L’ORDINE DI MALTA RIBADISCE: NESSUNA COOPERAZIONE CON LA COMMISSIONE VATICANA. SIAMO UNO STATO INDIPENDENTE.

10 Gennaio 2017 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

L’Ordine di  Malta annuncia che non  ha nessuna intenzione di cooperare con la Commissione istituita dalla Segreteria di Stato vaticana per indagare sull’ordine dopo che il Gran Maestro dell’Ordine di Malta, Fra’ Matthew Festing, aveva sollevato dall’incarico di Gran Cancelliere Albrecht Freiherrvon Boeselager (fratello, peraltro, di Georg Freiherr von Boeselager, nominato lo scorso 15 dicembre tra i tre nuovi membri del Consiglio di Sovrintendenza dello Ior), e con molte aderenze in Vaticano e in Segreteria di Stato.

Un comunicato di oggi afferma che l’Ordine, in risposta alle attività messe in atto da un Gruppo nominato dalla Segreteria di Stato del Vaticano, considera appropriato ribadire che la sostituzione dell’e Gran Cancelliere era un atto di governo interno dell’Ordine. Così, considerando l’irrilevanza legale di questo Gruppo e dei suoi atti relativamente alla struttura legale dell’Ordine di Malta, ha deciso che non coopererà con esso. Questo è per proteggere la sua sovranità da iniziative che sostengono di essere dirette a oggettivamente a mettere in questione o persino a limitare tale Sovranità”.

Il comunicato ricorda come l’Ordine di Malta sia un soggetto di diritto internazionale , e che “la natura religiosa dell’Ordine non pregiudica l’esercizio di prerogative sovrane spettanti all’Ordine in quanto è riconosciuto dagli Stati come soggetto di diritto internazionale”. Fra l’altro, l’Ordine ha una rappresentanza diplomatica presso la Santa Sede, come ogni altro Stato che gode di rapporti diplomatici con il Vaticano, e ne è perciò indipendente.

Nel comunicato si nega anche che il Gran Cancelliere rimosso e sostituito possa rientrare nelle categorie di affiliati che eventualmente potrebbero fare appello a uno status religioso; apparteneva alla Seconda Classe, non a quella dei  Cavalieri di Giustizia. “E’ chiaro che in termini legali un rifiuto di un commando ‘in Obbedienza’ non giustifica in nessun modo il coinvolgimento di superiori religiosi, tanto più se non appartengono al’Ordine”.

I membri della Seconda classe possono fare appello contro le misure disciplinari che considerino troppo dure davanti al Tribunale Magistrale.

“La mancanza di cooperazione con il Gruppo citato dunque ha strette spiegazioni legali, e così non può e non è in nessun modo da considerare una mancanza di rispetto verso Sua Eminenza il Segretario di Stato”.

L’iniziativa della Santa Sede resta di conseguenza difficile da capire e da spiegare; non era difficile immaginare che l’Ordine avrebbe difeso la sua sovranità nei confronti di una mossa diplomaticamente e religiosamente molto discutibile. Fra l’altro mentre la Santa Sede stessa sta dando dimostrazioni continue di  una gestione del suo personale certo non ispirata alla trasparenza e al rispetto degli individui.



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32 commenti

  • Aperi Domine os meum ha detto:

    Quanto all’importanza di San Marino rispetto alla Lombardia: beh, oggi le cose sono (solo un po’) cambiate, ma questa domanda la farei ai banchieri!

  • Aperi Domine os meum ha detto:

    Paragone interessante, ma secondo me è la Santa Sede che assomiglia di più alla Repubblica di San Marino, per via del fatto che possiede un territorio (in realtà il territorio non è della Santa Sede, ma dello Stato della Città del Vaticano: cambia poco!).

  • Alberto ha detto:

    La ringrazio per l’attenzione che mi ha voluto dedicare.
    Su qualche punto rimango almeno in parte in disaccordo, specialmente sulla questione della dipendenza totale dalla Santa Sede.
    Il fatto che vi sia uno scambio di ambasciatori tra SMOM e Santa Sede, pone lo SMOM su un piano di parità, seppure forse sbilanciata.
    Mi spiego con un esempio, anche se può sembrare un po’ forzato: la regione Lombardia è senza dubbio più importante economicamente e politicamente della repubblica di San Marino: ma l’Italia ha un rapporto diplomatico con San Marino e non con la Lombardia, perché il primo gode di una (anche qui abbastanza, di fatto, limitata) sovranità, la seconda no; la seconda può essere “commissariata”, il primo no (al più può essere conquistato o invaso).

  • Aperi Domine os meum ha detto:

    Sul fatto che l’Ordine non sia cavalleresco lei dice: i cavalieri dunque si arrogano di un titolo che non hanno? No, non lo fanno. L’Ordine si definisce tradizionalmente cavalleresco (e non cavalleresco tour court) proprio perché è sostanzialmente mutato rispetto ai tempi della cavalleria cristiana. Nell’Ordine l’aggettivo cavalleresco è inteso ancora così è, pertanto, devono obbligatoriamente aggiungere l’avverbio “tradizionalmente” per spiegare che della sua natura cavalleresca (oggi tristemente dissolta, in quanto si è dissolta tutta la cavalleria cristiana delle Milizie) rimane più che qualcosa che gli viene dalle tradizioni. Altrimenti si dovrebbe intendere il termine “cavalleresco” in senso moderno e allora dovremmo mettere l’Ordine, per questo aspetto, nel calderone degli ordini di oggi, compresi quelli premiali tipo i cavalieri del lavoro!!!

  • Aperi Domine os meum ha detto:

    Sul fatto della mancata menzione nell’annuarioo pontificio: purtroppo all’Ordine oggi manca una delle due caratteristiche essenziali per essere considerati Ordine Religioso (i voti e il cenobio). I professi dell’Ordine emettono sì i voti, ma non fanno vita in comune (se si eccettuano i membri del sovrano consiglio). La Santa Sede tollera questa mancanza che, se dichiarata ufficialmente, costringerebbe la Santa Sede a retrocedere il S.M.O.M., nell’ambito degli Istituti di Vita Consacrata, da Ordine Religioso a Istituto Secolare. Ecco spiegato lo perché nell’annuario pontificio la Santa Sede glissa sulla menzione dell’Ordine (in tale senso si pronunciò, anche in una pubblicazione del Gran Magistero, il già delegato di Firenze e già delegato della consulta giuridica, indimenticato amico, conte Neri Capponi).

  • Aperi Domine os meum ha detto:

    Questo è il vero problema. In un periodo diverso da quello presente, la vicenda non avrebbe suscitato tutto questo polverone. Sarebbe troppo lungo parlare dei veri motivi per i quali la Chiesa oggi vuole aprire un caso che, stando a come è stato raccontato, dovrebbe essere abbastanza chiaro (e del resto potremmo solo fare supposizioni, senza certezze). Sul fronte della sovranità resto della mia idea: la natura (unica natura) religiosa dell’Ordine di Malta lo rende inevitabilmente soggetto non solo al volere, ma anche al capriccio della Santa Sede. Sono stati scritti fiumi di letteratura canonica sul voto di obbedienza, ma sono sempre stati solo un passatempo per eruditi. Nei fatti il voto di obbedienza è stato sempre usato (anche all’interno dell’Ordine di Malta, si fidi) a discrezione assoluta del superiore nei confronti del subalterno, senza alcuno scrupolo sul fatto che il comando fosse inerente o meno, di importanza rilevante o meno, motivato o meno ecc. Questo è un limite insormontabile alla solidità della sovranità dell’Ordine. Uno Stato ha degli elementi caratteristici che rendono la sua sovranità oggettiva (un territorio è tuo e nessuno te lo può levare se non attraverso una guerra), un ente di diritto internazionale no: stando così le cose, se lo scontro con la Santa Sede arrivasse all’estremo, l’Ordine potrebbe tentare di salvare la sua sovranità solo snaturando pesantemente se stesso, diventando cioè quella specie di ong tout court che tanti all’interno dell’Ordine vorrebbero e che le decisioni come quella assunta dal Gran Maestro tentano di contrastare (vede che paradosso?). A quel punto, con la Santa Sede contro, con pesanti censure canoniche sulla testa del Gran Maestro, chi si azzarderebbe a riconoscere la sovranità dell’Ordine in barba a Francesco?

  • Paolo Giuseppe ha detto:

    Leggo molte argomentazioni, peraltro rispettabili, negli interventi precedenti al mio. Ma Tosatti mette in luce non tanto il fatto che, dal punto di vista giuridico, l’Ordine di Malta possa essere indagato o sanzionato dalla Santa Sede, quanto piuttosto il fatto, a mio giudizio molto grave, che lo stesso Ordine affermi senza mezze misure che non accetta interferenze dalla Santa Sede.
    In parole povere, due organismi che dovrebbero remare sempre nella stessa direzione, al contrario si scambiano cazzotti. Questa è la vera sostanza del problema. Poi sarà anche vero che quando si parla di Papa Francesco non si può sempre addebitargli il “piove governo ladro”, tuttavia il Papa ci mette un discreto impegno a disorientare non solo me, ma anche chi la sa più lunga di me. Concludo con le parole di Tosatti: “L’iniziativa della Santa Sede resta difficile da capire e da spiegare”.

    • Aperi Domine os meum ha detto:

      Sottoscrivo in toto. Davvero illuminante, grazie!

      • Alberto ha detto:

        Pur comprendendo benissimo – e condividendo in parte – la sua argomentazione, continuo a essere in disaccordo su alcuni punti.
        Premetto che lo status dello SMOM è un unicum, e che è tutt’altro che semplice dirimere la questione sovreanità-dipendenza dalla Santa Sede.
        Detto questo:
        1) Credo sia pacifico che, fino all’espulsione da Malta a opera di Napoleone, se anche il Papa avesse disconosciuto l’Ordine, questo non avrebbe cessato di esistere come stato sovrano (a meno di un suo autoscioglimento per obbedienza).
        2) Faccio presente quanto sottolineato da de Mattei: “La conferma di tale status di diritto internazionale anche nei confronti della Santa Sede è nell’Annuario Pontificio, là dove l’Ordine è citato un’unica volta e non già tra gli Ordini religiosi, quanto piuttosto tra le Ambasciate degli Stati, accreditate presso la Santa Sede.” Questo mi pare che qualcosa significhi.
        3) L’art. 4 dello Carta Costituzionale (“La natura religiosa non esclude l’esercizio delle prerogative sovrane spettanti all’Ordine in quanto soggetto di diritto internazionale riconosciuto dagli Stati”) secondo me è chiarissimo e indica esattamente l’opposto di quanto sostenuto da lei.
        4) Il fatto che l’elezione del Gran Maestro non debba più essere approvata, ma solo comunicata al Papa è un altro elemento che a mio avviso va chiaramente in senso contrario alla sua interpretazione.
        5) Il fatto di negare che lo SMOM sia un Ordine cavalleresco mi pare francamente incredibile. I Cavalieri dell’Ordine si arrogano quindi un titolo cui non hanno alcun diritto?
        Postilla finale. La mancata obbedienza al Papa attuale si inquadra nella gravissima crisi attraversata dalla Chiesa (il fatto che anche 4 – o più – cardinali stiano di fatto contestando Francesco è un evento che potremmo definire anomalo). L’eventuale intervento del Papa contro lo SMOM o contro il suo Gran Maestro potrebbe costituire un altro tassello di un possibile, se non probabile, scisma nella Chiesa.

  • Aperi Domine os meum ha detto:

    Magari nel merito della vicenda riguardante il cessato Gran Cancelliere, l’Ordine avrà anche ragione, ma la Santa Sede può certamente intervenire sulla questione. Provo a spiegarmi.
    L’Ordine non è uno Stato sovrano, è invece un soggetto di diritto internazionale, al quale buona parte degli Stati nel mondo attribuisce la prerogativa di sovranità, C’è differenza, direte voi? Sì che c’è e vi dico perché.
    Se leggiamo l’art. 1 della Costituzione italiana, scopriamo che “l’Italia è una Repubblica” e su ciò non vi è nulla da dire.
    Se, invece, leggiamo l’art. 1 della Carta Costituzionale dell’Ordine, scopriamo che “il Sovrano Militare Ordine ecc…detto di Rodi, detto di Malta ecc…(due o tre righe sulla storia dell’Ordine)…è un Ordine Religioso Laicale, tradizionalmente militare, cavalleresco e nobiliare”. Per sua stessa ammissione, dunque, il S.M.O.M. si definisce Ordine Religioso e stop. Il fatto che, poi, esso eserciti (nei limiti in cui gli sono riconosciute dalla comunità degli Stati) le prerogative sovrane e ciò per il solo motivo del retaggio che gli viene dalla storia (l’Ordine infatti non ha alcun territorio: anche il palazzo magistrale, sede del suo governo, gode dell’extraterritorialità, ma giace sul suolo della Repubblica italiana) è un dato di fatto, ma per essere sovrani bisogna, prima di tutto, essere!!! E il S.M.O.M. che cos’è? Un Ordine Religioso, ma se è un Ordine Religioso, il Papa può ordinare al Gran Maestro (che è vincolato dal voto perpetuo di obbedienza) di dimettersi, se non obbedisce il Papa può rimuoverlo (del resto come è stato proprio del rimosso Gran Cancelliere, reo di non aver obbedito all’ordine di dimettersi datogli dal Gran Maestro, suo superiore); se il S.M.O.M. è, come è, un Ordine Religioso, alla fin fine il Papa può anche scioglierlo, con buona pace dell’asserita sovranità.
    Per come l’Ordine stesso si definisce, il S.M.O.M. potrebbe anche decidere di abbandonare ogni tradizione cavalleresca, potrebbe rimuovere ogni connotazione militare, potrebbe cancellare ogni distinzione tra i suoi membri oggi suddivisi in vari ceti, alcuni nobiliari e altri no, potrebbe fare tutto ciò e continuerebbe a esistere (e a esercitare la sua sovranità). Se, invece, il S.M.O.M. (fosse anche per scioglimento da parte della Santa Sede) perdesse la sua essenza di Ordine Religioso, cesserebbe la sua esistenza e, con essa ovviamente, la sua sovranità.
    Tutto ciò per dire che, a prescindere dalle ragioni sul “fatto scatenante” (che potrebbero anche essere a favore dell’Ordine), il S.M.O.M., lamentando l’ingerenza da parte della Santa Sede nei suoi atti interni (quando sembrerebbe, da quanto si legge, che il Papa non volesse che il cessato Gran Cancelliere lasciasse il suo incarico), rischia di infilarsi, in un pericolosissimo “cul de sac”, visti i tempi che corrono oggi nella Chiesa.

    • Alberto ha detto:

      Mi spiace, ma non sono assolutamente d’accordo.
      Il Papa può, ovviamente, non riconoscere più l’Ordine come religioso, ma questo non significherebbe assolutamente la cessata esistenza dello SMOM.
      Basta in primis ricordare tutti gli Ordini cavallereschi non più “riconosciuti e tutelati” dalla Santa Sede (che, per l’appunto, “riconosce e tutela” solo SMOM e OESSG), ma che non per questo hanno perso la loro qualità di ordini cavallereschi: si pensi a ordini dinastici quali il costantiniano (borbonico!), riconosciuti come tali perfino dalla repubblica italiana.
      In secondo luogo, il fatto che lo SMOM sia soggetto di diritto internazionale, non dipende affatto dal suo essere un Ordine Religioso.
      Invito a rileggere, più attentamente, l’articolo di Roberto de Matteis già indicato sopra (http://www.corrispondenzaromana.it/il-papa-e-malta-un-commissariamento-fasullo/?refresh_cens) sulle relazioni tra SMOM e Santa Sede.

      • Aperi Domine os meum ha detto:

        Mah! Punti di vista. E il suo non lo condivido. Proprio il paragone con gli ordini dinastici è illuminante: essi sono patrimonio privato di una famiglia e la Santa Sede li protegge, l’Ordine di Malta è altra cosa: nasce come Ordine Religioso e, per sua stessa ammissione (art. 1 della sua Carta Costituzionale) è solo Ordine Religioso e non cavalleresco, ma solo “tradizionalmente cavalleresco”. Se viene meno l’Ordine Religioso viene meno tutto. Se l’Ordine si fosse autodefinito Ordine Sovrano in cui alcuni suoi membri professano i voti religiosi sarebbe stata altra cosa, ma non è così: l’Ordine si autodefinisce religioso con alcune caratteristiche tradizionali (cavalleria, milizia, nobiltà). Questa l’essenza dell’Ordine per sua stessa ammissione. Se viene meno l’essenza viene meno l’esistenza e, con essa ovviamente, la sovranità. Il ragionamento del barone de Mattei, pur apprezzatissimo per tanti aspetti, dunque non fila! Capisco che c’è tutto un mondo di gente legata all’Ordine e alle sue prerogative, ma non si può prescindere dalle sue stesse costituzioni che, per i motivi che ho tentato di illustrare, legano indissolubilmente il suo destino al volere della Santa Sede.

        • Alberto ha detto:

          Non vorrei trascinare all’infinito la discussione, ma faccio presenti un qualche punto:
          1) gli ordini dinastici, un tempo religiosi e ora patrimonio dinastico e NON protetti dalla Santa Sede, già dimostrano come un ordine religioso cavalleresco non sparisca nel nulla una volta persa la caratteristica religiosa o il suo riconoscimento ufficiale.
          2) il fatto che lo SMOM si definisca “tradizionalmente cavalleresco”, non significa che non lo sia più, ma caso mai il contrario. D’accordo che ormai il significato di tradizione sembra essersi perso nel nulla, ma in questo caso significa proprio che era e che permane cavalleresco.
          3) lo SMOM ha, rispetto agli altri ordini cavallereschi la caratteristica della sovranità, presente già nel nome stesso dell’ordine: sembrerebbe perlomeno buffo che uno si chiami “Ordine Sovrano” per poi dichiararsi non tale. Sarebbe il caso della repubblica italiana che si definisse una monarchia o il Regno d’Italia, a suo tempo, una repubblica (o peggio, un non-stato).
          4) il suo discorso circa la “sparizione dello SMOM varrebbe se lo SMOM fosse un ordine unicamente religioso, come i francescani, o i bendettini o i gesuiti (che infatti subirono ai loro tempi un tale provvedimento).

          • Aperi Domine os meum ha detto:

            Rispondo punto per punto:
            1) Lei ha ragione sul fatto che gli ordini dinastici non sono protetti dalla Santa Sede. Ho sbagliato nello scrivere ciò, ma resta il fatto che oggi alcuni di quegli ordini sopravvivono perché sono divenuti patrimonio privato di una dinastia, mentre l’Ordine di Malta sarebbe una sorta di entità indefinibile, salvo mettersi sotto la protezione di qualcun altro, perché anche l’Ordine di Malta, quando era allo sbando dopo la resa a Napoleone e in piena crisi di identità, sopravvisse per un po’ grazie al fatto che il gran magistero fu assunto dallo zar di Russia, poi pian piano le cose si sono accomodate. Resta il fatto che se l’Ordine di Malta perdesse il suo status di Ordine Religioso dovrebbe autoriqualificarsi come qualcos’altro, perché al momento (lo ribadisco ed è innegabile) l’Ordine per sua stessa ammissione costituzionale è Ordine Religioso e solo Ordine Religioso. Ovviamente una sua eventuale autoriqualificazione come entità diversa da un Ordine Religioso non potrebbe non avvenire in contrasto con la Santa Sede, con conseguenti censure canoniche ecc… Di fronte a tale scenario la Santa Sede cesserebbe certamente di riconoscere l’Ordine di Malta come ente sovrano. E quanti farebbero lo stesso, magari dovendo scegliere tra essere amici della Santa Sede e amici dell’Ordine? Sei sovrano finché buona parte del mondo ti dice che lo sei. Oggi per l’Ordine è così, in un domani come quello che lei ha raffigurato? Chissà!
            2) L’Ordine di Malta non è un ordine cavalleresco, ma solo “tradizionalmente cavalleresco” e c’è una bella differenza! Non a caso oggi, l’investitura di un Cavaliere (non parlo dei Cavalieri di Giustizia, che emettono i voti religiosi, ma di tutti gli altri, ovvero della stragrande maggioranza dei suoi membri) ha perso ogni connotazione cavalleresca (niente spada, niente speroni, niente uniforme, solo una cocolla simile a quella dei Benedettini e un rituale molto simile a quello dell’ingresso in una confraternita). La verità è che nei secoli passati la cavalleria cristiana era una forma analoga a quella degli Ordini Religiosi; tali Ordini venivano chiamati “Milizie” e nei documenti della Chiesa, quando si emanavano direttive destinate a tutti i consacrati il Papa scriveva che ordinava quanto prescritto “al Clero, ai Religiosi di ogni Ordine, Milizia ecc…”. Oggi il concetto di Milizia è qualcosa che il mondo cattolico ha deliberatamente voluto accantonare e dimenticare. Lei dirà: peccato! E io farò il coro con lei! Ma tant’è: questa è la realtà dei fatti. Un ordine cavalleresco, inteso come era da intendersi ai tempi gloriosi dell’Ordine di Malta, non esiste più. Anzi se ne esiste uno è proprio l’Ordine di Malta, ma solo perché uno sparuto gruppetto di Cavalieri (quasi tutti anziani, molti vedovi, la maggior parte inadeguati, pochi davvero in gamba, tra questi uno o due giovani) ancora professa i voti religiosi, mantenendo in vita il concetto di Milizia, come sopra ho descritto. Una volta persa la caratteristica religiosa, non rimane assolutamente nulla.
            3) L’assurdo è proprio questo: l’Ordine si vanta con l’aggettivo “Sovrano”, ma non si definisce tale. Nella sua costituzione si definisce (art. 1) “Ordine Religioso”; solo successivamente (art. 3) afferma di essere “Soggetto di diritto internazionale” che “esercita le funzioni sovrane”. Dunque non Sovrano, ma soggetto che esercita le funzioni sovrane. Ancora peggio: all’art. 4 ci si premura di specificare che “La natura religiosa non esclude l’esercizio delle prerogative sovrane spettanti all’Ordine in quanto soggetto di diritto internazionale riconosciuto dagli Stati”.
            L’Ordine quindi, per sua stessa ammissione, ha una sola natura: quella religiosa, la quale certamente non osta all’esercizio delle funzioni sovrane, ma che influenza e mette inevitabilmente i destini dell’Ordine alla mercé del volere della Santa Sede.
            4) Guardi che all’Ordine di Malta lo sanno benissimo che possono essere sciolti dal Papa e negli anni cinquanta ci sono andati molto vicino. Ovvio che non lo dicono, ma lo sanno. Guarda caso, però, che – pur nella dialettica dello scontro – all’epoca della commissione cardinalizia, si salvarono dall’estinzione per scioglimento solo perché ufficialmente collaborarono (esattamente il contrario di oggi), e così, i dignitari di allora (collaborativi, ma risoluti) seppero far emergere la protervia di alcuni cardinali ambiziosi che, alla fine, non riuscirono a influenzare la volontà del Ven. Pio XII, grazie al quale l’Ordine si salvò. Stavolta, invece, l’Ordine pensa di andare direttamente contro il Papa. Bravissimi! Ce lo immaginiamo un Ordine di Malta con un Gran Maestro scomunicato? In tal caso dove andrebbe a finire la sovranità indipendente dall’Ordine Religioso che tanto a lei piace? Meglio ancora: supponiamo che il Papa deponga l’attuale Gran Maestro, che – non dimentichiamolo – è vincolato dal voto perpetuo di obbedienza al papa. Cosa farebbe l’Ordine? Protesterebbe e lascerebbe quel Gran Maestro sul trono? Non credo! Sino al 1996 l’elezione del Gran Maestro doveva essere approvata dal Papa; con la riforma costituzionale avvenuta in quell’anno, da allora l’elezione deve solo essere comunicata al Papa e sino a che ciò non avviene il nome dell’eletto non può essere reso pubblico. L’allora Gran Cancelliere Carlo Marullo si vantò di aver ottenuto una grande accrescimento di sovranità per l’Ordine. Bella vittoria di Pirro! Se il nome comunicato al Papa non piace, atteso sempre che stiamo parlando necessariamente di qualcuno che ha emesso il voto perpetuo di obbedienza al Papa, accetterebbe lo stesso la carica a dispetto del volere papale? Questa è dunque la sovranità dell’Ordine? Quella che subisce un’influenza dominante da parte del Papa sull’elezione del suo sovrano e che può obbligare i più alti dignitari dell’Ordine in ragione dei loro voti? Ma andiamo! L’Ordine è sovrano perché la Santa Sede glielo lascia fare (e in un certo senso le fa anche comodo) e non è un caso che gli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede siano anche accreditati presso l’Ordine.
            In conclusione diciamo così: il rapporto tra l’Ordine e la Santa Sede è un po’ come quello della storiella su chi comanda tra marito e moglie: a domanda il marito rispose: “quando siamo d’accordo comando io, quando non lo siamo comanda lei”!!!

  • Don Ezio Fonio ha detto:

    Mi domando se per la Santa Sede sarebbe stato più conveniente chiedere un’udienza al Gran Maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta, in cui privatamente poter avere soddisfazione rispetto a propri eventuali dubbi o perplessità.

  • Echenique ha detto:

    Molto strano che la Santa Sede abbia voglia di intervenire in una decisione interna del Órdine presa per assicurare la buona dottrina e la buona morale cattólica. Sará perche a Bergoglio non piace la buona dottrina ?

  • cosimo de matteis ha detto:

    OFF TOPIC: Ma cosa ha da temere Sua Eminenza Reverendissima Ravasi Cardinale Gianfranco? Chi è nel giusto ed ha la coscienza a posto non ha nulla da nascondere e nulla da temere, no?

  • Mary ha detto:

    Gran brutta figura davvero.
    Scusa Alberto, qual è la prima a cui ti riferisci?
    A me tutto sommato, sembrano decine le figuracce collezionate
    ormai.

    • Alberto ha detto:

      Gentile Mary,
      la prima (oltre a tante altre in altri campi) si riferisce al primo tentativo (di non molti giorni prima) di inviare una commissione di inchiesta, tentativo immediatamente stroncato, con un garbo che a mala pena nascondeva l’insofferenza, dal Gran Magistero dell’Ordine).

  • cosimo ha detto:

    A giudicare dall’impegno profuso in questo spazio di libertà (ove è ospite di Tosatti, come tutti noi) si direbbe che il Dottor Marco stia facendo praticantato per accedere all’ambito ruolo di Aspirante Turiferario.

    • Andrea Salvi ha detto:

      Perché, qui si può intervenire solo se si concorda con chi ci ospita?

      • PetrusLXXVII ha detto:

        Credo proprio che la sovraesposizione di Marco rispetto a chiunque altro sia la miglior risposta alla sua domanda, non trova?!
        Sarebbe stato interessante invece sapere se qualche anno fa questo signore si prodigasse con così tanto zelo anche nel difendere il predecessore da ben più pesante ostilità!?!! Me lo chiedo perché nel leggerlo, l’unica deduzione sensata che ne emerge è che, più che dalla volontà di difendere il papato (e quindi la Chiesa), pare essere mosso dall’esclusivo interesse di difendere l’uomo Bergoglio, sempre e comunque. Il problema sta nel fatto che né il Papa, né la Chiesa hanno bisogno di questo atteggiamento.. si chiami il Pontefice Bergoglio, Ratzinger o chicchessia! E poi, con tutto il rispetto.. non è certo a suon di citazioni dotte che si può sperare di sovvertire la logica e il buon senso!

        • Adolfo ha detto:

          Il vero problema sta proprio qui, Pietro: spesso non vi sono affatto carenze dottrinali, anzi. Ma, proprio perché la Dottrina la si conosce, e nel frattempo la si vuole sovvertire (ma ovviamente si grida allo scandalo, se qualcuno lo fa notare), si è costretti a demolire la logica, arrampicandosi su specchi più o meno insaponati.

          Si dice di credere al libero arbitrio, però si batte sempre sulla Grazia di Dio che salva l’uomo. Ma se fosse solo la Grazia, a contare, a che scopo avremmo ricevuto il libero arbitrio?

          Si vuol credere – e portare altri a credere – che il vivere in peccato grave protratto non sia poi una brutta cosa: basta individuare un qualche “bene”, da contrapporre al peccato… e così il peccato viene giustificato.

          Ma se io rubo, il furto rimane un furto… anche se do il ricavato del furto ai poveri. L’atto buono (beneficare i poveri) non annulla l’atto malvagio (il furto). Le azioni intrinsecamente cattive rimangono tali, in ogni caso.

          Varia l’imputabilità, certo, di volta in volta. Ma il peccato grave sempre causa ferite all’anima… e non si capisce dove starebbe la “bontà”, nell’indicare che il peccato grave protratto (anche se non dovesse risultare mortale) è un qualcosa di poco conto.

          Ma questo è il “nuovo corso” attuale, e ormai lo sfacelo è così grande, che solo Iddio potrà porre rimedio.

  • Marco ha detto:

    Se dobbiamo porre la questione davvero in senso strettamente giuridico, ci sono fior fiori di Stati che non riconoscono l’ordine come soggetto di diritto internazionale e, comunque, stante l’odierna maggioritaria dottrina sull’acquisto della soggettività giuridica internazionale, l’Ordine non può essere considerato tale.
    Ciò detto non ho idea dei rapporti tra Ordine e S. Sede e fino a che punto si possa canonicamente parlare di indipendenza dalla Sede apostolica.

    • Alberto ha detto:

      “Se dobbiamo porre la questione davvero in senso strettamente giuridico, ci sono fior fiori di Stati che non riconoscono” Taiwan (Formosa).
      Attendiamo fiduciosi che Francesco invii commissari anche laggiù.

      • Marco ha detto:

        Il parallelismo con Formosa regge fino a un certo punto.
        Al di là del riconoscimento, che non è requisito né necessario né sufficiente per l’acquisto della soggettività giuridica internazionale, e al di là di dichiarazioni di intenti da parte dello stesso Ordine, l’Ordine non ha alcuna base territoriale su cui esercitare effettivo potere di governo e non ha neppure un ordinamento che possa dirsi originario in senso stretto (basta leggere gli artt 4 e 5 della Carta costituzionale dell’Ordine).
        In sintesi: l’Ordine non è un soggetto di diritto internazionale. Il fatto che abbia ambasciatori presso la S. Sede non vuol dire nulla. Anche la Palestina è da decenni che ha ambasciatori in giro per il mondo, ma indubbiamente pieno soggetto di diritto internazionale ancora non lo è diventata.

        • Alberto ha detto:

          Ovviamente il parallelismo con Formosa voleva essere una provocazione ed era imperfetto (come d’altronde quello con la Palestina). Imperfetto soprattutto sull’altro versante, cioè per il fatto che Formosa non è un ordine religioso.
          Il fatto che l’Ordine non abbia una base territoriale (escludendo l’extraterritorialità di alcune sedi diplomatiche) non significa però che non sia un soggetto di diritto internazionale.
          Cito da wikipedia – che va pur sempre presa con beneficio d’inventario (https://it.wikipedia.org/wiki/Sovrano_militare_ordine_di_Malta): “È riconosciuto da una parte della dottrina, seguita dalla giurisprudenza italiana e da gran parte della comunità internazionale come soggetto di diritto internazionale, pur essendo ormai privo del requisito della territorialità”.
          Più accurato quanto riportato da Roberto de Mattei (http://www.corrispondenzaromana.it/il-papa-e-malta-un-commissariamento-fasullo/?refresh_cens): “Ordine di Malta e Santa Sede si pongono l’uno di fronte all’altro come soggetti di Diritto Internazionale e quindi in una posizione di indipendenza reciproca. L’Ordine di Malta ha infatti una duplice personalità giuridica che, sul piano del Diritto Canonico, lo subordina alla Santa Sede, ma sul piano del Diritto internazionale gli assicura l’indipendenza da essa” (ma si legga tutto l’articolo).

  • Alberto ha detto:

    Figuraccia numero due di Bergoglio, per interposta persona di Parolin.
    Aspettiamo fiduciosi la figuraccia numero tre: repetita iuvant.
    Tanto la faccia – se mai l’hanno avuta – l’hanno persa da tempo.