DISPACCI DALLA CINA. IL “VERO” MATTEO RICCI, E QUELLO AD USUM IDEOLOGIAE…

6 Maggio 2019 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici di Stilum Curiae, il M° Aurelio Porfiri ha centrato i suoi dispacci oltre che sulla singolare situazione della diocesi di Hong Kong, ancora priva di un vescovo titolare, su Matteo Ricci, le riletture ideologiche di quel grande uomo di fede e di cultura, e sullo scopo finale della missione e dell’apostolato, che non è una forma di filantropia ma far conoscere agli esseri umani che la via dell salvezza eterna passa per Gesù Cristo. Una verità di fede che di questi tempi ci sembra volentieri dimenticato o omessa.

 

Il vero Matteo Ricci

Io penso che Matteo Ricci sia stato vittima di una certa rivisitazione per adattarlo ad una certa visione ideologica, un poco come accaduto per San Francesco d’Assisi, divenuto il santo patrono del politically correct. Eppure il lavoro di Guido Vignelli, prima con “San Francesco anti moderno” (Fede & Cultura) e ora con “Catechismo francescano” (in uscita con Chorabooks), ci mostrano come la narrativa corrente su San Francesco ha numerosi buchi neri.

Io penso non sia poi così diverso per Matteo Ricci, “il santo dell’amicizia con il popolo cinese”. Ora, certamente cercava l’amicizia (a cui dedicò anche un libricino) con il popolo cinese, ma non per l’amicizia in se stessa, ma al solo scopo di convertirli al Cattolicesimo. Venne per questo anche accusato di coltivare un’amicizia interessata. Un libro interessante di Mary Laven, “Mission to China. Matteo Ricci and the Jesuit Encounter with the East”, che sto leggendo con piacere, ci da un ritratto del gesuita che non lo diminuisce, ma sembra certamente più verace. Iam Thomson nel 2011 da questa interpretazione del testo di May Laven sul “Telegraph” nel 2011. Eccone una parte in una mia traduzione: “La Cina era quindi quasi sconosciuta ai viaggiatori occidentali; la preparazione per il lavoro missionario gesuitico fu necessariamente lunga e ardua. “Scolastici” (come erano noti coloro che venivano formati) dovevano essere intimi con le sottigliezze della dottrina cattolica così come gli Esercizi spirituali ideati da Loyola mezzo secolo prima.

Secondo Mary Laven, la spiritualità ignaziana non era incompatibile con il sudore e la fatica del proselitismo. Incoraggiava la meditazione e un esame intellettuale della coscienza, non solo una vita spirituale di preghiera. In Mission to China, un resoconto piccante delle tribolazioni di Ricci nella Cina della dinastia Ming, Laven getta uno sguardo attento sull’affare dell’infiltrazione dei gesuiti, sulla persuasione e sul ragionamento sofistico. Spesso, tra Oriente e Occidente, si instaurò un’amicizia difficile, mentre Ricci incorporava elementi del confucianesimo all’interno del cattolicesimo (l’uso dell’incenso, per esempio, o la meditazione). Allo stesso tempo, lui e i suoi discepoli furono attaccati come ficcanasi “stranieri del diavolo” e apologeti per Roma.

Eppure Ricci capì, come molti gesuiti da allora, che il modo migliore per raggiungere i non credenti era attraverso la “sistemazione”, piuttosto che la distruzione delle loro convinzioni. Nel corso dei suoi trent’anni in Cina ha adottato il modo soave – il metodo gentile – quando si trattava della cultura dei suoi ospiti”. Certo, il “modo soave” portava all’apprezzamento della cultura locale e nel caso della Cina c’era veramente molto da apprezzare, ma ciò non toglie che lo scopo unico e finale era quello di convertire i cinesi alla Chiesa cattolica. È oggetto di discussione se questo metodo dell’accomodamento sia il migliore o il più efficace. Certo incorporare alcuni elementi della cultura di arrivo può essere buono, i missionari lo hanno sempre fatto. Ma bisogna comunque interrogarsi su cosa su lascia e su cosa si guadagna.

 

Il munus del missionario

Nel 1926 Pio XI pubblicò una enciclica del nome Rerum Ecclesiae. In essa delineava lo scopo delle missioni. Eccone un passaggio: “Non occorre insistere per dimostrare quanto sarebbe alieno dalla virtù della carità, che riguarda Dio e tutti gli uomini, se coloro che appartengono all’ovile di Cristo non si dessero pensiero dei miseri i quali vanno errando lontano. Certo il debito di carità che ci stringe a Dio richiede non solo che procuriamo di accrescere il numero di coloro i quali lo conoscono e lo adorano «in spirito e verità», ma altresì che assoggettiamo al regno dell’amabilissimo Redentore quanti più possiamo, affinché riesca ogni giorno più fruttuosa l’utilità nel sangue suo» e ci rendiamo sempre meglio accettevoli a lui, mentre sopra ogni altra cosa a lui torna gradito che gli uomini si salvino e giungano al riconoscimento della verità. Che se Gesù Cristo diede come carattere distintivo dei suoi seguaci l’amore vicendevole, potremmo noi forse dimostrare ai nostri prossimi carità maggiore o più insigne, che procurando di trarli dalle tenebre della superstizione e d’istruirli nella vera fede di Cristo? Anzi, questo supera qualunque altra opera o prova di carità, come l’anima è più pregevole del corpo, il cielo della terra, l’eternità del tempo; e chiunque esercita quest’opera di carità secondo le sue forze, dimostra di stimare il dono della fede quant’è giusto che lo stimi, e inoltre manifesta la sua gratitudine verso la bontà di Dio partecipando ai poveri infedeli questo stesso dono, il più prezioso di tutti, e con ciò gli altri beni che ad esso vanno uniti. Se nessun fedele può esimersi da tale dovere, potrà forse esimersene il clero, che per una mirabile scelta e vocazione partecipa del sacerdozio ed apostolato di Gesù Cristo, Nostro Signore, potrete esimervene voi, Venerabili Fratelli, che insigniti della pienezza del sacerdozio siete divinamente costituiti pastori, ciascuno per la sua parte, del clero e del popolo cristiano? Certo è che leggiamo aver Gesù Cristo ordinato, non solo a Pietro, la cui cattedra Noi occupiamo, ma a tutti gli Apostoli di cui voi siete i successori: «Andate per tutto il mondo, predicate il Vangelo ad ogni creatura»; dal che appare appartenere sì a Noi la cura della propagazione della fede, ma in modo che anche voi dovete partecipare con Noi a tale impresa e aiutarCi per quanto ve lo permette l’adempimento de1 vostro ufficio particolare. Non v’incresca dunque, Venerabili Fratelli, seguire volonterosamente le Nostre paterne esortazioni, sapendo che Dio ci domanderà un giorno stretto conto di così importante affare”. Penso una bella lettura per ogni missionario che voglia ricentrarsi sul munus specifico della sua vocazione.

 

Turbolenze in Hong Kong

La settimana passata decine di migliaia di persone hanno marciato in Hong Kong contro la possibilità di una legge sull’estradizione che renderebbe più semplice deportare persone giudicate colpevoli di presunti reati ma anche nella Cina popolare. Certo non desta poca preoccupazione nella popolazione di Hong Kong, anche quella cinese, che giudica come il sistema giuridico della Cina è molto diverso da quello di Hong Kong. Ne riferisce Paul Wang per “AsiaNews” (http://www.asianews.it/notizie-it/Decine-di-migliaia-marciano-contro-la-legge-pro-Pechino-sullestradizione-46872.html): “Decine di migliaia di persone hanno preso parte a una marcia per le vie centrali dell’isola, da Wan Chai a Causeway Bay, fino agli uffici del governo in Admiralty per mostrare la loro opposizione ai cambiamenti in atto di una legge sull’estradizione. Secondo la polizia, vi hanno partecipato solo 22-23 mila dimostranti. Per gli organizzatori i presenti erano 130mila. In ogni caso, essa è stata la più folta manifestazione dai tempi di Occupy Central ed è stata organizzata dal Fronte per i diritti umani. La legge proposta dal governo dà al capo dell’esecutivo il potere di iniziare un processo di estradizione di sospetti verso altri Paesi con cui Hong Kong non ha accordi formali. E si cita il caso di Chan Tong-kai, un 19enne accusato di aver ucciso la sua ragazza incinta a Taiwan. In mancanza di accordi con Taiwan, a Hong Kong Chan non può essere accusato di omicidio. Ma molti nel territorio temono che questa legge possa innescare una serie di estradizioni verso la Cina popolare, dove vi è una cronica assenza di rispetto per i diritti umani. Alla manifestazione, molti dimostranti hanno portato cartelli e gridato slogan contro Carrie Lam, l’attuale capo dell’esecutivo, bollata come troppo succube di Pechino. Il governo ha spesso precisato che non estraderà in Cina nessuna persona che rischi la pena capitale, o la tortura, o accuse politiche. Ma i dimostranti non sono convinti e accusano Lam di aver “tradito” Hong Kong”.

 

Ancora Hong Kong

E a proposito di Hong Kong, non sarà fuori luogo notare come la ex colonia britannica è ancora senza il suo vescovo titolare da gennaio 2019 ed è retta dall’ottantenne Cardinale John Tong come amministratore apostolico. Cosa bolle in pentola? Difficile dirlo a questo punto.

 



Oggi è il 248° giorno in cui il pontefice regnante non ha, ancora, risposto.

Quando ha saputo che McCarrick era un un uomo perverso, un predatore omosessuale seriale?

È vero o non è vero che mons. Viganò l’ha avvertita il 23 giugno 2013?

Joseph Fessio, sj: “Sia un uomo. Si alzi in piedi, e risponda”.


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12 commenti

  • Nicòla ha detto:

    Faccio presente che, TUTTI i testi seri che si sono occupati di Matteo Ricci, hanno sottolineato che, per quanto fu (o almeno sembrò) “filo-confuciano”, MOLTO più fu anti-buddista ed anti-taoista dichiarato e notorio.

  • Anima smarrita ha detto:

    Non ci resta che attendere la firma della costituzione apostolica che riformerà la struttura della Curia romana per capire quale sarà l’orientamento e l’impulso che darà alla predicazione della Buona Novella il dicastero ad hoc per l’Evangelizzazione. Dicastero che sarà ial primo posto nel futuro organigramma, quello occupato finora dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. E forse sarà chiaro anche cosa abbia voluto intendere il papa con la dichiarata avversione al proselitismo.

  • La Verità vi farà liberi ha detto:

    A proposito del piegare il Vangelo alle esigenze politiche ho due
    DOMANDE

    1) Come mai, nel Vangelo di oggi, il Signore Risorto dice agli Apostoli che se vogliono pescare qualcosa devono gettare le reti a Destra?

    2) Come mai il Figlio di Dio siede alla Destra del Padre?

    • deutero.amedeo - biblista dilettante ha detto:

      Premesso che la Bibbia non è un trattato di sociologia o di politica (e nemmeno di antropologia), in essa la destra indica simbolicamente la forza, la potenza, la maestà. In molti versetti è detto che Dio protegge l’uomo con la forza della sua destra, nelle profezie parlando di Gesù si dice che siederà alla destra del Padre. La destra è anche la parte dove si pone una persona che si vuole onorare. Ma tutto ciò non ha nulla a che vedere con la destra e la sinistra politica. Ci mancherebbe anche questa!

      • La Verità vi farà liberi ha detto:

        Ovviamente la mia era una provocazione, spero si sia capito…….
        Comunque come biblista, visto quello che gira, pur dilettante, la faresti n barba a molti professionisti, credimi!

    • Adriana ha detto:

      Lei è mancino ?

  • JKirby ha detto:

    O.T.
    Dott. Tosatti, le segnalo questo incredibile commento, invitandola a considerare la possibilità di una querela

    https://www.facebook.com/lanuovabq/posts/1476592059148491?comment_id=1477258019081895&comment_tracking=%7B%22tn%22%3A%22R%22%7D