RAPPORTO VAN THUAN SULLE MIGRAZIONI. PER CAPIRE, OLTRE LA DEMAGOGIA, LA RETORICA E L’INTERESSE ALL’ACCOGLIENZA.

16 Febbraio 2017 Pubblicato da

Marco Tosatti

E’ stato presentato ieri a Roma, nella sala Marconi di Radio Vaticana, l’ottavo Rapporto sulla dottrina sociale della Chiesa nel mondo, a cura dell’Osservatorio Cardinale Van Thuan (edito da Cantagalli), che quest’anno ha per titolo “Il caos delle migrazioni, le migrazioni nel caos”.

Un’opera di 215 pagine, preziosa per osservare il fenomeno al di là delle pulsioni emozionali, della demagogia, ecclesiale e non che impera nell’informazione, a partire dai vertici della Chiesa, in particolare quella italiana, e degli interessi economici che in particolare nel nostro Paese, ma non solo, rendono molto sensibili le realtà politiche ed ecclesiali verso la politica delle porte non solo aperte, ma spalancate indiscriminatamente. E naturalmente degli organi di informazione, o presunta tale che ne esaltano solo, in maniera strumentale, gli aspetti emotivi.

A organizzare la presentazione è il Movimento cristiano lavoratori (Mcl), che parla delle migrazioni come “tema centrale di strettissima e drammatica attualità”. “Il tema di questo VIII Rapporto, le migrazioni – spiega Carlo Costalli, presidente Mcl – s’imponeva all’Osservatorio come obbligato, data la vastità del fenomeno, le sofferenze a esso collegate, la destabilizzazione internazionale che provoca e da cui è provocato e i tanti fenomeni con esso collegati, non ultimo l’insicurezza per il futuro che caratterizza le persone che emigrano ma anche quelle che le accolgono. Economia, politica, cultura, religione: non c’è un ambito della nostra vita sociale che non sia interessato e spesso sconvolto dal fenomeno delle migrazioni. Non c’è nemmeno un ambito geografico che ne sia immune”.

Vi consigliamo di leggere il Rapporto, stilato a cura dell’arcivescovo di Trieste, Giampaolo Crepaldi, e del dot. Stefano Fontana. Afferma mons. Crepaldi, facendo appello alla virtù troppo spesso negletta da alcuni del realismo cristiano: “Se esiste quindi un diritto ad emigrare va tenuto anche presente che c’è anche, e forse prima, un diritto a non emigrare. L’emigrazione non deve essere forzata, costretta o addirittura pianificata”.

Crepaldi invita a non “cedere alla retorica superficiale…realismo significa non cedere a spiegazioni semplificatorie dei fenomeni migratori”. E aggiunge: “L’accoglienza del prossimo non può essere cieca o solo sentimentale, la speranza di chi emigra va fatta convivere con la speranza della soscietà che li accoglie”.

Di particolare interesse, perché viene da una persona che ha incarichi di alto livello nel mondo finanziario e bancario, quello di Ettore Gotti Tedeschi. L’economista ha sviluppato un’analisi di lungo periodo, vedendo nel fenomeno delle migrazioni in particolare dall’Africa e dal Medio Oriente verso l’Europa, un disegno nato negli anni ’70 dai progetti di creazioni del Nuovo Ordine Mondiale. Gotti Tedeschi ha presentato nel suo intervento tutta una serie di elementi e di dichiarazioni, anche scritte, di personaggi centrali della politica mondiale, da Henry Kissinger al Segretario dell’ONU Ban Ki-Moon che possono fare oggetto di una riflessione. L’economista cita le spiegazioni economiche che vengono spesso presentate come motivo del fenomeno, tipo colmare il gap di popolazione dovuto alla denatalità o a esigenze di mano d’opera, per quanto riguarda l’importazione; carestie, guerre e cambiamenti climatici per ciò che attiene all’esportazione. “Credo però che quasi nessuna di queste spiegazioni sia realmente sostenibile per spiegare il fenomeno nella sua interezza. Una serie di considerazioni e riflessioni lascia invece immaginare che detto fenomeno, più che spiegabile attarverso analisi tecniche e valutazioni economiche sia stato previsto e voluto per modificare la struttura sociale e religiosa della nostra civiltà, in pratica per ridimensionare il cattolicesimo, religione assolutista, fondamentalista e dogmatica”, per sostituirla con una religione più consona al Nuovo Ordine Mondiale, e ai “valori” che esso propugna.

Il libro presenta oltre ad articoli di commento, un’analisi della Dottrina Sociale della Chiesa nei cinque continenti, e i documenti del Pontefice regnante più rcenti in tema di migrazioni.



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127 commenti

  • burke ha detto:

    @ Luigi

    scrivi: basta vedere come alcuni cattolici si comportano con i luteranie si vede una certa chiesa sta andando …

    Beh, guarda che tra “alcuni cattolici” e “certa chiesa” c’è pure el papa Francisco, non te gusta stare in sua compagnia?

    Ripeto: ormai odiate il papa piu voi che i protestanti … cosa inverosimile fino a pochi anni fa …

    + R Burke (l’evangelico)

  • burke ha detto:

    Il Papa è sereno e va avanti per la sua strada

    + C. Hummes

  • burke ha detto:

    viva el papa Francisco, viva el papa Francisco, Dio lo protegga e gli permetta di far soffiare ancora piu forte il vento nuovo dello Spirito

    P.S. Una volta dire “viva il papa, viva il papa” infastidiva i protestanti, adesso invece infastidisce certi cattolici che ai auto-definiscono i veri defensor fidei …. che stranezze ….
    _____________

    Cari fratelli in Cristo,

    vi confesso che dire “viva el papa Francisco” io proprio non riesco, mi viene un nodo alla gola e mi blocco, e si che sono un cardinale di santa romana chiesa …

    + R Burke
    _______

    eh eh, caro Burke, qualche calice amaro bisogna pur berlo …
    con i tuoi patimenti per la dottrina che vedi pian piano disintegrarsi completi quello che manca ai patimenti di Cristo in croce

    Tuo fratello in Cristo

    + W. Kasper

    ______

    Caro Kasper,

    guarda che non è ancora vinta la partita, sto preparando una correzione formale al papa

    Tuo fratello in Cristo

    + R Burke
    ___________

    Se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri

    + Benedetto XVI (papa emerito contemplativo)

    vedi mia “Lettera di Benedetto XVI ai vescovi della Chiesa cattolica riguardo alla remissione della scomunica dei quattro vescovi consacrati dall’arcivescovo Lefebvre”, datata 10 marzo 2009

    P.S. wow…. il papa emerito contemplativo che esce dalla contemplazione per ricordare ai cardinali che si divorano e mordono a vicenda di non distruggersi del tutto ah ah ah

    __________

    Mannaggia, l’avevo detto io ai quattro cardinali di non rendere pubblica la lettera dei dubia, uff … cosi adesso tutti sanno che si divorano e si sbranano … uff …

    + G. Muller

    ___________

    e tu Francisco, che dici? non rispondi? … uff…

    + C. Caffarra

    • burke ha detto:

      eh eh, caro confratello Caffarra, el papa Francisco preferisce la morale piu misericordiosa di Bernard Haring della tua morale rigida, rigida, rigida ,…

      Il vento soffia ora in altra direzione, devi fartene una ragione e metterti il cuore in pace

      Tuo fratello in Cristo,

      + W. Kasper

  • Iginio ha detto:

    Se, come dice papa Bergoglio, le guerre si fanno solo per motivi economici (una superstizione marxista, ma fingiamo che sia vera), allora è vero anche l’inverso. Ossia, chi vuole a tutti i costi l’accoglienza degli immigrati, lo fa soltanto per guadagnarci sopra. Fossi in papa Bergoglio, starei più attento.

    • burke ha detto:

      Ignorare i poveri è truffa morale.

      Le ferite sociali causate da un sistema economico disumano e diffuso possono essere curate e guarite con l’atteggiamento del buon samaritano, facendosi “prossimi di chi ha bisogno”.

      E come insegna il Vangelo di nostro SIgnore, lo straniero, il pagano e l’ impuro è piu aperto a chinarsi sul moribondo aggredito dai ladri e si prende cura di lui, mentre la fretta indifferente e la paura di “sporcarsi le mani e rendersi impuri” del sacerdote e del levita, esponenti legati al Tempio, voltano le spalle all’uomo ferito e alla legge di Dio che chiedeva di prestare soccorso in casi simili.

      I buoni samaritani salveranno il mondo, cioè coloro che hanno l’autentica capacità di farsi prossimi dei bisogni di chi soffre. Non l’ipocrisia di chi si riempie le tasche ignorando con stile le piaghe sociali per poi manipolare le coscienze quando le ferite sono così evidenti che non si può più fingere di non vederle.

      + Francesco

      Messaggio inviato ai partecipanti all’incontro dei Movimenti popolari
      http://it.radiovaticana.va/news/2017/02/17/papa,_movimenti_popolari_truffa_morale_%C3%A8_ignorare_i_poveri/1293206

      P.S. nessun popolo è criminale, nessuna religione è terrorista

  • enrico ha detto:

    Ad esempio:
    Sarebbe bello indicare che nella città di Finsta, città natale di S. Brigida di Svezia, anche i luterani fanno l’adorazione eucaristica.
    Ci sono anche esempi positivi.

    • Liberato ha detto:

      ti sbagli enrico… Muller è un ipocrita mentre Coccopalmerio è un’esegeta… almeno così li dipingono i baciapile di Sua Santità… perchè viviamo nel periodo di chi “tocca il capo muore”, ed infatti chiunque prova a dissentire con il Sommo Pontefice viene immediatamente allontanato, nel solco del principio evangelico e di come agiva Nostro Signore. Se vi capita leggete su “La Verità” di oggi un bel pezzo dal titolo: ” Il Papa ha deciso preso avremo le mezze prete”… illuminante!

    • burke ha detto:

      ah si? stranissimo … impossibile che un luterano faccia adorazione eucaristica, da quel che so anzi questa pratica cattolica li infastidisce perchè è totalmente contraria alla loro visione e pratica della cena del Signore (il corpo di Cristo si mangia, non si adora mi disse una volta un teologo e pastore Valdese) ….

  • Antonio Radeghieri ha detto:

    Ti sbagli Enrico, è in continuità!
    Con Kung, Martini, e con gli ex arcivescovi di Canterbury!

    • enrico ha detto:

      @ Antonio Radeghieri

      Anche io sono preoccupato, e quasi l’argomento di tutte le cene con mia moglie.
      Evito di dare giudizi drastici perchè spero sempre di sbagliarmi.
      Su “Il Santo” c’era un articolo che diceva che bisogna ringraziare Lutero perchè ci ha fatto riscoprire la Bibbia..
      Mia moglie strabuzza gli occhi.
      Io le ho solo detto “sì soprattutto il primo ed il secondo libro dei Maccabei e la lettera di Giacomo”.
      Giusto per sdramattizare.

    • burke ha detto:

      e con Kasper, che è stato il cardinale dell’ecumenismo con GPII e BVI e non mi pare sia mai stato declassato nè corretto da essi

      • burke ha detto:

        …. uff… Kasper, sempre quello, il preferito di Francesco, a me han messo invece in un angolo …. uff

        + R Burke

  • enrico ha detto:

    Perdonate anche gli errori ortografici.
    Aggiungo che non mi pare molto serio continuare con questa strategia della normalizzazione a tutti i costi.
    Io, pur nelle mie preoccupazioni per la situazione attuale, valuto anche la possibilità di sbagliarmi.
    Del resto tutte le informazioni che ho/abbiamo sono date da altri, dunque bisogna anche valutare l’interpretazione eventuale della fonte rispetto la notizia.
    Ma quando c’è l’evidenza di una intervista come quella del Cardinal Mueller che dice una cosa, ed il cardinal Coccopalmerio che dice l’esatto contrario, dire che è tutto normale mi pare paradossale.

    • burke ha detto:

      ma è sempre stato cosi nella chiesa, magari in certi periodi la chiarezza è solo formale e apparente ma sotto sotto…

      prendii il caso di AL: non ha forse formalizzato quello che già da tempo e da molte parti già si faceva (ammettere in alcuni casi i divorziati risposati ai sacramenti)? Io ho sentito un parroco che dopo AL ha detto che lui queste cose le faceva già da anni, come a dire che ora c’è l’avallo formale ai piu alti vertici, ma la cosa già avveniva in forma ovviamente molto discreta

  • enrico ha detto:

    L’argomento che tratta l’articolo di Tosatti è diverso.
    ma approfitto di questo spazio, chiedendo scusa, per lasciare un commento su un articolo che ho letto su UCCR a proposito di Lutero.
    Si sostiene che c’è continuità fra Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Papa Francesco su Lutero.
    Può essere, ma l’articolo fa esattamente lo stesso lo stesso procedimento che i gestori del sito deprecano quando lo fanno altri, cioè estrapola frasi dal contesto per dimostrare una tesi.
    Ad esempio il discorso di Benedetto XVI ad Erfurt.
    Le parole del Papa emerito, riguardo le cose in comune e vanno viste in seno alla dichiarazione “Dominus Iesus”in cui si esplicita che non esistono diverse chiese sorelle, Cattolica, Protestante, Ortodossa, ma la Chiesa è una e i cristiani che sono ortodossi o protestanti hanno dei legami diversi con la Chiesa che è comunque una.
    Giovanni Paolo II e Benedetto XVI pongono l’accento su alcune istanze di Lutero che erano anche condivisibili.
    Ma questo non significa che come in seguito sono state sviluppate da Lutero sia stato corretto.
    In particolare ad Erfurt il Papa sottolineava il pericolo di nuovi movimenti cristiani con basi dottrinali scarse o incerte.
    Il timore che alcuni cattolici oggi hanno e che invece ci sia una certa tendenza ad appiattire la Chiesa Cattolica sulle posizioni protestanti, soprattutto nella liturgia, per favorire l’ecumenismo.
    Se pensiamo al ruolo che verrà dato al teologo Andrea Grillo, e quali sono le sui giudizi verso il pontificato di Giovanni Paolo II, tale timore non risulta così infondato.
    Scusate.

  • A.C. ha detto:

    Visto il tipo, penso che preferisca la preghiera, che finire a Guam 2 a controllare la raccolta differenziata.

  • burke ha detto:

    ah ah ah meno male che han silurato mons Negri, e che siluramento… mettere mons Perego al suo posto è proprio uno schiaffo ah ah ah ah

    W el papa Francisco, il popolo di Dio è con te, avanti cosi!!!

    • Papa Francesco ha detto:

      Te llevo el sombrero cardinalizio!
      Callar, silenzio!

    • A.C. ha detto:

      sai che siluramento! Era già in pensione…..

      • burke ha detto:

        Menichelli è in pensione da 3 anni ma continua a stare al suo posto, Negri da soli tre mesi… sostituzione record … nenake Scola ha avuto questo trattamento…

        • A.C. ha detto:

          E’ meglio che sia in pensione, così puo’ parlare liberamente come i tre cardinali dei dubia.

          • burke ha detto:

            di esternazioni contro il papa ne ha gia fatte abbastanza da vescovo, speriamo che ra si rititri in un convento a pregare come BVII ah ah ah

  • Papa Francesco ha detto:

    Querido Burke
    Yo preferisco muchissimo estos contestadores de Amoris Laetitia
    que tu..
    Porché tu eres un adulator leccacalze.
    Te mando en la islas del Pacifico!
    Adelante

    • Acchiappaladri ha detto:

      @ Papa Francesco

      Veda, Reverendissimo Pontefice, di migliorare un po’ la formazione professionale dei suoi collaboratori curiali perché ancora una volta hanno tolto incisività alle sue misericordiose decisioni.

      Islas del Pacifico, Islas del Pacifico … ma c’è isola ed isola, alcuna più misericordiosa di altre: quegli incapaci curiali leccacalze non riescono a capirlo.

      Si vede anche da un fatto come questo la decadenza della curia vaticana! Solamente a 12155 km da Roma … e poi mandarlo misericordiosamente proprio a Guam (che è un’amena isola tropicale) solamente perché lì il 2017 è L’ANNO DELL’AMORE (in curia sarà arrivata una brochure VISIT GUAM 2017 YEAR OF LOVE che ha dato l’ispirazione)! Senza considerare che lì c’è un aeroporto internazionale con frequenti voli diretti per gli USA, Giappone, Cina, Russia … comodamente in meno di 24 ore si può tornare in Vaticano!

      Quegli sprovveduti curiali apprendisti-stalinisti nemmeno si sono ricordati della famosa pratica “Nostra Signora degli Antipodi” sull’Isola Pitt che sarebbe stata ben più opportuna come destinazione per le indagini del Card. Burke, anche perché son quasi 19300 km da Roma e ci vogliono, sempre che uno sia fortunato a trovare la coincidenza e il tempo giusti, 2-3 giorni per arrivarci in aeroplanino o barchetta.

      Il parroco di Santa Teresa di Lisieux nell’isola vicina (a 20 minuti di aeroplanino) quando non sta (cioè quasi sempre !) nella canonica della cappella di Nostra Signora degli Antipodi ne fa uso come MOTEL (frequentatissimo dai 38 abitanti dell’Isola di Pitt!) e uno dei clienti aveva mandato mesi fa una scandalizzata supplica al Papa di intervenire perché aveva scoperto che il parroco non ha ben organizzato la raccolta differenziata della spazzatura nella canonica/motel mettendo a repentaglio l’equilibrio ecologico dell’Oceania e non ha ecumenicamente messo la statuetta di San Lutero in canonica (per la verità ci sono voci che i clienti abbiano trovato anche un vecchio messale tridentino su un comodino e nessuna copia della Laudato Si’ e della Amoris Laetitia… però questa parte della supplica è ancora secretata e non si conoscono i dettagli).

      • Papa Francesco ha detto:

        No raccolta deferenziata??
        La situacion es muy muy grave!
        Es necesario que enviamos el Cardinal Muller!

  • giuseppe marson ha detto:

    UN BEL COPIA INCOLLA DI UN INTERVENTO DEL CARD. CAFFARRA.
    LETTURA PER ME MOLTO EDIFICANTE.
    A MIO MODESTO PARERE MOLTO PIU’ UTILE LEGGERE QUESTA TESTIMONIANZA CHE LE EVIDENTI PROVOCAZIONI DI CHI VUOLE OKKUPARE ANCHE QUESTO SITO DI TOSATTI.
    A CHI PAZIENTEMENTE VOLESSE ASCOLTARE IL CARD. CAFFARRA, BUONA LETTURA

    Perché tanto interesse della Chiesa per la famiglia?
    Correggio (RE), 12 febbraio 2017

    Non c’è dubbio che, almeno dal Papa Leone XIII in poi, l’interesse della Chiesa per il matrimonio e la famiglia è andato sempre più crescendo. Indico solo qualche fatto significativo.

    Ad iniziare da Leone XIII quasi tutti i Papi promulgano un’enciclica su questo tema. Un Concilio ecumenico, il Vaticano II, ne ha spesso e lungamente parlato. San Giovanni Paolo II ha fatto del matrimonio e della famiglia la cifra del suo pontificato. Il Santo Padre Francesco ha perfino convocato due Sinodi dei Vescovi su questo tema, pubblicando come conclusione dei medesimi un’Esortazione Apostolica, che fino ad ora è il più lungo documento dedicato al tema matrimonio e famiglia dal Magistero dei Papi.

    Quanto detto accenna all’attenzione dei Papi. Ma ad iniziare dal secondo dopoguerra del secolo scorso, iniziano Movimenti ecclesiali specifici; la ricerca teologica approfondisce sempre più la tematica; crescono le beatificazioni e le canonizzazioni di beati e santi sposati, ed anche di coppie coniugali. Ultima i genitori di santa Teresa del Bambin Gesù. È dunque legittima, ed in un certo senso inevitabile la domanda: perché tanto interesse? Nel primo punto della mia riflessione cercherò di rispondere a questa domanda. Nel secondo mostrerò il contemporaneo disinteresse del mondo e della cultura occidentale per il matrimonio e la famiglia. Infine nel terzo farò uno schizzo del modo con cui la Chiesa si interessa del matrimonio e della famiglia.

    1. Perché tanto interesse? La via dell’uomo

    In occasione della decisione dell’ONU di indire per l’Anno 1994 l’Anno della famiglia, Giovanni Paolo II scrive una Lettera alle Famiglie [2 febbraio 1994]. E all’inizio di questo importante documento quel grande Pontefice dona la prima, originaria risposta alla domanda. Sintetizzo.

    + “L’uomo è la via della Chiesa” [Lettera Enciclica Redemptor hominis (14-3-1979), 14]. Cioè: “La Chiesa prende parte alle gioie e alle speranze, alle tristezze e alle angosce del cammino quotidiano degli uomini” [Lettera alle famiglie, 1]. Viene in questo testo accennato il tema dell’accompagnamento, della condivisione della condizione umana, che sono la grande cifra del pontificato di Francesco.

    + Il percorso che la Chiesa deve percorrere, l’uomo cioè nella sua concreta esistenza, le è stato indicato e come imposto dal suo Divino Fondatore. È Lui che ha affidato l’uomo alla Chiesa, come sua missione.

    + Fra le numerose “strade” che l’uomo percorre nella sua insonne ricerca di senso, vi è il matrimonio e la famiglia. Anzi questa [assieme al lavoro] è la prima e la più importante.

    Dunque la ragione principale per cui la Chiesa ha tanto interesse per il matrimonio e la famiglia è il suo interesse per l’uomo, per l’umanità di ogni uomo. Dobbiamo ora, di conseguenza, comprendere perché l’interesse per l’uomo esiga l’interesse per il matrimonio e la famiglia.

    1,1. Partiamo da una pagina evangelica molto nota: il dialogo fra Gesù ed i Farisei sull’indissolubilità del matrimonio [Mt 19,3-9 e par.].

    La domanda dei Farisei a Gesù non era sulla legittimità del divorzio. Essa era assolutamente certa per gli interlocutori: si fondava su un testo della Sacra Scrittura, su una disposizione-concessione fatta da Mosè. La domanda verteva sulle cause che potevano legittimare il ricorso a questa concessione. Fra i giurisperiti del tempo, infatti, si discuteva se la causa fosse una sola, l’adulterio della donna, oppure fossero diverse. A Gesù è chiesto di prendere posizione su questa lite giurisprudenziale. In realtà il testo mosaico non era né chiaro né preciso.

    Ed ora vi prego di prestare molta attenzione alla risposta di Gesù. Essa prima di tutto invita gli ascoltatori ad una operazione di “ortottica” indicando in quale direzione bisognava cercare la soluzione. Gesù la indica nel modo seguente: “(guardate al, considerate il) PRINCIPIO”. Che cosa significa?

    Non guardare il matrimonio come lo hanno ridotto gli uomini, ma come l’ha pensato il progetto creativo di Dio. La parola “Principio” dunque non indica il momento, l’attimo cronologicamente primo che dà inizio allo scorrere della storia umana. Quando uno scultore decide di scolpire nel marmo una statua, ha prima, al principio appunto, l’idea, l’ispirazione che vuole esprimere. Idea, ispirazione che diventa la scultura marmorea. Dio ha un idea di matrimonio. Essa è stata impressa dalla mano creatrice di Dio nella stessa costituzione, struttura della persona umana. La persona dell’uomo e la persona della donna sono come sono – nel loro spirito, nella loro psiche, nel loro corpo – perché sono creati in vista dell’unità coniugale. Pensate, già Aristotile aveva forse avuto l’intuizione di questo fatto, quando definisce l’uomo “animale coniugale”.

    Dunque l’idea che il Creatore ha del matrimonio non deve essere pensata come una legge alla quale l’uomo deve adeguarsi; o come un ideale verso cui tendere. Non una legge morale; non un ideale. Ma l’intima verità stessa della persona umana. Gesù dice di guardare in questa direzione. “IL PRINCIPIO” dunque non è qualcosa di passato. È la continua presenza della divina progettazione nella persona dell’uomo e della donna. Un poco come la sorgente di un torrente. Essa si trova certamente all’inizio del torrente, ma nello stesso tempo è ciò che fa scorrere il torrente.

    I Farisei comprendono bene ciò che Gesù voleva dire, e che orientando lo sguardo nella direzione indicata dalle sue parole, la loro discussione non aveva più senso. Ma «perché allora» obiettano «Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e mandarla via?». Come a dire: «se è vero ciò che dici tu, allora Dio si contraddice. Da una parte, come dici tu, l’idea che Dio al principio ha del matrimonio implica l’indissolubilità. Dall’altra tuttavia, Mosè, che pure agiva in nome di Dio, concede il divorzio».

    A questo punto Gesù introduce nella discussione la considerazione di una realtà nuova e tragica: la DUREZZA DEL CUORE. Che cosa significa? L’ostinata volontà della persona umana, del suo io più profondo di rifiutarsi al PRINCIPIO, al progetto di Dio. La condizione attuale della persona umana non è più come al PRINCIPIO. È come se mettessimo terra o un sasso sulla sorgente. L’acqua continuerebbe a sgorgare, ma il torrente scomparirebbe. Uomini e donne continuano a sposarsi, nello splendore del PRINCIPIO che continua a sgorgare nella loro coscienza morale, ma nella miseria di una volontà incapace del “per sempre”. Miseria di un re decaduto! Direbbe Pascal.

    E a questo punto Gesù lascia intravedere la ragione della sua missione: liberare nel cuore dell’uomo e della donna la forza del PRINCIPIO. Ridonare loro la perduta capacità di amarsi per sempre.

    Mi fermo un poco su questo punto, alla luce di un’altra pagina evangelica, le nozze di Cana [cfr. Gv.2,1-11].

    Alla vita del matrimonio, all’Amoris laetitia direbbe il Santo Padre, prima o poi viene a mancare il vino; viene a mancare la forza che rende fedeli al patto coniugale. E resta solo l’acqua. Gesù compie il miracolo: ridona all’uomo e alla donna la capacità del dono reciproco. Ridona il vino perché il banchetto possa continuare nel gaudio dell’amore indissolubile. Col suo primo miracolo Gesù diventa al contempo il testimone della divina verità del matrimonio e colui che rende la libertà capace di realizzarla.

    Ritorniamo ora alle domande da cui siamo partiti: perché la Chiesa si interessa tanto del matrimonio? Perché si interessa dell’uomo. Perché interessarsi dell’uomo comporta interessarsi del matrimonio? Perché il matrimonio realizza la verità originaria dell’uomo, la sua vocazione al dono di sé. E, come anche insegna il Concilio, la persona umana trova se stessa nel dono sincero di se stessa. La Chiesa esiste perché l’uomo non perda se stesso.

    1,2. Se mi avete seguito, avrete notato che fino ad ora ho parlato esclusivamente del matrimonio, non della famiglia. Perché la Chiesa si interessa colla stessa passione della famiglia? Perché si interessa fortemente alla genealogia della persona. Mi spiego.

    Il concepimento di una persona è un evento grandioso. Essa è il risultato di un atto creativo di Dio e dell’atto dell’unione coniugale.

    Dio ha voluto l’uomo fin dal principio; e lo vuole in ogni concepimento. Nessuno di noi viene al mondo per caso o per necessità. Il suo esserci è dovuto ad un atto creativo di Dio. Ciascuno di noi può dire: io ci sono perché Dio mi ha voluto. Non perché ne avesse bisogno, per sua utilità. Dio vuole ciascuna persona per se stessa. “Per se stessa” significa che ciascuno di noi non esiste in vista di qualcosa d’altro diverso da se stesso. I filosofi direbbero: ogni persona è un fine, mai un mezzo. Nessuna persona può essere solo usata, strumentalizzata.

    Ma l’origine della persona è inscritta anche nella biologia della generazione. Se teniamo presente quanto ho appena detto, non sarà difficile comprendere quale modo umano di porre le condizioni del concepimento, è degnamente corrispondente all’atto creativo di Dio. Quando gli sposi prendono coscienza che hanno concepito una nuova persona umana, dovrebbero avere piena coscienza che Dio ha voluto quella persona, e che l’ha voluta per se stessa non per i genitori. È questa la ragione profonda per la quale l’unico atto degno di porre le condizioni del concepimento di una nuova persona umana, è l’atto dell’amore coniugale mediante il quale i due sposi diventano una sola carne. All’atto dell’amore creativo di Dio corrisponde l’atto dell’amore generativo degli sposi. Dio celebra la liturgia del suo amore creativo nel tempio santo dell’amore pro-creativo degli sposi. Produrre una persona umana in laboratorio è grave mancanza di rispetto alla sua dignità: i bambini si concepiscono, non si producono.

    La genealogia della persona poi si realizza compiutamente nell’educazione della stessa. L’educazione è come una continua generazione. Ed è l’educazione che istituisce il vero rapporto fra le generazioni. L’atto educativo introduce la nuova persona nella vita, nella cultura che ha preso corpo nella persona dei genitori. “Una generazione” dice un Salmo “narra all’altra le tue meraviglie, o Signore”. Si produce in questo modo uno dei beni umani fondamentali, il rapporto fra generazioni. La biologia della generazione diventa genealogia della persona: nasce un popolo.

    Perché la Chiesa si interessa tanto alla famiglia? Perché è il luogo dove è assicurata una vera buona genealogia della persona; una crescita della persona verso la pienezza, la fioritura della sua umanità.

    2. La de-costruzione: il disinteresse per la famiglia

    L’interesse della Chiesa si svolge dentro alla storia, all’interno delle varie culture. Ora in Occidente sta accadendo, ed in parte è già accaduto, che non è cambiata solo la morfogenesi del matrimonio e della famiglia, ma il loro genoma. Mi spiego con la formulazione di un dilemma elaborato da un grande sociologo italiano: «La famiglia [ed il matrimonio, aggiungo io] è una istituzione del passato che possiamo modificare secondo i nostri sentimenti, affetti e desideri soggettivi, oppure è una realtà che ha una forma propria [un genoma proprio, aggiunta mia], una struttura sui generis, rispetto alla quale si misura il carattere più o meno umanizzante della società?» [Pier Paolo Donati, La famiglia. Il genoma che fa vivere la società. Rubbettino ed., Soveria Mannelli 2013, pag.7; cfr. anche pag.213]. Più brevemente: esiste la famiglia o è più corretto parlare di “le famiglie”, senza fare distinzioni?

    La cultura occidentale, oggi, ha optato per il secondo corno del dilemma. Due segnali di questa opzione: l’ingresso negli ordinamenti giuridici del c.d. matrimonio omosessuale; la trasformazione della generazione in procedimento produttivo. Mai la Chiesa in duemila anni di vita si era trovata di fronte ad una tale sfida. Questo evento culturale e linguistico – non LA famiglia ma LE famiglie – è il risultato di processi culturali secolari. Ne accenno solo a due.

    2,1. La privatizzazione del matrimonio. Da sempre il matrimonio era considerato una realtà che aveva attinenza al bene comune della società. Non era solo un’istituzione di diritto privato, ma anche di diritto pubblico. Anzi una istituzione che godeva del c. d. privilegium juris.

    Che cosa è accaduto e sta accadendo? Si va imponendo la tendenza ad equiparare matrimonio e famiglia ad un qualunque aggregato di individui, legati fra loro da gusti ed affetti privati. Matrimonio e famiglia vengono relegati alla pura affettività, senza considerare la sua rilevanza sulla società. La conseguenza è che si va configurando una società pensata e vissuta come aggregazione di individui e non comunità di famiglie. [Su tutto questo l’opera citata di Donati va letta e meditata.]

    La logica interna della privatizzazione del matrimonio porta inevitabilmente a porsi la domanda: vale ancora la pena sposarsi? Non è meglio convivere? Se consapevolmente o inconsapevolmente ci si lascia trasportare dal processo culturale che stiamo descrivendo, la risposta non potrà essere che la seguente: no, non vale la pena sposarsi! Il progressivo passaggio negli ordinamenti giuridici dal divorzio per colpa al divorzio per consenso, ha ulteriormente rafforzato la risposta.

    Si comprende dunque che la questione dell’ammissione o non dei divorziati-risposati all’Eucaristia non è né solo né principalmente una questione di peccato-colpa personale, soggettiva. L’assetto sacramentale è una struttura della Chiesa come tale.

    Il prezzo che stiamo pagando a causa della privatizzazione del matrimonio è molto alto. Esso comporta nel vissuto sociale la progressiva perdita di due beni relazionali fondamentali: il bene del giusto rapporto uomo-donna; il bene relazionale insito nel rapporto fra le generazioni. Pertanto le nostre società diventano sempre più anonime, più rischiose, più infelici. Il fatto delittuoso di Pontelangorino [FE] è solo la punta sconvolgente di un iceberg.

    2,2. La de-biologizzazione dei due beni relazionali [rapporto uomo-donna; rapporto fra generazioni]. Si definisce il matrimonio prescindendo dal dimorfismo sessuale. La genealogia della persona è stata sradicata dalla biologia della generazione.

    Anche questo evento è il frutto di secolari processi secolari. Ne accenno solo a tre.

    + La separazione del corpo dalla persona. Essa ha avuto come conseguenza un reificazione del corpo umano. Ha cessato di essere pensato e vissuto come epifania della persona e suo linguaggio. Se poi collochiamo questo processo dentro all’ideologia tecnologica, constatiamo che anche il corpo è “a disposizione del fare tecnico”. Il corpo femminile o maschile, se paghi, diventa cava da cui trarre ovuli o spermatozoi. L’utero, se paghi, può anche essere affittato.

    + La separazione della sessualità dalla procreazione. Si faccia bene attenzione: non sto parlando del problema morale della contraccezione. Sto prendendo in esame un modo sempre più comune di pensare secondo il quale la genealogia della persona non è più de jure inscritta nella biologia della generazione. Questa radicazione – si pensa – era solo un dato di fatto, oggi superato dalle possibilità tecniche di poter avere bambini senza il sesso.

    + La progressiva marginalizzazione della considerazione della causalità finale nello studio della natura ha concorso all’incomprensione del finalismo intrinseco della sessualità umana alla procreazione.

    Il risultato finale è stato la de-costruzione dell’edificio matrimoniale e famigliare. Abbiamo ancora tutti i pezzi – paternità/maternità; figliazione… – ma non abbiamo più l’edificio. Famiglia e matrimonio: una delle tante aggregazioni costituite da affetti privati.

    3. Madre e Maestra: come la Chiesa si interessa al matrimonio e alla famiglia

    Prima di rispondere a questa domanda, devo fare due premesse.

    La prima. La Chiesa ritiene che la condizione in cui oggi in Occidente versano matrimonio e famiglia debba essere riportata, per usare una parola evangelica, AL PRINCIPIO. I due beni relazionali messi in questione sono troppo importanti per la vera felicità dell’uomo per essere dilapidati.

    La seconda. La Chiesa si interessa della salvezza dell’uomo mediante tre attività: il Magistero, la Santificazione, la Guida. Ora dirò qualcosa su ciascuna di queste tre attività.

    3,1. Mediante la Divina Rivelazione Dio ci ha donato la luce della Verità; ci ha indicato la via della vita vera e buona. Sant’Agostino ha scritto: «nessuno può essere amico dell’uomo se non è innanzi tutto amico della verità» [Lett. 155,1].

    L’amicizia dell’uomo che alberga nel cuore della Chiesa, implica in primo luogo il suo desiderio, la sua volontà di dire all’uomo la Verità. Non una qualsiasi verità, ma solo la Verità che è via di salvezza, la verità rivelata da Dio stesso in Gesù. La Chiesa compie questo basilare atto di amore, la carità della Verità, mediante il Magistero dei Papi, dei Concili, dei Vescovi. La Chiesa anche oggi si interessa del matrimonio e della famiglia dicendo la Verità su matrimonio e la famiglia.

    3,2. Parto da testo mirabile del b. J. H. Newman. «La Chiesa però sa e insegna anche che la reintegrazione della natura umana cui essa mira deve essere attuata non soltanto per mezzo di iniziative esterne quali la predicazione e l’insegnamento, anche se questi sono suoi campi specifici, ma attraverso l’intima forza spirituale della grazia che scende direttamente dall’alto, e della quale essa è il canale. Essa si incarica di salvare la natura umana dalla sua miseria, ma a questo scopo non s’accontenta di riportarla al grado che le spetta: la innalza ad un grado molto superiore» [Apologia pro vita sua, cap. V; in Opere, Utet, Torino 1988, pag.368].

    Quanto il grande cardinale inglese dice in generale, vale anche in particolare per il matrimonio. È mediante il sacramento del matrimonio che il medesimo matrimonio è salvato e guarito dalla miseria in cui è caduto, a causa della durezza del cuore dell’uomo e della donna. Ma il sacramento non è solo una medicina che guarisce. È un atto di Cristo che unisce i due sposi, elevando il loro amore coniugale a simbolo reale dell’amore che lega Cristo alla Chiesa. Reale: l’amore coniugale non è una metafora più o meno pallida, è la partecipazione reale al vincolo che stringe Cristo alla Chiesa. Il dono che Cristo fa di se stesso alla Chiesa sulla Croce, eucaristicamente sempre presente, dimora nell’amore coniugale; e l’amore coniugale è innestato, come tralcio nella vite, nel rapporto Cristo-Chiesa.

    3,3. La terza modalità in cui si esprime e realizza l’interesse che la Chiesa ha per il matrimonio e la famiglia, è la guida pastorale sia di chi intende sposarsi sia di chi è già sposato sia di chi vive un “fallimento matrimoniale”. Il tempo che ho a disposizione mi obbliga a brevi e schematiche riflessioni. Faccio due premesse.

    La prima. È uno dei carismi fondamentali del servizio pastorale del Santo Padre Francesco aver richiamato la Chiesa, e con gesti luminosamente evangelici e con le parole, a porsi accanto alle persone. La guida pastorale deve assumere la cifra dell’accompagnamento. Se non assumessimo questa attitudine spirituale, dilapideremmo la grazia di questo pontificato.

    La seconda. Come ho mostrato nel secondo punto, il mainstream del nostro tempo non solo non vede più l’intrinseca bontà dello sposarsi e del dono della vita. Ha anche equiparato matrimonio e famiglia ad ogni aggregazione sociale, costituita solamente da legami emotivi-affettivi. L’accompagnamento della Chiesa deve acquisire anche la dimensione medicinale; deve saper curare. È la famosa metafora dell’ospedale da campo.

    Fatte queste due premesse, mi sembra che il problema centrale che la Chiesa nel suo accompagnamento deve affrontare, sia la ricostruzione del soggetto umano. Che cosa intendo dire?

    L’Esortazione Apostolica Amoris laetitia dice: “credere che siamo buoni solo perché proviamo dei sentimenti è un tremendo inganno” [145]. La soggettività umana – la capacità di capire, di volere, di compiere scelte, l’esperienza del dovere morale nella sua regale maestà, l‘integrazione delle varie dimensioni di cui siamo fatti – è stata ridotta all’emotività. “mi sento; non mi sento di…”. Si rompe il matrimonio perché non si sente più amore.

    Ben a ragione, il Santo Padre Francesco dice che a queste persone ripetere semplicemente la dottrina e/o leggi morali, è inefficace. È necessario, come dice Gesù a Nicodemo, rinascere. La Chiesa ha già affrontato questo problema: far rinascere una persona umana. Fu quando il Vangelo si scontrò col paganesimo greco-romano. Ha risolto il problema inventando il catecumenato. Oggi, come ha detto Francesco recentemente, inaugurando l’anno giudiziale della Rota, è necessario un “catecumenato al matrimonio”. [Il miglior testo finora pubblicato sulla tematica di questo § 3,3 è J. Granados, St. Kampowski, J. J. Pérez-Soba, Amoris laetitia. Accompagnare, discernere, integrare, Cantagalli ed., Siena 2016]

    4. Conclusione

    Esistono ancora sposi che vivono il loro matrimonio radicati e fondati NEL PRINCIPIO, ricchi del dono del vino nuovo che Cristo mediante il sacramento continua a donare loro, vigilati da Maria che avverte subito il suo divino Figlio se comincia a scarseggiare. Sposi che non vivono il matrimonio ideale: il matrimonio ideale non esiste; è una invenzione ottocentesca. Ma che vivono la verità del matrimonio in modo attraente e bello. Sono essi il seme spesso nascosto, che, dopo questi giorni tristi, faranno rifiorire quella che San Giovanni Paolo II chiamava la civiltà della verità e dell’amore. Nello splendore del loro non raramente faticoso quotidiano risplende la potenza dell’amore eterno di Dio. L’aurora di un nuovo assetto sociale fu, un tempo, il monastero benedettino. Ora sono gli sposi che vivono il dono sacramentale del loro matrimonio.

    – See more at: http://maxmarti.altervista.org/conferenza120217.php#sthash.yoGsuEfl.dpuf

    • burke ha detto:

      uff, il solito disco rotto Caffarra, ripete le stesse cose sempre, non sa aggiornarsi, con AL le cose sono cambiate, va beh, sarà l’età …

  • Antonio Radeghieri ha detto:

    PADRE MICHAEL DEMOLISCE LA TESI DI COCCOPALMERIO E LA VERGOGNOSA FALSIFICAZIONE DELLA “GAUDIUM ET SPES” PERPETRATA DALL’ “AMORIS LAETITIA”
    .
    LA TESI DI COCCOPALMERIO SI POGGIA SU UN FONDAMENTO FALSO: tutto il discorso del Cardinal Coccopalmerio riguardo al capitolo 8 di AL si fonda su un fondamento falso che è la nota 329 della stessa Esortazione apostolica.
    Tale nota infatti riporta una citazione tratta dalla costituzione Gaudium et Spes n. 5; si tratta però di una citazione ALTERATA e pertanto FALSIFICATA (volutamente?).
    L’ AL riferisce quella citazione ad una coppia cosidetta “irregolare”, che vive cioè al di fuori del matrimonio, invece se si va a guardare la Gaudium et Spes, al numero 51, si può agevolmente vedere che essa si riferisce agli sposati, come del resto lascia già intendere il titolo del paragrafo : “Accordo dell’amore CONIUGALE col rispetto della vita”.
    L ‘ Amoris Laetitia, invece, nella nota 329 afferma, sulla scorta di estrapolazione ambigua di Gaudium et Spes, che se ai divorziati risposati «mancano espressioni d’ intimità, “non è raro che la fedeltà sia messa in pericolo e possa venir compromesso il bene dei figli” (Conc . Ecum . Vat . Cost. past Gaudium et Spes 51)».
    La citazione completa del testo conciliare invece, che Amoris Laetitiae e Coccopalmerio si guardano bene dal fare è: «Là dove, infatti, è interrotta l’INTIMITA’ DELLA VITA CONIUGALE, non è raro che la fedeltà sia messa in pericolo e possa venir compromesso il bene dei figli: allora corrono pericolo anche l’educazione dei figli e il coraggio di accettarne altri» .
    Ora l ‘ Amoris Laetitiae, opera una vera e propria SOVVERSIONE perché applica ad una condizione oggettivamente DISORDINATA le qualità proprie dell amore coniugale: intimità, fedeltà, bene dei figli. Sembra insomma che i fautori dell apertura, frugando tra i testi del magistero, niente abbiano trovato se non FALSIFICANDO.

    Padre Michael

    • Mary ha detto:

      Tutta la combricola che io definisco vigliacca, pur di buttarci del fumo negli occhi, a noi laici intendo, non si risparmiano di falsificare documenti precedenti autentici.
      E fate attenzione che non solo nelle alte file gerarchiche fanno questo, ma anche nelle parrocchie, per cui attenzione a quel che sentite nelle omelie.

      • burke ha detto:

        è sempre stato cosi, senno la chiesa sarebbe ferma al 10 d C

        se leggi cosa scrive il Concilio di Firenza nel ‘400 sulla exta ecclesia niente salvezza, e cosa scrive il CVII, ci leggi quasi l’opposto …. falsificazione… eh si, si va avanti anche così, che vuoi farci? lo Spirito opera anche cosi, piccole disocininuità, oriforma nella continuità come scriveva BVII (ma che fatica poveraccio anche lui a dimostrare la continuità ….)

    • burke ha detto:

      mah… a me sembrano sofismi… se ci si mette a litigare coitnuamente sulla interpretaizone della interpretazione della interpretazione …. non si finisce piu ….

    • burke ha detto:

      E chi è Padre Michael? un perfetto sconosciuto, che si associ ai lefevbriani che da anni si lamentano …. e poi, che ipocriti, proprio adesso, paradossalmente proprio con el papa Francisco, sembra che rientreranno nel gregge con una sorta di prelatura tipo Opus Deus …

      eh eh eh …. tanti principi non negoziabili, Concilio etc… e poi … tattiche ecclesiastiche… mah ….

  • Luigi ha detto:

    Caro PseudoBurke, e lo dico con tutto la simpatia perché nonostante lei voglia sembrare sferzante (pur nell’ironia), mi sembra sincero.
    Il suo atteggiamento entusiasticamente acritico nei confronti di papa Francesco sarà sicuramente in linea con la sua coscienza (e qui non voglio aprire un’altra enciclopedia su di un’altra infelice espressione bergogliana), ma ha tutti i limiti di chi riduce l’insegnamento alla sola dimensione orizzontale, quindi umana, della storia. Insomma una visione che oggi non necessariamente un papa potrebbe sostenere, ma un qualsiasi “umanista” convinto potrebbe fare lo stesso e anche meglio.
    In una parola l’Uomo, finalmente padrone assoluto dell’umano orizzonte (senza Dio) è il fine, e il fine giustifica ogni mezzo. Mistificazioni comprese (cioè fare passare come bene cio’ che è male, e viceversa). E’ il capolavoro supremo del regista terreno (il cornutazzo) e della sua enorme schiera di aiutanti. Un regista certo estremamente intelligente oltre ogni umana comprensione (del pericolo), mica un dilettante allo sbaraglio quello, visto quello che ci ha combinato fin dal principio.
    Proprio per questo alla fin fine tutti i suoi buoni (bergoglianamente ed umanamente parlando) propositi sono destinati a fallire miseramente, perchè prescindono dalla ragione vera e profondissima dell’esistenza stessa del Cristianesimo, ovvero dell’Incarnazione e della Redenzione.
    Noi siamo nel mondo ma non siamo del mondo. Nostro Signore è venuto a farcelo sapere, perché il Peccato Originale (e lo scrivo maiuscolo per la sua eccezionale gravità ed importanza, come deve essere giustamente per quella catastrofe cosmica alla radice di ogni sofferenza umana e dell’intero creato, e che purtroppo il nostro mondo ignora bellamente e presuntuosamente) ce lo ha cancellato dalla memoria.
    La Croce, solo quella è la via per riconquistare il destino a cui siamo stati sottratti, e la Croce purtroppo ha una logica lontanissima dalle quelle tutte umanissime di questo mondo (quelle del banale “volemmose bene”), e anche dagli “ismi” (che oggi vanno tanto di moda e che vogliono sostituirsi al “bene” mentre sono solo veleni, surrogati mal riusciti del bene, che piacciono certo al mondo (ed al suo signore) e che il mondo ben volentieri utilizza (pro domo sua), ingannandoci crudelmente.

    • Papa Francesco ha detto:

      Burke no intienderà nada, como al solito, comunque optima reflecsion, bravo Luis!!
      Complimientos mas grande!

    • burke ha detto:

      secondo me si sbaglia a vedere il magistero di Francesco come “orizzontale” e basta …. capisco le sue preoccupazioni, che sono legittime, ma rifletta … se el papa Francisco sembra avere un debole per i riformati luterani… e questi che diavolo sono mica quelli che han fatto della teologia della croce in centro del messaggio cristiano? altro che visione “orizzontale” … La croce come l’unica sorgente di conoscenza riguardo a chi sia Dio e a come Dio porti la salvezza. Semmai il cattolico ha invece avuto un debole verso la teologia della gloria (theologia gloriae), che pone un maggiore enfasi sulle abilità umane e la ragione umana.
      Semplicemente el papa Francisco ci sta ricordando l’Evagelo: i migranti, i poveri, gli sfruttati,…. l’avete fatto a me! L’ospedale da campo del papa Fanscisco non è una organizzazione umanitaria filantropica o una ONG, è e resta la chiesa di Cristo che ora vuole meglio di prima segnalarci che il fratello che è nel bisogno è la carne di Cristo. Prendere sul serio le Beatitudini non è diventare “orizzontali”, la teologia della croce non è esautorata.

      cordialità

      + R Burke

      • burke ha detto:

        suggerisco questa lettura interessante a chi critica il magistero del papa Francisco di essere solamente “orizzontale”.

        La teologia della Croce di Papa Francesco Bergoglio
        Pubblicato il 12 aprile 2013

        La teologia della Croce di Papa Francesco

        di padre Antonio Rungi, passionista

        Fin dai suoi primi interventi magisteriali, dal 13 marzo scorso, esattamente un mese fa, Papa Francesco, Jorge Mario Bergoglio, religioso della Compagnia di Gesù (Gesuiti) ha sottolineato l’importanza del mistero della Croce di Cristo e soprattutto del Cristo Crocifisso. Si tratta di un magistero sulla teologia della Croce o della Sapienza della Croce che è opportuno analizzare nella sua profondità dottrinale, ma anche pastorale e soprattutto ascetica.

        La formazione teologica di Papa Bergoglio è una formazione tipicamente gesuita e come tale, nella spiritualità di Sant’Ignazio di Lojola, ha a cuore il mistero del redentore. La società di Gesù, la compagnia di Gesù non è solo un’istituzione religiosa di grande supporto al papato di ogni tempo, ma una realtà profondamente spirituale, nella chiesa e oltre i suoi confini, che ci fa toccare con mano, come San Tommaso Apostolo, quanti sia fondamentale l’approccio spirituale, biblico, teologico e pastorale per comprendere il mistero della redenzione del genere umano che fissa lo sguardo su due momenti importantissimi della vita di Cristo: la passione-morte in Croce e la sua Risurrezione.

        Papa Francesco si ferma come il suo padre fondatore, Ignazio di Lojola, prima sul calvario o lungo la via del Calvario e poi davanti al mistero del sepolcro vuoto, che è il segnale evidente che Cristo è vincitore della morte e soprattutto di ogni morte che non considera Gesù Cristo come unico, vero salvatore del mondo. Rispondendo al saluto augurale del Preposito generale dei Gesuiti, per l’elezione al soglio pontificio di Papa Francesco, il Santo Padre scrive: “La ringrazio di cuore per questo segno di stima e vicinanza, che ricambio con piacere, chiedendo al Signore che illumini e accompagni tutti i Gesuiti affinché, fedeli al carisma ricevuto e sulle orme dei santi del nostro amato Ordine, possano essere, con l’azione pastorale ma soprattutto con la testimonianza di una vita interamente consacrata al servizio della Chiesa, Sposa di Cristo, lievito evangelico nel mondo, alla ricerca incessante della gloria di Dio e del bene delle anime” (1). Rispondendo al messaggio dell’Arcivescovo di Canterbury, Papa Francesco così scrive: “Il ministero pastorale è una chiamata a camminare nella fedeltà al Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo”(2).

        Tanti i richiami fatti al mistero della morte in Croce di Gesù, sia nelle omelie, che nei discorsi, nelle udienze generali, nelle preghiera dell’Angelus e del Regina coeli, negli incontri ufficiali, nei messaggi e nelle lettere. Possiamo già indicare una linea di sviluppo della teologia della croce, secondo Papa Bergoglio.

        Parto da due testi molto espliciti e specifici relativi alla Passione di Cristo. Il Video-messaggio per l’ostensione virtuale della Sacra Sindone e il discorso a conclusione della Via Crucis al Colosseo. Scrive Papa Francesco: “L’Uomo della Sindone ci invita a contemplare Gesù di Nazaret. Questa immagine – impressa nel telo – parla al nostro cuore e ci spinge a salire il Monte del Calvario, a guardare al legno della Croce, a immergerci nel silenzio eloquente dell’amore. Lasciamoci dunque raggiungere da questo sguardo, che non cerca i nostri occhi ma il nostro cuore. Ascoltiamo ciò che vuole dirci, nel silenzio, oltrepassando la stessa morte. Attraverso la sacra Sindone ci giunge la Parola unica ed ultima di Dio: l’Amore fatto uomo, incarnato nella nostra storia; l’Amore misericordioso di Dio che ha preso su di sé tutto il male del mondo per liberarci dal suo dominio. Questo Volto sfigurato assomiglia a tanti volti di uomini e donne feriti da una vita non rispettosa della loro dignità, da guerre e violenze che colpiscono i più deboli.

        Nella sua breve riflessione a conclusione della Via Crucis al Colosseo, Papa Bergoglio riporta l’attenzione di tutti i presenti il mistero della sofferenza e morte di Gesù: “In questa notte deve rimanere una sola parola, che è la Croce stessa. La Croce di Gesù è la Parola con cui Dio ha risposto al male del mondo. A volte ci sembra che Dio non risponda al male, che rimanga in silenzio. In realtà Dio ha parlato, ha risposto, e la sua risposta è la Croce di Cristo: una Parola che è amore, misericordia, perdono. E’ anche giudizio: Dio ci giudica amandoci. Ricordiamo questo: Dio ci giudica amandoci. Se accolgo il suo amore sono salvato, se lo rifiuto sono condannato, non da Lui, ma da me stesso, perché Dio non condanna, Lui solo ama e salva. La parola della Croce è anche la risposta dei cristiani al male che continua ad agire in noi e intorno a noi. I cristiani devono rispondere al male con il bene, prendendo su di sé la Croce, come Gesù… Allora continuiamo questa Via Crucis nella vita di tutti i giorni. Camminiamo insieme sulla via della Croce, camminiamo portando nel cuore questa Parola di amore e di perdono. Camminiamo aspettando la Risurrezione di Gesù, che ci ama tanto. E’ tutto amore”.

        Nell’udienza al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, Papa Francesco, il 22 marzo scorso, precisava anche il motivo della scelta del nome del Povero d’Assisi, dicendo senza mezze misure che la sua povertà e la sua vicinanza alla sofferenza umana che lo aveva convinto immediatamente per optare per questo nome, ma anche il tema della pace e della fraternità, che trovano la loro sorgente in Gesù Cristo e nel suo sacrificio sulla Croce: “Uno dei primi è l’amore che Francesco aveva per i poveri. Quanti poveri ci sono ancora nel mondo! E quanta sofferenza incontrano queste persone! Sull’esempio di Francesco d’Assisi, la Chiesa ha sempre cercato di avere cura, di custodire, in ogni angolo della Terra, chi soffre per l’indigenza e penso che in molti dei vostri Paesi possiate constatare la generosa opera di quei cristiani che si adoperano per aiutare i malati, gli orfani, i senzatetto e tutti coloro che sono emarginati, e che così lavorano per edificare società più umane e più giuste. Ma c’è anche un’altra povertà! È la povertà spirituale dei nostri giorni, che riguarda gravemente anche i Paesi considerati più ricchi”.

        Significativo è il discorso di Papa Francesco sul tema della croce, all’incontro con i rappresentanti delle chiese e delle comunità ecclesiali e delle altre religioni, tenuto il 20 marzo 2013. Egli scrive: L’anno della fede è “una sorta di pellegrinaggio verso ciò che per ogni cristiano rappresenta l’essenziale: il rapporto personale e trasformante con Gesù Cristo, Figlio di Dio, morto e risorto per la nostra salvezza. Proprio nel desiderio di annunciare questo tesoro perennemente valido della fede agli uomini del nostro tempo, risiede il cuore del messaggio conciliare… Noi possiamo fare molto per il bene di chi è più povero, di chi è debole e di chi soffre, per favorire la giustizia, per promuovere la riconciliazione, per costruire la pace.

        Non dimentica, Papa Francesco, il tema del dolore, della croce, quando si rivolge ai giornalisti, durante l’udienza particolare concessa a loro, il 16 marzo 2013.

        Gli eventi ecclesiali non sono certamente più complicati di quelli politici o economici! Essi però hanno una caratteristica di fondo particolare: rispondono a una logica che non è principalmente quella delle categorie, per così dire, mondane, e proprio per questo non è facile interpretarli e comunicarli ad un pubblico vasto e variegato. La Chiesa, infatti, pur essendo certamente anche un’istituzione umana, storica, con tutto quello che comporta, non ha una natura politica, ma essenzialmente spirituale: è il Popolo di Dio, il Santo Popolo di Dio, che cammina verso l’incontro con Gesù Cristo. Soltanto ponendosi in questa prospettiva si può rendere pienamente ragione di quanto la Chiesa Cattolica opera. Cristo è il Pastore della Chiesa, ma la sua presenza nella storia passa attraverso la libertà degli uomini: tra di essi uno viene scelto per servire come suo Vicario, Successore dell’Apostolo Pietro, ma Cristo è il centro, non il Successore di Pietro: Cristo. Cristo è il centro. Cristo è il riferimento fondamentale, il cuore della Chiesa. Senza di Lui, Pietro e la Chiesa non esisterebbero né avrebbero ragion d’essere”

        Papa Bergoglio nel riportare quanto è avvenuto nel conclave, pone la sua attenzione sul discorso dei poveri. La croce è amore per i poveri e scelta di povertà nella chiesa: “Nell’elezione, io avevo accanto a me l’arcivescovo emerito di San Paolo e anche prefetto emerito della Congregazione per il Clero, il cardinale Claudio Hummes: un grande amico, un grande amico! Quando la cosa diveniva un po’ pericolosa, lui mi confortava. E quando i voti sono saliti a due terzi, viene l’applauso consueto, perché è stato eletto il Papa. E lui mi abbracciò, mi baciò e mi disse: “Non dimenticarti dei poveri!”. E quella parola è entrata qui: i poveri, i poveri. Poi, subito, in relazione ai poveri ho pensato a Francesco d’Assisi. Poi, ho pensato alle guerre, mentre lo scrutinio proseguiva, fino a tutti i voti. E Francesco è l’uomo della pace. E così, è venuto il nome, nel mio cuore: Francesco d’Assisi. E’ per me l’uomo della povertà, l’uomo della pace, l’uomo che ama e custodisce il creato; in questo momento anche noi abbiamo con il creato una relazione non tanto buona, no? E’ l’uomo che ci dà questo spirito di pace, l’uomo povero … Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!”.

        Se qualche accenno diretto o indiretto al tematica della croce lo troviamo nei documenti fin qui citati, nel discorso del Santo Padre Francesco, a tutti i Cardinali, in occasione della sua elezione a Romano Pontefice, è più preciso sul rapporto tra croce e gioia: “Non cediamo mai al pessimismo, a quell’amarezza che il diavolo ci offre ogni giorno; non cediamo al pessimismo e allo scoraggiamento: abbiamo la ferma certezza che lo Spirito Santo dona alla Chiesa, con il suo soffio possente, il coraggio di perseverare e anche di cercare nuovi metodi di evangelizzazione, per portare il Vangelo fino agli estremi confini della terra (cfr At 1,8). La verità cristiana è attraente e persuasiva perché risponde al bisogno profondo dell’esistenza umana, annunciando in maniera convincente che Cristo è l’unico Salvatore di tutto l’uomo e di tutti gli uomini. Questo annuncio resta valido oggi come lo fu all’inizio del cristianesimo, quando si operò la prima grande espansione missionaria del Vangelo.

        Così pure un richiamo indiretto lo troviamo nel primo saluto del Santo Padre, a qualche ora dalla sua elezione, parlando dalla loggia delle benedizioni ed impartendo la benedizioni Urbi et Orbi a tutti i fedeli presenti in Piazza San Pietro il giorno 13 marzo 2013 vero le 21.00 di sera e a quanti avevano seguito la sua elezioni per televisione e con altri mezzi di comunicazione moderna, dove la croce è intesa come cammino di Chiesa, come comunione e fratellanza: “E adesso, incominciamo questo cammino: Vescovo e popolo. Questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese. Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi. Preghiamo sempre per noi: l’uno per l’altro. Preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza.

        Il magistero di Papa Francesco sul mistero della passione e morte in croce di Gesù si evidenzia in modo teologicamente e biblicamente supportato nelle varie omelie che finora ha tenuto il Papa in occasione di varie celebrazioni.

        Parto in questa sintesi del suo pensiero passiologico dalla prima omelia tenuta durante la messa, celebrata con tutti i cardinali, all’indomani della sua elezione a Romano Pontefice, il giorno 14 marzo 2013. In questa catechesi e meditazione sulla Passione di Cristo, Papa Bergoglio ci dona il programma di come metterci alla sequela di Cristo e come imitarne il suo comportamento: “Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo Vescovi, Preti, Cardinali, Papi, ma non discepoli del Signore. Io vorrei che tutti, dopo questi giorni di grazia, abbiamo il coraggio, proprio il coraggio, di camminare in presenza del Signore, con la Croce del Signore; di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla Croce; e di confessare l’unica gloria: Cristo Crocifisso. E così la Chiesa andrà avanti. Camminare, edificare, confessare Gesù Cristo Crocifisso”. Così sia.

        Nella domenica delle Palme, domenica della Passione, con la solenne liturgia della benedizione delle Palme, in Piazza San Pietro, il giorno 24 marzo, Papa Francesco, ritorna sul tema della croce. Ecco la sua attenta riflessione, che diventa motivo di meditazione sul mistero della croce e del Crocifisso: “Gesù ha risvegliato nel cuore tante speranze soprattutto tra la gente umile, semplice, povera, dimenticata, quella che non conta agli occhi del mondo. Lui ha saputo comprendere le miserie umane, ha mostrato il volto di misericordia di Dio e si è chinato per guarire il corpo e l’anima. Questo è Gesù. Questo è il suo cuore che guarda tutti noi, che guarda le nostre malattie, i nostri peccati. E’ grande l’amore di Gesù. E così entra in Gerusalemme con questo amore, e guarda tutti noi. E’ una scena bella: piena di luce – la luce dell’amore di Gesù, quello del suo cuore – di gioia, di festa…Non siate mai uomini e donne tristi: un cristiano non può mai esserlo! Non lasciatevi prendere mai dallo scoraggiamento! La nostra non è una gioia che nasce dal possedere tante cose, ma nasce dall’aver incontrato una Persona: Gesù, che è in mezzo a noi; nasce dal sapere che con Lui non siamo mai soli, anche nei momenti difficili, anche quando il cammino della vita si scontra con problemi e ostacoli che sembrano insormontabili, e ce ne sono tanti! E in questo momento viene il nemico, viene il diavolo, mascherato da angelo tante volte, e insidiosamente ci dice la sua parola. Non ascoltatelo! Seguiamo Gesù! Noi accompagniamo, seguiamo Gesù, ma soprattutto sappiamo che Lui ci accompagna e ci carica sulle sue spalle: qui sta la nostra gioia, la speranza che dobbiamo portare in questo nostro mondo. E, per favore, non lasciatevi rubare la speranza! Non lasciate rubare la speranza! Quella che ci dà Gesù…Gesù non entra nella Città Santa per ricevere gli onori riservati ai re terreni, a chi ha potere, a chi domina; entra per essere flagellato, insultato e oltraggiato, come preannuncia Isaia nella Prima Lettura (cfr Is 50,6); entra per ricevere una corona di spine, un bastone, un mantello di porpora, la sua regalità sarà oggetto di derisione; entra per salire il Calvario carico di un legno. E allora ecco la seconda parola: Croce. Gesù entra a Gerusalemme per morire sulla Croce. Ed è proprio qui che splende il suo essere Re secondo Dio: il suo trono regale è il legno della Croce! … Perché la Croce? Perché Gesù prende su di sé il male, la sporcizia, il peccato del mondo, anche il nostro peccato, di tutti noi, e lo lava, lo lava con il suo sangue, con la misericordia, con l’amore di Dio. Guardiamoci intorno: quante ferite il male infligge all’umanità! Guerre, violenze, conflitti economici che colpiscono chi è più debole, sete di denaro, che poi nessuno può portare con sé, deve lasciarlo. Mia nonna diceva a noi bambini: il sudario non ha tasche. Amore al denaro, potere, corruzione, divisioni, crimini contro la vita umana e contro il creato! E anche – ciascuno di noi lo sa e lo conosce – i nostri peccati personali: le mancanze di amore e di rispetto verso Dio, verso il prossimo e verso l’intera creazione. E Gesù sulla croce sente tutto il peso del male e con la forza dell’amore di Dio lo vince, lo sconfigge nella sua risurrezione. Questo è il bene che Gesù fa a tutti noi sul trono della Croce. La croce di Cristo abbracciata con amore mai porta alla tristezza, ma alla gioia, alla gioia di essere salvati e di fare un pochettino quello che ha fatto Lui quel giorno della sua morte…Con Cristo il cuore non invecchia mai! Però tutti noi lo sappiamo e voi lo sapete bene che il Re che seguiamo e che ci accompagna è molto speciale: è un Re che ama fino alla croce e che ci insegna a servire, ad amare. E voi non avete vergogna della sua Croce! Anzi, la abbracciate, perché avete capito che è nel dono di sé, nel dono di sé, nell’uscire da se stessi, che si ha la vera gioia e che con l’amore di Dio Lui ha vinto il male. Voi portate la Croce pellegrina attraverso tutti i continenti, per le strade del mondo! La portate rispondendo all’invito di Gesù «Andate e fate discepoli tutti i popoli» (cfr Mt 28,19), che è il tema della Giornata della Gioventù di quest’anno. La portate per dire a tutti che sulla croce Gesù ha abbattuto il muro dell’inimicizia, che separa gli uomini e i popoli, e ha portato la riconciliazione e la pace”.

        Non mancano riferimenti puntuali alla croce, al dolore nelle altre omelie che finora ha pronunciato Papa Francesco, come quella della Domenica in Albis: “Vorrei sottolineare un altro elemento: la pazienza di Dio deve trovare in noi il coraggio di ritornare a Lui, qualunque errore, qualunque peccato ci sia nella nostra vita. Gesù invita Tommaso a mettere la mano nelle sue piaghe delle mani e dei piedi e nella ferita del costato. Anche noi possiamo entrare nelle piaghe di Gesù, possiamo toccarlo realmente; e questo accade ogni volta che riceviamo con fede i Sacramenti… É proprio nelle ferite di Gesù che noi siamo sicuri, lì si manifesta l’amore immenso del suo cuore. Questo è importante: il coraggio di affidarmi alla misericordia di Gesù, di confidare nella sua pazienza, di rifugiarmi sempre nelle ferite del suo amore. Forse qualcuno di noi può pensare: il mio peccato è così grande, la mia lontananza da Dio è come quella del figlio minore della parabola, la mia incredulità è come quella di Tommaso; non ho il coraggio di tornare, di pensare che Dio possa accogliermi e che stia aspettando proprio me. Ma Dio aspetta proprio te, ti chiede solo il coraggio di andare a Lui…Gesù è diventato nudo per noi, si è caricato della vergogna di Adamo, della nudità del suo peccato per lavare il nostro peccato: dalle sue piaghe siamo stati guariti. Ricordatevi quello di san Paolo: di che cosa mi vanterò se non della mia debolezza, della mia povertà? Proprio nel sentire il mio peccato, nel guardare il mio peccato io posso vedere e incontrare la misericordia di Dio, il suo amore e andare da Lui per ricevere il perdono…Nella mia vita personale ho visto tante volte il volto misericordioso di Dio, la sua pazienza; ho visto anche in tante persone il coraggio di entrare nelle piaghe di Gesù dicendogli: Signore sono qui, accetta la mia povertà, nascondi nelle tue piaghe il mio peccato, lavalo col tuo sangue. E ho sempre visto che Dio l’ha fatto, ha accolto, consolato, lavato, amato” (3).

        Diversi gli accenni del Santo Padre al mistero della morte di Cristo, nell’omelia tenuta durante la veglia pasquale, sabato santo, 30 marzo 2013, in Basilica: Le donne “avevano seguito Gesù, l’avevano ascoltato, si erano sentite comprese nella loro dignità e lo avevano accompagnato fino alla fine, sul Calvario, e al momento della deposizione dalla croce. Possiamo immaginare i loro sentimenti mentre vanno alla tomba: una certa tristezza, il dolore perché Gesù le aveva lasciate, era morto, la sua vicenda era terminata. Ora si ritornava alla vita di prima. Però nelle donne continuava l’amore, ed è l’amore verso Gesù che le aveva spinte a recarsi al sepolcro… Non chiudiamoci alla novità che Dio vuole portare nella nostra vita! Siamo spesso stanchi, delusi, tristi, sentiamo il peso dei nostri peccati, pensiamo di non farcela. Non chiudiamoci in noi stessi, non perdiamo la fiducia, non rassegniamoci mai: non ci sono situazioni che Dio non possa cambiare, non c’è peccato che non possa perdonare se ci apriamo a Lui…Nulla rimane più come prima, non solo nella vita di quelle donne, ma anche nella nostra vita e nella nostra storia dell’umanità. Gesù non è un morto, è risorto, è il Vivente! Non è semplicemente tornato in vita, ma è la vita stessa, perché è il Figlio di Dio, che è il Vivente (cfr Nm 14,21-28; Dt 5,26; Gs 3,10). Gesù non è più nel passato, ma vive nel presente ed è proiettato verso il futuro, Gesù è l’«oggi» eterno di Dio. Così la novità di Dio si presenta davanti agli occhi delle donne, dei discepoli, di tutti noi: la vittoria sul peccato, sul male, sulla morte, su tutto ciò che opprime la vita e le dà un volto meno umano. E questo è un messaggio rivolto a me, a te, cara sorella, a te caro fratello. Quante volte abbiamo bisogno che l’Amore ci dica: perché cercate tra i morti colui che è vivo? I problemi, le preoccupazioni di tutti i giorni tendono a farci chiudere in noi stessi, nella tristezza, nell’amarezza… e lì sta la morte. Non cerchiamo lì Colui che è vivo!.. Accetta allora che Gesù Risorto entri nella tua vita, accoglilo come amico, con fiducia: Lui è la vita! Se fino ad ora sei stato lontano da Lui, fa’ un piccolo passo: ti accoglierà a braccia aperte. Se sei indifferente, accetta di rischiare: non sarai deluso. Se ti sembra difficile seguirlo, non avere paura, affidati a Lui, stai sicuro che Lui ti è vicino, è con te e ti darà la pace che cerchi e la forza per vivere come Lui vuole… Fare memoria di quello che Dio ha fatto e fa per me, per noi, fare memoria del cammino percorso; e questo spalanca il cuore alla speranza per il futuro. Impariamo a fare memoria di quello che Dio ha fatto nella nostra vita!

        Andando a ritroso nel suo parlare della croce di Cristo, significativi riferimenti troviamo nell’omelia dettata durante la messa del crisma, Giovedì santo, 28 marzo 2013, alla presenza dei cardinali, vescovi e soprattutto per i sacerdoti: “Il buon sacerdote si riconosce da come viene unto il suo popolo; questa è una prova chiara. Quando la nostra gente viene unta con olio di gioia lo si nota: per esempio, quando esce dalla Messa con il volto di chi ha ricevuto una buona notizia. La nostra gente gradisce il Vangelo predicato con l’unzione, gradisce quando il Vangelo che predichiamo giunge alla sua vita quotidiana, quando scende come l’olio di Aronne fino ai bordi della realtà, quando illumina le situazioni limite, “le periferie” dove il popolo fedele è più esposto all’invasione di quanti vogliono saccheggiare la sua fede. La gente ci ringrazia perché sente che abbiamo pregato con le realtà della sua vita di ogni giorno, le sue pene e le sue gioie, le sue angustie e le sue speranze. E quando sente che il profumo dell’Unto, di Cristo, giunge attraverso di noi, è incoraggiata ad affidarci tutto quello che desidera arrivi al Signore: “preghi per me, padre, perché ho questo problema”, “mi benedica, padre”, “preghi per me”, sono il segno che l’unzione è arrivata all’orlo del mantello, perché viene trasformata in supplica, supplica del Popolo di Dio. Quando siamo in questa relazione con Dio e con il suo Popolo e la grazia passa attraverso di noi, allora siamo sacerdoti, mediatori tra Dio e gli uomini. ..Il sacerdote che esce poco da sé, che unge poco – non dico “niente” perché, grazie a Dio, la gente ci ruba l’unzione – si perde il meglio del nostro popolo, quello che è capace di attivare la parte più profonda del suo cuore presbiterale. Chi non esce da sé, invece di essere mediatore, diventa a poco a poco un intermediario, un gestore. Tutti conosciamo la differenza: l’intermediario e il gestore “hanno già la loro paga” e siccome non mettono in gioco la propria pelle e il proprio cuore, non ricevono un ringraziamento affettuoso, che nasce dal cuore. Da qui deriva precisamente l’insoddisfazione di alcuni, che finiscono per essere tristi, preti tristi, e trasformati in una sorta di collezionisti di antichità oppure di novità, invece di essere pastori con “l’odore delle pecore” – questo io vi chiedo: siate pastori con “l’odore delle pecore”, che si senta quello -; invece di essere pastori in mezzo al proprio gregge e pescatori di uomini.

        Altri riferimenti troviamo sul tema della croce nell’omelia, pronunciata durante la santa messa per l’imposizione del pallio e la consegna dell’anello del pescatore, in occasione dell’ inizio del ministero petrino, coinciso con la solennità di San Giuseppe, sposo castissimo della Beata Vergine Maria e Patrono della chiesa universale, il 19 marzo 2013.

        “Dal matrimonio con Maria fino all’episodio di Gesù dodicenne nel Tempio di Gerusalemme, Giuseppe accompagna con premura e tutto l’amore ogni momento. E’ accanto a Maria sua sposa nei momenti sereni e in quelli difficili della vita, nel viaggio a Betlemme per il censimento e nelle ore trepidanti e gioiose del parto; nel momento drammatico della fuga in Egitto e nella ricerca affannosa del figlio al Tempio; e poi nella quotidianità della casa di Nazaret, nel laboratorio dove ha insegnato il mestiere a Gesù. Giuseppe è “custode”, perché sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà, e proprio per questo è ancora più sensibile alle persone che gli sono affidate, sa leggere con realismo gli avvenimenti, è attento a ciò che lo circonda, e sa prendere le decisioni più sagge. In lui vediamo come si risponde alla vocazione di Dio, con disponibilità, con prontezza, ma vediamo anche qual è il centro della vocazione cristiana: Cristo! Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato!.

        Il dolore, la croce, Papa Bergoglio la vede anche nelle vicende tristi della storia di ieri e di oggi: “In ogni epoca della storia, purtroppo, ci sono degli “Erode” che tramano disegni di morte, distruggono e deturpano il volto dell’uomo e della donna. Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo “custodi” della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo! Ma per “custodire” dobbiamo anche avere cura di noi stessi! Ricordiamo che l’odio, l’invidia, la superbia sporcano la vita! Custodire vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è proprio da lì che escono le intenzioni buone e cattive: quelle che costruiscono e quelle che distruggono! Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza!”.

        Facendo riferimento alla sua persona, Papa Francesco ha detto: Oggi, insieme con la festa di san Giuseppe, celebriamo l’inizio del ministero del nuovo Vescovo di Roma, Successore di Pietro, che comporta anche un potere. Certo, Gesù Cristo ha dato un potere a Pietro, ma di quale potere si tratta? Alla triplice domanda di Gesù a Pietro sull’amore, segue il triplice invito: pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle. Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio e che anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce; deve guardare al servizio umile, concreto, ricco di fede, di san Giuseppe e come lui aprire le braccia per custodire tutto il Popolo di Dio e accogliere con affetto e tenerezza l’intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli, quelli che Matteo descrive nel giudizio finale sulla carità: chi ha fame, sete, chi è straniero, nudo, malato, in carcere (cfr Mt 25,31-46). Solo chi serve con amore sa custodire!”. E qui il tema della Croce si evidenzia in tutta la sua portata di servizio, fino al martirio di se stesso come Gesù Crocifisso.

        Un accenno ai questi temi di teologia della croce, troviamo poi, anche nel testo dell’omelia, pronunciata durante la messa nella parrocchia di Sant’Anna in Vaticano, il 17 marzo 2013, nella quinta domenica del tempo quaresimale: “Per me, lo dico umilmente, è il messaggio più forte del Signore: la misericordia. Ma Lui stesso l’ha detto: Io non sono venuto per i giusti; i giusti si giustificano da soli.Io sono venuto per i peccatori (cfr Mc 2,17)…Non è facile affidarsi alla misericordia di Dio, perché quello è un abisso incomprensibile. Ma dobbiamo farlo! Torniamo al Signore. Il Signore mai si stanca di perdonare: mai! Siamo noi che ci stanchiamo di chiedergli perdono. E chiediamo la grazia di non stancarci di chiedere perdono, perché Lui mai si stanca di perdonare. Chiediamo questa grazia.

        Le tematiche di carattere passiologico vengono accennate anche nelle diverse meditazioni prima della recita dell’Angelus e del Regina coeli delle domeniche e feste. Molto significative sono le parole dette da Papa Francesco al Regina coeli della domenica in Albis, intiotolata dal Beato Giovanni Paolo II alla Divina Misericordia: “In ogni tempo e in ogni luogo sono beati coloro che, attraverso la Parola di Dio, proclamata nella Chiesa e testimoniata dai cristiani, credono che Gesù Cristo è l’amore di Dio incarnato, la Misericordia incarnata. E questo vale per ciascuno di noi! Agli Apostoli Gesù donò, insieme con la sua pace, lo Spirito Santo, perché potessero diffondere nel mondo il perdono dei peccati, quel perdono che solo Dio può dare, e che è costato il Sangue del Figlio (cfr Gv 20,21-23). La Chiesa è mandata da Cristo risorto a trasmettere agli uomini la remissione dei peccati, e così far crescere il Regno dell’amore, seminare la pace nei cuori, perché si affermi anche nelle relazioni, nelle società, nelle istituzioni. E lo Spirito di Cristo Risorto scaccia la paura dal cuore degli Apostoli e li spinge ad uscire dal Cenacolo per portare il Vangelo. Abbiamo anche noi più coraggio di testimoniare la fede nel Cristo Risorto! Non dobbiamo avere paura di essere cristiani e di vivere da cristiani! Noi dobbiamo avere questo coraggio, di andare e annunciare Cristo Risorto, perché Lui è la nostra pace, Lui ha fatto la pace, con il suo amore, con il suo perdono, con il suo sangue, con la sua misericordia”.

        Nel Regina coeli del Lunedì dell’Angelo, il 1 aprile 2013, Papa Francesco fa risaltare l’importanza della risurrezione di Gesù, come momento culminante del piano della redenzione dell’uomo: “Cristo ha vinto il male in modo pieno e definitivo, ma spetta a noi, agli uomini di ogni tempo, accogliere questa vittoria nella nostra vita e nelle realtà concrete della storia e della società”. Non dimentica il Papa, l’importanza del duplice sacramento del battesimo e dell’eucaristia: “E’ vero, il Battesimo che ci fa figli di Dio, l’Eucaristia che ci unisce a Cristo, devono diventare vita, tradursi cioè in atteggiamenti, comportamenti, gesti, scelte. La grazia contenuta nei Sacramenti pasquali è un potenziale di rinnovamento enorme per l’esistenza personale, per la vita delle famiglie, per le relazioni sociali. Ma tutto passa attraverso il cuore umano: se io mi lascio raggiungere dalla grazia di Cristo risorto, se le permetto di cambiarmi in quel mio aspetto che non è buono, che può far male a me e agli altri, io permetto alla vittoria di Cristo di affermarsi nella mia vita, di allargare la sua azione benefica. Questo è il potere della grazia! Senza la grazia non possiamo nulla. Senza la grazia non possiamo nulla! E con la grazia del Battesimo e della Comunione eucaristica posso diventare strumento della misericordia di Dio, di quella bella misericordia di Dio”.

        Nel mistero della croce entra anche il mistero della Vergine Maria. Nelle parole dette dal Papa, prima della preghiera dell’Angelus, nella domenica delle Palme, troviamo questo riferimento importante alla Madonna Addolorata e alle sofferenze della Madre del Signore: “Invochiamo l’intercessione della Vergine Maria affinché ci accompagni nella Settimana Santa. Lei, che seguì con fede il suo Figlio fino al Calvario, ci aiuti a camminare dietro a Lui, portando con serenità e amore la sua Croce, per giungere alla gioia della Pasqua. La Vergine Addolorata sostenga specialmente chi sta vivendo situazioni più difficili”.

        Al primo Angelus da Vescovo di Roma e da Romano Pontefice, Papa Francesco, il 17 marzo parla della misericordia di Dio: “In questa quinta domenica di Quaresima, il Vangelo ci presenta l’episodio della donna adultera (cfr Gv 8,1-11), che Gesù salva dalla condanna a morte. Colpisce l’atteggiamento di Gesù: non sentiamo parole di disprezzo, non sentiamo parole di condanna, ma soltanto parole di amore, di misericordia, che invitano alla conversione. “Neanche io ti condanno: va e d’ora in poi non peccare più!” (v. 11). Eh!, fratelli e sorelle, il volto di Dio è quello di un padre misericordioso, che sempre ha pazienza. Avete pensato voi alla pazienza di Dio, la pazienza che lui ha con ciascuno di noi? Quella è la sua misericordia. Sempre ha pazienza, pazienza con noi, ci comprende, ci attende, non si stanca di perdonarci se sappiamo tornare a lui con il cuore contrito. “Grande è la misericordia del Signore”, dice il Salmo…Un po’ di misericordia rende il mondo meno freddo e più giusto. Abbiamo bisogno di capire bene questa misericordia di Dio, questo Padre misericordioso che ha tanta pazienza”.

        Nell’udienza generale del 10 aprile, Papa Francesco parla di Dio Padre e ritorna sul tema della speranza cristiana, che nasce dalla morte e risurrezione di Gesù: “Oggi vorrei riflettere sulla sua portata salvifica. Che cosa significa per la nostra vita la Risurrezione? E perché senza di essa è vana la nostra fede? La nostra fede si fonda sulla Morte e Risurrezione di Cristo, proprio come una casa poggia sulle fondamenta: se cedono queste, crolla tutta la casa. Sulla croce, Gesù ha offerto se stesso prendendo su di sé i nostri peccati e scendendo nell’abisso della morte, e nella Risurrezione li vince, li toglie e ci apre la strada per rinascere a una vita nuova”. Sviluppa poi una riflessione sul valore del battesimo che ci pone nella condizione di figli adottivi di Dio: “ Questa relazione filiale con Dio non è come un tesoro che conserviamo in un angolo della nostra vita, ma deve crescere, dev’essere alimentata ogni giorno con l’ascolto della Parola di Dio, la preghiera, la partecipazione ai Sacramenti, specialmente della Penitenza e dell’Eucaristia, e la carità. Noi possiamo vivere da figli! E questa è la nostra dignità – noi abbiamo la dignità di figli -. Comportarci come veri figli! Questo vuol dire che ogni giorno dobbiamo lasciare che Cristo ci trasformi e ci renda come Lui; vuol dire cercare di vivere da cristiani, cercare di seguirlo, anche se vediamo i nostri limiti e le nostre debolezze. La tentazione di lasciare Dio da parte per mettere al centro noi stessi è sempre alle porte e l’esperienza del peccato ferisce la nostra vita cristiana, il nostro essere figli di Dio… Dobbiamo avere noi per primi ben ferma questa speranza e dobbiamo esserne un segno visibile, chiaro, luminoso per tutti. Il Signore Risorto è la speranza che non viene mai meno, che non delude (cfr Rm 5,5). La speranza non delude. Quella del Signore! Quante volte nella nostra vita le speranze svaniscono, quante volte le attese che portiamo nel cuore non si realizzano! La speranza di noi cristiani è forte, sicura, solida in questa terra, dove Dio ci ha chiamati a camminare, ed è aperta all’eternità, perché fondata su Dio, che è sempre fedele. Non dobbiamo dimenticare: Dio sempre è fedele; Dio sempre è fedele con noi. Essere risorti con Cristo mediante il Battesimo, con il dono della fede, per un’eredità che non si corrompe, ci porti a cercare maggiormente le cose di Dio, a pensare di più a Lui, a pregarlo di più. Essere cristiani non si riduce a seguire dei comandi, ma vuol dire essere in Cristo, pensare come Lui, agire come Lui, amare come Lui; è lasciare che Lui prenda possesso della nostra vita e la cambi, la trasformi, la liberi dalle tenebre del male e del peccato. ..Mostriamo la gioia di essere figli di Dio, la libertà che ci dona il vivere in Cristo, che è la vera libertà, quella che ci salva dalla schiavitù del male, del peccato, della morte! Guardiamo alla Patria celeste, avremo una nuova luce e forza anche nel nostro impegno e nelle nostre fatiche quotidiane. E’ un servizio prezioso che dobbiamo dare a questo nostro mondo, che spesso non riesce più a sollevare lo sguardo verso l’alto, non riesce più a sollevare lo sguardo verso Dio”.

        Nell’udienza generale del 3 aprile, Papa Francesco ritorna sul tema della risurrezione di Gesù e riprende le catechesi sull’anno delle fede, partendo proprio dall’accettazione incondizionata del mistero centrale della nostra fede: la passione, morte e risurrezione del Signore: “All’alba, le donne si recano al sepolcro per ungere il corpo di Gesù, e trovano il primo segno: la tomba vuota (cfr Mc 16,1). Segue poi l’incontro con un Messaggero di Dio che annuncia: Gesù di Nazaret, il Crocifisso, non è qui, è risorto (cfr vv. 5-6). Le donne sono spinte dall’amore e sanno accogliere questo annuncio con fede: credono, e subito lo trasmettono, non lo tengono per sé, lo trasmettono. La gioia di sapere che Gesù è vivo, la speranza che riempie il cuore, non si possono contenere. Questo dovrebbe avvenire anche nella nostra vita. Sentiamo la gioia di essere cristiani! Noi crediamo in un Risorto che ha vinto il male e la morte! Abbiamo il coraggio di “uscire” per portare questa gioia e questa luce in tutti i luoghi della nostra vita! La Risurrezione di Cristo è la nostra più grande certezza; è il tesoro più prezioso! Come non condividere con gli altri questo tesoro, questa certezza? Non è soltanto per noi, è per trasmetterla, per darla agli altri, condividerla con gli altri. E’ proprio la nostra testimonianza.

        Gesù si rende presente in modo nuovo: è il Crocifisso, ma il suo corpo è glorioso; non è tornato alla vita terrena, bensì in una condizione nuova. All’inizio non lo riconoscono, e solo attraverso le sue parole e i suoi gesti gli occhi si aprono: l’incontro con il Risorto trasforma, dà una nuova forza alla fede, un fondamento incrollabile. Anche per noi ci sono tanti segni in cui il Risorto si fa riconoscere: la Sacra Scrittura, l’Eucaristia, gli altri Sacramenti, la carità, quei gesti di amore che portano un raggio del Risorto. Lasciamoci illuminare dalla Risurrezione di Cristo, lasciamoci trasformare dalla sua forza, perché anche attraverso di noi nel mondo i segni di morte lascino il posto ai segni di vita. Ho visto che ci sono tanti giovani nella piazza. Eccoli! A voi dico: portate avanti questa certezza: il Signore è vivo e cammina a fianco a noi nella vita. Questa è la vostra missione! Portate avanti questa speranza. Siate ancorati a questa speranza: questa àncora che è nel cielo; tenete forte la corda, siate ancorati e portate avanti la speranza. Voi, testimoni di Gesù, portate avanti la testimonianza che Gesù è vivo e questo ci darà speranza, darà speranza a questo mondo un po’ invecchiato per le guerre, per il male, per il peccato. Avanti giovani!”.

        Nell’udienza generale della domenica delle Palme, Papa Francesco, presenta il significato dell’intera settimana santa, che è soprattutto la settimana della Passione: “Con la Domenica delle Palme abbiamo iniziato questa Settimana – centro di tutto l’Anno Liturgico – in cui accompagniamo Gesù nella sua Passione, Morte e Risurrezione. Ma che cosa può voler dire vivere la Settimana Santa per noi? Che cosa significa seguire Gesù nel suo cammino sul Calvario verso la Croce e la Risurrezione? Nella sua missione terrena, Gesù ha percorso le strade della Terra Santa; ha chiamato dodici persone semplici perché rimanessero con Lui, condividessero il suo cammino e continuassero la sua missione; le ha scelte tra il popolo pieno di fede nelle promesse di Dio. Ha parlato a tutti, senza distinzione, ai grandi e agli umili, al giovane ricco e alla povera vedova, ai potenti e ai deboli; ha portato la misericordia e il perdono di Dio; ha guarito, consolato, compreso; ha dato speranza; ha portato a tutti la presenza di Dio che si interessa di ogni uomo e ogni donna, come fa un buon padre e una buona madre verso ciascuno dei suoi figli. Dio non ha aspettato che andassimo da Lui, ma è Lui che si è mosso verso di noi, senza calcoli, senza misure. Dio è così: Lui fa sempre il primo passo, Lui si muove verso di noi. Gesù ha vissuto le realtà quotidiane della gente più comune: si è commosso davanti alla folla che sembrava un gregge senza pastore; ha pianto davanti alla sofferenza di Marta e Maria per la morte del fratello Lazzaro; ha chiamato un pubblicano come suo discepolo; ha subito anche il tradimento di un amico. In Lui Dio ci ha dato la certezza che è con noi, in mezzo a noi. «Le volpi – ha detto Lui, Gesù – le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo» (Mt 8,20). Gesù non ha casa perché la sua casa è la gente, siamo noi, la sua missione è aprire a tutti le porte di Dio, essere la presenza di amore di Dio. Nella Settimana Santa noi viviamo il vertice di questo cammino, di questo disegno di amore che percorre tutta la storia dei rapporti tra Dio e l’umanità. Gesù entra in Gerusalemme per compiere l’ultimo passo, in cui riassume tutta la sua esistenza: si dona totalmente, non tiene nulla per sé, neppure la vita. Nell’Ultima Cena, con i suoi amici, condivide il pane e distribuisce il calice “per noi”. Il Figlio di Dio si offre a noi, consegna nelle nostre mani il suo Corpo e il suo Sangue per essere sempre con noi, per abitare in mezzo a noi. E nell’Orto degli Ulivi, come nel processo davanti a Pilato, non oppone resistenza, si dona; è il Servo sofferente preannunciato da Isaia che spoglia se stesso fino alla morte (cfr Is 53,12). Gesù non vive questo amore che conduce al sacrificio in modo passivo o come un destino fatale; certo non nasconde il suo profondo turbamento umano di fronte alla morte violenta, ma si affida con piena fiducia al Padre. Gesù si è consegnato volontariamente alla morte per corrispondere all’amore di Dio Padre, in perfetta unione con la sua volontà, per dimostrare il suo amore per noi. Sulla croce Gesù «mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (Gal 2,20). Ciascuno di noi può dire: Mi ha amato e ha consegnato se stesso per me. Ciascuno può dire questo “per me”.

        Che cosa significa tutto questo per noi? Significa che questa è anche la mia, la tua, la nostra strada. Vivere la Settimana Santa seguendo Gesù non solo con la commozione del cuore; vivere la Settimana Santa seguendo Gesù vuol dire imparare ad uscire da noi stessi – come dicevo domenica scorsa – per andare incontro agli altri, per andare verso le periferie dell’esistenza, muoverci noi per primi verso i nostri fratelli e le nostre sorelle, soprattutto quelli più lontani, quelli che sono dimenticati, quelli che hanno più bisogno di comprensione, di consolazione, di aiuto. C’è tanto bisogno di portare la presenza viva di Gesù misericordioso e ricco di amore!

        Vivere la Settimana Santa è entrare sempre più nella logica di Dio, nella logica della Croce, che non è prima di tutto quella del dolore e della morte, ma quella dell’amore e del dono di sé che porta vita. E’ entrare nella logica del Vangelo. Seguire, accompagnare Cristo, rimanere con Lui esige un “uscire”, uscire. Uscire da se stessi, da un modo di vivere la fede stanco e abitudinario, dalla tentazione di chiudersi nei propri schemi che finiscono per chiudere l’orizzonte dell’azione creativa di Dio. Dio è uscito da se stesso per venire in mezzo a noi, ha posto la sua tenda tra noi per portarci la sua misericordia che salva e dona speranza. Anche noi, se vogliamo seguirlo e rimanere con Lui, non dobbiamo accontentarci di restare nel recinto delle novantanove pecore, dobbiamo “uscire”, cercare con Lui la pecorella smarrita, quella più lontana. Ricordate bene: uscire da noi, come Gesù, come Dio è uscito da se stesso in Gesù e Gesù è uscito da se stesso per tutti noi.

        Qualcuno potrebbe dirmi: “Ma, padre, non ho tempo”, “ho tante cose da fare”, “è difficile”, “che cosa posso fare io con le mie poche forze, anche con il mio peccato, con tante cose? Spesso ci accontentiamo di qualche preghiera, di una Messa domenicale distratta e non costante, di qualche gesto di carità, ma non abbiamo questo coraggio di “uscire” per portare Cristo. Siamo un po’ come san Pietro. Non appena Gesù parla di passione, morte e risurrezione, di dono di sé, di amore verso tutti, l’Apostolo lo prende in disparte e lo rimprovera. Quello che dice Gesù sconvolge i suoi piani, appare inaccettabile, mette in difficoltà le sicurezze che si era costruito, la sua idea di Messia. E Gesù guarda i discepoli e rivolge a Pietro forse una delle parole più dure dei Vangeli: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini» (Mc 8,33). Dio pensa sempre con misericordia: non dimenticate questo. Dio pensa sempre con misericordia: è il Padre misericordioso! Dio pensa come il padre che attende il ritorno del figlio e gli va incontro, lo vede venire quando è ancora lontano… Questo che significa? Che tutti i giorni andava a vedere se il figlio tornava a casa: questo è il nostro Padre misericordioso. E’ il segno che lo aspettava di cuore nella terrazza della sua casa. Dio pensa come il samaritano che non passa vicino al malcapitato commiserandolo o guardando dall’altra parte, ma soccorrendolo senza chiedere nulla in cambio; senza chiedere se era ebreo, se era pagano, se era samaritano, se era ricco, se era povero: non domanda niente. Non domanda queste cose, non chiede nulla. Va in suo aiuto: così è Dio. Dio pensa come il pastore che dona la sua vita per difendere e salvare le pecore.

        La Settimana Santa è un tempo di grazia che il Signore ci dona per aprire le porte del nostro cuore, della nostra vita, delle nostre parrocchie – che pena tante parrocchie chiuse! – dei movimenti, delle associazioni, ed “uscire” incontro agli altri, farci noi vicini per portare la luce e la gioia della nostra fede. Uscire sempre! E questo con amore e con la tenerezza di Dio, nel rispetto e nella pazienza, sapendo che noi mettiamo le nostre mani, i nostri piedi, il nostro cuore, ma poi è Dio che li guida e rende feconda ogni nostra azione”.

        Nel messaggio Urbi et orbi per il giorno di Pasqua, Papa Francesco, nelle sue parole esprime il linguaggio della risurrezione e della vita per le singole persone e per l’intera umanità. La croce aperta alla risurrezione, diventa la risurrezione, che include la passione. Una passione per la vita e per la gioia di vivere. Una passione ad alimentare la speranza e la vera gioia: “Che grande gioia per me potervi dare questo annuncio: Cristo è risorto! Vorrei che giungesse in ogni casa, in ogni famiglia, specialmente dove c’è più sofferenza, negli ospedali, nelle carceri… Soprattutto vorrei che giungesse a tutti i cuori, perché è lì che Dio vuole seminare questa Buona Notizia: Gesù è risorto, c’è la speranza per te, non sei più sotto il dominio del peccato, del male! Ha vinto l’amore, ha vinto la misericordia! Sempre vince la misericordia di Dio! Anche noi, come le donne discepole di Gesù, che andarono al sepolcro e lo trovarono vuoto, possiamo domandarci che senso abbia questo avvenimento (cfr Lc 24,4). Che cosa significa che Gesù è risorto? Significa che l’amore di Dio è più forte del male e della stessa morte; significa che l’amore di Dio può trasformare la nostra vita, far fiorire quelle zone di deserto che ci sono nel nostro cuore. E questo può farlo l’amore di Dio! Questo stesso amore per cui il Figlio di Dio si è fatto uomo ed è andato fino in fondo nella via dell’umiltà e del dono di sé, fino agli inferi, all’abisso della separazione da Dio, questo stesso amore misericordioso ha inondato di luce il corpo morto di Gesù, lo ha trasfigurato, lo ha fatto passare nella vita eterna. Gesù non è tornato alla vita di prima, alla vita terrena, ma è entrato nella vita gloriosa di Dio e ci è entrato con la nostra umanità, ci ha aperto ad un futuro di speranza. Ecco che cos’è la Pasqua: è l’esodo, il passaggio dell’uomo dalla schiavitù del peccato, del male alla libertà dell’amore, del bene. Perché Dio è vita, solo vita, e la sua gloria siamo noi: l’uomo vivente. Cristo è morto e risorto una volta per sempre e per tutti, ma la forza della Risurrezione, questo passaggio dalla schiavitù del male alla libertà del bene, deve attuarsi in ogni tempo, negli spazi concreti della nostra esistenza, nella nostra vita di ogni giorno. Quanti deserti, anche oggi, l’essere umano deve attraversare! Soprattutto il deserto che c’è dentro di lui, quando manca l’amore di Dio e per il prossimo, quando manca la consapevolezza di essere custode di tutto ciò che il Creatore ci ha donato e ci dona. Ma la misericordia di Dio può far fiorire anche la terra più arida, può ridare vita alle ossa inaridite (cfr Ez 37,1-14). Allora, ecco l’invito che rivolgo a tutti: accogliamo la grazia della Risurrezione di Cristo! Lasciamoci rinnovare dalla misericordia di Dio, lasciamoci amare da Gesù, lasciamo che la potenza del suo amore trasformi anche la nostra vita; e diventiamo strumenti di questa misericordia, canali attraverso i quali Dio possa irrigare la terra, custodire tutto il creato e far fiorire la giustizia e la pace. E così domandiamo a Gesù risorto, che trasforma la morte in vita, di mutare l’odio in amore, la vendetta in perdono, la guerra in pace. Sì, Cristo è la nostra pace e attraverso di Lui imploriamo pace per il mondo intero.

        In conclusione, Papa Francesco, fin dalle sue parole è andato al centro della dottrina cattolica e al mistero centrale della nostra fede: quello della morte e risurrezione del Signore. Certo, il fatto, che sia stato eletto nel periodo di quaresima e prossimo alla Settimana Santa e al tempo pasquale, ha permesso a Papa Bergoglio di incentrare, per necessità di cosa e del tempo liturgico, il suo magistero ordinario sulla passione, morte e risurrezione del Signore. E da tutti i testi finora esaminati possiamo ben dire che egli ama i temi cristologici e passiologici in particolare, perché li rapporta con la vita quotidiana, dove la sofferenza è visibile in tanti volti di esseri umani che portano con dignità la loro croce e completano con la loro sofferenza ciò che manca alla passione di Gesù. Papa Francesco è un religioso gesuita, ma io lo ritengo nello spirito, nell’azione pastorale, nell’insegnamento finora espresso un “papa passionista”, nel senso che oltre ad esprime un grande amore verso Gesù Crocifisso e la Vergine Addolorata, vive, anche oggi come Romano Pontefice, vicino alle sofferenze degli uomini e donne del nostro tempo, facendo toccare con mano che quello che dice è prima di tutto vissuto e testimoniato con la sua vita di povertà, distacco dai beni della terra, di semplicità, essenzialità, di amore preferenziale, come Cristo, verso gli ultimi e bisognosi della terra, senza escludere nessuno dalla sua azione pastorale che ha un respiro mondiale, essendo lui il Pontefice massimo, colui che deve creare ponti per far passare il gregge e portarlo tutto unito nel recinto di Gesù Cristo Buon Pastore e unico salvatore dell’umanità.

        —————————————

        NOTE

        (1).LETTERA DEL SANTO PADRE FRANCESCO AL PREPOSITO GENERALE DELLA COMPAGNIA DI GESÙ, PADRE ADOLFO NICOLÁS PACHÓN.

        (2).MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO ALL’ARCIVESCOVO DI CANTERBURY JUSTIN WELBY IN OCCASIONE DELLA CERIMONIA DI INTRONIZZAZIONE [21 MARZO 2013]

        (3).CAPPELLA PAPALE PER L’INSEDIAMENTO, DEL VESCOVO DI ROMA SULLA CATHEDRA ROMANA, OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO.

      • Luigi ha detto:

        … lasciamo perdere cosa ci abbia davvero capito il Lutero della Croce … visto lo scempio che ha combinato (lui e quelli che a lui si sono ispirati, in quella miriade di sette dove si dice tutto e il contrario di tutto).
        Giudichiamo l’albero, non le parole (anche quelle in verità, perché le sue non furono certo le parole che pronunciate da un “santo riformatore”, quale lo fu San Francesco ad esempio, perchè il Lutero non fu certo quello che si dice un santo (basta informarsi), e i “non-santi” cose cristianamente “belle” non ne possono fare. Anche di questo se ne faccia una ragione).
        I frutti del Luteranesimo sono alquanto indigesti, per non dire tossici.
        La Chiesa ha sempre fatto la crocerossina da che mondo è mondo (gli ospedali come istituzione li ha inventati proprio lei).
        Poi è arrivato qualcuno, piu’ misericordioso di Nostro Signore, che ha inventato “ospedali da campo” e “periferie esistenziali”(sempre esistiti in verità), come avesse scoperto l’America… solo che le medicine che lui propina, solo apparentemente sono buone, in realtà andranno a fare di tutto il mondo un unico ospedale da campo esistenzialmente periferico… e ripartire a ricostruire dalle macerie di una siffatta situazione sarà drammaticamente piu’ difficile!

      • Luigi ha detto:

        … lasciamo perdere cosa ci abbia davvero capito il Lutero della Croce … visto lo scempio che ha combinato (lui e quelli che a lui si sono ispirati, in quella miriade di sette dove si dice tutto e il contrario di tutto).
        Giudichiamo l’albero, non le parole (anche quelle in verità, perché le sue non furono certo le parole pronunciate da un “santo riformatore”, quale lo fu San Francesco ad esempio, perchè il Lutero non fu certo quello che si dice un santo (basta informarsi), e i “non-santi” cose cristianamente “belle” non ne possono fare. Anche di questo se ne faccia una ragione).
        I frutti del Luteranesimo sono alquanto indigesti, per non dire tossici.
        La Chiesa ha sempre fatto la crocerossina da che mondo è mondo (gli ospedali come istituzione li ha inventati proprio lei).
        Poi è arrivato qualcuno, piu’ misericordioso di Nostro Signore, che ha inventato “ospedali da campo” e “periferie esistenziali”(sempre esistiti in verità), come avesse scoperto l’America… solo che le medicine che lui propina, solo apparentemente sono buone, in realtà andranno a fare di tutto il mondo un unico ospedale da campo esistenzialmente periferico… e ripartire a ricostruire dalle macerie di una siffatta situazione sarà drammaticamente piu’ difficile!

        • Luigi ha detto:

          “… i “non-santi” cose cristianamente “belle” non ne possono fare. …”
          Precisazione:
          E’ chiaro che cose buone ed evangeliche le possono fare anche le brave persone (non cristiane), ma un Riforma della Chiesa è una cosa diversa. La puo’ fare solo un Santo, con tutti gli attributi a posto. Lutero era quanto di piu’ distante da questo (senza voler per questo sostituirmi a Dio nel giudizio, per carità)… tuttavia scripta manent.

          • burke ha detto:

            questa è solo la tua opinione, un po datata però …

            la chiesa non ha piu questo atteggiamento verso i luterani, come è riuscita a cambiare il rapporto con gli ebrei così è cambiato con i riformati … a me sembra una cosa bella, perchè in fondo l’unità dei cristiani non è un optinal ma un imperativo di cui Gesù ha personalmente pregato … il ritorno all’ovile di Pietro con abiure varie, come richiesto fino a Pio XII, è ormai cosa superata dal Concilio … quindi temo che sei un po fuori tempo e fuori luogo con le tue esternazioni anti-luterani … come se Lutero fosse il demonio, non ci crede piu nessuno ormai, nemmeno il papa ah ah ah

          • Luigi ha detto:

            Tu pensala come vuoi… rimani bella tua beata ed aggiornatissima revisione pro domo tua (= adatta alle orecchie moderne). Contento tu, contenti tutti.
            Preferisco rimanere datato, piuttosto che traditore.

          • Luigi ha detto:

            … inoltre una cosa sono gli ebrei (che condividono con noi parte delle Scritture), ma non sono cristiani, ben altra cosa sono i rami protestanti, che hanno buttato alle ortiche il patrimonio indivisibile della Chiesa Universale (= Catholica, giusto per precisare…)

          • Luigi ha detto:

            … (sempre) inoltre, nessuno discute che l’unità dei cristiani sia cosa bella e buona, dipende solo a quali condizioni si vuole raggiungere questa unità… senno’ diventa si’ unità, ma unità nell’errore…

          • Luigi ha detto:

            … e per concludere… basterebbe ed avanzerebbe da sola questa “faccenda” coi luterani per far capire ormai dove sta andando ormai una certa chiesa cattolica (scritta volutamente in minuscolo)… sta ovviamente andandosi a schiantare sugli scogli … forse, forse è meglio cosi’…. e che lo faccia prima possibile… tolto il dente, eliminato il dolore…

  • Papa Francesco ha detto:

    Burke te ordino de andar immediatamiente en Micronesia!
    Y nel darte esto ordine, no tiengo alcun dubia!
    Obbedisci!
    Soy jo el Papa!
    Claro?!

    • burke ha detto:

      ah ah ah bella questa …. me gusta papa Francisco … 🙂

      difatti Burke l’hanno mica già spedito in quel posto sperduto per l’indagine che chierichetto abusato dal vescovo cosi magari non esterna piu per un po?

  • Liberato ha detto:

    Ma perchè perdete tempo a rispondere a Burke? ma non vedete che ne scrive una peggio dell’altra? Tipo Papa Francesco che afferma che non è tutto nero o bianco… mentre Cristo ha affermato, categoricamente, il vostro parlare sia Si Si e No No… Oppure a proposito dell’adultera (vedasi AL) ” E Gesù le disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più»” mica le disse va e continua a vivere nell’adulterio? più chiaro di questo! Oppure: ” Ma all’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto”. Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: “Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio”.” Altra situazione molto ma molto chiara per chi la vuole leggere… poi se uno è talmente frustato da voler piegare tutto ai suoi voleri, anche il Verbo… beh basta lasciarlo sbraitare in solitudine, prima o poi si stancherà.

    • burke ha detto:

      ah ah ah

      e allora perchè rispondi? ignora se non sei interessato alla discussion o se non hai argomenti seri o se quel che scrivo ti da un profondo fastidio (non perchè lo scriva io, ma perchè riporto e dico con un linguaggio un po semplificato e a volte umoristicoq quello che pensa e fa papa Francesco)

      + R Burke

      • Giovanni ha detto:

        @ Burke
        Che il tuo linguaggio sia umoristico è da dimostrare, che rispecchi papa Francesco invece temo che abbia un fondo di verità.

        http://ecclesiaafflicta.blogspot.it/

        • burke ha detto:

          eh si penso pure io che quel che scrivo rispecchi abbastanza i pensieri di Francesco, io posso permettermi di dire un po di piu e con piu ironia e umorismo quel che pensa, lui evidentemente deve avere prudenza essendo papa

          Lo capite bene anche voi, per questo quel che scrivo vi infastidisce,

          «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade. Ipocriti! Sapete giudicare l’aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo? E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?” (Lc cap. 12)

          Anche i cardinali dei dubia, sann giudicare e capiscono bene, per questo i dubia non sono in realtà dei dubbi e non è che ci sia molto da chiarire. Sono piuttosto delle critiche e la volontà di mantenere lo status quo.

  • burke ha detto:

    farete un mini-scisma, magari con Burke e pochi altri porporati alla guida, dopo la sua correzione formale al papa, ma rimarrete un minuscolo e insignificante asteroide nella multigalassia degli scismatici ed eretici … a voi la scelta ..la stragrande maggioranza del popolo di Dio sta con il papa Francesco .. e il popolo di Dio, come dice Francesco, è il magistero che custodisce e rende autentico il senso della fede … non le dotte disquisizioni teologiche dei dottori della legge… capisco che per voi siano parole insopportabili da sentire, si erano già sentite nella chiesa (es. Martini in Italia), ma dette ora dal papa…. Non è tollerabile. E come gli scribi e i dottori della legge facevano con Gesù, lo mettete alla prova, cercate di lapidarlo perchè il suo magistero è contrario alla legge di Dio…. Questo è quello che sta accadendo, svegliatevi e convertitevi al nuovo corso di papa Francesco, è un padre che vi ama e vi aspetta a braccia aperte, non dovete essere invisiodi se lui dialoga col mondo e con gli altri cristiani, ama piu dei predecessori i peccatori, e gli piace sedere a tavola con pubblicani e prostitute, perchè se ci ricordiamo bene sono costoro che ci precederanno nel regno di Dio

    + R Burke

    • Luigi ha detto:

      nessuno si dispiace del fatto che Francesco dialoghi con tutti… il problema è quando, preso dalla isteria iperdialogante, si dimentica chi è il Suo Capo e lo parifica agli altri capetti (Buddha, Allah, … and divine company)
      Del resto si sa che Dio non è cattolico… davvero un perfetto Defensor Fidei!

      • burke ha detto:

        beh Dio non è cattolico, l’ha detto il papa e c’ha ragione, ma bisogna capire cosa intendesse dire con questo

        • Luigi ha detto:

          Se ne è già parlato abbondantemente e chiaramente.
          L’avesse detto un musulmano avrebbe avuto un senso… detto dal papa, NO.
          Qualunque cosa abbia voluto intendere, ha solo aggiunto confusione alla già troppa confusione che sta producendo su scala industriale.

          • burke ha detto:

            suvvia, un po di confusione non fa male…

            in fondo Fracesco non ha fatto altro che far emergere alla luce del sole quanto di confusione già c’era nella chiesa almeno da 50 anni, cioè dal dopo concilio

            Ratzinger nell’ultimo anno di pontificato non disse addirittura ai cardinali e vescovi, citando San Paolo, almeno di non sbranarsi? Non è che la confusione sia nata con Francesco, suvvia ….

            Perfino su San Giovanni XXIII circolava un dossier al Sant’Uffizio con accusa di modernismo … eppure lo han fatto papa… piu confusione di cosi?

  • enrico ha detto:

    Personalmente non sono certo che “Burke” pensi realmente ciò che scrive, perchè in definitiva esprime quasi una caricatura di certe posizioni.
    Comunque lui scrive: “Non sopportate la bontà di Gesù, in ultima analisi, che guariva anche il sabato contro la legge di Mosè. ”
    Questo è un pò il punto.
    Spesso si fa una certa confusione voluta o reale, che proprio Gesù dirime nel Vangelo di Matteo, fra comandamenti divini e precetti umani, mettendo tutto nel medesimo calderone e scrivendoci quasi sopra “ideale”.
    Detto questo, più ci penso, più l’esempio degli ortodossi risulta utile.
    Come è noto agli ortodossi nati come tali è concessa l’eucarestia, mentre ad un cattolico che si facesse ortodosso no.
    E’ possibile stabilire con certezza che un cattolico che oggi si facesse ortodosso commetta peccato mortale, cioè con piena avvertenza?
    Forse no.
    Ma posto un limite almeno per un sacerdote è possibile fare un discernimento oggettivo, lasciando poi il giudizio a Dio.
    Dunque, posto che non vedere la confusione che c’è nel mondo cattolico significherebbe essere almeno un pò distratti, e posto che a me non convince che in questi casi si possa o debba applicare un “sano menefreghismo”, penso che dare una risposta chiara, cosa sì e cosa no, sarebbe bene.
    Altrimenti…sembra quasi un soggettivismo relativista.
    E questo ciò che contiene il deposito della fede?

    • burke ha detto:

      mah… il problema è che le Scritture e i vangeli stessi non sono cosi chiari, la chiesa ha cercato di sistematizzare (ad es. con i dogmi) qualcosa che non è oggettivamente chiaro perchè Gesù direttamente non ha scritto nulla — è un serio problema, e si sa che fin dalle prime comunità cristiane sono nate le diatribe sulle interpetazioni … pensa alla questione della circoncisione etc… nulla di scandaloso ce c’è un po di confusione, forse è geneticamente intrinseca al cristianemsimo…

      il cattolico ha (dovrebbe) avere un Magistero che lo orienta, e per questo la parola “discernimento” usata da Francesco in piu occasioni (ad es. in AL) non è comune al cattolico perchè lui è abituato alle regole chiare: bianco/nero; Francesco ha riesumato l’idea molto gesuitica del discernimento, che sembra a volte un po luterana, dove appunto il rapporto diretto con Dio tramite la Scrittura dovrebbe risolvere i dilemmi. Ma sappiamo benissimo la galassia nata dalla Riforma con interpretazioni diverse della Scrittura. Il mondo dell’ortodossia d’oriente non lo conosco molto, non so come loro dirimano le questioni dottrinali/disciplinari, ma anche li mi pare ci sia una grande bagarre, non sono nemmeno riusciti lo scorso anno a fare un concilio pan-ortodosso (mezzo fallito)… insomma la situazione della confusione non è che potrebbe essere un po connaturata alla storia stessa ed al principio del cristianesimo (in chiarezza diciamocelo onestamente Gesù non ha brillato!!!!)? quindi forse un sano menefreghismo ci vuole… I riformati storici ad esempio usano ed insistono il termine di diversità riconciliate nel cammino ecumenico: si ammette la diversità, che resta quasi come intrinseca alla forma del cristianesimo (che del resti ha un Dio Trinitario), ma quello che conta è che le diversità di riconciliano. Mi pare che anche papa Francesco a Lund abbia usato una stessa espressione. Per concludere, personalmente penso che una certa sana confusione non guasta nemmeno in casa cattolica.

      • enrico ha detto:

        @ Burke

        Certo Burke..infatti come lei mi insegna i dogmi di fede, non essendo assiomi ma l’approdo di un ragionamento teologico, che tiene come riferimento tradizione e rivelazione dogmatica, vengono definiti proprio successivamente ad una controversia che nasce in seno alla Chiesa dovuta a diverse interpretazioni.
        Niente di nuovo, niente di strano.
        Forse verrà risolto tutto questo da un Concilio? Può darsi.

  • Piergiorgio Buglioni ha detto:

    VERAMENTE E’ UNA COSA PREOCCUPANTE CHE VIENE IGNORATA DALLA MAGGIOR PARTE DELLE PERSONE TUTTE INTENTE A CERCARE DI ANDARE AVANTI TRA MILLE DIFFICOLTA’,MA UN GIORNO SARA’ TROPPO TARDI!!!

  • Luigi ha detto:

    Appunto …. il Misericordioso… la misericordia l’ha inventata lui, la bontà pure… gli altri erano dei pezzi di pietra duri come il granito…
    ma fammi il piacere !

    • burke ha detto:

      siete sordi, sordi, sordi, rigidi, rigidi, rigidi come i dottori della legge

      papa Francesco lo sta ripetendo all’infinito nelle sue omelie di Santa Marta, ma pare che il campanello ancora a voi non sia suonato… convertitevi, gente, convertitevi e fatevene una ragione, il nuovo soffio della chiesa se non ve gusta pazienza, ma il popolo di Dio segue Francesco, non sedicenti catto-integristi come voi che vivono nel medioevo

    • ago86 ha detto:

      Non date corda ai troll: non hanno intenzione di ragionare, vogliono solo far casino.

      Ignorateli.

    • burke ha detto:

      secondo me Burke, Caffarra, Brandmuller etc sono duri come il granito, rigidi, rigidi, rigidi

    • burke ha detto:

      secondo me si, Ratzinger era duro come il marmo, per non parlare poi di Caffarra, rircordo un articolo sul Regno di Bernard Haering che si scagliò contro la durezza del Caffarra, all’epoca pupillo di GPII … ma ora tira altro vento, B. Haering è il modello di Francesco

  • Luigi ha detto:

    Mi permetto di fare una riflessione che, mi sbagliero’, non ho ancora avuto modo di ascoltare finora…da nessuna parte.
    Se lo “spirito” (scusate se, a causa delle mie convinzioni un po’ retro’, lo scrivo con la minuscola) “soffia” solo ora con Bergoglio in modo davvero nuovo e veramente conforme alla volontà celeste (essendo egli stesso dio … scusate di nuovo per la minuscola), perché, e ripeto PERCHE’, ci ha impiegato 2000 anni a farsi capire nel modo deisderato? (perché è ovvio che nella vostra sbalestrata visione i tempi autenticamente “nuovi” cominciano solo ora… vero ?)
    Non mi si liquidi con tre parole: “i tempi di Dio non sono i tempi dell’uomo”.
    Verissimo, ma la risposta è comunque bocciata (anzi bocciatissima), perché se è vero che noi (miseri peccatori) non possiamo certo dettare l’agenda al Creatore, è altrettanto vero che il Creatore (in virtu’ del termine stesso) sa come siamo fatti (fin dentro la nostra struttura subatomica) e di cosa abbiamo (davvero) bisogno.
    ERGO: è assolutamente assurdo pensare che la Provvidenza abbia lasciato “fiorire” un pensiero e, conseguentemente, un civiltà cristiani basati su una interpretazione ERRONEA del mistero e del progetto di Dio… e per 2000 anni !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
    Ma che dio sarebbe ???? Tanto buono, misericordioso e giusto da lasciare l’uomo in errore (un errore ben palese, visti gli evidentissimi stravolgimenti nel piano bergogliano) per 20 secoli … alla faccia dei tempi divini !!!!!!!!!! Deve avere proprio un’altissima reputazione di noi, il nostro capo … e conoscere i nostri intimi bisogni nel profondo… il “Mondo” (ben rappresentato dal suo “signore con la coda”) ci conosce certo meglio e ben di piu’ sa darci…
    Mi scusi, caro PseudoBurke & SingingStaff, ma io (io caparbiamente IO) di un dio cosi’ (che sarebbe poi il dio modernista) non ho bisogno!
    O forse la Provvidenza aveva le mani legate con la Storia, o era in altre faccende affaccendata ? Forse che se il signor Lutero e il suo pensiero (tossico) fosse stato il vero interprete della Volontà del Cielo, c’è qualcuno convinto che il Padre Eterno ci avrebbe messo cinque secoli per dargli ragione?
    Doveva svegliarsi un po’ prima !!! … non lasciarmi confondere per 2000 anni … e mandarci solo ora, nell’Anno di Grazia 2013 il Misercordioso… lui papa Francesco.

    • burke ha detto:

      mah.. siete sordi al rinnovamento, vivete come se il depsitum fidei fosse un museoo da conservare … la chiesa è in cammino, però ci sono tempi in cui i passi sono lenti, altre volte si fa meilna, altre volte sono piu impetuosi (vedi la chiesa del Concilio Vaticano II o del Concilio di Trento pima ancora). Tutto qua. E’ evidente anche ad un asino che con papa Francesco il vento che soffia è diverso da quello dei recenti precedessori, ripercorre in parte lo stile di Giovanni XXIII che era stato completamente lasciato a margine da GPII e Benedetto XVI. Riforma nella continuità, con qualche evidente discontinuità ma non nei principi essenziali della fede. E spetta al papa, e non a te caro mio, confermare nella fede. Se questa chiesa semper reformanda non va ai tuoi gusti, nessuno ti obbliga a starci dentro, se pesni che papa Francesco insegne cose contrarie alla legge di Dio diventa sedevacantista e ogni tuo problema è risolto.

      La stragrande maggioranza del popolo di Dio segue Francesco, non sedicenti farneticangi difensori della fede cattolica integrale. Francesco ha colto alcune storture degli ultimi pontificati e sta aggiustando il tiro, riprendendo lo spirito del Concilio che con esito miseramente fallimentare Ratzinger nel vetennio sotto GPII e poi come BXVI aveva cercato di domanre. E questo a molti di voi da fastidio, non lo sopportate. Non sopportate la bontà di Francesco verso gli ultimi, i peccatori, gli immigrati, i divorziati, gli omosessuali, … Non sopportate la bontà di Gesù, in ultima analisi, che guariva anche il sabato contro la legge di Mosè.

      + R Burke

      • Giovanni ha detto:

        @Burke
        A parte che il compito di un papa non è di fare il modello, il profeta o il nuovo messia, la papolatria è un fenomeno del Novecento che ha sta avendo un apice in questi anni, prima i papi non andavano in giro a sbaciucchiare bambini, organizzare show come una superstar e rilasciare interviste ai maggiori media, non capisco questo sovrapporre continuamente la posizione del papa con quella di Gesù. Inoltre ti ricordo che nel vangelo Gesù guarisce di sabato, mentre Francesco sembra piuttosto dichiarare sani i malati. Trovo che non sia la stessa cosa.

        http://ecclesiaafflicta.blogspot.it/

        • burke ha detto:

          papolatria? ma vah … e allora con GPII che se le cercava le piazze? Opus Dei, Legionari etc. loro si che sono papolatri, burke proprio no …

          guarire di sabato era contro la legge di Mose, che ti piaccia o no, questo provocava i dottori della legge, era una PALESE violazione della legge, diabolica, tant’è che l’hanno messo in croce, secondo il Dt la morte in croce indica colui che è senza Dio, lontani da Dio

          e anche farsi toccare da donne con ciclo mestruale era una cosa impensabile, rendeva impuri, e lui bellamente se ne fregava di queste leggi

          la legge non è un assoluto, e poi come ha detto papa Francesco è ora di smettere di parlare di “regolari” o “irregolari”, ti ha gia catalogato come peccatori TUTTI i divorziati risposati che usano l’uccello e la figa, e qui sbagli, usi il sillogismo dei dottori della legge, il papa suggerisce di guardare OLTRE l’oggettivivta del mero atto sessuale ,,, lo vuoi capire o no? non tutti costoro sono tout court peccatori pubblici … ce ne sono ben altri di peccatori pubblici su altra materia in cui dovresti scandalizzarti, no?

          va, vendi tutto quello che hai, dallo ai poveri e seguimi

          vedi i miei post nell’altro post

    • ago86 ha detto:

      Lascialo perdere, Burke è solo un troll – e fa fare una pessima figura ai papolatri.

    • burke ha detto:

      che discorso del cazzo… non nominare il nome di Dio (Padre Ererno lo chiami) invano … Allora perchè il Padre Eterno non fa dire tramite la Madonna a qualche veggente: comunione SI /comunione NO ai divorziati, cosi che la smettiamo di litigare? e perchè Gesù non è stato un po piu chiaro, non ha scritto e lasciato nulla di suo pugno, siamo qui a litigare sulla interpretazione (ermeneutica) autentica delle Scritture, cristiani divisi che si scomunicano a vicenda, che invece di amarsi (da questo vi riconosceranno: che vi amiate gli uni e gli altri, come io ho amto voi …) si sono fatti guerre etc.
      etc… Che gran casino che ha combinato il Padre Eterno nella storia della chiesa. Non poteva far venire un infarto a Lutero prima che appendesse a Wittenberg le sue tesi? E poi con Vaticano II che caos che ha combinato…. Al punto da dubitare che eista questo Padre Eterno che con lo Spirito guida la sua chiesa…

      + R Burke

      • Luigi ha detto:

        Se per questo non ha nemmeno detto (esplicitamente) io sono Trinità … ma ha detto “… et portae inferi non praevalebunt”…
        Che senso ha? E’ chiaro che se una entità (dicasi Chiesa) è di istituzione divina, tutto puo’ essere tranne che “portae inferi praevalebunt”.
        Invece no: l’ha proprio detto.
        E vuoi sapere perchè? Perchè ci sarebbe stato un momento in cui le porte infernali sarebbero sembrate prevalenti.
        E indovina quando …
        Io non so se siano davvero i nostri tempi , certamente pero’ sono il protipo di questi tempi futuri.
        Tu certo non ci credi (come non credi ai mistici e al dono della profezia, e fai spallucce) … liberissimo pure tu.
        Del resto pure l’enorme confusione sotto questo cielo è frutto diretto del dono della libertà che il Padre ci ha donato.
        A noi usarla sotto la luce della Verità.
        Che il Maligno non ci divida! … purtroppo invece sembra davvero il suo momento di gloria …

        • burke ha detto:

          wow… sembra sempre la fine dei tempi … come i Geova… poi il mondo è andato avanti lo stesso … hi hi

          lascia stare queste cose apocalittiche, sono scivolose bisogna fare attenzione… visioni mistiche…. mah … non è necessario alla fede credere alle apparizioni mariane nè tantomeno a mistici o mistiche varie (spesso farneticanti), quindi queste cose proprio non mi interessano

          good luck e su dai, un po di ottimismo, la renedzione della croce è avvenuta una volta per sempre e definitivamente

      • enrico ha detto:

        @ Burke

        Caro burke…io sono abbastanza convinto che lei stia imitando la posizione di un modernista..
        Detto questo la risposta è piuttosto semplice:
        Si chiama libertà..o libero arbitrio se preferisce.

        • burke ha detto:

          beh, allora sono in buona compagnia, con San Giovanni XXIII e papa Francesco

        • burke ha detto:

          sa che anche San Giovanni XXIII e il suo vescovo Radini Tedeschi erano in aria di modernismo? con quel pretaccio di Buonaiuti …

          sta fissazione dei modermisti …m basta, son passati piu di 100 anni da queste discussioni, siamo mica ai tempi di Pio X

          • burke ha detto:

            a meno che siate come i lefebvriami, il modernismo è il loro cavallo di battaglia, ma allora ditelo chiaramente, che siete anche contro il Concilio, la Gaudium et Spes, la liberta regiligiosa, l’ecumenisnmo etc etc

  • Mary ha detto:

    Beh per quanto riguarda il padre generoso, questo sarebbe l’ideale in questi tempi:
    Un uomo aveva due figli, Tatanaele e Isappo…

    Un giorno Tatanaele disse al padre: ” Non voglio più abitare nella tua casa, lavorare nei tuoi campi e mangiare la tua capra azzima tutte le sere… Dammi quindi la mia parte del patrimonio che mi spetta, così che possa andarmene e sperperarla con le prostitute”.
    Il padre era vecchio ma robusto. Così si alzò da tavola e Tatanaele ne prese così tante, ma così tante che fu sera e fu mattina.
    Poi, il padre si rivolse al secondo figlio: “E tu Isappo?…Anche tu vuoi chiedere qualcosa a tuo padre?”
    Allora Isappo guardò Tatanaele… poi guardò il padre…poi ancora Tatanaele e disse: “Posso avere dell’altra capra azzima?”

  • A.C. ha detto:

    Rileggere le ultime frasi di Gotti T.
    Si capisce perché è partito subito il tiro!

  • flora ha detto:

    Il fratello maggiore di un fratello minore che disse al padre:”Padre ho peccato contro il Cielo e contro di te, non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi servi” ?
    Non gli disse:”Siccome sei misericordioso mi riprendi in casa perché quello che ho fatto ho fatto. Avevo i miei buoni motivi. E chi sei tu per giudicare?”
    Ah, beh! Quella è proprio tutta un’altra storia, mi sa!

  • Mary ha detto:

    Simpatica Flora.

  • flora ha detto:

    Chissà in quale epoca stia vivendo attualmente il Padreterno? Sarà nell’alto Medioevo, nel basso, nel Rinascimento o nell’Illuminismo o nell’epoca del NWO, l’epoca del politically correct, DELL’ONU delle religioni? Chissà? Si potrebbe provare a chiederglielo? Cosi ci sappiamo regolare sul come ci dovrà giudicare, se alla maniera sorpassata di un certo Padre Pio o, molto meglio, alla maniera “misericordiosa” attuale? Certo che se pure LUI non si adegua ai tempi…..! Bisogna che qualcuno Gli dica:” Il mondo è cambiato, Caro Lei! Non se ne è accorto?”

  • burke ha detto:

    beh gotti tedesci e fontana sono catto-fascisti

    crepaldi è vescovo quindi togliamolo dagli scheiramenti politici

    io comunque preferisco le analisi di Sorondo, sono piu attendibili e in sintonia con il magistero attuale di papa Francesco

    • Mary ha detto:

      AH si Sorondo, quello del testamento biologico, ( e a favore dell’eutanasia) figurati quello cos’ha capito di tutta la teologia di Tommaso, che dovrebbe conoscere.
      Te lo lasciamo volentieri, un peso di meno per noi.
      Fin ora il papa non ha scritto nulla di magisteriale solo pastorale, pastorale e pastorale. Persino quella specie di enciclica sulla differenziata e rispetto per i moscerini non ha nulla di magisteriale, altrimenti N.S.G.C avrebbe già mandato l’arcangelo Michele con le sue schiere a difenderci.

      • burke ha detto:

        sei divetata antipapista come i protestanti di una volta?

        • Mary ha detto:

          Antibergoglista vorrai dire, ormai stiamo diventato i più, tanto è evidente questa farsa messa in piedi da lui e i suoi scagnozzi.
          Scusa ma non sei furbo e ti tradisci da solo, sei io fossi protestante sarei dalla parte del papa.
          O ci sono due tipi di protestanti?

          • burke ha detto:

            boh non capisco che scrivi …

            o meglio mi pare che certi sedicenti cattolici col torcicollo, sordi al vento dello Spirtio che soffia ora con papa Francesco, siano piu lontani dal papa di quanto lo siano i luterani di oggi … stando alle parole del papa a Lund… e stando a quanto si legge in questo blog di Tosatti che ormai è diventato -con Magister e Cascioli- uno che sa solo criticare criticare criticare papa Francesco …

          • enrico ha detto:

            Nel 1883 Suor Maria Serafina Micheli (1849-1911) che sarà beatificata a Faicchio in provincia di Benevento e diocesi di Cerreto Sannita il 28 maggio 2011, fondatrice dell’Istituto delle Suore degli Angeli, si trovava a passare per Eisleben, nella Sassonia, città natale di Lutero. Si festeggiava, in quel giorno, il quarto centenario della nascita del grande eretico ( 10 novembre 1483) che spaccò l’Europa e la Chiesa in due, perciò le strade erano affollate, i balconi imbandierati. Tra le numerose autorità presenti si aspettava, da un momento all’altro, anche l’arrivo dell’imperatore Guglielmo I, che avrebbe presieduto alle solenni celebrazioni. La futura beata, pur notando il grande trambusto non era interessata a sapere il perché di quell’insolita animazione, l’unico suo desiderio era quello di cercare una chiesa e pregare per poter fare una visita a Gesù Sacramentato. Dopo aver camminato per diverso tempo, finalmente, ne trovò una, ma le porte erano chiuse. Si inginocchiò ugualmente sui gradini …

            … d’accesso, per fare le sue orazioni. Essendo di sera, non s’era accorta che non era una chiesa cattolica, ma protestante. Mentre pregava le comparve l’angelo custode, che le disse: “ Alzati, perché questo è un tempio protestante”.

            Poi le soggiunse: “Ma io voglio farti vedere il luogo dove Martin Lutero è condannato e la pena che subisce in castigo del suo orgoglio”.

            Dopo queste parole vide un’orribile voragine di fuoco, in cui venivano crudelmente tormentate un incalcolabile numero di anime. Nel fondo di questa voragine v’era un uomo, Martin Lutero, che si distingueva dagli altri: era circondato da demoni che lo costringevano a stare in ginocchio e tutti, muniti di martelli, si sforzavano, ma invano, di conficcargli nella testa un grosso chiodo.

          • enrico ha detto:

            Personalmente, nel viaggio in Svezia, almeno un piccolo accenno a S. Brigida di Svezia mi avrebbe fatto piacere.
            Penso non solo a me.

    • Isabella ha detto:

      Sorondo prometteva bene nelle giovanili dell’Uruguay. Purtroppo non era adatto alla serie A. Però una Coppa Uefa se l’è portata a casa e non è sicuramente un brutto risultato.

    • wp_7512482 ha detto:

      Gentile burke,
      come può vedere c’è la massima libertà di commenti. però una cosa sono gli argomenti, un’altra gli insulti e gli epiteti. la prego di limitarsi a commenti e argomenti, e non insultare. grazie.

      • burke ha detto:

        e chi avrei giammai insultato? qui la persona piu insultata mi pare il papa, perfino Antonio Socci si dissocia da sedicenti blog di catto-conservatori…. ha capito che aria che tira… ormai si è al dileggio diretto del papa….

        • Torre Annunziata ha detto:

          Parli di obbedienza al Papa, e non sei capace di obbedire a chi ha creato il blog, lo gestisce, ti permette di scrivere e ti chiede gentilmente educazione, e tu da strafottente rispondi così.. Oltre che un gran maleducato, sei un ipocrita.

          • burke ha detto:

            ah ecco, si chiede a me di non isultare (e non mi vate ancora detto chi ho insultato), e invece a me pare che gli insulti li stia ricevendo io

            fatti un esame di coscienza prima di dare agli altri la etichetta di ipocrita

  • LILLO ha detto:

    Post di Enrico :

    “1735 L’imputabilità e la responsabilità di un’azione possono essere sminuite o annullate dall’ignoranza, dall’inavvertenza, dalla violenza, dal timore, dalle abitudini, dagli affetti smodati e da altri fattori psichici oppure sociali.

    Ditemi un pò se stiracchiando un pochino qua e un pochino là in questo non si possa far rientrare tutto…”

    Secondo questa logica, di fatto, si apre la porta alla negazione di ogni verità di fede..
    Il sogno di Cornacchiola, probabilmente, si sta già avverando!

    • enrico ha detto:

      @ LILLO

      Infatti.
      La Chiesa finora si occupava di situazione oggettive, lasciando giustamente a Dio il giudizio ultimo sull’anima.
      Entrare, con questo punto del catechismo, nel discernimento di situazioni oggettive di peccato personale non può che portare ad una visione soggetiva di ciò che è peccato e di ciò che non lo è.
      Depotenziando fra l’altro la confessione.
      A mio giudizio si mantiene così il fedele nel dubbio se i suoi comportamenti siano o meno giustificabili, stante i possibili condizionamenti.
      Infatti non si sono ad oggi nemmeno prospettate casistiche precise, che comunque non mi convincerebbero, ma almeno permetterebbero un discernimento oggettivo.
      Sempre con un esempio.
      Se sono io a stabilire il limite di velocità a cui posso andare, perchè tale limite non mi viene dato oggettivamente, come posso sapere se sto che facendo è giusto o sbagliato?
      O almeno quanto è grave.

      • ago86 ha detto:

        Concordo in pieno con la tua analisi.

      • enrico ha detto:

        Sempre con un esempio stradale.
        Viene posto un limite di 50 Km/h.
        Si dice però che alcuni ne sono esautorati, anche se in realtà non lo sono perchè la dottrina/limite di legge non è toccata, partendo da:

        1735 L’imputabilità e la responsabilità di un’azione possono essere sminuite o annullate dall’ignoranza, dall’inavvertenza, dalla violenza, dal timore, dalle abitudini, dagli affetti smodati e da altri fattori psichici oppure sociali.

        Contemporaneamente però non vengono poste condizioni oggettive, in considerazione che ogni caso è a se stante (al contrario degli ortodossi, esempio che ad alcuni piace tanto, in cui invece almeno il limite è posto oggettivamente).
        In questo caso invece deve essere discusso in discernimento con il confessore.
        Va bene.
        Come?

  • burke ha detto:

    mah.. questo rapporto, leggendo i nomi, … Crepaldi, Fontana, Gotti Tedeschi …. i noti catto-fascisti, si squalifica da se

    • Alessandra ha detto:

      Non cattofascisti, ma semplicemente cattolici. P. S. Carino il suo nickname 🙂

    • Mary ha detto:

      Scusa ma, chi sarebbero i “noti catto-fascisti”?
      Crepaldi, Fontana e Gotti-Tedeschi?

      • Torre Annunziata ha detto:

        Chi sono?
        Tutti quelli che dicono che il peccato è peccato!
        E che quindi sanno cos’è la vera misericordia!

        San Giovanni Paolo II
        Benedetto Xvi
        San Pio da Pietrelcina (Intransigentissimo col peccato, leggete come confessava, eppure chiamato il Santo della Misericordia)

        Tutti noti fascisti!

        • burke ha detto:

          io rimetterei l’inquisizione e i roghi, una volta si che prendevano sul serio il peccato, la salvezza, e la misericordia era una cosa seria ah ah ah

          ma dove vivi? siamo nel 2017 mica nel medioevo di padre Pio dove il confessionale era un terrore (soprattutto contro il sesto c.) adesso con AL le cose sono cambiate, bisogna aggiornarsi chiesa semper reformanda, Ratzinger lasciamolo fuori dai, poveretto, il suo tentativo di restaurazione è miseramente fallito e ha fatto una cosa mai fatta nella stodia della chiesa che ha messo in discussione il papato stesso … qui criticate Francesco per AL, ma non capite che il vero patatrack l’ha dato Ratzinger con le sue clamorose dimissioni … su cui secondo me c’è sotto del marcio e non tutto si sa … segreti vaticani …

  • LILLO ha detto:

    QUELLO CHE HO SOGNATO NON SI AVVERI MAI, È TROPPO DOLOROSO E ” SPERO CHE IL SIGNORE NON PERMETTA CHE IL PAPA NEGHI OGNI VERITÀ DI FEDE E SI METTA AL POSTO DI DIO ”

    (Bruno Cornacchiola 21-9-1988)
    (Saverio Gaeta, Il Veggente, Il segreto delle Tre Fontane, pagina 218)

    • burke ha detto:

      Grazie, Signora. Alla domanda sul condividere la Cena del Signore non è facile per me risponderLe, soprattutto davanti a un teologo come il cardinale Kasper! Ho paura! Io penso che il Signore ci ha detto quando ha dato questo mandato: “Fate questo in memoria di me”. E quando condividiamo la Cena del Signore, ricordiamo e imitiamo, facciamo la stessa cosa che ha fatto il Signore Gesù. E la Cena del Signore ci sarà, il banchetto finale nella Nuova Gerusalemme ci sarà, ma questa sarà l’ultima. Invece nel cammino, mi domando – e non so come rispondere, ma la sua domanda la faccio mia – io mi domando: condividere la Cena del Signore è il fine di un cammino o è il viatico per camminare insieme? Lascio la domanda ai teologi, a quelli che capiscono. È vero che in un certo senso condividere è dire che non ci sono differenze fra noi, che abbiamo la stessa dottrina – sottolineo la parola, parola difficile da capire – ma io mi domando: ma non abbiamo lo stesso Battesimo? E se abbiamo lo stesso Battesimo dobbiamo camminare insieme. Lei è una testimonianza di un cammino anche profondo perché è un cammino coniugale, un cammino proprio di famiglia, di amore umano e di fede condivisa. Abbiamo lo stesso Battesimo. Quando Lei si sente peccatrice – anche io mi sento tanto peccatore – quando suo marito si sente peccatore, Lei va davanti al Signore e chiede perdono; Suo marito fa lo stesso e va dal sacerdote e chiede l’assoluzione. Sono rimedi per mantenere vivo il Battesimo. Quando voi pregate insieme, quel Battesimo cresce, diventa forte; quando voi insegnate ai vostri figli chi è Gesù, perché è venuto Gesù, cosa ci ha fatto Gesù, fate lo stesso, sia in lingua luterana che in lingua cattolica, ma è lo stesso. La domanda: e la Cena? Ci sono domande alle quali soltanto se uno è sincero con sé stesso e con le poche “luci” teologiche che io ho, si deve rispondere lo stesso, vedete voi. “Questo è il mio Corpo, questo è il mio sangue”, ha detto il Signore, “fate questo in memoria di me”, e questo è un viatico che ci aiuta a camminare. Io ho avuto una grande amicizia con un vescovo episcopaliano, 48enne, sposato, due figli e lui aveva questa inquietudine: la moglie cattolica, i figli cattolici, lui vescovo. Lui accompagnava la domenica sua moglie e i suoi figli alla Messa e poi andava a fare il culto con la sua comunità. Era un passo di partecipazione alla Cena del Signore. Poi lui è andato avanti, il Signore lo ha chiamato, un uomo giusto. Alla sua domanda Le rispondo soltanto con una domanda: come posso fare con mio marito, perché la Cena del Signore mi accompagni nella mia strada? È un problema a cui ognuno deve rispondere. Ma mi diceva un pastore amico: “Noi crediamo che il Signore è presente lì. È presente. Voi credete che il Signore è presente. E qual è la differenza?” – “Eh, sono le spiegazioni, le interpretazioni…”. La vita è più grande delle spiegazioni e interpretazioni. Sempre fate riferimento al Battesimo: “Una fede, un battesimo, un Signore”, così ci dice Paolo, e di là prendete le conseguenze. Io non oserò mai dare permesso di fare questo perché non è mia competenza. Un Battesimo, un Signore, una fede. Parlate col Signore e andate avanti. Non oso dire di più.

      + papa Francesco (novembre 2015, nella chiesa luterana di Roma)

      Una comunione anche sulla mensa eucaristica?

      Sì, la comunione comune [tra protestanti e cattolici, n.d.R.] in certi casi penso di sì. Se [due coniugi, uno cattolico e uno protestante] condividono la stessa fede eucaristica – questo è il presupposto – e se sono disposti interiormente, possono decidere nella loro coscienza di fare la comunione. E questa è anche la posizione, penso, del papa attuale, perché c’è un processo di venire insieme; e una coppia, una famiglia, non si può dividere davanti all’altare

      + W. Kasper (31 gennaio 2017)

      che vento nuovo che tira, fino a pochi anni fa erano impensabili certe aperture, W il papa, W Francesco

      + R. Burke

      • A.C. ha detto:

        e sì! tira un bel venticello! Speriamo che sia almeno quello dello Spirito Santo ….

        • burke ha detto:

          cosi dicono … ai piu alti livelli… due sinodi…. il recente statemente del C9 … è ovvio che chirema contro è una minoranza, certo non trascurabile, ma una decisa minoranza ostinata … speriamo non facciano come Lefebre ai tempi del Concilio …

          • A.C. ha detto:

            Suvvia, non è che si rema contro. Anche il Papa ha ammesso che ci sono critiche costruttive.
            E allora noi le esponiamo, semplicemente.
            E poi lo Spirito mica soffia solo in Vaticano, magari qualche volta, passa anche dalle nostre parti. No?

      • Andrea Salvi ha detto:

        “Una fede, un battesimo, un Signore”, così ci dice Paolo, e di là prendete le conseguenze. Io non oserò mai dare permesso di fare questo perché non è mia competenza. Un Battesimo, un Signore, una fede. Parlate col Signore e andate avanti. Non oso dire di più”
        Il papa non ha dato nessun via libera alla “intercomunione”.

        • burke ha detto:

          Il papa evidentemente non puo dare un via libera formale e generale allo stato teologico attuale. Ma dice anche: “Ci sono domande alle quali soltanto se uno è sincero con sé stesso e con le poche “luci” teologiche che io ho, si deve rispondere lo stesso, vedete voi”

          La coscienza, la coscienza personale, come in AL, dice che in foro interno si puo, come precisa Kasper nell’intervista alla trasmissione Protestantesimo. Del resto, non mi pare che nessuno si fosse scandalizzato quando il riformato e protestante Fre Rogers di Taize ricevette su una sedia a rotelle la comunione nientemeno che da Ratzinger durante i funerali di GPII. Come mai nessuno si scandalizzo allora? Non era quello uno scandalo, visto che oggettivamente e pubblicamente mai disse di essere diventato cattolico? All’epoca si giustifico la cosa dicendo piu o meno che in foro interno era in comunione con Roma, si tentò di spiegare che era una specie di eccezione …. Ma che vuol dire? Non mi pare che i quattro cardinali avessero allora sollevato dei dubia, forse perchè c’era di mezzo Ratzinger? che poi glie l’ha proprio combinata grossa, con le sue dimissioni, il definirsi papa emerito, etc etc qui si che dovrebbero sollevarsi dei DUBIA, che confusione che ha creato Ratzinger, ben piu di AL secondo me. Ma non era Ratzinger il custode piu sicuro della fede cattolica? Vedete, le sorprese che lo Spirito puo fare sono iprevedibili, perche lui soffia dove vuole lui, non dove vogliamo noi, E se ora con Francesco soffia un una direzione, occorre essere docili e non rigidi, rigidi, rigidi come i dottori della legge.

          • Andrea Salvi ha detto:

            Ma il priore di Taize’ aveva accettato alcuni capisaldi della Chiesa Cattolica ( il ruolo di Maria nella storia della salvezza, la presenza reale di Cristo nella Eucarestia, il ruolo del Vescovo di Roma.)Schutz aveva ricevuto più volte la comunione eucaristica dalla mano di Giovanni Paolo II; si comunicava ogni mattina nella chiesa di Taizé nella messa celebrata in rito cattolico… E’ un caso molto particolare mi sembra…

    • burke ha detto:

      che Gotti Tedeschi arrivi a sostenere che:

      Una serie di considerazioni e riflessioni lascia invece immaginare che detto fenomeno, più che spiegabile attarverso analisi tecniche e valutazioni economiche sia stato previsto e voluto per modificare la struttura sociale e religiosa della nostra civiltà, in pratica per ridimensionare il cattolicesimo, religione assolutista, fondamentalista e dogmatica”, per sostituirla con una religione più consona al Nuovo Ordine Mondiale, e ai “valori” che esso propugna.

      è semplicemente ridicolo! ma che frega agli immigrati del cttolicesimo? quelli guardano di sopravvivere, o cercano paesi dove possano vivere piu agiatamente, o dove ci siano piu libertà, etc. … l’ultima cosa a cui pensano è la questioen religiosa. … e non credo che ci sia una manina diabolica che riesca a muovere cosi tanti flussi con la fissazione di indebolire il cattolicesimo … come disse perfino Ratzinger, il male maggiore della chiesa viene dal suo interno, non dall’esterno … come la mettiamo Gotti Tedeschi? semplicemente le tue sono lontanissime ipotesi, piu probabilmente delle fissazioni tue personali che derivano dalla tua esperienza personale di catastrofismo (dai troppo retta a certe apparizioni e visioni…) e dopo che ti han sbattuto fuori dallo IOR vedi tutto nero …. anche l’Opus Dei si dice ti abbia scaricato …. poveretto … mi spiace

      • A.C. ha detto:

        c’è una manina che muove tutto, inutile far finta.
        E’ la stessa che ha fatto casino in Ucraina e in Siria e che voleva presidente la Clinton.
        E la manina fa ciao a Francesco.
        E Francesco fa ciao alla manina …