TIEN AN MEN. IL RICORDO AL VICTORIA PARK DI HONG KONG. LA TESTIMONIANZA DEL M° AURELIO PORFIRI.

5 Giugno 2019 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari Stilumcuriali, il M° Aurelio Porfiri in questi giorni è a Hong Kong, e ci ha inviato una sua riflessione sulla veglia in ricordo del massacro di Tien An Men che si è svolta a Hong Kong, al Victoria Park. Ci sembra molto interessante, e la condividiamo sicuri di farvi cosa gradita.

 

 

Oggi 4 giugno 2019 in Hong Kong è una giornata di pioggia. Non un tempo favorevole per organizzare eventi, ma non c’era certo scelta per gli organizzatori della veglia in ricordo della strage di piazza Tiananmen, accaduta esattamente 30 anni fa, nella notte tra il 3 e il 4 giugno 1989. Specialmente noi occidentali ricordiamo la famosa foto dello studente che si ergeva di fronte al carrarmato, eppure questo evento ha molti altri significati collaterali che non possono essere ignorati, specialmente per chi vive in Hong Kong.

Infatti proprio in questi giorni montano le proteste contro il tentativo di introduzione di una legge sull’estradizione, per cui chiunque potrebbe essere estradato in Cina, incluso chi scrive, per essere processato secondo un sistema legale che ai nostri occhi offre veramente poche garanzie. Si dice che questa legge non toccherebbe i “reati” legati alla religione, ma si faceva notare sul “Sunday Examiner”, settimanale cattolico della diocesi di Hong Kong, che spesso questi reati vengono aggirati trasformandoli in “reati fiscali”. Cioè si condanna qualcuno per un reato diverso ma con l’intento di colpirlo per reati di opinione.

Quando mi sono recato in Causeway Bay, dove si trova Victoria Park, ho notato che il tema della extradition law si intersecava costantemente con il ricordo di Tiananmen. Sono entrato in una strada che conduceva al parco, strada fortemente presidiata dalla polizia (come è normale visto l’alto numero di persone coinvolte) e con molti stand di attivisti del locale partito in difesa della democrazia. Molti di essi si ergevano su una sorta di trespolo ai margini delle strade parlando incessantemente in un megafono.

 

Per quello che ho potuto osservare, c’era veramente molta gente, che mi sembrava divisa in due categorie principali: persone di mezza età e famiglie. C’erano anche molti bambini, il futuro di Hong Kong, coloro che vivranno in prima persona l’evoluzione dell’ex colonia britannica.

 

Il ministro della difesa cinese Wei Fenghe ha dichiarato pochi giorni fa che il governo cinese fece bene a reagire in quel modo in piazza Tiananmen, quella reazione portò allo sviluppo successivo. Una dichiarazione che contiene elementi di verità, in quanto imponendo quel tipo di controllo poi ramificatosi con altre misure di sicurezza, il governo è riuscito a tenera a bada moti di rivolta (che certo esistono) e ad assicurare una fenomenale crescita economica.

Ma a quale prezzo? Migliorare le condizioni economiche delle persone è abbastanza? Ricordo che il presidente Xi Jinping aveva dichiarato qualche anno fa che i ragazzi cinesi non hanno più valori. Ma ci si chiede come mai?

Io non so quanti hanno pensato a Dio in Victoria Park, come ci ho pensato io. E ci ho pensato riflettendo sul fatto che Dio ci ha creato liberi e ci ha lasciato liberi. Certo uno stato deve esercitare un certo controllo sulle persone per evitare comportamenti criminali, ma quando il controllo diviene così invadente da limitare ogni margine di libertà di pensiero, allora certo c’è da rivedere più di qualcosa.

Divo Barsotti, in una meditazione del 1969 diceva: “Se i cristiani avessero fede! Papa Giovanni l’aveva e nelle sue mani i nodi più intricati erano sciolti. Gli altri che si affidano alla politica, alla diplomazia, all’economia, non levano un ragno da un buco, perché l’operazione umana è sempre, di per sé in questo piano, inefficiente. E allora meglio la rivoluzione totale dei comunisti o dei maoisti! O c’è Dio, o non c’è altro. E guardate, l’unica alternativa alla rivoluzione e allo sconquasso – non illudiamoci! – è veramente questa fede eroica di uomini che, non rinunciando a un ideale che non è utopistico perché è una promessa di Dio, divengono strumento reale, efficace nelle mani dell’onnipotenza divina nella misura che essi hanno fede. Per dirlo in altre parole: che cosa esige il mondo di oggi? In mancanza di santi si affida a Che Guevara, a Camillo Torres o magari a Mao. Ma se ci fossero i santi! Rendiamoci conto che è anche questo il fuoco che ha portato Nostro Signore; soltanto che qua è un fuoco alimentato soltanto da uomini che hanno la stessa aspirazione, sentono lo stesso bisogno di redenzione universale, ma non si affidano a Dio. Ma per non affidarsi a Dio bisogna che credano nella loro opera, bisogna che compiano l’atto che al loro sguardo è il più efficiente, anche se calpesta gli altri. Chi non ha fede come fa a rispettare gli altri? (…) Gli uomini di oggi, dato che non hanno fede e che non ne ha più neanche chi dovrebbe parlar di Dio, a chi si affidano? A due tipi di santi: ai violenti che non hanno scrupoli – Hitler ieri, oggi Mao – oppure ai divi del cinematografo o ai cantanti di musica leggera: questi son divenuti veramente gli idoli della folla! Ed è una cosa meravigliosa, questa, perché ci dice il bisogno da parte dell’uomo di essere guidato. Ecco perché, dicevo, in tutto quello che ora avviene, noi avvertiamo davvero la potenza dello Spirito che agisce nel cuore dell’uomo, che agisce nella massa umana. Non agisce personalmente in ciascuno per portarli al bene, ma agisce come lievito che impedisce all’acqua di putrefarsi, impedisce a questa umanità di adagiarsi nel vuoto, in una passività senza fine. Perciò non dobbiamo deprecare l’esistenza dei maoisti universitari: soltanto dobbiamo fornire loro un altro ideale. Cioè soltanto se noi sapremo sostituire davvero non all’esigenza di una realizzazione ma al mezzo di realizzazione il mezzo che solo è efficace, cioè Dio, soltanto nella sostituzione di questo Dio che solo diviene efficace a realizzare questo ideale, noi possiamo pretendere che gli uomini rinuncino ai loro falsi idoli. Ma meglio che ci sia un’idolatria piuttosto che il nulla! L’umanità non potrà mai rassegnarsi al nulla: deve per forza tendere a quello che Dio le ha fatto sperare, che Dio le ha promesso. Soltanto, se Dio cessa di essere vivo, l’uomo lo vuol raggiungere coi suoi mezzi e attraverso la sua vita. E lo vuol raggiungere subito, perché non può aspettare domani”.

Ma in realtà oggi, come penso anche la leadership cinese avrà notato, l’unica idolatria è quella del denaro, dell’arricchirsi.

Io non credo che alle persone che si sono riunite a Victoria Park importi veramente qualcosa del comunismo; quello che importa è di poter continuare ad essere liberi, non sottoposti a valori e ideali che per la stragrande maggioranza delle persone di Hong Kong, sono lontani, incomprensibili. Hong Kong è Cina, ma un’altra Cina, una Cina che vuole fare i conti con il suo futuro mentre la madrepatria ancora non riesce a fare quelli con il suo passato.




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2 commenti

  • Pier Luigi Tossani ha detto:

    grazie, caro maestro Porfiri,

    Dove Lei dice “Certo uno stato deve esercitare un certo controllo sulle persone per evitare comportamenti criminali, ma quando il controllo diviene così invadente da limitare ogni margine di libertà di pensiero, allora certo c’è da rivedere più di qualcosa.”

    …ebbene, in realtà, credo che la questione sia diversa… non è che lo Stato debba “controllare” le persone, specie nel senso in cui lo fa il governo totalitario cinese, ma piuttosto che il “Popolo delle Famiglie” (JPII, Lettera alle famiglie, 1994), debba esercitare pienamente la sua sovranità, tramite Dottrina sociale, vedi qui

    http://www.rassegnastampa-totustuus.it/cattolica/wp-content/uploads/2015/09/LA-SOCIETA-PARTECIPATIVA-P-L-Zampetti.pdf

    …si capisce nell’ottica indicata da don Divo Barsotti, nelle sue belle parole che non conoscevo,

    Quanto a Xi, le sue preoccupazioni per i giovani cinesi “senza valori” fanno ridere… ma non credo il suo regime potrà durare ancora molto, la gente è stanca… preghiamo la Madonna di Sheshan…