SAN PIETRO: ORGANO A CANNE O ORGANO DIGITALE? LA RIFLESSIONE DI UN COMPOSITORE SPECIALISTA DI MUSICA DIGITALE.

17 Gennaio 2018 Pubblicato da

Marco Tosatti

In un articolo uscito qualche giorno fa abbiamo ospitato un interessante riflessione del maestro Aurelio Porfiri in merito a una questione che è emersa nelle settimane passate, riguardante l’uso o meno di un organo digitale in San Pietro in sostituzione dell’organo a canne presente nella basilica. L’articolo ha spinto uno dei lettori abituali di Stilum Curiae a offrire il suo contributo alla discussione, e siamo felici di presentare la sua opinione.

“Egregio maestro Porfiri,

ho letto il suo intervento nel blog del dott. Tosatti a riguardo della recente controversia dell’organo nella basilica di san Pietro.

Non ci conosciamo, ma sono un musicista e compositore professionista e possessore di uno studio di registrazione digitale. Mi creda, quindi, quando le dico che ho conoscenza della materia.

Tanto per ribadire, produco i miei album anche con l’ausilio di strumenti digitali e ne conosco quindi potenzialità e limiti.

Sono entrato in ‘contatto’ con la controversia tramite la visione dell’intervista a mons. Palombella (link sotto), che spiega le ragioni dell’adozione di uno strumento digitale.

Poi, ho letto quanto lei ha scritto nel blog del dott. Tosatti.

Sento dunque il dovere di condividere con lei e con i lettori alcune considerazioni non tanto per iniziare una diatriba ma, se non altro, per dare spunto di riflessione veniente da una voce diversa.

Inizio dalle argomentazioni di mons. Palombella perché, a mio avviso, danno il quadro chiaro del problema.

Mons. Palombella afferma che era necessario far sentire “con pertinenza” il suono dell’organo a canne in basilica cosa non possibile, attualmente, per via della necessaria microfonazione dell’organo presente in basilica.

Continua affermando che la situazione della basilica di san Pietro è del tutto “particolare” in quanto fino alla riforma liturgica del CVII la basilica non veniva usata per le celebrazioni. La liturgia veniva fatta “nell’altare della Cattedra”. Dunque, con le celebrazioni dei vari papi in basilica sono nate nuove esigenze. Secondo mons. Palombella, e non sbaglia, l’organo a canne adatto a coprire uniformemente col suo suono la basilica, dovrebbe essere grande come mezza basilica, cosa chiaramente irrealistica.

Ecco quindi che entra in gioco la tecnologia digitale proprio per le esigenze, diciamo, più ‘grandi’.

Sempre secondo mons. Palombella, infatti, l’attuale organo risponde solo alle esigenze celebrative nella zona dell’altare della Cattedra. E tuttavia, come afferma il monsignore, quando si celebra la liturgia nell’altare della Cattedra, “siamo obbligati a usare l’organo a canne ivi residente, perché meglio di questo non c’è”. Ma quando ci sono esigenze di liturgia nella basilica o peggio ancora nella piazza antistante, peraltro liturgia trasmessa dai network, allora per far sentire tutta la gamma timbrica dell’organo a canne c’è bisogno di uno strumento digitale.

Le parole appena ora riportate sono tratte da questa intervista:  

Impostato così, come ce lo espone mons. Palombella, siamo davanti a un problema prettamente tecnico e auspicherei, sinceramente, che rimanesse su questo piano.

In altre parole, e lo dico per chi leggerà, non credo che sia saggio attribuire la scelta di un organo digitale a una motivazione teologica o dottrinale come se i sostenitori del digitale fossero quelli dalla fede annacquata mentre i sostenitori dell’organo vero siano i fedeli alla fede e alla tradizione.

Sarebbe bene allora che chi si accosta alla disamina della problematica per farsi un’idea riesca a staccarsi dalle diatribe teologiche e provi ad allinearsi a una discussione tecnica, benchè non ne sia esperto.

Personalmente non darò giudizi di merito sulla scelta dell’organo digitale. Ma cercherò di limitarmi a dare indicazioni utili a chi non è familiare con la materia.

Inizio dalla prima e più importante obiezione:

lo strumento digitale non è come lo strumento vero.

Lei afferma con parole chiare questo concetto (tratte dalla sua intervista riportata in Stilum Curiae): “non c’è un momento in cui io dimentico che l’organo campionato non è la “real thing”, ma è appunto un surrogato.”.

Questa affermazione, insieme a quelle simili, dicono una verità che però è una mezza verità.

Prendiamo ad esempio uno strumento a corda, tipo una chitarra. Con lo strumento vero io pizzico una corda ed essa suona. Nel caso della stessa chitarra campionata io tocco un tasto di un pianoforte virtuale e riproduco il suono della corda senza doverla pizzicare. Ovvio che in questo caso la differenza è palese perché in un caso utilizzo un mezzo ‘meccanico’ (il movimento delle dita o della mano) mentre nell’altro manca questo movimento.

Ma quando si tratta dell’ascolto, cioè dell’audizione del risultato, la differenza scompare perché, se il campione, o clone, dello strumento è fatto bene, non ci sarà nessuna differenza sonora. Questa mia ultima affermazione è avvalorata da prove sul campo a cui nessuno, ad oggi, è mai riuscito a superare.

Senza farne il nome, ma uno dei più grandi e attuali compositori di musica sacra è stato sottoposto all’ascolto, senza riferimenti visivi, di archi veri e campionati. Ebbene, il menzionato compositore non è riuscito a distinguere quale, ascoltando, era lo strumento vero o quale quello ‘clonato’. Ribadisco che ad oggi, in presenza di strumenti campionati da professionisti con mezzi professionali, è pressochè impossibile trovare qualcuno che riesca a sentire la differenza fra i due risultati.

Ci sarebbe però la visione del suonare uno strumento digitale. Mi spiego: se suono una chitarra campionata con un clic del mouse vedo subito che il suono viene da un campione. Ma nel caso dell’organo a canne digitale in basilica è di sicuro stata usata tutta la struttura fisica dell’organo vero, cioè ne hanno sicuramente riprodotto uno chassis contenente i tasti pesati, i pedali, i pulsanti dei timbri, e via dicendo. Stando così le cose, è virtualmente impossibile stabilire chi suona cosa. Provare per credere!

Del resto, basta ragionare su un altro fatto: quando voglio registrare una chitarra, o farla ascoltare in un concerto, sono costretto a usare un amplificatore che a sua volta viene dotato di un microfono che catturerà le frequenze dello strumento, esattamente come avviene per l’organo nella Cattedra laterale della basilica quando le celebrazioni sono ‘estese’.

Il microfono poi trasferisce il ‘catturato’ a una consolle, o mixer, perché è avvenuta la trasformazione di un suono analogico (appunto la chitarra reale) a un segnale digitale (quanto catturato dal microfono).

Alla fine, quando l’ascoltatore ascolta il suono della chitarra dalle casse di un impianto sonoro, non ascolta il suono che ascolterebbe appoggiando l’orecchio vicino alla mano del chitarrista, ma ascolta il ‘trasformato in digitale di quel suono.

È la stessa identica cosa che avviene all’organo della Cattedra: per le celebrazioni ad ampio raggio sonoro, tipo quelle che vedono impiegata nell’intera basilica o addirittura la piazza, l’organo della Cattedra deve necessariamente essere microfonato e quindi verrà poi ascoltato non come se si fosse nella Cattedra, a pochi metri da esso, ma da un impianto sonoro il quale lo riprodurrà come trasformato dai microfoni utilizzati.

Ora…fin qui non ci sarebbero problemi: basta microfonare!

Il problema è la microfonatura è procedura di una complicatezza fuori dal comune perché dipende da innumerevoli fattori.

È da tenere presente che il microfono cattura il suono come onda sonora che viaggia nell’aria. Ma l’aria è disturbata dalla temperatura, umidità, e via dicendo. Quindi, non è assolutamente detto che se metto il microfono a due metri dalle canne basse dell’organo della Cattedra e lo lascio immobile, fra un ora quel microfono catturi di nuovo e lo stesso identico suono. Oltre a ciò letteralmente ogni millimetro di spostamento dei microfoni catturano differenti gamme di frequenze dello strumento stesso.

Ed è qui che entra la tecnologia digitale. Un organo a canne può essere campionato in maniera che contenga tutte le gamme timbriche desiderate e una volta catturate niente può più disturbarle in modo che non vengano ‘fuori’ all’ascolto.

Certo: l’organo deve essere campionato in maniera impeccabile e con mezzi assolutamente professionali. E inoltre, essendo che la campionatura avviene proprio grazie ai microfoni, questi dovranno essere piazzati nei luoghi giusti da chi conosce l’organo come le proprie tasche. Ultimo elemento necessario, va campionato lo strumento che si desidera avere, quindi è molto probabile che l’organo digitale in uso in basilica sia proprio la campionatura di quello della Cattedra.

La difficoltà della microfonatura vuole anche rispondere a un’altra sua obbiezione, fatta con il paragone del ‘luminare’. Cito testualmente:

Ma facciamo un esempio: se ho un luminare che deve fare lezione e la sua voce non è stentorea che farò? Amplifico meglio il luminare, non faccio fare la lezione al sostituto perché ha la voce più forte. Il sostituto non è il titolare. Quindi, in questo caso sembra quasi un mettere da parte l’organo a canne (l’esemplarità) per altro, per il suo surrogato.

Il paragone usato non è capace di spiegare la portata nè del problema (la voce non stentorea) nè della soluzione (amplifico meglio il luminare).

Infatti per amplificare (solo amplificare!) il luminare basta, in realtà, un microfono, anche di scarsa caratura, e per giunta messo davanti alle labbra. Che sia in un punto o nell’altro non importa: basta che prenda, indipendentemente dalla bontà del timbro vocale.

Ma qui non si tratta di ascoltare un discorso tipo lezione universitaria, il quale ha valore solo nei contenuti esplicati. Qui si tratta di catturare tutta la gamma di timbri presenti in un organo avente per altro una certa stagionatura di legni e di altri materiali. È chiaro dunque che il mettere un microfono e via, come si farebbe a una conferenza, non può bastare per i motivi suddetti.

Una ulteriore obiezione, che lei ha soltanto menzionato come sentito dire, riguarda la sostituzione del digitale per cattivo funzionamento dell’attuale organo della Cattedra. Ma anche questa motivazione è stata confutata proprio dalle parole del monsignore il quale afferma che “non c’è nulla di meglio dell’attuale organo” quando però si fanno le messe e le celebrazioni limitate alla zona della Cattedra. Addirittura mons. Palombella dice testualmente che “siamo obbligati a usarlo”.

Riguardo alla pericolosità del sostituire col digitale tutto quanto si può, non posso che essere d’accordo. Ma anche in questo caso si devono fare dei distinguo. Esempio potrebbe essere l’uso del messale sotto forma di tablet, cosa peraltro già in atto da anni. Tutti i casi simili al ‘tablet’ però sono scelte che si fanno quasi per capriccio e non per utilità. In altre parole non è che si userebbe il digitale perché la versione cartacea non fa il suo lavoro. Il messale cartaceo lo fa benissimo il suo mestiere, e da che lo fa, sostituirlo risulta essere un capriccio.

Ma il caso dell’organo non è affatto così perché quello digitale da possibilità che l’organo della Cattedra non può dare o se lo da lo fa è a prezzo di grandi sforzi tecnologici.

Quindi il distinguo andrebbe fatto sulla necessità reale della sostituzione e dichiarare pericolosa la sostituzione solo quando in effetti non v’è necessità.

Mi fermo qui.

Ringrazio il dott. Tosatti per avermi permesso di condividere le mie considerazioni e lei, maestro Porfiri, per le sue parole che sebbene diverse dalle mie, inducono a una riflessione.

Michael Mellner”.



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34 commenti

  • Fabrizio Giudici ha detto:

    Ma ben sapendo questo, vi volevo dare modo di fare spazio nella mente al fatto che non c’è niente di ‘scandaloso’ ad adottare uno strumento digitale. A me pare invece che sia stato accolta, questa cosa, proprio come uno scandalo teologico, quasi l’inizio di una eresia. Non è forse questo un pregiudizio?

    Se la faccenda la si mette su questo piano, è ovvio che ogni motivazione che un esperto può proporre risulti ‘deprimente’, come è stata classificata.

    Ci siamo già incrociati su un commento su la Fede Quotidiana, all’articolo in cui lei sosteneva che non ci sono problemi a suonare, in chiesa, la musica liturgica tradizionale con la chitarra elettronica. Anche in quel caso ho notato lo stesso modo di ragionare, molto riduttivo. Sia chiaro che io non ce l’ho con lei: non la conosco neanche. Non è una questione di gusti musicali: le risponderei quello che le sto rispondendo anche se fosse Pat Metheny, il mio chitarrista preferito. È che sono abituato a dire le cose con franchezza: in tutti i suoi commenti lei pare non veda oltre la punta della sua chitarra. Ragiona neanche tanto come un musicista, ma come un ingegnere del suono, che non vede altro che la qualità del suono. Per questo dico che i suoi punti sono deprimenti: tutti le stanno facendo presente che il piano del ragionamento è diverso, eppure lei insiste a rimanere lì dov’è. Il difetto, dunque, non è nel pregiudizio degli altri, ma nella sua non volontà (o forse incapacità) di capire/accettare che la discussione avvenga su un piano diverso da quello su cui lei si ostina a stare (perfettamente sintetizzato da quella frase di Adriana: andare dalle cause seconde alle cause prime). Ovviamente lei è libero di fare quel che ritiene: però non può contestare che le risponderemo che il nocciolo del problema non l’ha capito e non l’ha neanche sfiorato.

    Oltretutto, per la precisione, lei riporta anche cose inesatte. Il problema non è il singolo strumento digitale in sé: questo il maestro Porfiri l’ha spiegato benissimo, dicendo che in certe chiese piccole lui lo usa pure. Il problema sta nel mettere questa cosa nella Madre di Tutte le Chiese, cosa che inevitabilmente segnerà un punto di riferimento e un trend.

  • Luigi Briganti ha detto:

    Sottoscrivo Fabrizio Giudici,
    il problema credo sia la centralità dell’uomo orante, con il suo sforzo fisico che si sublima in atto spirituale: la tecnologia eliminerebbe la fatica dell’uomo (figura della passione) e la liturgia sarebbe una “performance”, ma ci scordiamo che il Signore ci vede e se ne accorge si bariamo!
    L’organista che suona uno strumento fa letteralmente “risuonare” l’assemblea (e tutto il creato) nella sua lode a Dio.
    Non si dovrebbe peccare di funzionalismo, cioè credere che una cosa che “funziona” tecnicamente meglio sia buona in se’…
    Luigi

    • Michael Mellner ha detto:

      Scusi, sig. Luigi, ma perchè dice questo? cioè, perchè la tecnologia eliminerebbe la fatica dell’uomo? non parli in generale e nel generico, parliamo dello strumento ‘organo a canne digitale’: le ho detto che lo strumento è, visibilmente, identico a quello vero, cioè coi tasti della tastiera, i timbri e via dicendo.
      è tassativo che quell’organo digitale lo suoni qualcuno che avrà, sulle dita, la stessa sensazione di quello vero.
      La fatioca dell’uomo non viene sostituita da nulla in questo caso! Sarà sempre la bravura di nun uomo a farlo suonare!

  • Vitmarr ha detto:

    Non sono un esperto im materia , ma l’argomento a favore della digitalizzazione non mi pare convincente. Si parte sempre da microfoni attorno all’organo.Se ci fosse un solo microfono si sa che il suono modifica una membrana che a sua volta crea dei segnali elettromagnetici che vengono trasferiti ad un altra membrana , quella dell’altoparlante che riproduce il suono originale in maniera del tutto analogica. Se il messaggio elettromagnatico è debole è necessario un amplificatore del segnale rapportato alla consistenza della membrana dell’altoparlante. Più altoparlanti più potenza dell’amplificatore e si può sonorizzare qualsiasi ambiente. Ma il problema segnalato non è più altoparlanti ma più microfoni attorno all’organo i cui suoni occorre mischiare attraverso un mixer che non necessariamente è digitale perchè vedo che esistono mixer analogici. Ecco credo che ci vorrebbe più chiarazza per spiegare la necessità di mixer digitali.

  • Sabino ha detto:

    Confesso la mia abissale ignoranza nella materia e chiedo preventivamente scusa per le eventuali sciocchezze che dirò. Parto da una premessa: la ragione per cui nella liturgia la partecipazione personale al mistero che essa celebra e’ per così dire costitutiva sta nel fatto che quel mistero consiste nel rendere presente l’unione del Cristo con l’uomo e, in Lui, di Dio. E questo vale per ogni aspetto del rito, compreso il canto e la musica, per cui non si puo’ ricorrere al disco, ma essi devono provenire da chi e’ presente. La domanda percio’ e’ questa: l’organo analogico diffonde una musica gia’ confezionata, o una musica che l’organista suona in quel momento, sia pure con una tecnica particolare? Credo che la risposta possa influenzare, sia pure con tutte le prudenze del caso, la continuazione del dibattito.

    • Michael Mellner ha detto:

      Salve Sabino…

      la risposta è che in entrambi i casi, organo a canne ‘vero’ e digitale, c’è un organista che suona fisicamente i tasti con tutte le dinamiche (cioè i tasti premuti piano o fortemente).

      in tutti gli interventi che si leggono pare che trapeli il concetto che l’organo digitale sia equivalente a un pc che vede un indefinito operatore che invece di suonare sui tasti tipo quelli del pianoforte, bate i tasti di una tastiera da pc.

      è chiaro che non è così!! Nell’organo a canne digitale c’è esattamente tutto quello che c’è in quello vero a parte le canne ovviamente…

  • camitful ha detto:

    Dico solo che soluzioni errate in Vaticano hanno una ricaduta DISASTROSA sul resto dell’ organizzazione cattolica.
    Mettiamo un organo a canne su una cantoria o su un presbiterio e a fianco
    ci mettiamo un vasetto puzzolente di escrementi umani, quale sarà la scelta? Naturalmente l’organo a canne( ancorché piccolo quanto si desidera). Non ho nulla contro le tastiere elettroniche, dico solo che quando le scolaresche sono accompagnate da organo a canne si accorgono e dicono : “a prof. questo è strumento per accompagnare le voci del coro no quel catorcio elettronico”.

    • camitful ha detto:

      L’organista preparato c’è, adatto a tutto il cerimoniale musicale pontificio e da utilizzare come docente al Pontificio Istituto di Musica sacra nella cattedra di organo principale: si tratta del Dott. Gheller Simone.
      Se si addotta soluzione differente è
      come mettere un caporale a capo di un reggimento, o un barcaiolo a capo di un transatlantico.

  • deutero.amedeo ha detto:

    Certamente l’organo è un fenomeno, non è un noumeno. Con la teologia non ha nulla a che vedere. Ma con la storia e l’oggettività sì. La fusione nucleare che si realizzerebbe sulla terra in una centrale ad idrogeno è la stessa che si realizza nel sole…. Una volta che un fenomeno è conosciuto diventa riproducibile. Anche la fecondazione umana. Ma tra il sole e una centrale nucleare, tra una fecondazione naturale e una fecondazione assistita qualche differenza c’è , anche se i risultati sono i medesimi. Forse è questo che vogliono dire quelli che dicono che il suono può anche apparire lo stesso, ma tra un organo a canne e un organo elettronico una differenza c’è . Semplicemente sono due prodotti strutturalmente diversi, di epoche diverse, di menti diverse, di mani diverse, di valore diverso.

  • Lucy ha detto:

    Complimenti per la discussione;questa tra organo a canne e organo digitale è un bellissimo esempio di quello che dovrebbe essere il dialogo all’interno del blog cioè non partire da posizioni preconcette senza dimostrazione spesso infatti infarcite di menzogne nei confronti dell’altro e senza offendere nessuno .Ogni riferimento a qualche ” infiltrato” è puramente casuale.

    • Michael Mellner ha detto:

      si, ha ragione…e in effetti molti si sorprenderebbero da quanti argomenti e opinioni in comune hanno con gli interlocutori se solo togliessero il pregiudizio al quale sono arroccati.

  • Coronam ha detto:

    Interessante davvero l’intervento del M° Mellner, e – ritengo – ampiamente condivisibile anche per il suo equilibrio e per la sua chiarezza, senza nulla togliere alle opinioni del M° Porfiri. Una cosa importante da rilevare è – come sostiene giustamente il M° Mellner – che la questione ddell’organo digitale non diventi una questuine di teologia dogmatica o di teologia liturgica; non sarà certo un organo elettronico a mettere in dubbio la divinità di Gesù! Ci sono ben più grossi problemi nella Chiesa, sia a livello dogmatico che a livello di prassi liturgica, e questi sì che rischiano di mandare nel pallone la nostra Fede cattolica!

  • Michael Mellner ha detto:

    Gentili sig.ri…vi ringrazio dei commenti.
    Tuttavia ci tengo a ribadire il concetto che volevo esprimere con il mio intervento: la mia spiegazione è per dare uno spunto di riflessione che sposti il tema dal campo teologico al campo tecnico. Tutto qui!

    A me pare che nella maggioranza dei casi non si riesca a staccarsi dal giudizio teologico, cosa che invece ritengo necessaria per meglio comprendere questo spinoso tema.

    Inoltre, non sono qui a convincere nessuno che che è meglio una cosa rispetto all’altra. D’altronde sono musicista anch’io, suonante una vera chitarra e mai la sostituirei con uno strumento virtuale.

    Ma ben sapendo questo, vi volevo dare modo di fare spazio nella mente al fatto che non c’è niente di ‘scandaloso’ ad adottare uno strumento digitale. A me pare invece che sia stato accolta, questa cosa, proprio come uno scandalo teologico, quasi l’inizio di una eresia. Non è forse questo un pregiudizio?

    Se la faccenda la si mette su questo piano, è ovvio che ogni motivazione che un esperto può proporre risulti ‘deprimente’, come è stata classificata.

    Vi ringrazio anche per gli esempi delle vostre esperienze, chi con i video, chi con i colori, e via dicendo.
    Sono però paragoni analogici molto lontani. Per poter fare degli accostamenti, sarebbe bene essere a conoscenza DIRETTA del problema, essere cioè persone che hanno lavorato con strumenti simili (organi a canne e simili) e ne hanno risolto i problemi inerenti.

    E infine, per la sostituzione/rimozione dell’organo a canne…questo è un pensiero così ricorrente, il quale fa pensare che una volta entrato il digitale, tutto viene poi conseguentemente sostituito. Rispettabile pensiero ma tutto da verificare. In altre parole si fa una previsione che può accadere ma anche che NON può accadere. Del resto il monsignore in Vaticano, quello dell’intervista, ha espressamente detto che viene usato, l’organo a canne della ‘Cattedra’ obbligatoriamente nelle situazioni citate.
    Perchè devo pensare a tutti i costi che l’uso di uno strumento digitale causi la ‘catastrofe’ totale?

    Non giudico infine l’idea, un po’ strampalata, della sostituzione del suonatore o dell’artista. Infatti non vedo che attinenza abbia l’adozione di uno strumento digitale, che comunque vede sempre la necessità della presenza e bravura di chi suona, con la sostituzione globale dell’uomo allo strumento.

    Ringrazio di nuovo il dott. Tosatti e tutti voi per le riflessioni.

    Michael Mellner

    • ha detto:

      Buondì, grazie per il suo cortese intervento. Guardi però che, qui, anche un transistor ha una sua specifica dignità teologica (gli aspetti tecnici non interessano molto perché tanto qui non distingueremmo il suono di un organo a canne da quello di una pianola bontempi).

    • Vittorio ha detto:

      Maestro,

      Personalmente mi piacciono i cori gospel e le voci “nere”. Avendo una chitarra elettrica + piccolo amplificatore comprato alla Lidl per la bellezza di 100 euro, forse piacerebbe pure a Francesco? 😂

      Certo, non so, l’effetto che potrebbe fare, forse anche su di me. Va da se’ che i brani dovrebbero essere cantati in italiano e avere testi delle scritture.

      Mi scuso, per la stupidaggine (in coro diranno: ci siamo abituati 😂), ma un coro gospel, che balla e batte le mani…..e’ “uno spettacolo” pure per un non credente. Imho PS: trovo le canzoni degli schiavi, molto “imploranti”, verso il cielo.

  • deutero.amedeo ha detto:

    Dal punto di vista tecnico non ho nulla da dire. Un po’ malignamente però mi permetto di dire che se mettessimo in ordine di priorità decrescente le cose da cambiare in Vaticano, l’organo della basilica non sarebbe certo al primo posto.

    • deutero.amedeo ha detto:

      Oppure è tutto un malinteso. Siccome l’organo si suona anche coi piedi c’è stata una piccola confusione tra pedofilia e pedofonia. 🙂
      Scusatemi, ma il mio amico ” scarpe grosse” continua a perseguitarmi…..

  • Sempliciotto ha detto:

    Un grazie sentito a Fabrizio Giudici!

    Avete mai visto l’Anticristo dipinto da Luca Signorelli nella Cappella di San Brizio?
    È in tutto uguale a Cristo, ma non è Cristo.

    • Vittorio ha detto:

      L’ho veduto. Qui sotto c’e’ la foto e un commento all’apocalisse. Io ho rinunciato a capir l’apocalisse. La chiesa non parla di escatologia da secoli. Concordo con il prelato sotto. Passando i millenni apocalisse ha preso il significato di catastrofe. Ogni tanto mi domando: ma se un cristiano della prima generazione vedesse cosa e’ la chiesa oggi (tra l’altro sui 7 colli), cosa penserebbe?

      https://it.aleteia.org/2016/06/07/apocalisse-non-parlare-anticristo-fine-mondo/

  • Adriana ha detto:

    Fabrizio Giudici:grazie per la chiarezza dell’esposizione e per la capacità di saper risalire dalle cause seconde alle cause prime.”Un processo che finisce per eliminare …l’artista in carne ed ossa…”:forse, diventato superfluo l’esecutore “reale”,tra non molto diventeranno superflui i “reali”utenti fedeli.

    • Fabrizio Giudici ha detto:

      “risalire dalle cause seconde alle cause prime”

      Grazie a te Adriana per questa frase sintetica, che è il riassunto perfetto del perché l’intervento di Mellner è totalmente fuori piano: sentivo di doverla premettere al mio ragionamento, ma non sono riuscito a trovare le parole giuste.

      Aggiungo invece una postilla, per chi sa cogliere i segni e la portata di tutto il discorso: Ray Kurzweil, il guru di Google che sostiene che tra qualche decennio arriveremo alla “singolarità”, ovvero alla macchina che diventa autocosciente (*), ovvero la punta di diamante del transumanesimo, è noto per essere, tecnicamente, un inventore di grande ingegno ed eclettismo. Uno dei suoi grandi successi, guarda caso, fu la creazione di una nuova generazione di sintetizzatori elettronici, che stabilì una pietra miliare nella qualità di riproduzione di certi strumenti acustici (il marchio Kurzweil è ben noto tra gli appassionati del settore).

      (*) Casomai ci arrivassimo, sarebbe solo una “verosimiglianza”, in termini tecnici direi un'”emulazione” di autocoscienza, ma se iniziamo a perdere oggi la capacità di cogliere la differenza tra vero e verosimile sulla questione degli strumenti musicali, poi la perderemo anche per tutto il resto.

      • Adriana ha detto:

        Certamente,Mellner,in buona fede,si chiede cosa c’entri la teologia con la tecnologia.Aggiungerei:anche la filosofia con il progresso tecnologico. Per la massa meglio la musica da effetti speciali che nessuna musica: a sé, saggiamente ,riserva la manipolazione e il suono di uno strumento vero. Mi ricorda un amico architetto che era solito esaltare un gulag di architettura popolare (divenuto ricettacolo di delinquenza né poteva esser altrimenti) ma che mai sarebbe andato ad abitarvi. I tecnici ,succhiatori inesausti di verosimiglianza umana, avevano cominciato coi pouff rivestiti di peluche.Appena ci si sedeva il cubetto peloso flautava:”I love you”.Meglio di una solitudine silenziosa. Ora marciamo verso numerose realtà virtuali ,come profetizzato dal film:”Atto di forza”. Abbiamo i robots con lacrime,sorrisi,chips mentali e pelle termosensibile. Questo è utile ad abbassare la soglia di sensibilità degli umani .Ad accrescerne il senso comune,non il buon senso e ,tornando da capo, su questo comune livello,basterà una metafisica virtuale, e,di conseguenza,una teologia emulativa. Ma con la supertecnologia si fanno i veri grossi affari. Rinnovo,io,i ringraziamenti.

  • giorgio rapanelli ha detto:

    Molto, molto, molto interessante questa spiegazione. Non mi intendo di queste cose. Se andiamo nel campo delle riprese filmate, un regista ed operatore esperto, mentre stava visionando un mio filmato del 1970 nel Sud Sudan, ripresso con una 16 mm. con teleobiettivo Angenieux e con pellicola Eastman Ektachome Kodak, mi faceva notare la pastosità del colore ottenuto con un’ottima pellicola ad emulsione, impossibile ad ottenerla con una camera digitale , che non catturava appieno il “sapore” della savana inondata dal sole equatoriale. Mi diceva che era come confrontare un quadro dipinto ad olio con un copia uguale dello stesso, ma dipinta con i colori acrilici, o con quelli Alkid… Poiché ho anche dipinto in passato, so che un ritratto con le antiche tecniche pittoriche dei Grandi un conto era farlo con l’acrilico, o l’Alkid ed un altro dipingerlo con l’olio, o ancora meglio con la tempera grassa della formula che il Maestro Annigoni mi aveva dato. Sono “respiri” diversi… Passiamo alla musica.
    La lettera in questione discute sul “sonoro” che il nostro udito fisico registra. Ma la musica crea sui piani più sottili dei “disegni”, formati da linee e colori che cambiano di secondo in secondo, ammesso che il “tempo” di quei piani sia lo stesso del nostro piano fisico.
    A seconda della musica i “quadri” che questa crea, e che si dissolvono velocemente per fare posto ai successivi, sono diversi a seconda del compositore. Un Teosofo, potente chiaroveggente, fece dipingere a delle valenti pittrici qualche attimo delle musiche, che riusciva a registrare nella sua mente, mentre venivano create come “forme pensiero” all’interno di edifici sacri anglicani, che poi si proiettavano all’esterno verso il cielo con volumi di cinque, sei volte superiori a quello della chiesa stessa. Ebbene, i quadri e i colori, con vibrazioni impossibili a riprodurre sul piano fisico, creati con le vibrazioni musicali di Mendelssohn, Gounod e Wagner erano diversissimi. Sempre come astrazioni, Mendelssohn assomigliava ad una enorme lampadina con striature gialle e viola, mentre Gounod era una specie di mazzo di fiori multicolori proiettati verso l’alto. Infine Wagner creava una enorme montagna piramidale di spessi colori che andavano dal verde, al grigio, al giallo squillante, al rosso cremisi, al viola rossastro. Non sappiano quali pezzi musicali venissero suonati.
    Una mia unica esperienza fu quella di aver assistito sul piano astratto al “componimento” di un enorme dipinto che si formava e si sformava al ritmo di due secondi circa. L’autore del dipinto in movimento era invisibile. Era forse un angelo?un grande pittore defunto? o un dormiente nel suo letto fisico, il quale, libero dalle limitazioni della “materia” riusciva a creare un’astrazione che lontanamente assomigliava al Klimt della Secessione Viennese, ma superiore con i suoi irriproducibili viola, azzurri, verdi teneri, gialli dorati, con tracce di rosa: un’astrazione che seguiva un ritmo musicale silenzioso. Impossibile a riprodurre sulla tela. Di conseguenza, quel “dipinto” non poteva essere una mia proiezione mentale, come generalmente avviene per una pittura, una musica, una poesia, eccetera. Altrimenti, avrei potuto bloccarlo in almeno una sequenza e riprodurlo su tela con gli impossibili colori della “materia”. E diventare un grande astrattista.

  • Armand ha detto:

    Gentile Tosatti,
    ho letto con molto interesse gli interventi sull’organo a canne “digitale” e mi spiace per questo ultimo intervento di Mellner che equipara un organo a canne al suo “ersatz” digitale.

    Con tutto il rispetto non ha compreso il problema posto dal maestro Aurelio Porfiri.

    Mellner dimentica, come sa bene ogni organista e ogni liutaio, che gli strumenti “veri” sono “vivi” proprio per lo stesso motivo per cui “non è assolutamente detto che se metto il microfono a due metri dalle canne basse dell’organo della Cattedra e lo lascio immobile, fra un ora quel microfono catturi di nuovo e lo stesso identico suono”.

    L’essere “vivo” e quindi sempre cangiante, fa la differenza rispetto al morto e sterile “digitale”.

    Ogni “sonata” di chitarra, di organo, di oboe, di violino, ecc. è sempre diversa. Lo sanno bene i professionisti, soprattutto chi possiede strumenti preziosi.

    E la stessa “presenza” dell’artista (compresa la sua corporeità) fa suonare lo strumento in maniera differente.

    Che il suono del digitale non sia come quello analogico lo sapeva bene Lucio Battisti che definiva il suono del CD come “freddo” ne impedì la stampa dei suoi album.

    Per chi sorriderà su Battisti, ricordo che era uno dei migliori maghi degli studi di registrazione del suo periodo e che David Bowie (leggi Brian Eno) lo stimava come unico artista italiano con cui avrebbe voluto lavorare.

    Potrei demolire punto per punto l’intervento di Mellner, ma purtroppo non ne ho il tempo.

    Ci tengo però a ricordare però che esiste la possibilità di amplificare l’organo a canne in modo del tutto ANALOGICO senza passare per nessun transistor.

    Grazie
    Armand

    • Adolfo ha detto:

      Sarà pure un caso, ma… più si è andato perdendo il senso del sacro, in questi ultimi decenni, più l’elettronica è entrata massicciamente nelle chiese.

      Da piccolo chiesi al mio parroco perché non venissero utilizzati fiori di plastica, che avrebbero risparmiato tanti grattacapi (non appassiscono, non hanno bisogno d’acqua, eccetera); egli mi rispose semplicemente: “perché non sono vivi, e dunque non sono adatti ad onorare il Signore”.

      A scanso di equivoci, aggiungo che mi diletto con la musica elettronica (ho fatto service audio, concerti e piano-bar), e possiedo oltre dieci tastiere (incluse tastiere “storiche” come il DX7, il D50, l’M1…): non sono certo uno che odia l’elettronica, insomma; oppure uno che non conosce quanto sia difficile una microfonazione a regola d’arte.

  • Vittorio ha detto:

    Non entro nello specifico, non ne ho competenza. Vorrei segnalare un nuovo? pensiero, chiamato CIMATICA. I suoni avrebbero poteri positivi, tra questi il gregoriano.
    Se puo’ servire a qualcuno, io non ci capisco piu’ una cicca, e bello che una volta suonavo.
    Pero’ volevo anticipare Rapanelli (scherzo😊)

    • giorgio rapanelli ha detto:

      caro Vittorio, quando il maestro Andrea Carradori di Tolentino ci avvisa che in giro si officia la Messa Tridentina in latino con canto Gregoriano, io e alcuni amici della Tradizione corriamo a godere non solo una Messa di Pio V, che ci garantisce che con quella forma il Cristo scende effettivamente sul Golgota dell’altare, ma pure di una forma musicale che ci porta fuori del tempo. Un mio amico mi dice che quella Messa gli sembra troppo breve. Una mia amica, invece, ne è felice perché così sta più con Gesù. Abbiamo voluto modernizzarci, affinché i giovani accorressero? Facciamo i pranzi in chiesa? Facciamo i pagliacci? Il risultato sono le chiese sempre più vuote…

  • Vittorio ha detto:

    Non entro nello specifico, non ne ho competenza. Vorrei segnalare un nuovo? pensiero, chiamato CLIMATICA. I suoni avrebbero poteri positivi, tra questi il gregoriano.
    Se puo’ servire a qualcuno, io non ci capisco piu’ una cicca, e bello che una volta suonavo.
    Pero’ volevo anticipare Rapanelli (scherzo😊)

  • Fabrizio Giudici ha detto:

    Le argomentazioni di questo signore sono deprimenti, però sono didattiche: la dimostrazione di quanto il Concilio abbia demolito ogni prospettiva nei fedeli che non vada oltre la tecnica, escludendo la metafisica (e mi limito alla metafisica come disciplina per la conoscenza delle cose in sé, senza tirare in ballo la teologia); ovvero un appiattimento totale, in questo caso confondendo le nozioni di “vero” e “verosimile”. Sono sicuro che Porfiri sarà in grado di fornire spiegazioni molto più argomentate ed eleganti della mia, comunque il dott. Tosatti mi sopporti in questo mio contributo. Premetto che sono ingegnere elettronico, suonatore casalingo di tastiera con sintetizzatore musicale da quando avevo sedici anni (ora sono totalmente arrugginito nella manualità, ma è irrilevante), cosa che ha allietato la mia adolescenza, e quindi conosco bene l’argomento dal punto di vista tecnico, sia come utilizzatore che per quello che riguarda quello che sta “sotto il cofano” (da ragazzo mi ero anche “scritto” da me il software per un sintetizzatore). È senz’altro vero che uno strumento elettronico può imitare (intanto sottolineo il verbo: imitare) certi (ad oggi non tutti, forse un domani, ma come vedremo è irrilevante) strumenti acustici in modo tale che un ascoltatore, anche preparato, può non percepire la differenza.

    Questo è dirimente? No, e si dimostra con un controesempio.

    Conosco bene anche la sintesi di immagini 3D e so quindi che è in grado di riprodurre filmati in realtà virtuale così sofisticati da trarre in inganno uno spettatore anche preparato: questo è bene dimostrato dall’applicazione nel cinema. Dunque mi chiedo: se a TV2000 decidessero di prendere un esperto e, anziché trasmettere il fatto “vero”, riproducessero la recita del Rosario da Lourdes in realtà virtuale, fatto così bene, “verosimile”, che gli spettatori non si accorgessero della differenza (*), allora sarebbe la stessa cosa? Evidentemente no: uno è il fatto “vero”, l’altro è una riproduzione “verosimile”. Così come la fiammella di una candela di cera che si consuma è solo imitata (in questo caso pure malamente, ma se uno volesse investire soldi in ricerca potrebbe certamente ottenere una resa migliore) da certe lampadine con l’effetto fiamma.

    È evidente che non si coglie minimamente il succo del problema se ci si limita all’aspetto tecnico, ovvero il confronto della qualità del suono: gli argomenti di Porfiri praticamente non sono stati neanche sfiorati, altro che confutati. E qui si potrebbe partire da questo grave limite di comprensione anche per parlare di liturgia in generale, di VO e NO, ma credo non sia il caso di disperdere la discussione con troppi argomenti.

    PS Ecco, però c’è un argomento che vale la pena sviluppare, come ora capirete. Conosco anche abbastanza bene le cose di intelligenza artificiale, anche se professionalmente non me ne occupo più da tempo (comunque ne seguo gli sviluppi). Applicando ragionamenti analoghi a quelli di Mellner, un gran numero di esperti di reti neurali ed affini sostiene (**) che un computer non solo può riprodurre un brano p.es. di Bach (in modo meccanco questo è vero da decenni, e infatti da adolescente mi ci divertivo), ma mediante l’analisi di tutti i dischi registrati può addirittura cogliere gli aspetti stilistici di un dato musicista (p.es. Glenn Gould) e poi essere in grado di replicarli su nuove performance , anche in questo caso con una verosimiglianza in grado di trarre in inganno l’ascoltatore esperto. Spero che questo faccia capire a Mellner che sta difendendo un processo che inizia con la rimozione dell’organo a canne e finisce con la rimozione dell’organista, e in generale dell’artista in carne ed ossa, Mellner incluso.

    (*) In questo caso sarebbe anche relativamente facile, perché noto che TV2000 spende e spande in tante iniziative, compreso le celebrazioni da San Pietro addirittura in 4K, ma le trasmissioni da Lourdes sono rimaste in 4:3 e qualità dell’immagine pre-digitale, evidentemente segno della scarsissima importanza, per la rete, di quell’evento. Ma questa è un’altra storia.

    (**) Per la verità, già lo sosteneva un mio professore all’università, venti e passa anni fa.