CAVALCOLI A BARONIO: KASPER SOSTIENE UNA TEOLOGIA ERETICA DA 40 ANNI…

20 Dicembre 2018 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari Stilumcuriali, è un dialogo veramente appassionante quello che si è sviluppato in queste ultime settimane fra un famoso teologo domenicano, padre Giovanni Cavalcoli, e Cesare Baronio, lo pseudonimo dietro cui si cela un ecclesiastico romano, assai ferrato, come potete giudicare voi stessi, nelle arti della dottrina e del dibattito teologico. Eccovi il più recente contributo – è giunto ieri – di padre Cavalcoli a questo scambio di idee.

Caro Baronio, 

rispondo alle sue nuove obiezioni, sempre cortesi, per cui, nonostante la sua opposizione alle mie tesi, mi sento invogliato a proseguire questo dialogo su di un tema così importante come la S. Messa, nella certezza che molti lettori saranno interessati a seguire questo dibattito, o meglio «disputa», come usava esprimersi un tempo, quando si parlava di meno di dialogo e lo si praticava di più nei fatti. È vero quanto Ella dice, che « al di là delle divergenze, ci unisce un grande amore per Nostro Signore e per la Sua Santa Chiesa». 

Seguo il metodo già collaudato: le sue tesi sono numerate. Le mie risposte sono introdotte  dalla R maiuscola in grassetto.

1.Ella vuole affiancare la Santa Messa al rito riformato, del quale Ella stessa ammette l’avvicinamento alla Santa Cena luterana. In verità, basterebbe questo per farmi cantar vittoria, se solo considerassi la nostra disputa come una partita a scacchi: ormai il re è sotto scacco, e sarebbe questione di qualche mossa per chiudere. Ma le nostre non sono quaestiones disputatae, sulle quali è lecito ed anzi lodevole cimentarsi; qui stiamo parlando del cuore stesso della fede, ed entrambi vediamo la crisi presente, l’apostasia generale.

 R. – È sicuro di aver sconfitto l’avversario? Ella non può aver questa sicurezza, perché in realtà ho delle buone ragioni per dire quello che dico. Dico infatti che il Novus Ordo ha saputo, con grande sapienza e fine discernimento – cosa che non fa né deve fare il Vetus -, accogliere quell’aspetto della Cena luterana, che è conforme alle narrazioni evangeliche riguardanti l’Ultima Cena. Peraltro, il Novus, mantenendo qui la struttura del Vetus, ha giustamente respinto quell’aspetto della Cena luterana, che è infedele alla narrazione evangelica, e cioè l’atto col quale Cristo ha consacrato il pane e il vino dicendo: «Fate questo in memoria di me». Quindi nessun cedimento a Lutero, ma leale riconoscimento di quanto  c’è di evangelico nella Cena luterana. In tal senso si può  proprio dire che il Novus Ordo è una Messa ecumenica, non come un’empia communicatio in sacris, nel senso di quei sette stolti Vescovi tedeschi, che vorrebbero dare la S. Comunione eucaristica ai protestanti, ma in quanto la Chiesa, grazie ai frutti prodotti nella liturgia dall’Unitatis redintegratio, riconosce ciò che evangelicamente la Messa cattolica, nella forma del Novus Ordo, ha in comune con la con la Cena luterana. È ovvio che anche il Vetus Ordo, che pur non sottolinea questo aspetto, resta come il Novus, autentica Messa cattolica, benché diversa nella forma accidentale o cerimoniale o di  rito.

2. Non rispondo sull’aspetto divulgativo del Vaticano II: «Il linguaggio dei precedenti Concili è più preciso, ma più restrittivo; il linguaggio del Vaticano II è più elastico ma rischia l’equivoco». Elasticità ed equivocità sono più che sufficienti far farne un ἅπαξ, che la Chiesa, quando ne saranno stati cacciati i mercanti che la infeudano, giudicherà. 

R. – ἅπαξ vuol dire «caso unico». Ma che il Vaticano II sia un caso unico in tutta la storia dei Concili per il suo linguaggio parenetico e le sue modalità colloquiali, senza sanzioni canoniche, non toglie nulla alla sua autorità dogmatica e pastorale, ed alla validità delle condanne che pronuncia. Anche Cristo nel Vangelo o S. Paolo o S. Ambrogio o S. Agostino o S. Gregorio Magno o S. Francesco di Sales nei loro insegnamenti si esprimono in questo modo. Un ἅπαξ nel Magistero della Chiesa non significa assolutamente errore o sconvenienza o inopportunità o cose del genere, ma può essere privilegio o esprimere eccellenza. Anche la verginità di Maria SS.ma o la missione del Battista o quella di Mosè sono stati un ἅπαξ, e non per questo non ammiriamo questi prodigi unici dell’inventiva di Dio.

3. La Gerarchia sconfessa quotidianamente il Magistero con incontri di preghiera in cui la communicatio in sacris con eretici e scismatici, e finanche con i pagani e gli idolatri, è data ormai come cosa normale. 

R – La cosa non mi risulta. Potranno eventualmente essere casi isolati. Ma non si può parlare in generale della «Gerarchia».  E quand’anche ci fosse qualche caso, ciò non potrebbe assolutamente costituire un’obiezione alla validità del Novus Ordo, che suppone, allo stesso modo del Vetus Ordo, la condanna assoluta e la fermissima detestazione di ogni profanazione e sacrilegio.

4. Quel che il Clero afferma dai pulpiti e ciò che comprendono i fedeli è l’esatto opposto di quel che la Chiesa insegna. Sarà anche vero che Dignitatis humanae può esser considerata compatibile con Mortalium animos: ma non è ciò che dicono gli esponenti della neo-chiesa, «col risultato che i protestanti sono rimasti tali e i cattolici diventano protestanti». 

R. –  La direzione delle attività ecumeniche è stata fino a pochi anni fa in mano al Card.Kasper, che le ha guidate ignorando completamente l’ingiunzione della Unitatis redintegratio (n.3) di operare al fine di condurre i fratelli separati ad abbandonare i loro errori e ad arrivare alla piena comunione con la Chiesa Cattolica. I kasperiani ignorano questa parte dell’Unitatis redintegratio, che riprende l’auspicio della Mortalium animos, ossia che i fratelli separati vogliano un giorno entrare nella Chiesa cattolica, e al suo posto propongono adesso la cristologia rahneriana. Kasper, del resto, già più di quarant’anni fa sosteneva una cristologia eretica di ispirazione hegeliana, per la quale Dio non è immutabile e impassibile, ma patisce e diviene nell’uomo,  nel mondo e nella storia . Ora, come sanno bene gli storici della teologia, la teologia hegeliana, per espressa dichiarazione di Hegel, è lo sviluppo culminante, panteista, della cristologia luterana, la quale così è più vicina al cattolicesimo di quanto non lo sia Hegel, che peraltro è l’ispiratore anche della cristologia rahneriana. Si comprende allora perchè i protestanti dialoghino così volentieri con questi pseudocattolici e come sia possibile che i protestanti rimangono protestanti o anche peggio, mentre i cattolici diventino protestanti.

5. Ella mi chiede: «Se un calvinista non crede nella transustanziazione, come fa ad usare la II Prex?». É proprio questa la cosa gravissima: mentre nell’antico rito l’intenzione e le finalità della Messa erano esplicitate non solo in termini generali, ma anche costantemente nei testi liturgici e massimamente durante il Canone, nel nuovo rito esse sono omesse a tal punto, che anche un luterano che non intende celebrare la Messa ma solo rievocare l’Ultima Cena può usare il Messale montiniano, perché non vi trova nulla che contrasti con i suoi errori.

R. – Quello che Ella dice della II Preghiera eucaristica non corrisponde a verità, perché l’intenzione e le finalità della Messa sono chiaramente e sufficientemente espresse nelle parole, che il celebrante dice al momento dell’offerta delle oblate consacrate: «Ti offriamo, Padre, il pane della vita e il calice della salvezza», dove è evidente l’offerta del sacrificio, ossia della Vittima divina al Padre, fatta dal sacerdote, che unisce se stesso e il popolo al Sacrificio di Cristo per la remissione dei peccati, secondo le parole della consacrazione precedentemente pronunciate. Ciò non ha nulla a che vedere col rito calvinista o luterano, nel quale il ministro o presidente dell’assemblea non offre alcun sacrificio, ma semplicemente commemora la presenza mistica del Signore nella comunità radunata in suo nome nei simboli o nei segni del pane e del vino, che non divengono affatto il corpo e il sangue del Signore, ma restano pane e vino, nei quali è realmente presente il Signore (Lutero) o che simboleggiano la presenza spirituale del Signore nella comunità (Calvino).

 6. Quello stesso ministro eretico non potrebbe usare il Messale antico, perché tanto l’Offertorio quanto il Canone Romano lo costringerebbero a riconoscere il valore sacrificale del rito, ed i fini latreutico, di azione di grazie, propiziatorio ed impetratorio che egli nega. Avviene lo stesso anche nell’architettura sacra: un luterano non trova nulla di contrario ai suoi errori nell’assetto dell’altare a mo’ di tavola versus populum e nell’assenza del tabernacolo, mentre si rifiuterebbe di celebrare ad un altare tridentino, che da solo esprime la fede cattolica. 

R. – Il ministro eretico non può accettare nè il Messale del Novus Ordo, né quello Tridentino, perché nell’uno come nell’altro, seppure più in questo che in quello,  si esprime chiaramente l’offerta del sacrificio della Vittima divina al Padre nello Spirito Santo, fatta dal sacerdote in persona Christi per la remissione dei peccati. Per quanto riguarda l’altare nel Novus Ordo, ne ho già parlato nella tornata precedente. Qui mi limito ad osservare che l’altare del Novus Ordo, non è affatto un semplice «tavolo», anche se è possibile mettervisi attorno, ma è più alto di un tavolo, è un vero e proprio altare, perché non è possibile mettersi a sedere attorno ad esso come se fosse un tavolo.

7. E quando Ella dice che «nella Cena luterana non tutto è sbagliato», mi permetto di ricordarLe che quel che di accettabile vi è nella liturgia eretica è un residuo dell’integrità di bene ch’è stato usurpato alla Messa cattolica; e che ciò che di buono può esservi, è corrotto dagli errori cui si accompagna, come l’acqua limpida e pura è contaminata da una sola goccia di veleno. 

R. – L’atteggiamento del Concilio nei confronti del mondo moderno, e quindi nei confronti della liturgia protestante, trova, a mio giudizio, il suo paradigma nel discernimento e nella carità del buon samaritano, come ci ha ricordato più volte Papa Francesco. Nel culto divino, come in tante altre cose della vita cristiana, Lutero si illuse di purificare, di rimediare e di riformare; ma in realtà spogliò, ferì, decurtò, deformò, distrusse, come fecero i briganti, che assalirono il povero viandante lasciandolo mezzo morto sul ciglio della strada. Chissà, forse i briganti hanno creduto di ridimensionare, derubandolo, il povero viandante. Gli hanno tolto quello che, secondo loro, non gli serviva e poteva servire a loro. Lutero ha rubato al Papa l’infallibilità e l’ha avocata a sè. Ancor oggi, dopo cinque secoli, ci domandiamo: ma che tipo di riforma è stata quella che distrugge e deforma? Eppure, non tutti i valori cristiani sono stati distrutti dalla «riforma» di Lutero. Chi è mezzo morto, è mezzo vivo. Lutero ha lasciato alla Chiesa una liturgia mezzo morta, e questo ce lo ricorda il Vetus Ordo; ma anche mezzo viva, e questo ce lo ricorda il Novus Ordo. Il Concilio ci avverte di non fare come quel sacerdote che passa oltre, ma di piegarci compassionevolmente su quella liturgia luterana agonizzante per ridarle vita.

8. Ella mi conferma: «Le modifiche da Lei accennate saranno pure in consonanza col rito protestante; ma essendo in sè innocenti, non c’è da preoccuparsi, bensì da rallegrarsi che lì ci incontriamo con i protestanti», e ribadisce: «si può certo intuire la volontà del Liturgista di avvicinare la Messa cattolica alla Cena luterana». Di innocente, nel tacere la verità ed anzi nell’adeguare il rito cattolico alla sua parodia luterana, non vi è proprio nulla, perché una cosa può esser l’apostolato per il ritorno dei dissidenti in seno all’Unico Ovile, altra cosa è far propria l’espressione liturgica dei loro errori nella preghiera ufficiale della Chiesa, come se ciò non conducesse anche a far propria l’eresia: il che è sotto gli occhi di tutti. Chieda ad un fedele qualsiasi cos’è la Messa, ed avrà la definizione protestante della Santa Cena. 

R. – Quello che la riforma liturgica conciliare è andata a recuperare nella Cena luterana assomiglia un po’ a quello che il buon samaritano è riuscito a rimediare nel viandante mezzo morto. 

9. Leggo: «Non sono un modernista. Ma se si apprezza il nuovo, non per questo si è dei modernisti, se questo nuovo è buono e in continuità con l’antico. E questo è ciò che intendo dire, questa è stata l’opera del Concilio». Non vedo nulla di buono né in continuità con l’antico, nella situazione presente della Chiesa. Non stiamo parlando di casi rari e condannati dall’Autorità, ma dell’Autorità stessa che se ne fa promotrice e che presenta il Vaticano II come il primo concilio della nuova religione, della neo-chiesa che si definisce conciliare. E dire che lo ammette Lei stesso: «Anche il fatto che una donna nel corso della Messa proclami le Letture precedenti al Vangelo o dia un annuncio ai fedeli o distribuisca la Comunione o la Comunione nella mano sono cose che in duemila anni non si erano mai viste». Dov’è questa fantomatica continuità con l’antico? E perché, visto che si proclama la fedeltà alle Sacre Scritture, si è abolita senza ragione l’antichissima tradizione di velare il capo delle donne (suore comprese), che pure è prescritto da San Paolo (I Cor 11, 1-6 e 13-16)? E non trova contraddittorio, reverendo Padre, affermare: «Le scelte liturgiche della Chiesa non esprimono sempre lo sviluppo armonico di un dato precedente, ma possono esprimere una novità assoluta o un cambiamento di direzione», quando sostiene che la condizione per non esser Modernisti è che vi sia «continuità con l’antico»?

R. – Nella storia della liturgia, come anche in altri fenomeni dell’umano progresso, come per esempio nel diritto o nella tecnica o nei costumi morali o civili, esiste una duplice forma di progresso: o per cambiamento o per sviluppo. Una novità lecita, legittima e benefica può sorgere o per cambiamento, che implica discontinuità o per sviluppo o esplicitazione, che implica continuità. La prima è la novità assoluta, senza precedenti. La seconda è novità relativa all’antico, dal quale sorge. La rottura col passato, invece, non è sana, a meno che non sia un passato cattivo. La discontinuità non è necessariamente cattiva, se non offende un valore del passato tuttora in vigore. Restando nel campo della liturgia, la continuità col passato è doverosa, laddove sono in gioco valori perenni ed immutabili, per esempio un’innovazione nel modo di fare l’omelia della Messa o l’esposizione del SS.Sacramento o nel modo di costruire l’altare. La discontinuità o novità assoluta, invece, è lecita e benefica, quando essa è giustificata da un sano progresso, come è stato quello della dignità femminile, riconosciuto dalla Chiesa, negli ultimi due secoli. È questo retroterra sociologico, culturale e psicologico, che ha indotto la Chiesa a istituire ministeri e servizi liturgici o paraliturgici femminili.

10. Mi pare di aver portato numerosi esempi a conforto delle mie argomentazioni, ma non posso non notare da parte Sua – ritengo in buonafede – la volontà di non vedere la realtà, cercando di adeguarla a un postulato indimostrabile, anzi sconfessato ampiamente dai fatti. Una volontà incomprensibile, vista la débâcle totale ed assoluta di questi ultimi decenni. Capisco che per Lei può esser difficile e probabilmente fonte di gran pena vivere coerentemente con la Sua fede e con il Sacerdozio che ha ricevuto in seno alla Chiesa conciliare, senza sentirsi un paria. Ma se continuerà a difendere contro ogni ragionevolezza il parto di quella setta di eretici che si è infeudata nella Chiesa, Ella vanificherà quel Sacerdozio e quella fede, e dovrà renderne conto a Dio. Il Signore non Le chiederà se ha difeso un documento pastorale che Ella riconosce gravemente lacunoso ed equivoco, ma se ha combattuto il bonum certamen. Probabilmente, se Lei ed io ci parlassimo a tu per tu, senza render di pubblica ragione le nostre riflessioni, Ella direbbe ciò che molti altri confratelli pensano: siamo ostaggi di una Gerarchia composta in massima parte di Modernisti – me ne ha citati molti, tutti con cariche ufficiali e incarichi di prestigio – che non ci aiuta né a render onore a Dio né a condurre a Lui le anime. Quel poco che riusciamo a fare, lo facciamo remando contro chi viceversa dovrebbe aiutarci, difenderci, incoraggiarci. 

R. – Io accolgo con vera convinzione la Chiesa nata dal Concilio. Per questo mi oppongo a modernisti e a lefevriani, che la stanno ferendo e offendendo.  In questa Chiesa mi sento pienamente a mio agio, perché in essa riconosco facilmente la Sposa di Cristo, Madre Maestra. Quello che mi fa soffrire, mi fa pena e mi provoca a sdegno, è precisamente il constatare quanto è frainteso il Concilio, sia dai modernisti, che vorrebbero farne il portabandiera del loro modernismo, e sia dai lefevriani, che credono erroneamente che il Concilio abbia tradito la Tradizione. Riscontro peraltro una certa tendenza buonistica, ingenua e troppo ottimista nella pastorale del Concilio. Ma ciò non mi scandalizza, perchè so che nella pastorale la Chiesa può sbagliare. Invece accolgo senza riserve le dottrine del Concilio, che rispecchiano e spiegano le verità della fede, anche se il linguaggio non è sempre chiaro. Quanto ai modernisti, essi non riescono ad avere argomenti contro di me, per cui non sanno contrastarmi se non col disprezzo, la calunnia e la persecuzione, perché li combatto non da posizioni preconciliari, ma sul loro stesso terreno, quello della riforma conciliare e li accuso di essere dei falsi riformatori. Non mi importa niente di «sentirmi un paria» ai loro occhi. Non m’interessa essere giudicato degli stolti, ma dai sapienti, cioè da coloro che vivono in comunione con la Chiesa e col Papa, senza adularlo, ma anche senza disprezzarlo, seguendolo come maestro della fede, ma anche richiamandolo con franchezza e rispetto filiale alla specialissima ed insostituibile missione, che Cristo gli ha affidato ed al compimento del suo altissimo dovere. Se Ella crede che io stia a «difendere contro ogni ragionevolezza il parto di quella setta di eretici che si è infeudata nella Chiesa», si sbaglia di grosso. Si vede che non conosce i miei scritti. Io ho cominciato a confutare le eresie di Rahner fin dalla mia tesi di dottorato in teologia all’Angelicum nel 1984, e da allora non ho mai smesso, fino a scrivere contro di lui nel 2009 un libro  di 350 pagine a difesa del vero significato del Concilio da lui falsificato. Se Lei consulta la mia bibliografia, troverà che nelle mie pubblicazioni ho confutato tutti i principali eretici del nostro tempo. Certo, mi sono procurato insulti e persecuzioni. I miei nemici digrignano i denti, ma non sanno come confutarmi, perché non possono. L’unica loro arma è la calunnia, che usano abbondantemente, attirando su di sé l’ira divina vendicatrice.

11. Se mi permette, preferisco esser tacciato di elitarismo, di essere un passatista, di aver complessi di superiorità per il fatto di voler rimanere Cattolico, piuttosto di finire nella ben più cospicua schiera di chi si macchia di indisciplina, modernismo, offesa alla tradizione, volgarità, buffonerie, demolizione, trascuratezza, sciatteria, empi arbitrii, profanazioni, baldorie fuori luogo, raduni mondani, manifestazioni pauperistiche, comizi politici, chiassate, spettacoli sconci nelle chiese e sacrilegi. Ma a furia di costruir ponti, la neo-chiesa si è lasciata invadere dagli eretici, dai lussuriosi e dalla feccia dell’umanità, mentre avrebbe dovuto convertirli per accoglierli nella Cittadella, figura della Gerusalemme celeste. E qui non possiamo non vedere l’opera di Satana, che è riuscito a reclutare tra i suoi servi lo stato maggiore dell’armata cattolica, seminando disordine ed ammutinamento tra i soldati. Lei parla della Chiesa come Madre e Maestra, ma Ella confonde una Gerarchia corrotta dall’errore e dal vizio con la Sposa di Cristo, e pare non volersi rassegnare all’evidenza, come se denunciando l’infedeltà dei Pastori si ottenesse in qualche modo macchiare l’istituzione ch’essi indegnamente rappresentano. 

R. – Sono convinto che la causa principale dei mali, delle sofferenze, degli scandali  e della corruzione oggi esistenti nella Chiesa, sono la cattiva condotta della maggioranza della Gerarchia e la negligenza del Papa nel porre fine o almeno nel porre un freno a tutto ciò. «Le leggi son – direbbe Dante -, ma chi pon mano ad esse?». Senonchè, però, si sente dire che chi invoca la legge è un legalista, un fariseo, un rigido, un ipocrita, un «giudice». «Valori non negoziabili»? Come sarebbe a dire? Tutti i valori sono negoziabili! Come diceva il Card.Martini: «Non dobbiamo dare nulla per scontato». Anche Dio è un valore negoziabile, se trovo qualcosa di meglio. E quando il cattivo esempio viene dall’alto, esso dilaga senza freno, giacchè ogni l furbetto dice: ma se fa così il capo, perché non potrei farlo anch’io? E se tace e non ci castiga, vuol dire che lo permette. Anzi, per compiacerlo, facciamo come lui! Detto questo, però, stiamo attenti a non condannare la Gerarchia in blocco o come tale, come fecero Jan Hus nel sec.XV e Lutero, e come fanno i teologi della liberazione, per esempio Leonardo Boff, o come dice Schillebeeckx, il quale sostiene che la Gerarchia non è stata fondata da Cristo, ma è nata nel sec. IV, ad imitazione della struttura dell’Impero Romano. Occorre invece, come hanno fatto i Santi profeti e riformatori, da S.Gregorio Magno, a Gregorio VII, a S. Pier Damiani, a S. Bernardo, a S. Caterina da Siena, al Savonarola, richiamare Papa e vescovi a fare il loro dovere, se non vogliono andare all’inferno.

12. Ci troviamo oggi a vivere in una situazione storica praticamente identica a quella che la Chiesa affrontò all’epoca dell’eresia ariana: la maggioranza dei Vescovi era eretica, ed aveva l’appoggio – caso più unico che raro – dell’autorità civile, con un Giuliano l’Apostata, che si avvaleva della complicità degli ariani per riconvertire i templi cattolici al culto pagano. Anche Sant’Atanasio era un passatista, un elitario, un rigido, dinanzi all’apostasia della Gerarchia. É così difficile comprendere che la crisi odierna è uguale e peggiore di quella ariana? Non ne uscì la Chiesa, pur dopo secoli, più forte e salda? Non giudichiamo il comportamento di tanti Prelati di allora come vera e propria codardia, connivenza con l’errore, brama di mantenere le cariche pur di non proclamare la verità, ricoprire funzioni di nomina imperiale con lo scopo di demolire dall’interno la Chiesa? E cosa vi è di così diverso da quel che avviene oggi?

R. –  Oggi sta avvenendo la stessa cosa, solo che il rimedio non è tornare al preconcilio e al Vetus Ordo, col rifiuto della riforma conciliare e del Novus Ordo, ma è l’attuazione reale e sincera della riforma conciliare contro la sua storpiatura operata dai modernisti, vincendo la resistenza irragionevole dei lefevriani.

13. Vorrei chiederLe, se dopo aver enumerato tutti quegli eretici e sacrileghi – cui aggiungerei la schiera dei lussuriosi molestatori di fanciulli e sodomiti che quotidianamente vengono condannati da tribunali civili dopo decenni di coperture ecclesiastiche – Ella non si domandi: Chi li ha ordinati sacerdoti? chi li ha consacrati Vescovi? chi ha loro imposto il galero cardinalizio? chi li ha nominati alle più alte cariche nella Curia, nelle Conferenze Episcopali, negli Atenei pontifici? chi li ha chiamati come esperti al Concilio? Eppure si sapeva, e si sapeva ch’essi erano non solo viziosi immorali, ma anche eretici dichiarati. Questa generazione perversa e degenere (Fil 2, 15) è riuscita ad assurgere ai vertici della Chiesa non con la violenza, ma ex audientia Sanctissimi. Se ne faccia una ragione, prima che assieme ad essa vengano trascinati nel fango anche i tanti, tantissimi buoni sacerdoti che finora hanno subìto in silenzio per timor di scandalo. Oportet ut scandala eveniant. 

R. – Le rispondo con un’altra domanda: come hanno fatto Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II a diventare Santi? Perché i Pontefici seguenti li hanno fatti Santi? In base a quali meriti? Perché hanno promosso o tollerato gli eretici, i ribelli e i corrotti? La risposta è più che evidente. Perché hanno esercitato le virtù eroiche. Ma quali, soprattutto? La sapienza nello zelo per la sana dottrina, la giustizia nella condanna degli errori, l’umiltà nell’ascoltare le esigenze e i bisogni del popolo di Dio e dell’umanità di oggi, la loro mitezza e parresia evangeliche, la tenera pietà mariana, il culto dei Santi, l’instancabile opera di evangelizzazione, la pietà nella promozione del culto divino, la cura per l’educazione cattolica, per la formazione del clero, per il progresso della teologia e per la vita religiosa, la carità nel colloquio con i non cattolici, l’abilità nel risolvere i conflitti e nel favorire accordi di pace, la prudenza nel governo della Chiesa, la pazienza nelle avversità, l’indipendenza dalle seduzioni dei poteri di questo mondo, la loro «unione a Gesù Crocifisso e abbandonato», come diceva Chiara Lubić. E allora, Ella Lei ribatterà, come mai, come hanno potuto tollerare quei mali che Ella elenca? Non se ne sono accorti? Non sono stati informati abbastanza? Sono stati ingannati? Queste cose possono essere accadute in parte. Ma io penso che sapevano, ma non hanno potuto intervenire, per cui hanno dovuto sopportare. Non c’è altra spiegazione.

14. Sono certo che, quando la Chiesa si sarà liberata dei nemici che l’eclissano nella sua dottrina, nella sua morale e nella sua liturgia, una delle prime cose che spariranno sarà il rito riformato. Spero che allora, obbediente all’autorità legittima del Romano Pontefice, Ella accetterà di buon grado di celebrare il venerando Rito cattolico, adoperandosi perché i fedeli ne traggano quei frutti spirituali ch’Ella loda ed apprezza. E che, con pari obbedienza all’Autorità, abbandoni la difesa di quello che allora sarà finalmente condannato come Conciliabolo di Roma.

R. – S.Paolo VI disse a Mons.Lefebvre: «Il Concilio Vaticano II ha la stessa autorità del Concilio di Nicea». Dunque, caro Baronio, è profondamente  irriverente nei confronti del Magistero della Chiesa e di quella Tradizione, che Ella vuol difendere, definire «conciliabolo» il Vaticano II. Pertanto, la «Chiesa si sarà liberata dei nemici che l’eclissano nella sua dottrina, nella sua morale e nella sua liturgia», non con l’abolizione del Novus Ordo e la condanna delle dottrine del Vaticano II, idea stoltissima, ma, al contrario, accogliendone e sviluppandone le dottrine, conservando il Vetus Ordo e confermando il Novus, mantenendo quanto c’è di valido nella sua pastorale e correggendo semmai la tendenza buonista con il ripristino di un saggio congiungimento, da parte dell’autorità, dell’esercizio di una giusta severità con una prudente misericordia, che non sia un pretesto per evadere la legge, ma favorisca quel giusto mezzo tra rigorismo e lassismo, quella sintesi di fede e di ragione, di conservazione e di progresso, di sacro e profano, di tradizione e rinnovamento, di tolleranza e di intransigenza, di democrazia ed autorità, di disciplina e di libertà, che sono i fattori fondamentali ed irrinunciabili delle grandi civiltà e della santità della Chiesa.

15. Durante l’Avvento, ed in particolare durante la Novena, nelle chiese cattoliche si canta: Veni Emanuel, captivum solve Israël. Vieni, o Emanuele: libera Israele prigioniero. Una preghiera che invoca da Dio la conversione dell’antico Israele, affinché cada il velo che gli impedisce di riconoscere il Salvatore e Nostro Signore Gesù Cristo; e la conversione del nuovo Israele ch’è la Chiesa Santa, oggi prigioniera della haereticorum perfidia. Possa questo auspicio unirci intorno al Re Bambino.

Dormi, o Celeste: i popoli

Chi nato sia non sanno;

Ma il dì verrà che nobile

Retaggio tuo saranno;

Che in quell’umil riposo,

Che nella polve ascoso,

Conosceranno il Re.

R. – Faccio completamente miei questi pii voti ed auspici, invocando per Lei e per i suoi Cari l’abbondanza delle grazie e delle benedizioni, che il nostro Re divino, dalla culla di Betlemme, viene a far scendere su coloro che lottano e soffrono per l’avvento del suo Regno.

P. Giovanni Cavalcoli,OP

Varazze, 19 dicembre 2018

Terzo Giorno della Novena di Natale 

Note:

[1]Cf il mio libro  Il mistero della Redenzione, Edizioni ESD, Bologna, 2004, pp.318-343.

  (2 ) Karl Rahner. Il Concilio tradito, Edizioni Fede&Cultura,Verona 2009.



Oggi è il 115° giorno in cui il Pontefice regnante non ha, ancora, risposto.


“Quando ha saputo che McCarrick era un uomo perverso, un predatore omosessuale seriale?”

“È vero, o non è vero, che mons. Viganò lo ha avvertito il 23 giugno 2013?”

Joseph Fessio, sj: “Sia un uomo. Si alzi in piedi e risponda”.




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40 commenti

  • Gederson ha detto:

    Il grave problema di questa applicazione della parabola del buon Samaritano è che quando la Chiesa tratta il viandante, aggredisce a sè stessa, perchè non tratta la vittima ma l’aggressore. Forse, è per questa raggione che il cardinale Kasper sostiene una teologia eretica a 40 anni all’interno Della Chiesa e in posti importanti. Il fatto è che se vuole fare, secondo le parole del Padre Cavalcoli, al rito protestante ciò che il buon Samaritano ha fatto con il viandante, ma non se vuole fare lo stesso con le vittime della teologia eretica del cardinale Kasper. Anche non se vuole fare il buon Samaritano con le vittime degli modernisti nella Chiesa. Questa applicazione della parabola del buon Samaritano non ha senso, perchè se vuolle trattare le vittime in quanto se lascia libero gli aggressori. Anche perchè se vuole essere dei buonni Samaritani appena per chi è al di fuori della Chiesa. In quanto chi se veramente se assomiglia al viandante è la Chiesa dopo il Concilio, e nessuna alta autorità gli ha trattato come il buon Samaritano ha trattato il viandante.

  • Fabrizio Giudici ha detto:

    Senza entrare nel merito teologico di molte cose, che non ne sono in grado, esprimo una serie di perplessità, riferite anche ai commenti sotto.

    1. È vero che in molti Concili del passato ne facevano di cotte e di crude. Non è questo il problema (salvo che, nel caso del CVII, le ricostruzioni storiche ormai ben documentate mostrano l’intento truffaldino dei modernisti). Ma quello che io vedo di tutta la storia precedente è che, dopo un Concilio, le sue conclusioni erano chiare. Potevano esserci dispute e discussioni, ma alla fine chi non era d’accordo se ne andava fuori, e gli altri restavano dentro. Quando mai è successo che _gli stessi documenti_ venivano interpretati da due parti diverse _in modo opposto_, fino a portare a quello che da tempo definiamo come “scisma sommerso”?

    2. Indipendentemente da cosa si pensi del CVII, è un fatto evidente che i modernisti sono andati al potere sfruttando i documenti di quel Concilio. Ammettendo per un attimo che ciò sia solo frutto di una manipolazione, come è potuta accadere? Quando mai è successa una cosa del genere in passato? Quando mai eretici hanno preso il potere sfruttando le conclusioni lecite di un Concilio valido?

    3. Con tutta la stima per padre Cavalcoli, che seguo da molti anni sull’Isola di Patmos… “Ma io penso che sapevano, ma non hanno potuto intervenire, per cui hanno dovuto sopportare. ” non è una spiegazione ragionevole. Erano o non erano la massima autorità della Chiesa? Per quale motivo “non hanno potuto intervenire”? Francesco non sta facendo tutto quello che vuole, in tutti i campi, senza che nessuno lo possa fermare? E allora chi o cosa ha potuto fermare gli altri due?

    4. Come è possibile che un manipolo di modernisti abbia potuto prendere il potere senza essere fermato? Come ha fatto a diventare maggioranza? Perché vediamo pochissimi vescovi coraggiosi cercare di far qualcosa, mentre altri stanno come inebetiti e zitti? Com’è che la parte correttamente interpretata del Concilio non li rende forti e coraggiosi? Stessa domanda per i fedeli: com’è che in massa si lasciano inebetire dalla propaganda di questo regime? E, si badi, non sto parlando di quelli che, volendo giustificare il proprio peccato, hanno tutto da guadagnare: parlo di tutti gli altri. Com’è che è capitato un Papa “negligente” proprio ora, dopo secoli che non se ne vedevano? Per caso?

    5. Cristo non ci ha insegnato che “dai frutti conoscerete l’albero”? Non dice niente l’abbondanza di frutti velenosi che ci stanno appestando? Che, al loro confronto, quelli buoni scompaiono? Per favore non venitemi a parlare dei “carismi” delle realtà ecclesiastiche post-conciliari, che si sono già quasi tutte allineate al pensiero dei novatores.

    6. Com’è che nessun teologo che difende il Concilio Vaticano II ha mai previsto che saremmo arrivati a questo punto, neanche lontanamente? Com’è che si prevedeva la “primavera”, ma è subito arrivato l’inverno? E lo diceva già Paolo VI: per non dire che in questi ultimi anni è del tutto evidente che molti sono stati colti di sorpresa dal comportamento di un papa che non ritenevano possibile, intendo teologicamente. E com’è che invece proprio i critici, inascoltati per decenni, avevano invece previsto questo sfacelo? E pure nei dettagli, ovvero nei punti specifici del Concilio che giudicavano criticamente?

    • Claudius ha detto:

      Mi associo alle tue domande molto puntuali e che vanno al centro della questione. I fans del “concilio” e dello “spirito del concilio” amano parlare per slogan e per dogmi, ma non hanno mai saputo rispondere a nemmeno una delle tue domande in maniera convincente.

  • Cesare Baronio ha detto:

    Cari amici,

    il commento di padre Cavalcoli a quella che ritenevo una mia risposta conclusiva mi impone, non fosse che per dovere di urbanità, un’ultima nota, che sto preparando.

    Come potrete immaginare, l’imminenza del Santo Natale suggerisce di concentrarci sulla meditazione dell’Incarnazione del Salvatore, sulla Confessione sacramentale e sulla Santa Comunione durante questi giorni ricchi di grazie.

    Invito voi tutti a santificare questo momento dell’anno liturgico seguendo la Santa Messa celebrata nel rito perenne della Chiesa. Ma soprattutto vi raccomando di offrire la vostra Comunione in riparazione allo scandalo dei Pastori e per impetrare al Cielo che ci conceda santi Sacerdoti, santi Vescovi e un santo Pontefice. La nostra preghiera, deposta ai piedi del Re Bambino, è la più efficace risposta all’infedeltà di molti.

    Con i migliori auguri per un sereno, santo e… tridentino Natale.

    Ceare Baronio +

  • giulio ha detto:

    UNA DOMANDA PER VERI ESPERTI

    Leggo che il Novus Ordo sarebbe stato costruito prendendo parti della Cena luterana, parti che secondo Padre Cavalcoli sarebbero buoni e perciò utilizzabili e CHE secondo altri sarebbero nefasti. Claudius si è chiesto, ma in fondo – buoni o cattivi – che glieli abbiamo presi a fare?

    La domanda che faccio agli esperti e che mi serve per capire meglio tutto il dibattito è: quali sono le parti della Messa N.O. che risultano essere state prese dalla liturgia luterana?
    Se poi qualcuno mi indica anche che cosa della liturgia luterana era stato preso dalla Messa cattolica (qualcuno ha parlato di parti “usurpate”) mi aiuta ancora di più.
    Grazie in anticipo.
    Giulio

  • Mikhael ha detto:

    Il N.O. è accettabile per grazia di Dio nella fedeltà del sacerdote che celebra secondo le intenzioni di sempre della Chiesa Cattolica e non del suo simulacro!
    Per il resto la Santa Messa in rito antico è quella gradita in Cielo. Le disquisizioni teologiche tra i due riti sta a quella tra la bellezza della musica di Morricone e quella di un rapper. Ma di questi tempi si direbbe che è pur sempre musica anche quella sciatta di un rapper!

  • Adriana ha detto:

    Eh , si ! C’è molto di buono da imparare dai Luterani ! Ha fatto
    benissimo il nostro Biancovestito a scomodarsi per andare a omaggiare Lutero in Svezia dove la Vescova di Stoccolma – che ha
    un figlio piccolo con la sua moglie lesbo-prete ha suggerito come
    rendersi più gradevoli a quelli di altre fedi . Come ? Ad esmpio , facendo in modo che una chiesa della sua diocesi rimuova tutte
    le croci ( sgradevoli e opprimenti ) e crei invece “segni-guida ”
    che mostrino la direzione della Mecca a beneficio dei fedeli
    ( in che ? ) musulmani . Ecco un bell’esempio di ” installazione ideologica ” creativa da imitare . E che tra poco sarà sicuramente
    imitato dai preti della chiesa cattolica in corsa per il primato della creatività- Grazie alla cortesia di Deutero mi sono studiata il
    testo finale del CVII . Per usare una metafora , la rete ” Piscatoria ” degli Apostoli ( fatta per raccogliere i pesci ) vi è stata dotata di fori tanto grandi tra le maglie da far entrare tutti i ” mostri ” del
    mare , compresi i ” calamari giganti “, e da far scappare i pesciolini – nazirei – dei branchi ” normali “. Detto in altre parole ,
    mi appare come un documento scritto in “politichese “, simile ai tanti compilati ai tempi in cui la Corazzata Potemkin dominava in
    ogni dibattito da Cineforum e non era ancora intervenuto il rag. Fantozzi a ” ridimensionare ” la portata dei vaniloqui con la famosa frase ” tacitiana “. Che poi i Papi -santi subito -debbano costituire la garanzia di tanta “politicità “, lo trovo risibile . Siano pur santi per il loro nascosto percorso spirituale. Infatti , come scrive Dante , neppure per le scomuniche ecclesiastiche non si perde tanto che non si possa ancora ricuperare l’amore di Dio ” mentre che la speranza ha fior del verde “. Figurarsi quando si tratti di Papi non scomunicati ! Ma il sigillo della loro santificazione è stato
    ” timbrato ” dal documento finale conciliare , che , letto accuratamente contiene le aperture indispensabili a ogni interpretazione creativa del messaggio cristiano , compreso il ” cherry picking ” del Biancovestito che continua ad affliggere tanti , e in particolare il buon Deutero .

  • Pier Luigi Tossani ha detto:

    Leggiamo sulla “Bussola”, qui

    http://www.lanuovabq.it/it/messe-senza-prete-da-aosta-a-rimini-ormai-e-un-contagio-1

    che, mentre Cavalcoli e Baronio dibattono sulla validità di VO e NO, ormai è evidente che il processo di distruzione della Messa “tout court” ad opera della Chiesa modernista è una lotta senza quartiere, sempre più totale, che non conosce limiti, fino all’esito finale… dal Novus Ordo, alla conclamata inutilità dell’Eucaristia, attraverso la propaganda della liturgia della parola.

    “Non praevalebunt”, certo, ma ci sono e ci saranno molte vittime. Però, per il fedele cattolico, la soluzione, come al solito, è elementare: abbandonare le Messe dei modernisti e le liturgie laiche “a sorpresa”, e traslocare armi e bagagli, fino a ordine ristabilito, alle celebrazioni col Vetus Ordo.

  • olimpio ha detto:

    sulla sacra cena.

    dato che gli evangelici riconoscono il matrimonio civile e’ un bene che non sia eucarestia: sarebbe sacrilegio.
    In quanto alla comunione spirituale non so se vi accedano dato che non so cos e e che frutti porta, anche ai cattolici!!

  • olimpio ha detto:

    Ricordo una vecchissima discussione sul segno del soprannaturale tra Cavalcoli e padre Penasa sulla cosidetta Parusia intermedia.

  • Echenique ha detto:

    ¿ Da 40 anni ? Forse, ma non era il teólogo di fiducia di Giovanni Paolo II ne di Benedetto XVI, come ne é adesso con Bergoglio, che ha applaudito la sua teologia come teología in ginocchio.

  • Roberto ha detto:

    Mi permetto di insistere su un tema che ho già sollevato in un precedente post della presente disputa.
    Padre Cavalcoli difende a spada tratta il CVII e, al punto 14, risponde:

    S.Paolo VI disse a Mons. Lefebvre: «Il Concilio Vaticano II ha la stessa autorità del Concilio di Nicea». Dunque, caro Baronio, è profondamente irriverente nei confronti del Magistero della Chiesa e di quella Tradizione, che Ella vuol difendere, definire «conciliabolo».

    Leggendo la storia e gli atti del CVII, personalmente ho avuto l’esatta sensazione di un “conciliabolo” (di un manipolo di persone) simile alle dispute politiche nella peggiore accezione del termine.
    Devo quindi intendere che gli esiti, IN OGNI CASO, osservino la volontà dello SS, oppure è possibile che i risultati del Concilio possano avere assunto una strada diversa, umana, troppo umana?
    Se perfino Paolo VI, negli ultimi anni, sembra aver criticato certi risultati del Concilio, allora anche lui era irriverente?
    Se Padre Cavalcoli accetta senza riserve gli insegnamenti del Concilio, devo ritenere che sia non per semplice obbedienza, ma perché anche lui, in scienza, coscienza e fede concorda con essi e li avrebbe sottoscritti se fosse stato presente al Concilio?
    Cambiamenti giusti, cambiamenti sbagliati…..
    Personalmente non capirò mai questa smania di cambiare. Emblematico il caso del Pater noster. A prescindere dall’esattezza teologica e filologica della modifica, era il momento di aggiungere ulteriore confusione? Questa fine precisazione teologica, ancorché fosse corretta, porterà frotte di convertiti in Chiesa? Aumenterà la fede dei pochi che ci vanno?
    Come scrive un altro lettore: ma perché mi devo avvicinare ai Luterani? Se devo insegnare ad un bambino russo, l’alfabeto italiano non è che prendo un po’ delle lettere cirilliche perché tutto sommato i suoni che rappresentano esistono anche in italiano. Se vuole credere nel vero Italiano, impari la Lingua! Oppure la Santa Chiesa Cattolica Apostolica e Romana ci ha ingannato: non possiede tutta la Verità ma solo una parte?
    Pensare che quando ero giovane, dicevo con orgoglio ai miei conoscenti, specie a qualche non credente della FGCI: “la grandezza della Chiesa di Roma risiede nella sua immutabilità! Quando sparirà il tuo PCI e la tua casa madre, l’URSS, la Chiesa sarà sempre là uguale a se stessa come negli ultimi duemila anni”. Qualche pronostico ho fatto in tempo a vederlo!

    • Paolo 2 ha detto:

      Guardi, nessun concilio è stato pacifico ed esente da colpi di mano e scorrettezze. Pensare che il CVII sia corrotto nei risultati perchè ha avuto delle opacità, significa dire che tutti i grandi concili dei primi secoli erano più che corrotti, perchè le opacità sono state ben peggiori.
      Quando si valutano documenti conciliari e di alto magistero, occorre attivare la fede e prescindere dai puri elementi storici. Nei documenti parlano la Chiesa e lo Spirito Santo. Non questo o quello con le proprie visioni o pretese personali.
      Le scorrettezze non inficiano il risultato, a cui bisogna religiosamente piegarsi.
      Gli elementi storici possono servire ai fini di una miglior comprensione delle proposizioni decise. Mai a invalidarle.
      Se non si fa questo sforzo è inutile fare i super-cattolici. Anche perchè mi piacerebbe sapere chi potrebbe dire che hanno ragione quelli che contestano. Io? Tu? Loro stessi? Solo la Chiesa è arbitro abilitato da Dio.

      • Roberto ha detto:

        Forse avrà ragione lei. Certo che sul piano storico, la mole documentaria di cui disponiamo sul CVII, non è paragonabile a nessun Concilio precedente tantomeno ai primi Concilii. Credo sia inoltre più agevole comprendere la società civile e sacra di 80 anni fa rispetto a quella di 1800 o 1600 anni fa.
        Quando mettiamo quindi a paragone “colpi di mano e scorrettezze” di ieri e di oggi, lo dovremmo fare, penso, con grande attenzione.

        Indubbiamente nell’ambito di un Concilio, ci deve essere il confronto e finanche lo scontro aperto fra i Padri. Ci mancherebbe! Vanno apposta là per confrontarsi.
        Ma qua parliamo di 10-20 Padri che hanno scientemente preparato un pacchetto di riforme i cui contenuti
        solo pochi anni prima erano considerati eretici e si sono serviti dell’ausilio di esperti i cui testi furono messi all’indice o comunque rinnegati dalla Chiesa prima del Concilio. E se anche oggi, parte della Chiesa, continua a considerare quei Padri dei propagatori di eresie (Rahner uno per tutti, visto che lo cita anche P. Cavalcoli ma potremmo elencarne altri), mi domando: possiamo ignorare tutto questo dicendo che lo SS sia stato comunque ascoltato? Non è una domanda retorica. Me lo chiedo sinceramente. La mia personale opinione è che lo SS lo possa anche tradire tappandosi le orecchie e il cuore. Si obbietterà: ma i Padri erano 3000. Come è possibile che tutti lo abbiano fatto? Dai documenti mi sembra emergano alcune risposte. Per esempio.
        I novatori (tutti presuli del Nord Europa più, con alcuni distinguo, i francesi) volevano abbattere o almeno diminuire fortemente il potere assoluto del romano Pontefice. Avevano già da tempo in cuor loro perso ogni senso di rispetto sacrale verso la figura del Papa che consideravano un primus inter pares. I conservatori invece era stati cresciuti ed educati alla più ceca obbedienza nei suoi confronti.
        Da questa disparità di vedute, chi aveva da guadagnarci erano solo i novatori i quali, quando i due Papi erano con loro (cioè quasi sempre), zittivano facilmente i conservatori ricattandoli con il primato al quale loro però non credevano. Entrambi i Papi, infatti, influenzarono i lavori talvolta indirizzando le decisioni verso il loro personale pensiero. Di Paolo VI, a onor del vero, bisogna dire che su qualche specifico tema non si volle piegare stupendo e adirando il partito dei novatori.
        L’obbedienza spiega anche un altro fatto. Perchè le votazioni erano pressochè plebiscitarie anche sui provvedimenti più aspramente avversate dai conservatori? Perchè una volta volta appurato il voto della maggioranza, magari appoggiato dall’imprimatur ufficioso del Papa, il senso di fedeltà al Pontefice imponeva loro di adeguarsi affinchè al mondo risultasse una Chiesa ad una sola voce. Fatica peraltro sprecata nel primo concilio della storia assolutamente mediatico dove i novatori sfruttarono ad arte ogni possibile mezzo di comunicazione per influenzare i lavori. L’opinione pubblica era così al corrente di tutte le divisioni e gli intrighi all’interno dei Sacri Palazzi.
        Resta il fatto, mi si dirà, che si formavano comunque delle maggioranze e c’era quindi un opinione fortemente condivisa che veniva messa ai voti. Potrei far mia l’espressione di uno dei Padri (ora non ricordo chi fosse, dovrei fare una ricerchina) che, a senso, disse che i 3000 padri erano una massa di pecore ignoranti da condurre nel proprio ovile. L’espressione riassume un fatto abbastanza oggettivo: come in una società civile qualunque, nella massa dei Padri, vi erano poche figure intellettualmente emergenti e carismatiche (degli opinion leaders si direbbe oggi). Gli altri si affidavano al più ad una schiera di “consulenti esterni” il gruppo più agguerrito dei quali erano in mano all’organizzatissimo partito dei novatori.
        Ho già scritto moltissimo. Non si può fare qui la storia del CVII e non ne sarei neppure in grado.
        Non so se Lei è un laico come me, o un religioso. Le posso assicurare che non sono un super-cattolico, tutt’altro. Però credo che ci si possa fare un’opinione diversa dal mainstream, opinione non solamente personale ma appoggiata su quella di altri molto più competenti di me, anche se oggi appresentanti di una minoranza.
        Io, di mio, posso solo dire che se il CVII lo dobbiamo giudicare dai frutti che ha portato, anche volendo benevolmente non addossargli tutte le responsabilità, viene da pensare che più di una cosa non abbia funzionato. Spetta alla Santa Madre Chiesa porvi rimedio. Sempre che qualcuno ritenga che esista un problema…

        • Paolo 2 ha detto:

          Roberto, provi a vedere cosa combinò San Cirillo di Alessandria per ”vincere” il concilio di Efeso. Capirà meglio la mia posizione.

    • papa Gregorio? ha detto:

      A proosito di concili. Parliamo un po’ del cardinale Siri? Io non condanno nessuno ma il cardinal Bertone aveva promesso che apriva gli archivi della curia genovese….Certo la questione, paradossalmente, e’ divenuta “meno grave”.
      Tornando a bomba. Siri fu tre volte per essere eletto. Dicono fosse scelto da Pio XII. Epoure non fece come Lefebvre (che non mi risulta avesse gli stessi titoli). Siamo sicuri che lo Spirito sbagli? Sulle persone si. Ma non sulla storia. Sulla chiesa. Se Dio ha soppirtato tanto….non e’ consolante snche per noi peccatori. Certo, io sono peccatore. Io posso sperare solo nel sangue di Cristo. Ma mi parevche nella storia della chiesa NESSUNO si e’ sakvato SOLO per le sue opere. Anche san Francesco ha avuto la gioventu’ perdonata…..

  • Ángel Manuel González Fernández ha detto:

    Caro Direttore informazione di oggi:
    EL MAL COMO UN BIEN Y UN DERECHO, AÑO 2017: 94.123 NO NACIDOS ASESINADOS EN ESPAÑA:
    https://www.mscbs.gob.es/profesionales/saludPublica/prevPromocion/embarazo/docs/IVE_2017.pdf
    LA MISERICORDIA DE DIOS ES INFINITA… PERO NO TRAGARÁ POR MUCHO TIEMPO TANTA SANGRE INOCENTE: APOCALIPSIS 6:10-11
    http://www.worldometers.info/abortions/

  • Astore da Cerquapalmata ha detto:

    Concordo totalmente con padre Cavalcoli.
    Non sono certo un esperto di liturgia, ma so che la Messa si può ridurre alla Consacrazione. Cioè: qualunque sia il rito della Messa, senza la Consacrazione non c’è Messa, mentre ci fosse anche solo la Consacrazione, al di là del rispetto delle norme canoniche, la Messa sarebbe illecita, ma valida.
    Valida e, in se stessa, “potente” come le “altre” Messe.
    Come sono validissime quelle degli ortodossi, sebbene a loro manchi qualcosa della fede. Il Sacrificio di Cristo che celebrano è, infatti, lo stesso.

  • Sconsolata ha detto:

    «…Sono convinto che la causa principale dei mali, delle sofferenze, degli scandali e della corruzione oggi esistenti nella Chiesa, sono la cattiva condotta della maggioranza della Gerarchia e la negligenza del Papa nel porre fine o almeno nel porre un freno a tutto ciò…»
    Se questa è la diagnosi di un teologo – non di un detrattore qualsiasi del pontefice e dei suoi collaboratori – quali rimedi concreti si suggeriscono ( possibilmente con l’apporto incondizionato di tutti i membri del mondo ecclesiastico) per tornare “a quel dialogo nei fatti” e recuperare alla fede almeno gli smarriti che disertano le celebrazioni, mentre con nonchalance si è arrivati a consigliare di non lasciarsi prendere dall’ansia di fronte alla necessità della dismissione delle chiese, già definita con le Linee guida?

  • deutero.amedeo ha detto:

    Affinché questa disputa non rimanga uno sterile esercizio dialettico fra due sacerdoti, vorrei suggerire, a chi volesse capirne di più, una attenta e neutrale lettura della Costituzione Sacrosanctum Concilium, che è il documento ufficiale del Concilio Vaticano II sulla disciplina dei Sacramenti. Qui il link:

    http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19631204_sacrosanctum-concilium_it.html

    Buona lettura.

  • grazie ha detto:

    Grazie Tosatti per offrire uno spazio così costruttivo e necessario per la nostra Fede. Non so perché Cavalcoli assimili lefevriani ai modernisti. I lefevriani (al contrario dei modernisti) nutrono un amore viscerale per la santa chiesa cattolica nonché per la Verità, hanno fatto scelte che solo Dio potrà giudicare ma sono convinto che dormano sonni tranquilli in coscienza e verità di Cristo. consiglio a chi ha voglia di approfondire in merito…

    • ù ha detto:

      I lefebvriani, al pari dei modernisti, ritengono che, con il Concilio, la Chiesa abbia introdotto una frattura con l’insegnamento tradizionale. Sulla base di questo falsissimo presupposto – teologicamente insostenibile – i primi non accettano il Concilio e ciò che ne consegue (si tratti di conseguenze fisiologiche, si tratti di distorsioni), i secondi ne approfittano per far passare le proprie tesi ardite. Elemento comune, la superbia: i primi pensano di poter negare, i secondi pensano di poter strumentalizzare le decisioni di un Concilio sub Petro.
      Ad un livello più basso e palpabile, le conseguenze di questi due approcci speculari si possono riscontrare nel feticismo liturgico dei primi (come esempio: vedere il filmato di Lefebvre che ordina i famosi vescovi e contare le volte che si fa baciare l’anello, manco fossero i piedi del Messia) e nelle diavolerie circensi che si inventano i secondi per rallegrare le liturgie (esempi a bizzeffe).

      • Gederson ha detto:

        Nella storia della Chiesa mai se è introdotto nella liturgia elementi positivi di riti degli eretici. La Messa Tridentina c’e uno spirito totalmente diverso dello nuovo rito. Conforme se può leggere nel libro “Dall’opinione al dogma” de Padre Sisto Cartechini, Roma 1953, versione web pp 21-22:

        “Così per ciò che riguarda la liturgia, quantunque non si possa dire, come pensano i modernisti, che essa crea i dommi, tuttavia, appunto perché la liturgia riflette la fede della Chiesa, è prova di molti dommi e perciò di molte verità teologicamente certe. Non c’è dubbio che nel modo con cui la Chiesa prega e loda il Signore, esprime ciò che crede e come lo crede e in base a quali concetti essa onora pubblicamente Dio. E benché non ripugni che talvolta la Chiesa, in cose di poca importanza, tolleri in orazioni antiche qualche espressione non del tutto esatta, non può tuttavia permettere che in suo nome si usino nella liturgia modi di dire contrari a ciò ch’essa ritiene e crede.
        In particolare dalla liturgia si possono provare i seguenti dommi e loro conseguenze: il domma della Trinità: il prefazio della messa nella festa della S.ma Trinità e tutta l’ufficiatura può ritenersi un piccolo trattato teologico; la divinità del Verbo Incarnato, contro gli ariani e i sociniani, risulta da numerose feste e uffici; così la divinità dello Spirito Santo, contro i macedoniani; l’umanità di Cristo: in tutte le feste, a cominciare dal Natale fino all’Ascensione; la verginità della Madonna prima del parto, durante e dopo il parto si può provare dalla stessa ufficiatura della Natività di Nostro Signore; il primato di san Pietro, anche quello di giurisdizione, e il primato del romano pontefice.
        Con la liturgia si può confutare l’eresia pelagiana e semipelagiana. I pelagiani dicono che la grazia non è necessaria o che si richiede soltanto perché l’esecuzione sia più facile; i semipelagiani invece dicono che la grazia non è necessaria per l’inizio della fede e per la perseveranza; mentre dagli oremus che la Chiesa usa nella liturgia si prova tutto il contrario.
        Con la liturgia si prova ancora il domma del peccato originale; il domma dell’Eucaristia: basterebbe l’ufficio della festa del Corpus Domini composto da san Tommaso; l’adorazione dell’Ostia prova il domma della presenza reale; il domma del Purgatorio; il domma del culto dell’invocazione dei santi; il domma della necessità e dell’integrità della confessione sacramentale è implicitamente contenuto nella prassi della Chiesa primitiva; il domma dell’assunzione nella festa dell’Assunzione, domma ora definito”.

        Lo spirito della Messa Tradizionale è altro, è quello delle parole di S. Agostino, nei Commenti ai Salmi, 54,19:

        “In molti punti gli eretici sono con me, e in qualche altro no; ma a causa di questi pochi punti in cui si separano da me, non serve loro a nulla l’essere d’accordo con me in tutto il resto”.

        Qui non ha bisogno di dire molto, solo di chiedere: sarà che Sant’Agostino non conosceva la lettura che oggi se fa del buon Samaritano?

        Kasper solo sostiene una teologia eretica da 40 anni, perchè? Anche a lui come ai luterani non viene applicata la falsa lettura della parabola del buon samaritano?

      • Gederson ha detto:

        “I lefebvriani, al pari dei modernisti, ritengono che, con il Concilio, la Chiesa abbia introdotto una frattura con l’insegnamento tradizionale.

        Caro Ú,

        Secondo lei è insostenibile teologicamente che il Concilio abbia introdotto una frattura con l’insegnamento tradizionale. Credo che se le cose sono così deve essere facile per rispondere le seguinte domande:

        1 – Il titolo della risposta del Padre Cavalcoli dice che il sostine una teologia eretica all’interno della Chiesa a 40 anni. Perchè al invece di essere condannato dal Magistero, lui serve al Magistero?

        2 – Il cattolico deve assenso di gradi variabile alle decisione dei Concili Ecumenici. Quando la Chiesa riconosce che un Concilio c’e il bisogno di un’ermeneutica della riforma nella continuità (la continuità è presupposto di qualsiasi riforma), è ancora possibile il cattolico dare l’assenso alle decisione del Concilio senza l’ermeneutica di che ha bisogno?

        3 – Prima del Concilio Vaticano II nessuno Concilio ha prodotto due ermeneutiche. Questo in sè è una frattura con la tradizione della Chiesa, perchè lo Spirito Santo non può parlare tramite due ermeneutiche contrarie. Quindi, l’ermeneutica sbagliata che ha la pretensione di essere la voce dello Spirito Santo è una bestemmia contro lo Spirito Santo. Come sappiamo questo è il peccato per lo quale non esiste perdono. Quindi, perchè se è parlato delle due ermeneutiche e mai se è condannato quella chiamata della rottura?

        4 – Se ci sono due ermeneutiche, e una non è condannata (e nè i suoi membri), questo atesta che in ciò che dice rispetto all’interpretazione del Concilio è permesso il libero esame. Il Magistero vede tantissime persone fare dell’interpretazione sbagliata e non interviene, non obbliga l’assenso alla vera interpretazione. In questo caso il buon Samaritano scompare, quando sarebbe qui che se doveva fare presente. Beh, al contrario del Concilio l’eterodosso documento Amoris Laetitiae, Francesco ha datto la sua interpretazione ai vescovi argentini e quelli che hanno difeso la dottrina tradizionale sono stati puniti. Siamo a più di 50 anni della chiusura del Concilio Vaticano II, perchè non abbiamo dalla parte del Magiste nemmeno una “lettera ai vescovi argentini” sulla sua interpretazione?

        5 – Se parla dei lefebvriani e dei modernisti ma che cosa faceva il magistero che non ha scritto nemmeno una lettera enciclica su questi problemi? Ha lasciato i problemi per bravi Pretti come il Padre Cavalcoli risolvere? Ma quale il valore magisteriale dei loro insegnamenti? Se può dire che il suo insegnamento è l’ermeneutica della riforma nella continuità che il Concilio c’e bisogno? Quando Bergoglio ha detto “Chi sono io per giudicare?” lui ha definito il Concilio e l’intero post-Concilio.

        6 – Ancora sull’interpretazione del Concilio, se è detto a noi di interpretarlo alla luce della tradizione. Però, alla luce della tradizione non c’e nessuno Concilio interpretato dall’intera Chiesa. Questo è compiuto del Papa e dei Vescovi e a noi dare assenso al loro magistero. Se io e tutti di un modo generale fanno l’interpretazione di uno Concilio Ecumenico non saremmo diversi dai luterani che fanno liberi interpretazioni della Bibbia. Inoltre a questo sarebbe dovere del Concilio dare a noi tramite i suoi testi la tradizione. Se io devo usare la tradizione come strumento per capirlo la tradizione sta di un modo straneo in lui.

        7 – Per finire, voleva leggere che cosa pensa sulle parole dell’allora cardinale Ratzinger nel libro Principles of Catholic Theology, p. 390 e 391, citato come segue nel libro “La bataglia finale del Diavolo” da Padre Paul Kramer:

        a) Anni prima di diventare Papa, l’ex Cardinale Ratzinger parlò di un “continuo processo di decadenza, avvenuto fondamentalmente sulla base delle richieste del Concilio, e che quindi ha screditato il Concilio agli occhi di molte persone”. Ma il Cardinale Ratzinger, insieme agli altri che avevano presieduto su questo nuovo orientamento del Vaticano II, continuava ad insistere che avevamo bisogno di altre riforme di quel genere:

        “Questo vuol dire che il Concilio in se debba essere revocato? Certamente no. Vuole solo dire che la vera accettazione del Concilio non è in realtà mai veramente cominciata. Ciò che ha rovinato la Chiesa dopo il Concilio non è stato il Concilio stesso, ma il rifiuto di accettarlo… l’obiettivo quindi non è quello di sopprimere il Concilio, bensì di scoprire il vero concilio e di approfondirne le sue vere intenzioni alla luce dell’esperienza corrente.

        b) Continuando su questa linea, e citando a suo vantaggio uno dei teologi neo modernisti che più hanno aiutato a produrre questo disastro nella Chiesa, il Cardinale Ratzinger dichiarò:

        “Il fatto è, come disse Hans Urs von Balthasar già nel 1952, … che essa [la Chiesa] deve abbandonare molte delle cose che le hanno fin qui dato sicurezza e che ha considerato come date per scontato. Essa deve abbatere gli antichi bastioni ed affidarsi solamente allo scudo della fede.

        Domando e commento:

        Come accettare ciò che se doveva ancora scoprire? Come la Chiesa può insegnare ciò che deve ancora scoprire? Come il fedele può dare assenso a ciò che deve ancora scoprire?

        La mancanza degli antichi bastione è che torna possibile il cardinale Kasper sostenere una teologia eretica in uno alto posto nella Chiesa. Il caso della “Divino Afflante Spiritus” di Pio XII è la storia dell’abbatimento del bastione che rappresentava il Sant’Uffizio. Faccio un riassunto di testa: nell’anno di 1960 alcuni padri gesuiti hanno pubblicato nella La Civiltà Cattolica un’interpretazione modernista dell’enciclica di Pio XII. Insieme a questa interpretazione altre due gesuiti hanno pubblicato esegesi moderniste dei testi biblici. Nell’epoca Mons. Antonino Romeo ha confutato l’interpretazione dell’enciclica di Pio XII e Mons. Francesco Spadafora l’esegesi moderniste degli testi biblici. Poco tempo dopo il Sant’Uffizio ha intervenuto e ha punito due dei tre gesuiti coinvolti con la perdità della cátedra di insegno cattolica. Questa punizione ha durato due anni. Quando Paolo VI diventa Papa, lui reintegra i gesuiti senza chiedere niente ai padri che sono stati puniti. Quindi, il primo caso di un tentativo di ermeneutica della rottura è stato il caso della Divino Afflante Spiritu. Questo è stato bloccato dall’autorità del Sant’Uffizio e l’interpretazioni erronea non ha causato danno alla Chiesa. Paolo VI con la reintegrazione dei padri, senza chiedere niente, e la dissoluzione del Sant’Uffizio ha datto testimonianza che voleva il libero esame per i documenti dei Papi e del Concilio.

  • Rafael Brotero ha detto:

    Discussione inutile, Roma locuta. Ma anche perfetta per far finta di “Resistenza” pantofolaia contro il falso pontefice. Grazie a Dio abbiamo don Minutella per salvare l’ onore del clero cattolico.

    • kermit the frog ha detto:

      Sì bravo, salva l’onore del clero con l’acqua miracolosa dell’acquedotto.

  • Claudius ha detto:

    Reverendo Padre, con tutto il rispetto, ma saro’ un po’ brutale: ma a noi che cosa ce ne frega di “quanto c’e’ di buono nella cena luterana”?

    Cioe’, a parte il fatto che gli unici elementi “buoni” del protestantesimo sono quelli che sono mediati dal cattolicesimo, ma che senso ha modificare un rito perfetto per “accogliere quanto c’e’ di buono” in un rito che e’ un’accozzaglia confusa e pasticciata di eretici? Ma chi se ne frega??

    E inoltre, seguendo la sua linea argomentativa: a questo punto perché limitarsi ai luterani? Perché non accogliamo nella nostra messa “quanto c’e’ di buono” nei riti del buddismo zen, del confucianesimo e magari anche nella Wicca, gia’ che ci siamo?

    Con grande franchezza trovo che il suo argomento sia veramente privo di logica e di buonsenso.

    • A volte tornano ha detto:

      Ottimo Cladius, anche io come te👏👏👏👏👏👏👏

    • GMZ ha detto:

      La sua domanda a Padre Cavalcoli è spiazzante, e concordo con il suo menefrego circa i protozoi di bontà dei riti luterani.

      Per la wicca e tutto il resto, non disperiamo: il Vativano II ha iniziato un processo, il tempo è superiore allo spazio e i nostri nipoti potranno rispondere “ohm” invece di “amen”.

      Buon Natale!

      • Claudius ha detto:

        Praticamente tutta questa lenzuolata di P. Cavalcoli sul confronto tra Novus e Vetus Ordo e’ basata su questo argomento che sta al punto 1) secondo cui il NO accoglie gli elementi buoni della cena luterana. Tutti gli altri punti sono corollari piu’ o meno insignificanti che non aggiungono niente a questa sua tesi.

        Quindi, stringi stringi, tutto l’argomento di P. Cavalcoli e’ che il NO va bene perche’ ha accolto e riconosciuto “quanto c’e’ di buono” nella cena luterana.

        Il problema e’ che, ammesso e non concesso che ci sia qualcosa di buono nella cena luterana, non si vede che cosa ce ne freghi a noi cattolici di dovere incorporare cio’ nel nostro rito, che e’ gia’ perfetto dal momento che nasce dai tempi apostolici. E ripeto, non si vede perché a questo punto ci si debba limitare solo alla cena luterana e non anche a qualsiasi altra setta eretica. Perché allora per esempio non incorporare anche allora il modo di pregare dei quaccheri (che pregano scuotendosi e agitandosi come se avessero il delirium tremens, come gli ebrei ortodossi), o di qualsiasi altro?

        E’ un argomento insignificante dal punto di vista logico, ridicolo da quello storico e direi addirittura offensivo da quello cattolico.

        Mi sorprendo di come nessuno finora gliel’abbia fatto notare.

        • Gederson ha detto:

          La Chiesa mai ha fatto una lettura del buon samaritano come se ha fatto nel Concilio e nel post-concilio. Il buon samaritano cura la vittima, non prende cura degli agressori. La liturgia luterana non vi è una vittima per essere paragonata al viandante, per il Padre Giovanni Cavalcoli, dire:
          “Quello che la riforma liturgica conciliare è andata a recuperare nella Cena luterana assomiglia un po’ a quello che il buon samaritano è riuscito a rimediare nel viandante mezzo morto”.

          In questo senso la riforma liturgica sarebbe una medicina per un rito eretico al costo di finire con il rito cattolico. Non solo, se tratta di una riforma fatta per risolvere i problemi dei protestante, quale il senso di uno Concilio cattolico per risolvere un problema protestante?

          • Claudius ha detto:

            Sono d’accordo. Anche per me P. Cavalcoli si arrampica sugli specchi per difendere la sua tesi che il NO e’ buono perché ha recuperato gli aspetti positivi della cena dei luterani.

            Fra l’altro parlando di “cena” a me vengono in mente solo osterie e pizzerie, non riesco proprio ad associare una roba del genere alla santa Messa. E mi chiedo come ci riesca Padre Cavalcoli, francamente.

        • G. Gervasi ha detto:

          Lei ignora l’intento ecumenico che mosse Paolo VI
          a volere un “Novus Ordo Missae” – un punto che il Padre Cavalcoli avrebbe dovuto esplicitare nel suo ragionamento per renderlo plausibile.
          Tolto questo, Lei ha perfettamente ragione e il Padre Cavalcoli se ne vá a mani vuote.
          Poiché, che bisogno c’é per un rito giá di per sé perfetto, come il vetus ordo di S. Pio V, cui nulla é da togliere o da aggiungere, di guardarsi attorno per trovare elementi da integrare da riti difettosi, eretici o addirittura idolatri?
          Si cerca forse la “unitatis redintegratio” di tutte le religioni del mondo?
          Questo potrebbe essere un ideale corrispondente all’indole di un Bergoglio e che potrebbe essere il soggetto di un film di Hollywood dal nome di
          “INTEGRATOX”.
          Wim Wenders non l’ha ancora intuito.

    • Luigi Bonini ha detto:

      L’ecumenismo in realtà è solo rivolto ai Cristiani. Così viene definito dal CVII:
      «l’insieme di attività e iniziative che, a seconda delle varie necessità della Chiesa e opportunità dei tempi, sono suscitate e ordinate a promuovere l’unità dei Cristiani.»

      (Unitatis Redintegratio, 4)

      Con questo non voglio comunque difendere l’argomentazione di padre Cavalcoli, che mi sembra manchevole sotto alcuni aspetti. Mi associo al ringraziamento per Tosatti e la sua disponibilità ad ospitare questo interessantissimo dibattito.

  • franz ha detto:

    bene. Queste sì sono dispute teologiche miranti alla Verità. Ed in più sono vere e proprie lezioni per noi poveri delettanti in teologia e apologetica. Grazie a Tosatti

    • Giorgio ha detto:

      Anche io concordo con Claudius e di mio aggiungo, si dica quello che si vuole, ma a mio parere il P.Cavalcoli, con tutto il rispetto, non fa altro che arrampicarsi sugli specchi per sostenere le sue tesi. Vedasi in particolare le sue affermazioni al punto 13, per citare solo una parte del suo lungo discorso. Tra le altre cose , ad esempio, vi si dice dice, per giustificare l’operato dei pontefici conciliari: “Perché i Pontefici seguenti li hanno fatti Santi?”. Io – scusate la presunzione – quando ho saputo della beatificazione senza i canonici miracoli, conferma incontrovertibile di santità – ho avuto la sensazione di una operazione fatta per giustificare l’operato dell’attuale situazione della Chiesa: Se il tutto è stato avviato,originato da pontefici santi, nessuno può avere nulla da ridire. Il P. Cavalcoli, a mio modo di vedere, anziché portare una schiarita alla confusione, forse l’aumenta, dando spesso un colpo al cerchio e un colpo alla botte. Questo è il mio parere, e la cosa aumenta la mia amarezza nel vedere che il popolo cristiano è sempre più sbandato. Ci si dimentica delle parole di Gesù: “Dai loro frutti … li riconoscerete!”?