull’esercizio della libertà umana. La conoscenza di tali condizionamenti e l’attenzione che viene loro prestata sono acquisizioni importanti, che hanno trovato applicazione in diversi ambiti dell’esistenza, come per esempio nella pedagogia o nell’amministrazione della giustizia. Ma alcuni, superando le conclusioni che si possono legittimamente trarre da queste osservazioni, sono arrivati al punto di mettere in dubbio o di negare la realtà stessa della libertà umana.
Si devono anche ricordare alcune interpretazioni abusive dell’indagine scientifica a livello antropologico. Traendo argomento dalla grande varietà dei costumi, delle abitudini e delle istituzioni presenti nell’umanità, si conclude, se non sempre con la negazione di valori umani universali, almeno con una concezione relativistica della morale.
34. «Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?». La domanda morale, alla quale Cristo risponde, non può prescindere dalla questione della libertà, anzi la colloca al suo centro, perché non si dà morale senza libertà: «L’uomo può volgersi al bene soltanto nella libertà».56 Ma quale libertà? Il Concilio, di fronte ai nostri contemporanei che «tanto tengono» alla libertà e che la «cercano ardentemente» ma che «spesso la coltivano in malo modo, quasi sia lecito tutto purché piaccia, compreso il male», presenta la «vera» libertà: «La vera libertà è nell’uomo segno altissimo dell’immagine divina. Dio volle, infatti, lasciare l’uomo “in mano al suo consiglio” (cf Sir 15,14), così che esso cerchi spontaneamente il suo Creatore, e giunga liberamente, con la adesione a lui, alla piena e beata perfezione».57 Se esiste il diritto di essere rispettati nel proprio cammino di ricerca della verità, esiste ancor prima l’obbligo morale grave per ciascuno di cercare la verità e di aderirvi una volta conosciuta.58 In tal senso il Card. J. H. Newman, eminente assertore dei diritti della coscienza, affermava con decisione: «La coscienza ha dei diritti perché ha dei doveri».59
Alcune tendenze della teologia morale odierna, sotto l’influsso delle correnti soggettiviste ed individualiste ora ricordate, interpretano in modo nuovo il rapporto della libertà con la legge morale, con la natura umana e con la coscienza, e propongono criteri innovativi di valutazione morale degli atti: sono tendenze che, pur nella loro varietà, si ritrovano nel fatto di indebolire o addirittura di negare la dipendenza della libertà dalla verità.
Se vogliamo operare un discernimento critico di queste tendenze, capace di riconoscere quanto in esse vi è di legittimo, utile e prezioso e di indicarne, al tempo stesso, le ambiguità, i pericoli e gli errori, dobbiamo esaminarle alla luce della fondamentale dipendenza della libertà dalla verità, dipendenza che è stata espressa nel modo più limpido e autorevole dalle parole di Cristo: «Conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi» (Gv 8,32).
I. La libertà e la legge
«Dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare» (Gn 2,17)
35. Leggiamo nel libro della Genesi: «Il Signore Dio diede questo comando all’uomo: “Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti”«(Gn 2,16-17).
Con questa immagine, la Rivelazione insegna che il potere di decidere del bene e del male non appartiene all’uomo, ma a Dio solo. L’uomo è certamente libero, dal momento che può comprendere ed accogliere i comandi di Dio. Ed è in possesso d’una libertà quanto mai ampia, perché può mangiare «di tutti gli alberi del giardino». Ma questa libertà non è illimitata: deve arrestarsi di fronte all’«albero della conoscenza del bene e del male», essendo chiamata ad accettare la legge morale che Dio dà all’uomo. In realtà, proprio in questa accettazione la libertà dell’uomo trova la sua vera e piena realizzazione. Dio, che solo è buono, conosce perfettamente ciò che è buono per l’uomo, e in forza del suo stesso amore glielo propone nei comandamenti.
La legge di Dio, dunque, non attenua né tanto meno elimina la libertà dell’uomo, al contrario la garantisce e la promuove. Ben diversamente però, alcune tendenze culturali odierne sono all’origine di non pochi orientamenti etici che pongono al centro del loro pensiero un presunto conflitto tra la libertà e la legge. Tali sono le dottrine che attribuiscono ai singoli individui o ai gruppi sociali la facoltà di decidere del bene e del male: la libertà umana potrebbe «creare i valori» e godrebbe di un primato sulla verità, al punto che la verità stessa sarebbe considerata una creazione della libertà. Questa, dunque, rivendicherebbe una tale autonomia morale che praticamente significherebbe la sua sovranità assoluta.
36. L’istanza moderna di autonomia non ha mancato di esercitare un suo influsso anche nell’ambito della teologia morale cattolica. Se questa, certamente, non ha mai inteso contrapporre la libertà umana alla legge divina, né mettere in questione l’esistenza di un fondamento religioso ultimo delle norme morali, è stata però provocata ad un profondo ripensamento del ruolo della ragione e della fede nell’individuazione delle norme morali che si riferiscono a specifici comportamenti «intramondani», ossia verso se stessi, gli altri e il mondo delle cose.
Giuste doglianze
Tosatti, se può, per favore CHIUDA I COMMENTI! Lenzuolate e spammers sono puntualmente comparsi appena lei si è assentato.
E poi ce sto io che me piace da pijà in der culo
andrea sveglia! i maski vestiti da suore e le femmine da cardinali.
xkè 6 venuto a rompere quà, alla bussola t’hanno già gonfiato come ‘na zampogna?
Ancora buone vacanze Dottor Tosatti, il Signore benedica il suo riposo e quello della sua famiglia. Quando tornerà spero farà un po’ più fresco. Saluti!
@Stefano dici:
……la protestantizzazione della Chiesa Cattolica e l’idiozia di tanti prelati che la mala sorte ha messo sul nostro cammino: in primis galantino, paglia e forte.
E le migliaia di preti che li seguono formati a questa scuola protestante ed eretica dove li lasci?
Hai dimenticato serena la più pepata di tutte. Sculaccia alla grande fidati
Arrivederla dottor Tosatti! Faccia buone vacanze!!
@Giusy
Provo a mettere nero su bianco qualche spunto di riflessione su “un’Associazione di famiglie cristiane”, che si aiutino e siano di aiuto ad altre famiglie, che si troveranno a fronteggiare momenti di grave difficoltà (oltre a conoscerci, potremmo mettere in comune anche alloggi di fortuna, seconde case saltuariamente utilizzate o inutilizzate, da rendere abitabili, per i periodi di emergenza, con l’aiuto e le forze di molti, magari lavorando insieme nei tempi di vacanza, che ancora Dio ci concede).
Oggi, nella memoria di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori: “Dio usa misericordia a chi Lo teme, non a chi si serve della Sua misericordia per non temerLo”, ho trovato in una proposta del 1883 ( a firma dell’allora Patriarca di Venezia il cardinale Domenico Agostini (1825-1891), la proposta di caldeggiare paternamente le Famiglie Cristiane per una Consacrazione alla Sacra Famiglia, e sollecitata dallo stesso cardinale a seguito della grave situazione morale del tempo, tutta già dedita ad un’attacco frontale contro la Famiglia. (Tale premura si rinforzò grazie anche all’enciclica di Leone XIII in difesa della Famiglia, ArcanumDivinae, dopo le dure denunce contro coloro che minavano le sue fondamenta).
Una proposta che potremmo attualizzare, riprendendo quella del Patriarca Domenico Agostini circa così:
– I – Che in ogni Regione d’Italia ( il Patriarca, nella sua proposta del 1883 diceva Parrocchia, ma vista l’attuale crisi, sarebbe ora inattuabile) venga istituita la pia Associazione delle famiglie cattoliche consacrata alla Sacra Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe. Mia aggiunta (viste le richieste di Maria a Fatima): al suo interno (almeno un componente della famiglia) sia consacrata al Cuore Immacolato di Maria.
Una grande Imagine, che s’intitola — Patto di unione eterna tra la famiglia cattolica e la Sacra Famiglia, — è il simbolo della Pia Opera nelle domestiche abitazioni. — La preghiera della sera, fatta in comune davanti quest’Imagine è terminata coll’ invocazione stabilita: “ Gesù, Maria e Giuseppe illuminateci, soccorreteci, salvateci”, — ne è la pratica essenziale.
II – Che tutte le Famiglie cattoliche d’Italia, facenti parte di questa pia associazione, eleggano a loro principale Patrono lo Sposo purissimo di Maria Vergine Immacolata, S. Giuseppe e si trovino insieme per lavorare (se l’economia crollerà, dovremo utilizzare tutto ciò che avremo, condividendolo) per pregare, con l’aiuto di Sacerdoti fedeli, aiutandosi ed incoraggiandosi, mettendo in comune (liberamente) i propri beni, ospitando anche tra di loro, Sacerdoti che fossero in difficoltà.
III – Che tutte le altre opere private cattoliche che verranno istituite da queste famiglie cristiane, siano poste sotto la protezione di S. Giuseppe, e che in ogni casa, scuola, ospedale, ambiente lavorativo, oltre al Crocefisso, vi sia il quadro della Sacra Famiglia.
Fonte e ispirazione:
https://cooperatores-veritatis.org/2017/08/01/1883-patriarca-di-venezia-profetizza-lapostasia-e-la-fine-della-famiglia/
Si potrebbe tenere come riferimento l’associazione di San Martino di Tours per i Sacerdoti in difficoltà, mentre questa sarebbe per le famiglie cristiane in difficoltà:
– dovrebbero esserci almeno tre riferimenti per le famiglie: al Nord, Centro e Sud Italia, per iniziare a conoscersi e a fornirsi i dati.
– successivamente, contatteremmo Sacerdoti fedeli, che saranno disponibili a guidare le famiglie cristiane (penso che se riuscissimo, saremmo di grande aiuto e conforto per molti Sacerdoti, ora confusi, titubanti, che ancora non vogliono prendere atto della grave crisi in cui versa la Chiesa, la famiglia, la società, ma quando tutto crollerà, troveranno famiglie cristiane, pronte ad aiutarli!)
“Gesù, Maria e Giuseppe illuminateci, soccorreteci, salvateci.”
Parta con un sorriso e si goda il meritato riposo!
Buone vacanze Dott. Tosatti e grazie di tutto. Riprenda le forze e combatta ancora insieme a noi contro la bergogliololatria, il viscido gesuitismo, il modernismo, la massoneria che spadroneggia negli ex Sacri Palazzi, la protestantizzazione della Chiesa Cattolica e l’idiozia di tanti prelati che la mala sorte ha messo sul nostro cammino: in primis galantino, paglia e forte. Le minuscole sono d’obbligo!
Saluti e buone vacanze a tutti i compagni di viaggio che continuano a non volersi bere il cervello…
Buone vacanze! (Spero che almeno questo commento mi venga pubblicato…)
Ad Anna:
ti chiedo di andare avanti con la tua proposta. Troviamo un luogo Santo, un Santuario, un Monastero, autenticamente Cattolico E diamoci appuntamento, sarà importante E confortante conoscerci. Speriamo venga anche il dottor Tosatti😃😇
Raz, continuo, le ho fatto pubbliche scuse in un commento altrove, lei mi è perfino diventato simpatico, spero abbia accettato le mie scuse, perché io desidero andare a prendere la Santa Comunione senza rancori con nessuno. Perdoni se puo’. Grazie
Raz mi sono ricreduta su di lei leggendo, al netto delle lenzuolate varie di un assiduo, i suoi interventi con calma. Le ho fatto pubbliche
Dott. Tosatti, non ci lasci orfani a lungo e buon riposo! Dio benedica tutti !
Poverino berghy, dicono, e chiedo conferma, che l’appartamento papale in Santa Marta in realtà coincida con un intero piano, grandissimo, confortevolissimo e aria condizionata…..aria condizionata contro cui a suo tempo El berghy aveva tuonato. Già, poverino, lui si che vive in povertà 😎!
Ancora tanti ringraziamenti dott. TOSATTI, con abbondanti e ricche benedizioni per lei e tutti i suoi cari.
SIA LODATO GESÙ CRISTO!
Caro Direttore: faccia attenzione nelle sue vacanze a non coincidere con l’individuo della foto che va di bianco.
http://www.lastampa.it/2017/07/31/italia/cronache/preghiera-letture-e-sveglia-pi-tardi-le-vacanze-casalinghe-di-francesco-8eeOK3pPQh1JmW5iLR5hlN/pagina.html
Gonzalo, meglio se li perde così compra una montatura nuova, più modernista
Caro Direttore si dimenticò gli occhiali!
…goditele!… ;-))
Tosatti va bene essere tradizionalisti ma tu esageri: quegli occhiali non di usano più da vent’anni e quel pennarello…pensavo non fosse nemmeno più in commercio!! Modernizzati!!! 🙂
Questa foto è una piccola opera d’arte!
https://www.justgiving.com/crowdfunding/sarah-evans-791?utm_id=108&utm_term=R6B8AMwqn
dobbiamo occuparci di questo piccolo inglese, per favore diffondiamo il più possibile.
gli inglesi insistono nel voler staccare la spina, perchè non sanno cosa fare. casi diverso, patologia diversa, soluzione uguale a quella che ha ricevuto Charlie Gard.
grazie per l’attenzione
Buone vacanze!!!
Che Dio la benedica e la protegga sempre. E lo Spirito Santo, non quello del mondo, la illumini sempre. Saluti a tutti. Auguri di un Buon Ritrovarci. Fermi tutti! Che nulla accada nel frattempo!
Buone vacanze a lei Dott tosatti. Io non me li posso permettere.
Buone vacanze tosatti. Riposi e torni più pungente che mai!!
Che Dio Benedica lei E la sua Famiglia dottor Tosatti, Buon meritato riposo👋👋👋